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martes, 21 de septiembre de 2021

Lo Chiamavano Jeeg Robot - Gabriele Mainetti (2015)

TÍTULO ORIGINAL
Lo chiamavano Jeeg Robot
AÑO
2015
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español, Italiano e Inglés (Separados)
DURACIÓN
112 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Gabriele Mainetti
GUIÓN
Nicola Guaglianone, Menotti. Historia: Nicola Guaglianone
MÚSICA
Michele Braga, Gabriele Mainetti
FOTOGRAFÍA
Michele D'Attanasio
REPARTO
Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei, Ilenia Pastorelli, Francesco Formichetti, Daniele Trombetti, Antonia Truppo, Salvatore Esposito, Gianluca Di Gennaro
PRODUCTORA
Goon Films, RAI Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
GÉNERO
Thriller. Drama. Fantástico | Superhéroes. Mafia

Sinopsis
Enzo Ceccoti, un convicto, entra en contacto con una sustancia radioactiva. Tras el accidente descubre que tiene una fuerza sobrehumana, por lo que decide utilizar sus poderes para comenzar una carrera criminal. Todo cambia, no obstante, cuando conoce a Alessia, una chica que está convencida de que él es el héroe del manga Jeeg Steel. (FILMAFFINITY)

Premios
2015: 7 Premios David di Donatello, incluido mejor nuevo director. 16 nominaciones
2016: Festival de Sitges: Mejor película (Sección Órbita)

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Autore dei cortometraggi “Basette” (2008), ad oggi il miglior live action di Lupin III di sempre, e di “Tiger Boy” (2012) che fu ad uno sputo dalla candidatura agli Oscar, il regista/attore Mainetti mette insieme, per lo più di tasca sua attraverso la Goon Films, poco meno di 2.000.000 di euro (1.7 mln per esser precisi) e realizza il suo primo lungometraggio, sincero tributo all’omonimo anime. E no, non è il live action di Jeeg: il capolavoro di Go Nagai rimane sullo sfondo, una sorta di sottile fil rouge che ricorre lungo la pellicola sotto forma di citazioni dirette e indirette ma che non è determinante ai fini del dipanarsi della storia.

Lo chiamavano Jeeg Robot è un fottuto, crudo, noir iperrealistico, molto più affine a “Suburra” (2015) che alle carnevalate omoerotiche della Marvel. E se il citato film di Sollima, non meno violento, vanta una confezione elegante e patinata, il lavoro di Mainetti, ambientato in una lurida Tor Bella Monaca (Roma), presenta una carrellata di perdenti senza speranza, a partire dal protagonista, super-anti-eroe i cui superpoteri, acquisiti all’inizio con un incidente in stile Toxic Avenger, non sono né unici né irripetibili.

La line up degli attori principali è a dir poco azzeccata. Claudio Santamaria, nei panni di Enzo/Hiroshi/cantante della cover sui titoli di coda è forse quello che deve impegnarsi meno, essendo il protagonista praticamente ciò che sarebbe Claudio Santamaria senza i soldi. Alessia, la stralunata vicina di casa di Enzo che piano piano ne diventa il love-interest è interpretata da Ilenia Pastorelli, ex Grande Fratello, che non ci credo che non sia così anche nella vita reale. Luca Marinelli è ‘lo Zingaro’, il villain della storia, tanto spietato quanto istrionico. La sua è l’interpretazione, in apparente perenne overacting, più sorprendente.

La trama (abbreviata e senza spoiler perché il film lo dovete vedere!)
Due marcioni che presto si scoprono essere due poliziotti in borghese stanno inseguendo quello che presumibilmente è un ladro. Quest’ultimo scappa verso Ponte Sant’Angelo e, come extrema ratio, si getta nel Tevere per salvarsi da sicuro arresto. Muovendosi nel torbido fondale del fiume finisce dritto dritto in un bidone di scorie di non meglio precisata natura. Risalito in superficie torna nel suo lurido appartamentino in Tor Bella Monaca. Il tizio sta male, vomita nero (anche a me capita a volte), non ha neanche la forza di spararsi uno dei suoi DVD genere anal.

Poco lontano facciamo la conoscenza dello Zingaro, capo di uno sfigatissimo e sparuto gruppetto di malviventi della zona. Si parla di un possibile colpo ad un portavalori, ma la leadership sembra essere messa in discussione. La questione viene risolta abbastanza in fretta.  Con un coltello.

A questo punto succede qualcosa che non vi dico cosa che condurrà: 1) (quello che abbiamo scoperto chiamarsi)Enzo a conoscere Alessia, sua vicina di casa e 2) Enzo a iniziare a prender coscienza dei suoi poteri

Alessia, appunto. La ragazza pare avere qualche deficit cognitivo, presumibilmente di origine traumatica. Ossessionata dal cartone animato “Jeeg Robot D’Acciaio”, vive in una realtà parallela in cui ogni persona è un personaggio dell’anime. Per se stessa si è ritagliata il personaggio della principessa (nota: che non mi risulta esistere); Enzo invece sarà Hiroshi, la ‘testa’ di Jeeg, eroe destinato a salvare il mondo dalle tenebre. Da grandi poteri derivano grandi rotture di coglioni.

Fatto un veloce test domestico della sua forza e della capacità di guarire dalle ferite Enzo, che di metter al servizio del bene i suoi poteri gli frega meno di un cazzo, fa qualcosa che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sognato di fare: rubare un bancomat. Nota bene: non rubare DA un bancomat, rubare IL bancomat e portarlo a braccia in casa.

E a malincuore taglio qui con la trama. Per la trama completa ricca di spoiler che vi rovineranno visione e umore, rimando a Wikipedia (e non la linko). Quanto sopra si sviluppa in circa 20-25 minuti di film, lascio al lettore il piacere di scoprire cosa c’è nei restanti 80 minuti.

Votiamo ogni volta che acquistiamo
Non sono un moralista, se una persona guarda un film illegalmente sono affari suoi. Onestà intellettuale vorrebbe che almeno chi recensisce e/o che lo commenta su blog/forum di settore lo facesse legalmente (cinema, tv, dvd/bd ecc.) perché guardare a scrocco un film e parlarne anche male è da parassiti.  Ancor più da infami è lamentarsi che la cinematografia italiana partorisce solo cinepanettoni farciti di scoregge e drammoni in cui gente di cui non ci frega nulla parla di problemi di cui non ci frega nulla. Il fatto è che Checco Zalone porta la gente al CINEMA, mentre una larga parte degli appassionati di film di genere attende che esca la versione CAM subtitles by Stocazzo su Torrent.  “Romanzo Criminale”, “Suburra”, “Gomorra” e, adesso, “Lo chiamavano Jeeg Robot” sono piccoli segnali che l’Italia PUO’ affrancarsi dalla merda che ha generato la cinematografia nazionale negli ultimi 30 anni.
Ma dobbiamo supportarla nell’unico modo in cui possiamo supportarla fattivamente: andando al cinema e comprando supporti originali.

Considerazioni finali
A differenza di molti film made in italy, che sembrano la versione extended di una fiction Rai, per fotografia, tempi e movimenti di camera, “Lo chiamavano Jeeg Robot” è un prodotto cinematografico vero, esportabile all’estero, che offre una visione inedita del supereroe e l’ambienta in una dimensione sporca e realistica.
https://www.beingstuart.com/reviews/lo-chiamavano-jeeg-robot-2015-gabriele-mainetti.html


«Le llamaban Jeeg Robot nos demuestra que el cine europeo es valiente y capaz de adaptarse a los nuevos espectadores, sin dejar de lado algo donde ha sido siempre el rey: el relato»

Un héroe es… alguien dotado de un poder sobrenatural (o no) que se entrega a una buena causa. Un héroe es… alguien que vive por y para los demás sin mirarse a sí mismo. Un héroe es… alguien que hace el bien si esperar nada a cambio, y un largo etcétera más. Pues nuestro protagonista, Enzo Ceccotti, un ladrón de poca monta, es la antítesis del héroe.

Le llamaban Jeeg Robot (2015), de Gabriele Mainetti, posee todos los ingredientes para ser un relato interesante. Tenemos una princesa, un villano y un héroe; pero ninguno de ellos coincide con nuestro imaginario común, y esto le da a este film italiano un motivo más para ir al cine a verlo. Bien es verdad que la estructura del guión y sus elementos narrativos no son ninguna novedad; posee una estructura en tres actos bien delimitados por sus puntos de giro, y unos personajes arquetípicos más que vistos a lo largo de la historia del cine. Pero lo dicho, todos estos elementos “tradicionales” vienen envueltos con un aire de frescura que le han brindado a este film el premio a Mejor Película en nuestro Festival de Sitges 2016 (Sección Órbita) y siete Premios Donatello, entre ellos mejor director novel, mejor actor y mejor actriz.

Yendo a elementos más técnicos, Le llamaban Jeeg Robot destaca por una estética tipo cómic (nos recuerda un poco a Watchmen (2009)), con una fotografía contrastada y un poco oscura. El sonido también merece una mención especial, ya que trabaja a favor de la narrativa y no sólo se conforma con ser efectista.

En definitiva, Le llamaban Jeeg Robot nos demuestra que el cine europeo es valiente (ya que este tipo de films era más feudo del imperio estadounidense) y capaz de adaptarse a los nuevos espectadores, sin dejar de lado algo donde ha sido siempre el rey, el relato; y Mainetti nos regala con esta cinta la posibilidad de reafirmarnos en esto, con perlas como un notorio arco de transformación del personaje principal.
Un ladronzuelo cualquiera de los muchos que actúan en Roma se topa accidentalmente con un poder superheroico. Al entrar en contacto con una sustancia química indeterminada, Enzo adquiere una fortaleza física extraordinaria que le permite propinar golpes devastadores y resistir todo tipo de ataques cuerpo a cuerpo contra su persona. La introvertida personalidad del protagonista, reflejada en el viejo piso repleto de natillas y películas pornográficas donde habita, colisionará contra la popularidad que se empieza a labrar cuando la ciudad tiene constancia de que un superhéroe habita entre las calles romanas.

Le llamaban Jeeg Robot (Lo chiamavano Jeeg Robot), película italiana bajo la dirección de Gabriele Mainetti, presenta una curiosa historia que parte de un hecho spidermanesco para mostrarnos la batalla de un hombre con su propio carácter. El título de la cinta hace referencia al protagonista de la serie de animación que a todas horas ve Alessia, joven que quedó trastornada tras el fallecimiento de su madre y con la que Enzo pronto establecerá una curiosa relación, la cual cimentará la base sobre la que se irá construyendo el relato de esta obra.

Si nos quedáramos en la superficie, sería fácil decir que estamos ante una historia ya demasiado trillada: héroe humilde que lucha contra un fuerte villano y de paso intenta ganarse el amor de una chica. Sin embargo, Le llamaban Jeeg Robot no deja de lado ciertos detalles que suponen una variante extra y que convierten a esta película en algo más que un mero cóctel de clichés. Además del propio desarrollo de la trama en su recta final, son las conexiones de la cinta respecto al mundo real, con el pánico a los atentados del ISIS, la influencia de YouTube y las redes sociales o la corrupción como exponentes más claros, las que justifican ese alejamiento del film de una óptica meramente entretenida. Tampoco los personajes son únicamente un estereotipo andante, sino que los protagonistas de la cinta (especialmente el villano) adquieren un toque personal que les confieren un pequeño hilo dramático sobre el que enlazar sus acciones y sus pensamientos.

De esta manera, Le llamaban Jeeg Robot no llega a afirmarse como una película en la que se pueda encontrar una locura parecida a la que se ve en cintas del estilo de Crank y sus derivados. Alejándose de ese estilo adrenalítico que luce en su intenso inicio, la obra de Mainetti alterna acción y humor de una forma ciertamente comedida, sin entrar en terrenos paranormales más allá del que queda establecido con los poderes superheroicos (de hecho, todo lo demás suena bastante creíble), sin ofrecer escenas de violencia injustificada y, realzando todo ello, sin resultar estúpidamente conciliadora en lo referente a las problemáticas del terrorismo y la mafia ni, desde luego, a la romántica unión de los protagonistas. El problema de seguir esta vía es que el film no termina de encontrar un sentido claro que pueda hacerle destacar, puesto que ni se define como un producto palomitero ni como un trabajo visceral, quedándose en un término medio ciertamente interesante pero que probablemente le granjee una trascendencia no demasiado alta.

A pesar de no lograr un gran impacto, Le llamaban Jeeg Robot es un film correcto como mínimo en todas sus facetas, con unos personajes que superan el inicial estereotipo, en un contexto bien relacionado con la realidad social del momento y que resuelve con clase y sin experimentos raros su apartado visual. Un film que encuentra su sitio en ese extenso apartado de películas que no desprecian ni el poder del cine como herramienta de entretenimiento ni su todavía mayor capacidad para retratar, en mayor o menor medida, los hechos y pensamientos que circulan a través de la opinión pública real.

Álvaro Casanova
https://www.cinemaldito.com/le-llamaban-jeeg-robot-gabriele-mainetti/

Gabriele Mainetti consiguió en 2015 estrenar el que sería su primer largometraje, tras cinco largos años buscando financiación en vano. El tono de la película no agradaba a los productores, por lo que tuvo que buscarse la vida para conseguir filmar este brillante drama social disfrazado de película de superheroes, que tiene en su tono realista, el desarrollo de sus personajes y el perfecto equilibrio entre drama, acción y ciertos toques de humor, sus mejores bazas. Me ha sorprendido gratamente.

Sinopsis
Enzo Ceccoti (Claudio Santamaría), un convicto, entra en contacto con una sustancia radioactiva. Tras el accidente descubre que tiene una fuerza sobrehumana, por lo que decide utilizar sus poderes para comenzar una carrera criminal. Todo cambia, no obstante, cuando conoce a Alessia (Ilenia Pastorelli), una chica que está convencida de que él es el héroe del manga Jeeg Steel.

El director
Gabriele Mainetti es un actor, guionista, director, compositor y productor italiano nacido el 7 de noviembre de 1976. Se graduó en Historia y Crítica de Cine en la Universidad de Roma. Asistió a cursos de dirección, dirección de fotografía, producción y escritura en la Tisch School of the Arts de Nueva York. Su formación como actor está vinculada a los talleres y cursos celebrados en Roma por Beatrice Bracco, Francesca De Sapio, Nicolaj Karpov y Michael Margotta. Comenzó su carrera en la industria del cine como actor de comedias menores y series de televisión.

Como director, debutó con bastante repercusión gracias a su primer cortometraje titulado Basette (2008), un homenaje a la serie manga creada e ilustrada por Monkey Punch y publicada por la revista japonesa Weekly Manga Action, Lupin III. En 2011 fundó la productora Goon Films, con la que dirigió el corto Tiger Boy (2012), un drama adolescente sobre pedofilia por el que fue galardonado con un Nastro d'argento, uno de los premios mas prestigiosos del cine italiano, aunque mediáticamente ha sido eclipsado en las últimas décadas por el David de Donatello.

Su primer largometraje fue Le llamaban Jeeg Robot (2015), del que hoy nos ocupamos. En el se mezclan thriller, drama y cine fantástico para contarnos la historia de un delincuente que adquiere poderes tras entrar en contacto con una sustancia tóxica. Elogiado por público y crítica, ha ganado varios premios italianos de importancia, entre los que destacan los premios David di Donatello como Mejor Director Novel y Mejor Productor. Tras el dirigió Ningyo (2016), un cortometraje fantástico protagonizado por Alessandro Borghi y Aurora Ruffino.

El largometraje Freaks Out estaba programado para ser lanzado el 16 de diciembre de 2020, pero se retrasó a una fecha desconocida de 2021, debido a la pandemia por la COVID-19. Se trata de un drama ambientado en los años 40, durante la segunda guerra mundial, que cuenta entre su reparto con nombres como Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi o Max Mazzotta. Habrá que estar atentos para ver sus resultados.

La película
El cine de superheroes no es lo mio, de eso no tengo ninguna duda. Existen miles de compañeros, profesionales o no, capaces de redactar artículos a los que yo ni siquiera puedo acercarme, principalmente porque por lo general no suelo consumir este tipo de productos, no me llenan como debieran, por lo que prefiero dedicar mi tiempo a otro tipo de cine, tanto a verlo como a escribir sobre el. Cuestión de gustos, nada mas. Cuando un buen amigo, del que me fio bastante en cuanto a gustos, me recomendó insistentemente el visionado de esta Lo chiamavano Jeeg Robot, he de reconocer que fui bastante exceptico, por los motivos que les he descrito. Finalmente decidí darle una oportunidad, algo que ha resultado una experiencia bastante satisfactoria, ya que en este peculiar trabajo se aunan algunos géneros que consiguen crear una película que, ante todo, resulta extrañamente realista, algo que para películas así es poco menos que impensable.

Y es que Le llamaban Jeeg Robot es mucho mas que una película de superheroes al uso, un trabajo muy, muy diferente a los que Marvel y DC nos tienen acostumbrados, algo que no gustará a todo el mundo y puede que no llegue a satisfacer a muchos incondicionales del género, pero que supone un soplo de aire fresco y una forma mas europea, mas mediterranea, de afrontar un género en el que Estados Unidos sigue siendo el que mantiene el monopolio casi total. Y como Gabriele Mainetti, no solo es que ni pudiera soñar con un presupuesto como el que disponen los grandes estudios dedicados al género, sino que tuvo que utilizar sangre, sudor y lágrimas para lograr llevar a buen puerto su proyecto, al que nadie quería financiar, construyó poco a poco un trabajo muy alejado de la espectacularidad habitual en ellos, pero consiguió a cambio el total compromiso de todos los que participaron en la película, algo que se nota y mucho, para bien, claro está.

No encontraremos aquí vistosos trajes donde los colores de la bandera italiana resalten por encima de todo, como ocurriría al otro lado del oceano, ni ese patriotismo sistémico con el que los estadounidenses nos obsequian constantemente, ni esas sobredosis de adrenalina que derrochan sus productos. A cambio, si que podemos disfrutar de un trabajo mucho mas mundano, con personajes mucho mas reales y perfectamente desarrollados, similares a los que podemos encontrar por el sur de europa, en el que son ellos los auténticos protagonistas, muy por encima de las habilidades o poderes que puedan llegar a tener. De hecho, el presunto heroe no es mas que un delincuente que se dedica a robar a turistas, que vive como un hermitaño y le dice a todo el mundo que no tiene amigos, mientras que el villano de turno es un sádico jefe de un pequeño grupo criminal, que solo ansia escalar en los bajos fondos y adquirir el mayor poder posible.

El guion escrito por el realizador italiano junto a Roberto Marchionni 'Menotti' (Bendita locura, Non ci resta che il crimine, Cero), es un drama social en el que se puede masticar el desencanto de un ciudadano italiano actual, orgulloso del país donde ha nacido, pero totalmente asqueado de en lo que se ha convertido tras las diferentes etapas políticas y crisis de tpdp tipo que han tenido que soportan, con la del señor Berlusconi al frente. En vez de derrochar acción y violencia, la raciona de forma oportuna, dedicándose en mayor medida al estudio de sus personajes, las motivaciones de estos y como se relacionan. Su ritmo es bastante acertado y su cercanía a la realidad uno de sus mejores virtudes. Los medios técnicos son muy comedidos, como no puede ser de otra forma con el escueto presupuesto del que se dispuso, algo que podemos observar tanto en la fotografía realista de Michele D'Attanasio (Freaks Out, Veloz como el viento, Tre piani), como el montaje de Andrea Maguolo (The Mark, Martin Eden, La foresta di ghiaccio) o la banda sonora creada por el propio director junto a Michele Braga (Dogman, Iago, La increíble historia de la Isla de las Rosas).

El trabajo realizado por el reparto y la forma en que Mainetti consigue dirigirlo es, sin duda, uno de los grandes aciertos de este trabajo. En los papeles principales tenemos a Claudio Santamaría en el papel de Enzo Ceccotti (Jeeg Steele), un ladrón de poca monta solitario, al que le cambiará la vida tras conocer a Alessia, interpretada por Ilenia Pastorelli, una hermosa joven rota desde la muerte de su madre, obsesionada con la serie Jeeg Steele, personaje con el que identifica a Enzo, al que exigirá que se comporte como el heroe que ella cree que es. El trio lo completa Luca Marinelli, que interpreta a Fabio Cannizzaro, apodado El Gitano, el cabezilla de un pequeño grupo mafioso local, cuya única motivación es alcanzar el mayor poder posible, por encima de lo que sea y de quien sea. Dicen que una película de este tipo es tan buena como lo sea el villano que la protagoniza, siendo este uno de los mas reales, y no por ello menos carismático, que un servidor ha visto. Uno de esos personajes que uno no quisiera tener como enemigo.

El reparto lo completan Stefano Ambrogi como Sergio, Maurizio Tesei como Biondo, Francesco Formichetti como Sperma, Daniele Trombetti como Tazzina, Antonia Truppo como Nunzia,
Gianluca Di Gennaro como Antonio y Salvatore Esposito como Vincenzo. Un reparto muy comprometido que alcanza un nivel bastante bueno, en lineas generales.

Conclusión
Lo chiamavano Jeeg Robot ha supuesto para mi una grata sorpresa, en la que podemos disfrutar de una versión mediterránea de uno de los subgéneros que mas interés y mas atención despiertan, el de los superhéroes, aunque dudo mucho que sea capaz de colmar las necesidades de sus mas puristas seguidores. Un soplo de aire fresco en el que sus personajes son los verdaderos protagonistas. que dosifica la acción y la violencia de forma justa y enriquece la historia que nos cuenta haciéndola realista y cercana, algo que en este tipo de trabajos es una quimera. Juzguen ustedes mismos, puede que como a mi, acabe sorprendiéndolos.
https://pinceladasdecine.blogspot.com/2021/05/le-llamaban-jeeg-robot-they-call-me.html


 
 

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