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sábado, 15 de junio de 2013

Il cartaio - Dario Argento (2004)

TITULO ORIGINAL Il cartaio
AÑO 2004
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 96 min.
DIRECCION Dario Argento
MUSICA Claudio Simonetti
FOTOGRAFIA Benoit Debie
REPARTO Stefania Rocca, Liam Cunningham, Silvio Muccino, Claudio Santamaria, Fiore Argento, Adalberto Maria Merli
PRODUCTORA Medusa Produzione / Opera Film Produzione
GENERO Thriller | Giallo

SINOPSIS A manos de la policía llega un vídeo que muestra los crueles asesinatos filmados por "El jugador", un despiadado asesino en serie que secuestra jóvenes y las retiene hasta que las ejecuta. A través de Internet, el asesino se enfrenta, en unas perversas partidas de póker, con una policía y un equipo de anti-hackers. Se trata de la detective Anna, que, con la ayuda de un investigador británico, consigue penetrar en el universo del psicópata y decide jugarse la vida enfrentándose a él en una partida de póker. (FILMAFFINITY)



Debo ser de los pocos que reivindican a Argento a partir de la década de los ’90. Tras su obra maestra “Opera” (su última película en los años ’80), el director italiano entró “oficialmente” en plena decadencia, a pesar de realizar una de sus mejores y más personales películas, “La sindrome di Stendhal”. A principios de la década pasada realiza “Non ho sonno”, un interesante thriller y a continuación, la película que nos ocupa. “Il Cartaio”, su décimoquinto largometraje se articula como un policíaco convencional y basa su funcionamiento en el minimalismo de su propuesta. Argento tiene 64 años cuando realiza esta cinta. Quizás ahí radica la simpleza y la búsqueda de una pureza argumental más allá de las complicaciones y los giros de guión demenciales de sus películas en los años ’70 u ’80. La fijación en los pequeños detalles, que dan un valor especial a la película. Argento nos propone la muerte como algo liberador, por muy violenta que sea. De ahí, el optimismo que invade la película por momentos (remarcado por el magnífico plano final). Tras la muerte de John (el personaje interpretado por Liam Cunningham), Argento no obsequia con un plano vital y hermoso, pocas veces visto en su cine: los rayos del sol, a través de las hojas de un árbol. Una vida acaba, y otra comienza.
“Il Cartaio” presenta la búsqueda de un futuro más allá de la muerte. De ahí la actitud de Anna (Sara en la mente del asesino), el personaje representado por la actriz Stefania Rocca (que hace un gran trabajo), en el que podemos advertir cierta frustración (tanto vital como sexual). Una mujer “independiente”, al que John le dice en un momento dado: “sé que no estás acostumbrada a pasar las noches con un hombre”. Anteriormente Remo (el chico “contratado” para jugar contra el asesino) mantiene una conversación con ella en el baño, generando una ambigua y extraña tensión sexual. La búsqueda de liberación de una mujer atrapada en un mundo de hombres. Una búsqueda que termina en un hermoso plano, uno de los más significativos de los últimos Argentos: El del final, que se extiende a lo largo de los créditos, en el que Anna/Sara triunfante en su encuentro con el asesino (ya liberado de su frustración por un amor no correspondido), sola en plena noche, observa hacia arriba un par de veces, sonríe y desaparece del plano.
Javier Miranda
http://delanubealaresistencia.wordpress.com/tag/2004/

“Il Cartaio” è stato quasi unanimemente considerato il punto più basso in assoluto dell'intera carriera registica di Dario Argento. Certo, ogni nuovo film di Argento può sempre contare su una frenetica fiducia prossima alla commozione, da parte dei suoi più duri a morire fans... Chiunque abbia familiarità con il cinema di Argento è sempre stato ben consapevole del fatto che una descrizione dei suoi film, è meglio lasciarla al minimo. La maggior parte di suoi film, se non tutti, rivelano l'assassino solamente alla fine, riuscendo quasi sempre a tenere ben coinvolto lo spettatore. Tenendo presente che questa rivelazione finale si può rivelare il più delle volte una delusione, ma comunque, è meglio non sapere molto su chi sono i possibili sospetti sono in anticipo, ecc. Quindi, stavolta la farò breve.
Un bel giorno, una locale stazione di polizia di Roma è praticamente presa in ostaggio con un mezzo insolito ... con un gioco online di video poker. Qualcuno con il nome de ''Il cartaio'' (a proposito, che nome e titolo incredibilmente di merda) ha rapito una turista britannica, e l'ha legato e imbavagliato, e lo si può vedere collegato in linea attraverso una webcam. Ispettore di polizia Anna Mari/nni, praticamente lo stesso personaggio di Asia Argento ne “La Sindrome di Stendhal” (qui invece è impersonato da Stefania Rocca) è già stato coinvolta (sembrerebbe in qualche misura) nel caso di alcune turiste precedentemente spariti, e raccoglie i suoi colleghi intorno al monitor del pc. Le regole del gioco sono semplici, ci sono un certo numero di mani, ogni volta che la polizia perde una mano, il detenuto perde un'appendice del suo corpo. Se la Polizia perde la partita nel suo complesso, la sequestrata perde la vita, altrimenti è liberata. Abbastanza semplice, solo che il commissario decide di non giocare la prima partita che viene loro presentata, e la ragazza è, naturalmente, uccisa.
L'ex poliziotto irlandese John Brennan (Liam Cunningham) è coinvolto nel caso, sordida storia a parte, lui è anche brillante nel suo lavoro, e quindi una preziosa aggiunta alla squadra. Con il suo aiuto, la polizia inizia a giocare contro ''Il cartaio'' che ha rapito alcune giovani donne. Purtroppo, la polizia è in grado di vincere solamente una partita, e queste giovani donne sono inevitabilmente pure uccise, i loro cadaveri vengono fatti ritrovare alcuni giorni più tardi. Intanto, comincia a svilupparsi un rapporto tra John e Anna, i quali decidono di arruolare l'aiuto di un giovane prodigio del poker, un giovincello di nome Remo (Silvio Muccino, sììì! Proprio lui!). Remo prende a malincuore il suo posto al tavolo, e dopo una vittoria (che libera la figlia sequestrata del commissario), sembrerebbe come se ''Il cartaio'' stia abboccando al gioco della polizia. Questo è tutto quello che ho intenzione di dire, per il resto scusate ma la motivazione di sopra era una cazzata, il fatto è che non avevo più voglia di continuare.
La prima cosa che devo dire, è che il film è una scolorita e sonora cagata, il quale non ha niente, assolutamente niente di riconoscibile della mano di Argento. È un dato di fatto, che assassino senza volto a parte, mi piacerebbe poter andare giù fino al punto di dire che “Il Cartaio” è diverso da qualsiasi altro film di Argento precedente. Ed è vero, ma solamente in peggiorativo. A parte tutto ciò che si è già sentito, come lo “scalpore” dato dall'assoluta mancanza di sangue, i suoi più accesi fan hanno lamentato praticamente solo quella, di assenza dallo schermo. Peccato che sia assente anche tutto il resto. Se si è suoi fan bisognerebbe aver ben conservato a mente, che in molti film (se non in tutti) di Argento non tutte le sequenze di omicidio sono così cruente e sanguinarie, (anche se tutti i fan di Argento vedono e ricordano solamente il contrario). Quelle sequenze dei suoi film che non includono la violenza, di solito solo funzionali ad alcuni momenti successivi di gore e che spesso, sono questi sì, sono rimasti famosi per la loro intensità (o per l'approccio stilistico di Argento alla violenza). Ma la quantità o meno di sangue sullo schermo non è, né dovrebbe mai essere, uno o “il”, fattore determinante per giudicare la qualità di un film di Argento. Detto questo, questo film è particolarmente prosciugato dall'emoglobina, con qualche pozza di sangue lavata via dopo lo spostamento dei cadaveri e poco altro, sul versante puramente gore.
L'altra differenza ''notevole'' tra “Il Cartaio” e molti (se non tutti) i precedenti film di Argento ovviamente precedenti, ma anche a venire, è la sua fattura iper-tradizionale. Soprattutto se si considera le presunte tematiche del film (l'era dei computer, internet, ecc.,) e il fatto che si svolga superficialmente più come un thriller psicologico lineare di quanto certamente facciano i suoi film horror precedenti. È un dato di fatto, sarei disposto a scommettere che questo è un film di Argento solo dall'apposizione del suo nome nei titoli, per il resto questo è un film che potrebbe tranquillamente essere trasmesso in prime-time da Raidue, e non so se già sia stato fatto (questo già direbbe tutto), cosa che non credo potesse accadere mai per una proiezione di “Suspiria”, o di “Tenebre”. Anche se per qualcuno può non essere necessariamente una cosa negativa (ma per me lo è, e molto). Le azioni e la trama de “Il Cartaio” hanno più cose in comune con un episodio di “CSI”,o italianamente paragonando, di “RIS”, che con qualsiasi cosa abbia fatto Argento prima e almeno fino a “Trauma” ('93), o che abbia anche solo lontanamente portato la sua impronta e il suo stile.
In generale, hanno quasi tutti sempre dovuto dare una valutazione in qualsiasi valori espressa, molto bassa, a “Il Cartaio”. Per quel che vale, il film è molto sciatto e ha un aspetto in tutto piuttosto posticcio, dal quale è interamente pervaso. Le parti che si svolgono con i protagonisti connessi al computer sono appassionanti come le partite allo schermo dei videopoker nei bar. Le scene vorrebbero essere realistiche ma risultano solo possedere quel cotè estetico falsissimo e iper-definito da fiction in prima serata dei canali generalisti (salvo una abominevole scena incentrata su di un virus informatico), senza più assolutamente niente che possa riuscire ad evocare il “perturbante”, che ci può sempre essere anche nei film precedenti meno riusciti, di Argento. Non ci sono praticamente mai momenti di suspense, mentre il film (dalla durata di 96 minuti) sembra lunghissimo, e muoversi al ritmo costante di una martellata sui coglioni. La colonna sonora (composta dal ventennalmente ombra di se stesso, bollitissimo Claudio Simonetti dei Goblin) non è efficace, non la si sente nemmeno, oltre a essere quasi mai utilizzata (forse perché qualcuno di loro dei realizzatori l'ha sentita davvero). Certamente non è efficace, e non andrà mai alla storia di niente. Come il film. La fotografia del belga Benoit Debie (che Argento aveva scelto per la sua fotografia precedentemente curata in “Irrevérsible” ['02] di Gaspàr Noè) soprattutto le luci dai colori elettronici sono impressionantemente sì, ma brutte, come nel precedente “Nonhosonno”, dove erano persino di Ronnie Taylor.
Il consiglio che si può dare anche agli argentiani più smagati, è di non perdere l'ora e quaranta circa di tempo che dura questo film, completamente sprecata. Da non sottrarre in alcun modo ad una sana e gaudiosa trombata. E' un thriller stinto come gli attori protagonisti, i quali fanno tutti immancabilmente una pessima figura. La Stefania Rocca poi, non si è mai potuta soffrire, e non è nemmeno mai stata una gran bella fica. Spiace vedere coinvolti Liam Cunningham, che non si capisce proprio in base a cosa si sia lasciato coinvolgere, se non per il nome onusto di vecchia gloria del regista, come spiace ritrovare il sottoutilizzato al cinema, ed eccellente attore e doppiatore Adalberto Maria Merli nei panni del Commissario. Meglio invece tacere sulla presenza di “babbuccia in bocca/Russer Crowe der Tiburtino” Sirvio Muccino. “Il Cartaio” è definitivamente il punto (forse) più basso della carriera di un regista una volta inventivo e dal grande talento, con il quale molti di noi sono cresciuti, imparando a conoscere e ad amare il suo cinema. Egli in passato non ci deludeva mai, eppure, con il film realizzato dopo di questo, il madornale “La Terza madre” ('07), sarebbe persino riuscito a bissarne e replicarne l'irrimediabile bruttezza.
Nomination al solitamente bravissimo Massimo Antonello Geleng per la Migliore scenografia (!) ai Nastri d'argento della SNGCI del 2005.
Il ruolo del poliziotto è stato destinato per Mathieu Kassovitz, ma si ritirò quando fu offerta la possibilità di dirigere "Gothika” . E 'stato infine dato a Liam Cunningham e il nome cambiato da Giovanni Russo a John Brennan.
Napoleone Wilson
http://robydickfilms.blogspot.com.ar/2012/02/il-cartaio.html


SPECIALE DARIO ARGENTO - Quello che l'occhio non vede: "Il cartaio"

Il cinema di Dario Argento ri-comincia dalla rete, da internet, dalle chat: Il cartaio è un lavoro sul materiale e sull’immateriale, sui corpi e sui luoghi fisicamente esistenti, pregni di tensione e conflitti, e su altri corpi e altri luoghi che si fanno immagine al di là di una finestra sullo schermo del computer, da dove si (intra)vedono le ragazze imbavagliate e uccise, gesto, quest’ultimo, sempre negato alla visione.

Il cartaio, ovvero il cinema di Dario Argento ri-comincia dalla rete, da internet, dalle chat. Un altro capolavoro argentiano, perfetta prosecuzione del precedente Nonhosonno e riposizionamento felice delle ossessioni che fondano tutta la sua filmografia e in essa vi si distribuiscono.
Il cartaio è un giallo-thriller (quasi) senza una goccia di sangue, cesellato sui dettagli, messi in primo piano oppure da scoprire lasciando vagare lo sguardo all’interno dei campi lunghi, dei totali. È un film nel quale viene data un’importanza assoluta al fuori campo, a quello che non si vede. È una continua sovrapposizione di piani, che si cercano, piani reali e virtuali, le stanze della polizia o l’appartamento di Stefania Rocca e la moltitudine dei punti di fuga e d’incontro generati dalla rete.
Qualcuno, proprio dalla rete, sfida una squadra della polizia di Roma e un detective irlandese trasferito nella capitale. Un serial killer rapisce giovani donne e ne gioca il loro destino a poker. È sadico, ma cerca anche il rischio e il dolore. Siamo dunque nel cuore del cinema di Dario Argento, che si ripresenta, ancora una volta, come uno splendido trattato sulla visione, come una partitura visiva fatta di scene di tensione, raccordi fluidi, lampi d’immagini sospesi nello spazio.
Definitivamente, ne Il cartaio, Argento lavora sul fatto che non esista un unico spazio, che quello nel quale ci troviamo è solo uno dei possibili luoghi del vivere e del morire. La rete amplifica, ma non solo. L’ultima, straordinaria, inquadratura (“un mese e mezzo dopo”, già un dopo-film, staccato dal resto) vede il volto felice di Stefania Rocca per strada, che sorride e poi guarda in alto, fuori campo, a cercare qualcuno che, forse non per sempre, l’ha lasciata. Un attimo di felicità. Un’altra nuova ri-partenza per il cinema di Argento.
Il cartaio è un lavoro sul materiale e sull’immateriale, sui corpi e sui luoghi fisicamente esistenti, pregni di tensione e conflitti, e su altri corpi e altri luoghi che si fanno immagine al di là di una finestra sullo schermo del computer, da dove si (intra)vedono le ragazze imbavagliate e uccise, gesto, quest’ultimo, sempre negato alla visione. Argento lavora su questo margine, tra il vedere e il non vedere, il suo cinema della crudeltà nega qui l’atto che porta alla morte, eppure mantiene la stessa inquietudine nera. Argento lavora sulle distanze, evidenziando ciò, in maniera hard, nel modo di filmare le superfici dei computer durante le partite di video-poker e quelle di altri luoghi (l’interno dell’edificio della polizia, una pizzeria, la sala del video-poker...). Ci sono sempre dei vetri che uniscono e separano. E c’è, continuamente, distanza e vicinanza, fino alla sovrimpressione dei due elementi, inestricabili. In un capanno abbandonato e arrugginito, immerso in un giardino raggiungibile superando un cancello (ovvero, ancora una volta, accedere a un’altra dimensione, dando ai luoghi di Roma l’aspetto dell’inquietudine), il materiale e l’immateriale si ri-uniscono, il vecchio e il nuovo si con-fondono, la ruggine e la parabola, il luogo decrepito e le attrezzature tecnologiche. Ad aspettare il detective curioso che sta per varcare quella soglia c’è un ingranaggio, simile a una macchina della tortura, che lo infilza rendendolo statua macabra del dolore, inequivocabile segno argentiano, colpo al cuore e agli occhi. Un’inquadratura che, non a caso, documenta l’attrazione, e il rischio, verso l’ignoto, la linea che unisce e separa un aldiqua e un aldilà. Segno prezioso per Il cartaio e per tutta l’opera di Dario Argento, maestro sperimentale del cinema contemporaneo.
http://www.sentieriselvaggi.it/16/24508/SPECIALE_DARIO_ARGENTO_-_Quello_che_l-occhio_non_vede_Il_cartaio.htm

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