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martes, 5 de julio de 2011

Le Notti Bianche - Luchino Visconti (1957)


TÍTULO Le notti bianche
AÑO 1957 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 97 min.
DIRECTOR Luchino Visconti
GUIÓN Suso Cecchi d'Amico, Luchino Visconti (Novela: Fedor Dostoievski)
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Giuseppe Rotunno (B&W)
REPARTO Maria Schell, Marcello Mastroianni, Jean Marais, Marcella Rovena, Maria Zanoli, Elena Fancera
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Vides Cinematografica / Intermondia Films
PREMIOS 1957: Venecia: León de Plata
GÉNERO Drama | Drama romántico

SINOPSIS En una ciudad de provincias, Mario, mediocre oficinista que vive en una modesta pensión, encuentra una noche a una joven, Natalia, en cuyo rostro se refleja un profunda tristeza. Le da conversación para animarla y ella le explica cómo cambió su vida, gris y aburrida, cuando conoció a un apuesto forastero del que se enamoró y cuyo regreso espera cada noche. Durante cuatro noches mágicas, Mario, enamorado de Natalia, alberga la esperanza de sustituir en su corazón al misterioso forastero. Adaptación cinematográfica de la novela de Dostoievski premiada en el Festival de Venecia con el León de Plata. (FILMAFFINITY)


Premiato l’estate scorsa a Venezia con il Leone d’Argento, il film di oggi è tratto da un omonimo racconto di Dostoevskij compreso in quella raccolta che va sotto il nome di Romanzi brevi. Anche se mutati di ambiente, di prospettive e di caratteri, i personaggi restano tre, una donna e due uomini. Natalia, la donna, conosce uno dei due uomini in circostanze un po’ insolite: mentre sola, di notte, se ne sta affacciata ad un ponte che dà su un canale. È così strana, agitata, che Mario ne rimane particolarmente colpito. La sera dopo i due si rivedono e la donna si spiega: un anno prima si era innamorata di un uomo che era inquilino in casa sua; costui un giorno era partito, ma aveva promesso che sarebbe tornato di lì a un anno e che l’avrebbe attesa proprio su quel ponte. Adesso l’anno è passato, lui è già tornato in città e lei aspetta che si faccia vivo. Mario, naturalmente, finisce per ritenere la donna un po’ tocca e, vuoi per aiutarla a liberarsi da quell’incubo, vuoi perché nel frattempo ha cominciato a innamorarsi di lei, pensa di ricorrere a uno stratagemma per convincerla che l’altro l’ha dimenticata.
Lo stratagemma, però, riesce solo a metà perché all’improvviso compare sul ponte l’antico inquilino e Natalia, ebbra di gioia, lo segue di corsa lasciando Mario alla sua delusione, e, adesso, alla sua solitudine. Una storia d’amore, dunque, e di un genere, per di più decisamente romantico. Visconti, portandola sullo schermo, ha messo da parte il neorealismo per farsi direttamente ispirare dal cinema francese di vent’anni fa: cornici e sfondi, cioè, puntigliosamente ricostruiti in “studio”, e climi e cadenze non di rado vicini a un particolare tipo di teatro. In questo quadro, studiato del resto con cure quasi meticolose e con quegli accorgimenti tecnici e di illuminazione ben noti a quanti seguono le regie teatrali di Visconti, i personaggi si muovono con intenzioni volutamente letterarie esaltando ad ogni istante tormenti e stati d’animo di dichiarata derivazione libresca. Un errore? Se lo è, si tratta di un errore intenzionale di impostazione perché ad ogni momento del film, nei suoi dialoghi fioriti, nelle sue situazioni così particolari, nelle sue immagini così pittorescamente studiate, si vede che tutto questo è voluto; si potrà perciò discutere questa impostazione e, in alcune scene, l’insincerità che provoca con certe sue insistenze letterarie, ma non si potrà a meno di prendere atto, e con attenzione, dei suoi singolari risultati in sede di spettacolo: non foss’altro per l’innegabile fertilità dello stile e in talune pagine (quel ballo frenetico, quella rissa convulsa) per la preziosa scioltezza delle tecniche. Cui si aggiunge la felice interpretazione di tutti, da Maria Schell, una delicata Natalia, a Marcello Mastroianni, un Mario solo ogni tanto un po’ consueto, a Jean Marais, l’inquilino.
Gian Luigi Rondi su Il Tempo, 15 Novembre 1957



Ho realizzato Le notti bianche perché sono convinto della necessità di battere una strada ben diversa da quella che il cinema italiano sta oggi percorrendo. Mi è sembrato cioè che il neorealismo italiano fosse diventato in questi ultimi tempi una formula trasformata in condanna. Con Le notti bianche ho voluto dimostrare che certi confini erano valicabili, senza per questo rinnegare niente. Il mio ultimo film è stato realizzato interamente in teatro di posa, in un quartiere ricostruito che arieggia Livorno, ma senza troppa fedeltà. Anche' attraverso la scenografia ho voluto raggiungere non una atmosfera di irrealtà, ma una realtà ricreata, mediata, rielaborata. Ho voluto, cioè, operare un netto distacco dalla realtà documentata, precisa, proponendomi una decisa rottura con il carattere abituale del cinema italiano di oggi. Io spero soprattutto di aver aperto, con questo film, una porta ai giovani registi italiani che si stanno affermando.
Luchino Visconti da "Cinema Nuovo", a. VI, n. 114-115
http://ilritornante.blogspot.com/2010/02/le-notti-bianche-di-luchino-visconti.html


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