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martes, 30 de marzo de 2021

L'uomo privato - Emidio Greco (2007)

TÍTULO ORIGINAL
L'uomo privato
AÑO
2007
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés (Opcionales)
DURACIÓN
100 min
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Emidio Greco
GUIÓN
Emidio Greco, Lorenzo Greco, Paolo Breccia
MONTAJE
Bruno Sarandrea
INTERPRETES
Tommaso Ragno, Myriam Catania, Giulio Pampiglione, Mia Benedetta, Ennio Coltorti, Mariangela D'Abbraccio, Catherine Spaak, Vanessa Gravina, Vanni Materassi
MÚSICA
Luis Bacalov
FOTOGRAFÍA
Gherardo Gossi
ESCENOGRAFÍA
Marcello Di Carlo, con la supervisione di Andrea Crisanti
PRODUCCIÓN
Achab Film, Rai Cinema, Ripley's Film, con il contributo del MiBACT, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte
GÉNERO
Drama

Sinossi
Un professore universitario di Diritto, un quarantenne affascinante, intelligente e ironico, socialmente e professionalmente molto affermato, è corteggiato dalle donne verso le quali mostra un’accorta disponibilità. Appare però chiuso nelle sue condizioni di aristocratico privilegio, vissute come uno schermo frapposto tra sé e la realtà. Per preservare questo acceso individualismo, non esita a reprimere i propri sentimenti e a sacrificare quelli degli altri, fino a troncare senza una ragione plausibile, la relazione che ha con Silvia, una giovane donna innamorata di lui. Ma il destino s’incarica di incrinare il sistema di regole a salvaguardia della sua vita privata: a Torino, nelle tasche di un giovane sconosciuto suicida (che si scopre essere un suo studente all’Università di Pisa) la polizia trova solo un foglio con il numero di telefono e l’indirizzo del professore. La vicenda vira verso il giallo. Da questo momento niente sarà come prima. La realtà, tenuta a distanza, si è infiltrata nella sua vita privata, la invade e la travolge.
 
 Premios
Festa del Cinema di Roma 2007: In Concorso
 
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Il protagonista è un professore universitario di Diritto, un quarantenne affascinante, intelligente, ironico, socialmente e professionalmente molto affermato. Non sorprende che sia corteggiato dalle donne, verso le quali mostra un’accorta disponibilità. Ma da subito ci appare anche come un personaggio chiuso in sé, rinserrato nelle sue condizioni di “privilegio”, vissute e usate come uno schermo difensivo frapposto tra sé e la “volgarità e insensatezza della realtà”, verso la quale ha un atteggiamento di totale e aristocratico rifiuto.
Il protagonista vive al riparo nella torre d’avorio che si è costruita e sembra che nulla potrà mai violarne le difese. Per preservare questo acceso individualismo, non esita a reprimere i propri sentimenti e sacrificare quelli degli altri. Fino a troncare, senza una ragione plausibile, la relazione che ha con Silvia, una giovane donna disperatamente innamorata di lui.
Ma il destino s’incarica di incrinare il perfetto sistema di regole messo a salvaguardia della sua vita: nelle tasche di un giovane suicida - che si scopre essere un suo assiduo studente - la polizia trova un foglio di carta con il nome e il telefono del nostro protagonista. A partire da questo momento niente sarà più come prima.
La vicenda vira verso il giallo, ed è comprensibile che il racconto si fermi qui. Ciò che conta è che la realtà, tenuta accuratamente a distanza, infiltratasi accidentalmente nella vita del protagonista, ora la invade completamente e la stravolge.

Note di regia di Emidio Greco:

Un personaggio, una situazione e un racconto che nascono da un sentimento diffuso e condiviso: la tentazione di fuga o di isolamento, di chiusura al mondo di fronte alla iattanza di una quotidianità e di una realtà delle quali si sono persi le coordinate e i punti fermi (o ritenuti tali) che davano ad esse senso e ragione. Con l’inevitabile approdo: la frustrazione del proposito nel confronto con la forza delle cose.
Solitamente, nel cinema e in letteratura, questo sentimento e questo tema, variamente trattati, sono stati (e sono) incarnati dal cosiddetto uomo comune, o da personaggi perdenti, da emarginati, da personaggi limite, visti come sintomatici del confronto-scontro tra l’individuo e la normalità-anormalità del reale. È una contrapposizione “classica”, che innesca meccanismi narrativi collaudati (ma anche, ormai, convenzionali) per processare la realtà e denunciarne le condizioni e le contraddizioni che sottendono al malessere, alle patologie e alle crisi esistenziali dei personaggi.
L’uomo privato è un film che, nell’affrontare un tema di avvertita (verrebbe da dire perenne) attualità, percorre strade meno frequentate nella costruzione drammaturgica e narrativa.
Nel mostrare un uomo a disagio col proprio tempo, si è scelto un personaggio lucido e consapevole, socialmente e professionalmente molto affermato, un uomo di “successo”, che vive e usa le sue condizioni di privilegio come uno schermo difensivo frapposto tra sé e la realtà.
Queste premesse hanno indotto a scartare rispetto alle procedure narrative più praticate: mentre, di solito, la realtà denunciata è mostrata in tutta la sua evidenza, qui è data per acquisita, è metabolizzata (si potrebbe dire) negli stessi modi di vita del protagonista, a suggerire che il mondo rifiutato è quello che ogni spettatore (ognuno di noi) si porta, eventualmente, già dentro, o vorrà immaginarsi.
Ma al nostro protagonista succede qualcosa di imprevedibile che stravolge la sua vita accuratamente programmata. A partire da questa svolta narrativa, la storia assume un andamento nuovo: inaspettatamente, gli elementi del racconto s’intrecciano in un nodo stretto dai risvolti caratteristici del giallo. E quando l’intreccio si scioglierà, avverrà non solo sul piano della suspense, ma implicherà quello degli interrogativi morali, intrinsecamente connessi.
Queste sono le intenzioni sottese ma percepibili del film. Ma quello che più conta è che il film vuole essere soltanto cinema, cinema d’impatto diretto e concreto, coinvolgente nel tema di fondo e scevro da intellettualismi.
Per quanto riguarda la scena del convegno, è doverosa una precisazione. L’episodio ha un’intenzionale valenza strutturale: una sorta di rigonfiamento narrativo - a conclusione di un racconto altrimenti secco ed essenziale - che assume il valore di una rappresentazione insieme simbolica e tangibile della naturale (inevitabile) conclusione della storia e della condizione esistenziale del protagonista, infine travolto da quella realtà che, tenuta accuratamente a distanza, e infiltratasi accidentalmente nella sua vita, ora lo invade completamente.
https://www.tommasoragno.it/cinema/uomoprivato/ 

 

“Professore in fuga dai riti della borghesia radical chic”

Primo: il film è recitato benissimo da Tommaso Ragno, attore di teatro che si impossessa dell'affermato seducente prof. di diritto che entra in crisi dopo il suicidio di un suo allievo che lo pedinava, e lo restituisce con una sfumata, dolorosa intensità, con stupore. Secondo: Greco ci ripaga con la bella sceneggiatura e una dizione italiana delle notti prima e dopo gli esami, una boccata di sapiente intelligenza drammaturgica da un regista che non fa sconti sulle polemiche della società dei salotti dell’ex-basso impero inscenando un presepio di vip e vippini, soubrettine tv ed onorevoli, contesto della crisi esistenziale di un uomo sazio dei riti della borghesia radical chic, delle pericolose connivenze con l'alta finanza e di inutili convegni sul mondo virtuale. Decide di guardarsi dentro: avrà paura. Ogni riferimento a Pirandello e quindi ad Antonioni non è puramente casuale; spira aria da buon cinema anni ’60, ma con ramificazioni molto attuali.
Maurizio Porro, “Corriere della Sera” - 9 novembre 2007

“Bel ritratto di un intellettuale che rinuncia a mischiarsi col mondo pur di non mettere in gioco i sentimenti”

Un professore universitario, esperto di diritto, affascinante e ironico, intelligente e professionalmente molto affermato. È corteggiato dalle donne, che usa per i suoi trasporti carnali ma da cui è distante, come è distante dal resto. Emidio Greco disegna il ritratto di un intellettuale individualista e sentimentalmente arido, la cui massima aspirazione - come confessa al padre - è quella di raggiungere lo zero («Zero è un bel numero», sottolinea), risultato di un dare e di un avere che non può essere altro. La metafora dell'autore è chiara: scagliarsi contro una cultura che non è più in grado di sognare, di avvolgere il mondo in problematiche propositive. Malgrado le lezioni del docente, che parla in un modo e si comporta in maniera diametralmente opposta. Decidere di vivere al riparo di sguardi indiscreti, in una torre d'avorio costruita sul benessere materiale, contempla pochi rischi, anche se il destino è in agguato. Sarà il suicidio di un giovane a rimescolare (forse) le carte di un'esistenza troppo perfetta per risultare vera. Tommaso Ragno, in una recitazione tutta in sottrazione, dà volto e corpo all'emaciata figura del protagonista, sicuro per tre quarti e terrorizzato (alla fine) di non riconoscersi più, nemmeno dentro alle rassicuranti mura domestiche.
Aldo Fittante, “FilmTV” n. 45/2007

“Un film concettuale e rigoroso, che dice tutto con le immagini”

Tra Torino e Pisa si svolge la vita di un professore universitario di Diritto, socialmente e professionalmente affermato. Dotato di grande intelligenza e di un fascino sfuggente, l'uomo e il professore conducono un'esistenza "ritirata" che sconfina qualche volta nei letti di amanti occasionali. Deciso a controllare la realtà e a tenerla accuratamente a distanza, viene suo malgrado coinvolto nella morte per suicidio di uno studente. Il ragazzo, ossessionato dalla vita del professore, ha registrato scrupolosamente le sue lezioni, i suoi comportamenti, le sue abitudini... La forza del cinema di Emidio Greco, e in questo senso “L’uomo privato” non fa eccezione, sta tutta nell'essenzialità stilistica, nel razionale svolgimento narrativo e nella coraggiosa anti-spettacolarità. Il suo cinema eminentemente letterario (“L’invenzione di Morel”, “Una storia semplice”, “Il Consiglio d’Egitto”), si avvale questa volta di un soggetto originale scritto dallo stesso autore. Al centro della sua storia c'è un professore senza nome, elegante ed introverso, che tiene gli occhi aperti ma finisce per avere lo sguardo di chi attraversa la realtà in stato di trance. Tutto quello che si dispiega davanti a lui, gli studenti in aula, le amanti, gli amici, i colleghi, hanno le caratteristiche di un (brutto) sogno, che la sua logica semplificatrice non sa "vedere" e comprendere. Nel film c'è solo un uomo che "esiste", gli altri non "sono". Protagonista e spettatore unico del proprio sogno, l'uomo privato (e perfetto) di Tommaso Ragno, procede per forza di inerzia in un tragitto che contempla evoluzioni impreviste: la morte di uno studente. Pedinato e spiato sfacciatamente, il professore resta cieco davanti all'evidenza, incapace a raccogliere i segnali, a decifrare i codici, a leggere i simboli. Quella morte precoce lo priva per sempre del controllo sul reale. La presunzione della razionalità e della positività si stemperano fino a diventare in lui un'insospettata propensione alla vertigine. Il film di Greco, concettuale e rigoroso, non dice nulla con le parole e tutto con le immagini. Accentuando la parte "detta" il regista privilegia la dimensione pubblica della vicenda, immergendo "l'uomo privato" nel cicaleccio ridondante e senza senso dei "salotti" e nell'abisso delle coscienze.
Marzia Gandolfi, “Movieplayer” - novembre 2007

 

“L’uomo privato” (Tommaso Ragno) è un consulente finanziario e fiscale di altissimo bordo, illustre docente di Diritto Pubblico presso l’università di Pisa. Vive la sua arida vita nel più completo isolamento umano, fra Torino, dove abita, e Pisa, fra una seduta di consulenza e un rapporto sessuale con le innumerevoli signore più o meno “bene”  che gli ronzano attorno, sicuro del suo onnipotente controllo sul mondo reale. Ma a ricordargli l’esistenza della brutale realtà interviene il suicidio di un suo studente che da tempo lo pedinava. E’ indagato dalla polizia. Il commissario, rappresentante dell’ “uomo normale” vuole vederci chiaro. “L’uomo privato” con la sua proterva sicurezza, consapevole di appartenere ad una casta irragiungibile dalla giustizia, rimarrà alla fine più solo di prima, definitivamente alienato da ogni contatto umano, anche sessuale.
Una curiosità. Le sedute di consulenza sono addirittura criptiche per lo spettatore, che però non può fare a meno di sospettare che il nostro docente di diritto pubblico consigli potenti industriali su come frodare lo Stato o eludere colossali imposte: del resto lo sospetta anche il commissario!
L’autore, Emidio Greco, ha negato ogni parentela con “L’uomo senza qualità” di Musil. Del resto in Italia abbondano gli “uomini senza qualità” e “privati” che pretendono di guidare i nostri destini.
Carlo Jacob
https://cjlettereditransito.wordpress.com/2017/05/03/luomo-privato2007/

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