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lunes, 9 de agosto de 2021

Il Re di Poggioreale - Duilio Coletti (1961)

TÍTULO ORIGINAL
Il re di Poggioreale
AÑO
1961
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español e Inglés (Separados)
DURACIÓN
115 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Duilio Coletti
GUIÓN
Duilio Coletti. Argumento: Fante, Mangione, Vittoriano Petrilli
MÚSICA
Carlo Savina
FOTOGRAFÍA
Leonida Barboni (B&W)
REPARTO
Ernest Borgnine, Max Cartier, Guido Celano, Cristina Gaioni, Aldo Giuffrè, David Opatoshu, Carlo Pisacane, Salvo Randone, Yvonne Sanson, Lino Ventura, Keenan Wynn
PRODUCTORA
Dino de Laurentiis Cinematographica, Duilio Cinematografica, Standard Films
GÉNERO
Comedia. Drama | Años 40. Crimen. Robos & Atracos

Sinopsis
En el Nápoles ocupado por los aliados opera el truhán Pepino, conocido como el "rey" entre sus vecinos por su extrema generosidad: roba a los ocupantes norteamericanos para distribuir a continuación buena parte del fruto de sus hurtos entre los necesitados. (FILMAFFINITY)
 
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Il Re di Poggioreale, al secolo Giuseppe Navarra, è un personaggio divenuto celebre nella Napoli degli anni della seconda guerra mondiale e di quelli immediatamente successivi; le sue avventure hanno ispirato servizi giornalistici, racconti ed, addirittura, sceneggiature cinematografiche. Ce ne parla una persona che lo ha conosciuto durante il periodo bellico; si tratta del dott. Mario Bevilacqua, classe 1921, una memoria d'acciaio, ricca di tanti e preziosi ricordi.

"Ho conosciuto il Re di Poggioreale durante la seconda guerra mondiale: ero alle dipendenze della Ditta Ottieri, la stessa che successivamente negli '50 avrebbe edificato tanti palazzi e palazzoni..., come quello famosissimo di Piazza Mercato. Ottieri aveva ottenuto l'appalto per la gestione delle macerie prodotte dai bombardamenti. Apparirà strano, ma anche i bombardamenti alleati potevano provocare un giro d'affari... . La mia Ditta si avvaleva, in subappalto, dei servigi del Re di Poggioreale, Peppino Navarra: il suo compito era quello di selezionare tra le macerie il legno e trasportarlo, con dei carri trainati da cavalli, nei suoi depositi a Poggioreale. A volte, con il legno, veniva portato via, per errore..., anche un materiale molto più prezioso, il ferro.
Siamo in un periodo in cui le autorità erano latenti; è facile immaginare come questa attività potesse essere gestita in maniera lucrosa. Io avevo spesso contatti con il sig. Navarra: una persona gentilissima, un uomo fisicamente molto robusto e atletico: tra l'altro, da giovane, aveva fatto per parecchi anni il palombaro.
A fianco di un Re non poteva poi mancare la figura della Regina: la moglie del sig. Navarra. Si trattava di una donna molto forte e decisa alla quale il Re aveva delegato molte incombenze; tra queste, quella di ricevere i tanti che venivano a chiedere aiuto e sostegno al Re di Poggioreale. Sembrerebbe che la Regina accettasse di buon grado le tante relazioni che il consorte avrebbe intrattenuto con generose ragazze dell'epoca.

Un momento tragico nella vita di Navarra fu la perdita del figlio durante un bombardamento; da allora andò sempre vestito di nero. Nera era anche la sua potente auto, ma con una caratteristica che la rendeva unica: sulla carrozzeria vi erano delle scritte che indicavano chiaramente chi fosse il proprietario del mezzo."

L'episodio che ha reso famoso il Re di Poggioreale è quello relativo al recupero del Tesoro di San Gennaro; durante la guerra il Tesoro era stato trasportato in Vaticano per sottrarlo ai rischi del conflitto. A guerra terminata, si pose il problema di riportare il Tesoro a Napoli. Siamo nel 1947, e nonostante la guerra fosse finita da ben due anni e che nel Paese vi fossero organi deputati alla Pubblica Sicurezza, non vi era nessuno che si volesse assumere l'onere del suo trasporto: troppi i rischi, soprattutto per la presenza nella zona di Fondi e di Itri di bande di delinquenti armati sino ai denti.
Si propose per l'operazione il Re di Poggioreale, che ottenne l'autorizzazione e la benedizione dal Cardinale di Napoli, Ascalesi. Arrivò in Vaticano, dopo aver dovuto attraversare il Volturno in piena; una volta caricato a bordo della sua auto il Tesoro di San Gennaro, partì per il pericolosissimo viaggio di ritorno. Non si sa molto di questo viaggio: si sa che durò parecchi giorni per cercare di evitare le zone più pericolose; sembrerebbe anche che il Re di Poggioreale abbia anche dovuto utilizzare le armi per farsi strada. Suo unico compagno di viaggio, il novantenne Principe di Colonna. Di certo riuscì a riportare al Cardinale di Napoli l'immenso Tesoro! Celebre la sua frase: "Non voglio nulla per me. Voglio solo baciare il sacro anello.".
Le gesta del Re di Poggioreale sono state celebrate in un racconto di Marotta; nel 1961 le sue storie hanno poi dato spunto al film dedicato alle sue gesta "Il re di Poggioreale", per la regia di Duilio Coletti: il suo personaggio fu interpretato da Ernest Borgnine. Anche la fine del film: "Operazione San Gennaro" con la restituzione, sia pur involontaria, al Cardinale di Napoli del Tesoro trafugato da parte di Dudù, Nino Manfredi, sembrerebbe ispirata al nostro Re di Poggioreale.
http://www.quicampania.it/tesori/il-re-di-poggioreale.html

John Fante, quale onore

La vita di Giuseppe Navarra è fatta per essere romanzata il giusto perché è già romanzo tout court. Se poi ci metti la manodopera di John Fante, sceneggiatore italo-americano d’alto bordo nonché scrittore nell’Olimpo dei grandi del ‘900, il film diventa una faccenda gourmet. Fante ebbe modo di captare gli umori di Napoli durante un soggiorno in città . «Quella dei napoletani - scriveva alla moglie - è una povertà disperata, monotonia di giorni e anni che si allungano e si allungano». Un’esperienza «molto commovente e importante per me». Navarra, interpretato dalla star Ernest Borgnine, è parte di quella miseria al di là del tempo evocata da Fante, dalla quale prova a tirarsi fuori con la spinta dell’ingegno e della violenza, da guappo astuto, con discreto contorno di magagne. Tante sono le «imprese» del «re di Poggioreale» ma il capitolo che ne rende il nome imperituro è sul Tesoro di San Gennaro, recuperato con un trucco di magia dal Vaticano che, finita la guerra, stava trattenendo quei diamanti più del dovuto.

Il recupero del Tesoro

Infuria la Seconda guerra mondiale e il Tesoro di San Gennaro che supera in valore anche quello della Regina d’Inghilterra per evitare il peggio viene portato da Napoli alla Santa Sede. Terminato il conflitto perle, zirconi, candelabri e collane di zaffiri restano ancora a Roma. Ma Napoli, col cardinale Ascalesi in testa, reclama ciò che è del patrono. Nulla accade, il papa non ci sente. Finché, leggenda vuole, a muoversi non è Giuseppe Navarra detto il re di Poggioreale, epiteto che è tutto un programma. Si reca in Vaticano assieme al principe Stefano Colonna di Paliano e inopinabilmente recupera il Tesoro. Il suo ritorno a Napoli non è immediato e già si maligna. Ma quando compare in città con l’oro di Gennaro è grande festa. C’è tutto, non manca nulla. Come non farci un film?

Alessandro Chetta
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/spettacoli/cards/film-giorno-re-poggioreale-1961/john-fante-quale-onore.shtml

Napoli, fine anni ‘40. La guerra è terminata da poco e il camorrista Peppino Navarra, detto il re di Poggioreale grazie all’assistenzialismo che da attraverso le sue attività criminali, gode di grande popolarità presso gli strati più umili della popolazione campana. Non ha però fatto i conti con un Commissario di Polizia milanese, che in rappresentanza della legge cerca in tutti i modi di catturarlo. A seguito di un durissimo scontro, il Re ricorda al funzionario di come sia lui a dare lavoro alla gente del posto e non la neonata Repubblica, sorta dalle macerie del fascismo. Inizialmente la lotta per far rispettare la legge (dura lex, sed lex dicevano i Latini) è fallimentare, poiché tutta la popolazione è schierata dalla parte del Mamma Santissima, ma anche in una situazione di difficile soluzione come questa la ruota è destinata a girare, con grande sorpresa della signora Navarra e di tutta la sua corte dei miracoli…

Sceneggiato dal grande scrittore americano John Fante, che venne a Napoli durante gli ultimi mesi de ’43, il film mescola sapientemente la commedia al dramma, e si immette nel filone delle pellicole sulla camorra girate a cavallo tra la fine anni ‘50 e l’inizio ‘60 (basti pensare al bellissimo “La sfida” di Rosi sui profitti di guerra). Il film, però, pecca nella rappresentazione della falsa idea della mafia romantica – se vogliamo mai esistita – campionessa di giustizia sociale, che in questo contesto è rappresentata nella persona del Mamma Santissima Navarra, personaggio realmente esistito e divenuto ben presto figura leggendaria, tanto da ispirare anche Operazione San Gennaro con Nino Manfredi. Qui non siamo all’indignazione de Il Camorrista (Tornatore, 1986) , alla teatralità di Assunta Spina, né nella narrazione storica de Processo alla città, ma ciò non significa che ci si trovi davanti ad un prodotto non valido. La critica dell’epoca lo accolse bene esaltandone la regia.

Navarra fu l’ultimo capo della criminalità organizzata napoletana a non essere assoggettato alla mafia siciliana, dopo di lui la camorra si legherà a Cosa Nostra. Questo legame che ha origine nei primissimi anni ‘50, porta la mafia a considerare la camorra come una sua subalterna stringendo affari con personaggi come Pascalone di Nola, il re della frutta alla Sanità. Rapporto di sudditanza che terminerà negli anni ‘80, con l’avvento di Raffaele Cutolo.

Ernest Borgigne, che nel film veste i panni del re di Poggioreale non conobbe mai personalmente Giuseppe Navarra, ma riuscì nell’interpretazione, dando una grande prova attoriale, perché rimase affascinato dal racconto che gli fecero i suoi commilitoni stanziati a Salerno.

Irene Agovino
https://cinemaitalianodatabase.com/2019/07/23/il-re-di-poggioreale-1961-di-duilio-coletti-recensione-del-film/


 

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