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martes, 5 de febrero de 2013

Attenti al buffone - Alberto Bevilacqua (1976)


TÍTULO ORIGINAL Attenti al buffone
AÑO 1975
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No 
DURACIÓN 100 min. 
DIRECTOR Alberto Bevilacqua
GUIÓN Alberto Bevilacqua, Nino Manfredi
MÚSICA Clément Jannequin, Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA Alfio Contini
REPARTO Nino Manfredi, Mariangela Melato, Eli Wallach, Mario Scaccia, Adriana Innocenti, Franco Scandurra, Giuseppe Maffioli, Erika Blanc, Enzo Cannavale, Gerline Heller
PRODUCTORA Medusa Produzione
PREMIOS 1975: Premios David di Donatello: Mejor guión
GÉNERO Comedia 

SINOPSIS Marcello es un hombre sencillo, un músico y un padre que "vive por y para el calor de los afectos". Está casado con Giulia, una mujer que no puede obtener satisfacción de la vida, con quien tuvo dos hijos. Mientras él está fuera de casa, Giulia es codiciada por el grosero Cesare, un hombre sin escrúpulos y ex-oficial fascista. El hombre, aprovechando el constante estado de inquietud de la mujer, intenta conquistarla y obtener la anulación del matrimonio. A su regreso a casa, Marcello la encuentra vacía: su esposa lo dejó llevandose a los niños... (FILMAFFINITY)



TRAMA
Ferrari Marcello è un musicante timido e idealista che, quando non va girovagando per il mondo con l'amico Lolò e con la stravagante sua orchestra, si gode il violino in casa insieme a Wolfango Amedeo, un magnifico gatto soriano che gusta la musica di Mozart. Da dieci anni Marcello è sposato a Conforti Giulia, una specie di gatto randagio, carico d'odio, ma che l'ha reso padre di Luca e Marianna. Approfittando della assenza del musicante, Cesare detto Ras per le sue coloniali imprese negli anni '30 e per le sue manie fasciste, conquista la fragile Giulia e se la porta in casa, ottenendo con la corruzione l'annullamento del precedente matrimonio dalla Sacra Rota. Deciso a umiliare satanicamente Marcello, gli offre un risarcimento in denaro, il Ferrari, invece, reagendo a modo suo, con ironia sottile e falsa dolcezza, lo umilia davanti al grande coro dei cortigiani corrotti e gli manda in fumo le nozze. Ancora una volta Davide ha sconfitto il superbo Golia.

CRITICA
"Attenti al buffone!" ci sembra meno riuscito degli altri film di Bevilacqua. D'un moralismo pari all'intellettualismo della struttura, imposta un discorso interessante ma lo sviluppa con un linguaggio visivo che non avendo nè la concreta evidenza del racconto realista, nè il furore fantastico di una fresca ispirazione, resta liricamente inerte (G.Grazzini - Cinema '75)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=16126&film=Attenti-al-buffone
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Al ritorno da una tournee, Marcello Ferrari (Nino Manfredi), un violinista timido ed ingenuo, scopre che sua moglie Giulia (Mariangela Melato) è andata a vivere con i suoi due bambini Luca e Marianna dal suo amante Cesare (Eli Wallach) un tipaccio burbero, e scontroso, soprannominato Ras, per i suoi famigerati trascorsi nelle colonie italiane degli Anni Trenta. L’uomo ricco e potente, per tenere in piedi i suoi traffici,  ama circondarsi da uno stuolo di  persone altolocate, corrotte e senza scrupolo. Consapevole di avergli sottratto tutti gli affetti Cesare decide di rimborsare economicamente Marcello ed ordina ai suoi servitori di condurlo, a forza, nella propria villa. Marcello rifiuta la sua vantaggiosissima offerta economica e, dopo aver sfidato il suo gretto e rivale con le armi della dialettica, si trasferisce in una mansarda della sua villa poi aderisce passivamente ad ogni sua richiesta al punto da  dichiarare di essere affetto, da anni, da una grave forma d’impotenza, pur di ottenere l’annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota e permettere che Giulia e Cesare si sposino in chiesa. Nel corso di un incontro a luci rosse con i vecchi camerati dei tempi andati Cesare chiede a Giulia di andare a letto con loro; lei è incinta, si rifiuta di assecondare le sue insane voglie e dopo essere stata selvaggiamente picchiata, perde il bambino. Arriva il fatidico giorno del matrimonio e Marcello ha il compito di suonare in chiesa la marcia nuziale ma, improvvisamente, si ribella e lascia che il silenzio sommerga la cerimonia. Di fronte al suo atto d’insubordinazione Cesare inizia a sconnettere e Gulia si allontana dalla chiesa, sfilandosi il velo.
Bevilacqua impagina un film pretestuoso ed inconsistente che gronda di retorica e di intellettualismo a buon mercato. I personaggi che appaiono sulla scena girano a vuoto, in preda ad un inconcludente tormento cerebrale. Per tutta la durata del film Marcello non urla, non graffia, non strepita e, mantenendo una calma serafica, cita Einstein, Spinosa ed Il Cantico delle Creature. Giulia, immobile come una statua di sale, si limita ad osservare i due uomini che si punzecchiano tra di loro e si scambiano frecciatine velenose. Solo dopo le insistenti pressioni del marito confessa che non l’ha mai amato e che l’odio che nutre per Cesare la fa sentire, stranamente, viva. La sceneggiatura scricchiola e Bevilacqua lancia strali contro tutto e tutti ed affonda i colpi contro il mercato dei matrimoni annullati dalla Sacra Rota, affidando a Padre Calducci (Giuseppe Maffioli) un graffiante e velenoso commento: “Speravamo che il mondo del potere e della corruzione s’inginocchiasse davanti alla Chiesa ed invece ci troviamo noi inginocchiati davanti al mondo”. Nel film tutto è eccedente come il gatto soriano di Marcello che si chiama Wolfango Amedeo ed ama ascoltare Mozart. Nel cast Enzo Cannavale nei panni di Lolò, suonatore amico di Marcello, Francisco Rabal e Mario Scaccia. David (1976) per la migliore sceneggiatura ad Alberto Bevilacqua e Nino Manfredi.
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/attenti_al_buffone1.htm


Il noto romanziere Alberto Bevilacqua talvolta ha prestato il suo talento al cinema. In questo caso il suo progetto è a dir poco ambizioso e pretenzioso e, a dirla tutta, non riesce a raggiungere pienamente l'obiettivo che molto probabilmente si era prefisso. La pellicola, permeata da una patina di intellettualismo spesso irritante ed esageratamente ostentata, ma a tratti anche pungente e salace, ha dei momenti di alta ironia intelligente e sagace, ma purtroppo ha anche numerose cadute di stile e scene di gusto incerto e di dubbia eleganza e raffinatezza. Interessante il tema portante che è quello della supremazia dell'intelligenza e dell'astuzia, della cultura e della ricchezza interiore a discapito della mera e cieca ambizione, della cupidigia, dell'ingordigia e dell'avidità. Laddove ascoltiamo quasi rapiti i discorsi del protagonista Marcello, sia con l'amico di sempre, sia con i suoi "genitori" (o quelli che gli hanno fatto da genitori), sia col cameriere del suo rivale, veniamo poi subito colti da una sorta di repulsione e avversione per il personaggio di Cesare, ma soprattutto di Giulia, la consorte fedifraga.
Al tema del tradimento, che fa solo da pretesto per rappresentare ben altro, subentrano numerose questioni che contribuiscono forse a svalutare la più interessante lotta tra bene/male, intelligenza/ignoranza, come lo sguardo sugli innumerevoli vizi di Cesare e compagnia (che vanno dal sessuale al culinario, che costituiscono però la parte meno riuscita della pellicola e la più oscena).
Marcello (un ipnotico Nino Manfredi) fa il violinista e per questo molto spesso è lontano da casa. Ad accompagnarlo nei suoi viaggi il fedelissimo amico Lolò (il simpaticissimo Enzo Cannavale), che non si è mai fidato della moglie dell'amico. Giulia (la mal "sfruttata" Mariangela Melato), è infatti una donna molto particolare, che non ci pensa due volte ad abbandonare quello che è stato il suo compagno per 10 anni e a seguire lo spregevole e rivoltante Cesare (l'impressionante Eli Wallach), l'unico in cui forse può specchiarsi e rivedersi. Quando Marcello torna a casa per festeggiare il Natale, trova tutto sottosopra e, dopo l'enorme delusione e il duro colpo, si reca con Lolò nel luogo dove soleva passare le giornate della sua infanzia: il mattatoio dove lavorava sua madre. Qui ad attenderlo ci sono Salomone (l'originale Mario Scaccia) e Jolanda (la corpulenta e sanguigna Adriana Innocenti) che gli suggeriscono di vendicarsi del suo rivale. L'unico modo che Marcello ha di combattere è quello di utilizzare le sue armi: l'ironia e il sarcasmo.
Rimasto solo col suo gatto Wolfango Amedeo, viene rapito da alcuni scagnozzi di Cesare e viene condotto al suo enorme quanto pacchiano castello. L'uomo gli offre tutto il denaro che vuole, purché acconsenta ad annullare il suo matrimonio per poter liberamente sposare la sua Giulia, che sembra parteggiare ora per l'uno ora per l'altro, senza un minimo di logica.
Ed è così che ha inizio la lotta vera e propria. Marcello si è travestito da buffone, pur sapendo che il buffone è il suo avversario e con la sua sagacia e pungente intelligenza, comincia a sfoggiare le sue armi. Cesare sembra non rendersi conto di aver ingaggiato una lotta nella quale vengono messe alla berlina tutte le sue qualità, volgarità, ignoranza, cafonaggine, scortesia, inadeguatezza, villania e chi più ne ha più ne metta. Giulia sembra godere della disfatta del suo amante e forse cambia idea sulla sua decisione di lasciare il marito. Ma Marcello è inamovibile, l'unico suo obiettivo ora è quello di mettere in luce la sua superiorità su Cesare e soprattutto tutte le sue nefandezze.
Alla fine Cesare arriverà ad ammettere la sua vera natura al suo nemico, che lo porta in giro per Roma in groppa ad un cavallo. Ma non sembra dolersene, anzi pare quasi di aver trovato un vero e proprio "amico", un punto di riferimento a cui ispirarsi per migliorare. Ma l'obiettivo di Marcello era proprio questo: abbandonare il suo nemico dopo averlo reso estremamente vulnerabile.
Una pellicola a tratti visionaria con moltissimi spunti interessanti: il personaggio del cameriere ad esempio è quanto di più arguto e interessante si potesse desiderare. Anche la figura di Marcello, sebbene a volte un po' troppo accentuata, è portatrice di attraenti ed intriganti quesiti. Molte le scene ricche di satira nelle quali il più delle volte il protagonista si fa beffe di coloro con i quali è costretto a confrontarsi: ed è così che lo vediamo schernire il giudice del tribunale della Sacra Rota (che deve accordargli l'annullamento) o gli amici del suo rivale Cesare. I dialoghi sono così ricchi di causticità e di battute al vetriolo, da costituire da soli la forza primaria della pellicola che si arricchisce grazie anche all'intensa interpretazione di Nino Manfredi ma anche di Eli Wallach: due personaggi davvero molto affascinanti ed interessanti.
Simpaticissima anche la figura di Lolò che sta a dimostrare la semplicità, quella buona, quella vera. Se il film si fosse contenuto senza sfociare in alcune scene davvero sgradevoli (Eli Wallach che impone a Mariangela Melato di leccargli il membro non è proprio il massimo della classe), sarebbe stato davvero un ottimo esempio di cinema sperimentale. Certo rimane il fatto che è estremamente affascinante e molto particolare, con una colonna sonora firmata Ennio Morricone e una sceneggiatura che vede anche la partecipazione, oltre a Bevilacqua, di Manfredi stesso. Alcune esagerazioni (e non solo a livello registico con una serie di improbabili inquadrature e stacchi che sembrano quasi voler essere un'ostentazione da parte del romanziere come a dimostrare di saper fare anche il mestiere del regista) potevano essere livellate: vedi l'ambientazione estremamente vistosa e appariscente per sottolineare la volgarità del suo abitante o l'esasperazione degli aspetti più infimi di Cesare e dei suoi amici.
Tutto sommato, però, il film risulta più che apprezzabile, soprattutto per l'originalità.
A. Cavisi
http://www.filmscoop.it/cgi-bin/recensioni/attentialbuffone.asp

1 comentario:

  1. Subtítulos en castellano gracias al amigo Oestevez en CFC
    para disfrutar de un magnífico Manfredi :

    http://www.subdivx.com/X6XMzI1NDM4X-att ... -1975.html

    Cordiales saludos.

    Eddelon

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