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viernes, 13 de agosto de 2021

Mogli pericolose - Luigi Comencini (1958)

TÍTULO ORIGINAL
Mogli pericolose
AÑO
1958
IDIOMA
Italiano y Español (Opcionales)
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
103 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Luigi Comencini
GUIÓN
Luigi Comencini, Marcello Fondato, Ugo Guerra. Historia: Edoardo Anton
MÚSICA
Felice Montagnini
FOTOGRAFÍA
Armando Nannuzzi (B&W)
REPARTO
Georgia Moll, Sylva Koscina, Renato Salvatori, Dorian Gray, Franco Fabrizi, Mario Carotenuto, Pupella Maggio, Pina Renzi
PRODUCTORA
Morino Film, Tempo Film
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
Federico, Bruno, Pirro y Benny son amigos. Los tres primeros está casados con mujeres hermosas; la mujer de Benny, es, en cambio, una mujer poco agraciada y resentida. Ornella, la esposa de Bruno, es celosa y mantiene que todos los hombres son unos mentirosos y que no se puede confiar en su fidelidad. Claudine, la esposa de Federico, opina todo lo contrario y piensa que su marido nunca le sería infiel. Así las cosas, deciden comprobar cuál de las dos tiene razón: el plan consiste en que Tosca, la mujer de Pirro, intente seducir a Federico para demostrarle a Claudine que su marido es igual que los demás. (FILMAFFINITY)
 
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A partire dal suo secondo lungometraggio, L'imperatore di Capri, con Totò, Luigi Comencini aveva quella statura da intellettuale illuminato sì da potersi dedicare a qualsiasi progetto, anche quelli snobbati dai falsi intellettuali e dai critici. È cosa nota che di fronte ai film di Totò i giovani militanti della critica storcevano il naso. Il cinema di Comencini, che potrebbe erroneamente esser scambiato per populista, in realtà è il cinema di un grande osservatore della specie umana. Comencini con Mogli pericolose gira un film assolutamente scoppiettante sui riti delle coppie, tra gelosie, prove d'amore, e soprattutto ruoli maschili e femminili che sono tratteggiati con insuperabile bravura grazie all'ausilio di una scrittura che ha un senso dell'umorismo oggi completamente assente e poi un cast di attori che fa venire i brividi. Tanto per citare i più importanti: Pupella Maggio, Mario Carotenuto, Nino Taranto. Basterebbero questi tre giganti per far tacere per sempre i recensori che hanno liquidato Mogli pericolose come film “alimentare”, ammesso che questa parola abbia ancora il senso che gli si attribuiva quasi mezzo secolo fa. Oggi si usa il più tiepido “commerciale”. Se i tempi cambiano, è vero che rivalutare Mogli pericolose non è un'operazione oziosa. Sia perché lo merita, e Tullio Kezich si scusa pubblicamente nel commento al film, laddove il riscontro più forte che si tratta di un'opera eccellente sta non soltanto nella prova del cast di attori, ma anche nel lavoro eccellente di mestieranti, professionisti che hanno scritto la storia del cinema italiano. Neanche gli storici più attenti se ne erano accorti, ma oggi si sta facendo molto per fare luce sui capitoli oscuri, dimenticati della storia cinematografica. E sono molti. Da segnalare quanto siano argute le gag contenute nel film e quanto infine sia corale la messa in scena nella quale filtrano in maniera straordinaria gli sfondi dell'epoca. E peraltro Mogli pericolose insieme a Mariti in città (1957) e Le sorprese dell'amore (1959) è un momento importante nella filmografia di Comencini, giacché, come suggerisce Giorgio Gosetti, nella monografia edita da La Nuova Italia “in questi tre film vengono allo scoperto i riferimenti letterari e teatrali dell'autore e si compie quella mediazione tra materia grezza tratta dalla realtà e costruzione meccanica secondo schemi culturali, che salda il cinema italiano degli anni cinquanta con quello del decennio successivo”. Quindi, come ribadito sopra, momento importante del cinema italiano, probabilmente fondante della commedia all'italiana degli anni sessanta, della quale il cinema di Comencini fa parte insieme ai due mostri sacri Dino Risi e Mario Monicelli. E inoltre, la costruzione delle storie fa preciso riferimento ai film ad episodi e non è certo un caso che lo sketch dell'ascensore con Franco Fabrizi sarà ancora messo in scena in una versione non meno originale con Alberto Sordi e Stefania Sandrelli da Comencini nel film ad episodi Quelle strane occasioni (1976).
https://www.sentieriselvaggi.it/dvd-mogli-pericolose-di-luigi-comencini/


Durante la época dorada de la comedia italiana (entre los cincuenta y los sesenta, éstos inclusive) encontramos filmes de todas las temáticas, desde la pobreza a la religión, etc, pero son los celos y la vida conyugal los temas que acaparan gran parte de esta filmografía. Hoy tengo entre manos este film de Luigi Comencini, con el que vamos a abordar la guerra de sexos.

En 1958 el cineasta Luigi Comencini, uno de los guionistas de Il Segno di Venere, abordó el tema de los celos a través de cuatro matrimonios amigos en su película ‘Mujeres Peligrosas’ (Mogli Pericolose). Federico, Bruno, Pirro y Benny son hombres casados. Los tres primeros tienen mujeres hermosas, al contrario que Benny, que se casa con una mujer poco agraciada y resentida. Ornelia la esposa de Bruno, es celosa y mantiene que todos los hombres son unos mentirosos y no puedes confiar en su fidelidad. Claudine, la esposa de Federico, opina todo lo contrario y piensa que su marido nunca le sería infiel. Todas ellas deciden apostar, utilizando a Tosca, la mujer de Pirro, para que intente seducir a Federico y así poder demostrar a Claudine que es igual que todos los hombres… Ese punto de partida es el origen de un comedia costumbrista, rápida y que en el fondo tiene una única finalidad, redescubrir el amor.

Durante la época dorada de la comedia italiana (entre los cincuenta y los sesenta, éstos inclusive) encontramos filmes de todas las temáticas, desde la pobreza a la religión, etc, pero son los celos y la vida conyugal los temas que acaparan gran parte de esta filmografía. Hoy tengo entre manos este film de Luigi Comencini, con el que vamos a abordar la guerra de sexos.

En 1958 el cineasta Luigi Comencini, uno de los guionistas de Il Segno di Venere, abordó el tema de los celos a través de cuatro matrimonios amigos en su película ‘Mujeres Peligrosas’ (Mogli Pericolose). Federico, Bruno, Pirro y Benny son hombres casados. Los tres primeros tienen mujeres hermosas, al contrario que Benny, que se casa con una mujer poco agraciada y resentida. Ornelia la esposa de Bruno, es celosa y mantiene que todos los hombres son unos mentirosos y no puedes confiar en su fidelidad. Claudine, la esposa de Federico, opina todo lo contrario y piensa que su marido nunca le sería infiel. Todas ellas deciden apostar, utilizando a Tosca, la mujer de Pirro, para que intente seducir a Federico y así poder demostrar a Claudine que es igual que todos los hombres… Ese punto de partida es el origen de un comedia costumbrista, rápida y que en el fondo tiene una única finalidad, redescubrir el amor.

De este film me gustaría destacar el guión, perfectamente elaborado y con una trama muy bien justificada. Conforme avanza la película vamos viendo a través de secuencias autoconclusivas cómo se desarrolla el conflicto entre las parejas. También destacaría la importancia del espacio, ya que al tratarse de discusiones entre parejas todas ellas ocurren en la intimidad de la vivienda o en espacio cerrados y aislados como el coche, en los que las palabras no se las pueda llevar el viento y queden entre dos personas para ser asimiladas.
Ahora que el tema está candente seguro que podría hacerse una lectura feminista sobre la película. Desde luego invito a quien quiera que la haga teniendo en cuenta el tiempo en el que se escribió este film y que se trata de una comedia de enredo.
http://www.rubensolerferrer.com/mogli-pericolose-mujeres-peligrosas-luigi-comencini-1958/


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Uno spunto operistico è alla base anche di Mogli pericolose (nov. 1958, 100 min.) di Luigi Comencini, commedia corale e “polifonica”, quasi perfetta nel suo genere.
Tosca (Sylva Koscina) e Ornella (Dorian Gray), mogli annoiate, propongono alla ingenua Claudina (Giorgia Moll) una scommessa: Tosca tenterà di sedurre (per finta) suo marito Federico (Renato Salvatori) per provarle che tutti gli uomini, avendone l’occasione, sono pronti al tradimento. Il rimando è al Così fan tutte (1790) mozartiano e alla scommessa di don Alfonso che, all’inverso, vuole dimostrare che tutte le donne sono infedeli. La bella donna, ex ballerina di rivista sposata al gelosissimo Pirro (Nino Taranto), si impegna a fondo nel gioco fino a rimanerne scottata: ella si innamora realmente di Federico il quale, a sua volta, pur avendo sempre raccontato tutto alla candida moglie, sta per cedere. Nel complicato climax finale tutto si aggiusta per un soffio: Pirro sta per sorprendere gli amanti che vengono salvati dall’amico Bruno (Franco Fabrizi), marito di Ornella, che capisce la trappola in cui sta cadendo l’amico e lo salva in extremis.
In questo film, ricco di personaggi secondari tutti perfettamente disegnati, ci sono altre sottotrame spiritose e accattivanti: Bruno, l’eterno seduttore felliniano, insegue ogni gonnella ma è puntigliosamente controllato dalla diffidente e isterica Ornella che, nonostante i due figli, riesce a pedinarlo costantemente e a rovinargli tutte le numerose iniziative. Infine c’è una quarta coppia, più attempata - uno straordinario Mario Carotenuto e Pupella Maggio - che non si parla da anni e che lotta, in maniera brutale, sul tipo di educazione da impartire al loro unico figlio. La madre vorrebbe tenerlo lontano da tutte le possibili fidanzate e lo obbliga a un’esistenza monacale in cui è centrale la passione per la musica classica (il ragazzo suona il violino) mentre il padre, uomo sempliciotto e all’antica, cerca in tutti i modi di “corrompere” il giovane, favorendo un suo incontro decisivo con la bella e interessata farmacista Maria Pia Casilio. In questo episodio, tutt’altro che secondario, il regista riesce a illustrare lo scontro, che esploderà dal decennio successivo, tra matriarcato e patriarcato, valori del sentimentalismo umanitario tipici dell’universo femminile (ci sono già alcuni strali contro la caccia, pratica che accomuna i protagonisti maschili del racconto, strali che preludono al futuro fanatismo animalista) e valori della competizione e della lotta (in tutti gli ambiti, compreso quello sessuale) dura ma necessaria, propugnati da quello maschile.
In questa commedia corale dai toni agrodolci, Comencini illustra in maniera precisa ed acuta il destino maschile: il matrimonio è un evento necessario ma di gestione molto difficile. La noia e il calo di interesse sessuale si fa presto sentire - la famiglia Carotenuto in cui si afferma l’insofferenza e l’odio esplicito illustra, in fondo, il futuro che attende le altre - così da esporre tutti, mariti e mogli alla tentazione del tradimento. Il gioco ovvero la scommessa  iniziale non è che una tenue maschera dietro la quale si nasconde il desiderio della novità sessuale e dell’avventura clandestina, volta a rivitalizzare gli istinti addormentati dalla routine matrimoniale. E’ insomma Il disagio della civiltà (1929) freudiano, celebre testo che spiega la repressione degli istinti posta alla base delle strutture familiari, a venire perfettamente illustrato in questa bella e sottovalutata commedia comenciniana. All’epoca essa venne derubricata tra i film leggeri e “commerciali” di mero intrattenimento poiché non trattava dei soliti drammi sociopolitici e non era immersa in un clima di tetra desolazione come si pretendeva da ogni cosiddetto  film d’autore (anche più tardi il film, tra le cose migliori di Comencini, viene snobbato da Giorgio Gosetti che riesce, nella sua monografia sul regista del 1988, a non dedicare al film neppure una riga). Al contrario Mogli pericolose, con i suoi accenni mozartiani, tratta un tema eterno e universale ovvero il complicato bilanciamento tra affetti e istinti nel rapporto familiare. Questo equiibrio, faticoso da trovare, regge miracolosamente fino al termine del racconto (sebbene non si parli d’altro, nessun adulterio viene consumato realmente) ma verrà spazzato via, in maniera violenta, dalla burrasca politica ormai alle porte con l’arrivo degli anni sessanta.
Il successo commerciale del film fu notevole e convinse Comencini a firmare una seconda commedia molto simile, Le sorprese dell’amore (1959, 95 min.), con un cast quasi identico e un secondo riferimento mozartiano nell’argomento del racconto.
Didi (Dorian Gray) e Marianna (Sylva Koscina) passano una domenica al mare con i loro fidanzati il timidissimo prof. Ferdinando (Walter Chiari) e lo spregiudicato Battista (Franco Fabrizi). Annoiate e spesso in conflitto con i loro partner (come le protagoniste di Mogli pericolose) decidono d scambiarseli (è la situazione chiave sempre del Così fan tutte dove Ferrando e Guglielmo finiscono con l’innamorarsi ciascuno della fidanzata dell’altro) per sperimentare se, nelle nuove coppie, l’intesa migliora. Le due giovani - commesse in un negozio di dischi a Roma - manifestano fin dall’inizio sia la propria abilità nel manipolare gli uomini, sia la propria decisione di arrivare relativamente caste al matrimonio in modo da essere sicure che il partner non le molli a metà percorso. Poco sentimentali e molto pragmatiche, attente esclusivamente al loro obiettivo (ingabbiare il maschio nel matrimonio) Didi e Marianna si prendono gioco dei due spasimanti, causando equivoci a ripetizione. L’idea dello scambio, cinica quanto basta, risulta intrigante all’inizio, ma rimane poi l’unica idea narrativa di un contesto che non possiede la vivacità e il carattere corale del film precedente e che, da metà in poi, si avvita su se stessa in logorroiche ed estenuanti spiegazioni tra fidanzati come pure tra rivali (maschili e femminili). Se può consolare questo è anche il difetto dell’opera mozartiana la cui seconda parte spesso ripete stancamente la prima. Per fortuna c’è Mariarosa (una straordinaria Anna Maria Ferrero) a interpretare il quinto incomodo e a spingere il racconto verso una soluzione inattesa: ragazza semplice, venuta dalla campagna, è innamoratissima di Ferdinando, lo aiuta, lo consiglia e infine riesce a sedurlo con la sua candida semplicità, strappandolo alle due arpie cittadine e ai loro giochetti volti a sottomettere fin da ora il futuro marito. Mario Carotenuto è sacrificato nel ruolo di un prete amico e consigliere di Ferdinando ma interpreta almeno una grande sequenza quando si sottrae, stupefatto, alle attenzioni di Didi la quale, abbandonata dal professore, finge di farsi consigliare dal sacerdote mentre sta già iniziando un’abile operazione di seduzione. Brillante infine la comparsa, del tutto inattesa, di Vittorio Gassman in un breve cameo: è lui a rimanere ora affascinato dalla bella e sola Didi; il gioco ricomincia...
L’obiettivo del matrimonio è dipinto con toni cinici e perfino minacciosi in questa seconda puntata comenciniana, meno riuscita della prima (gli incassi, infatti, furono molto minori rispetto a quelli di Mogli pericolose) ma sempre di buon valore complessivo. Il racconto illustra soprattutto la capacità tutta femminile di aizzare il desiderio maschile per poi reprimerlo, promettendo un soddisfacimento futuro, a matrimonio celebrato. L’intraprendente Battista comprende il gioco, non si lascia ricattare da donne che intuisce spregiudicate quanto lui e ben poco innamorate mentre lo sprovveduto Ferdinando sta per cadere nella trappola di Didi. Lo salva la scatenata Mariarosa la quale, in nessun momento, si propone come accattivante oggetto sessuale mentre cerca, al contrario, di proteggere il professore e di illuminarlo riguardo alle vere intenzioni delle due scaltre seduttrici (le quali, si può immaginare, saranno mogli poco fedeli... ). Alla fine Ferdinando, uomo di cultura ma privo di vero intuito (a riconferma dei limiti della istruzione scolastico-libresca volta spesso più ad ottundere la mente che ad aprirla), di gran lunga sovrastato dall’apparentemente rozzo Battista, si salva in extremis fuggendo da Roma e recandosi con Mariarosa a una festa che si tiene nel loro paese d’origine. Come ai tempi del ventennio, la città con le sue luci e i suoi negozi variopinti (non a caso numerose sequenze sono ambientate nel caotico negozio musicale dove i clienti ascoltano canti gregoriani sovrapposti a provocanti canzonette rock) rimane il luogo della perdizione (c’è anche un breve parentesi milanese dominata dalla bella prostituta Valeria Fabrizi in cui le luci del duomo e quelle di un albergo a ore si legano simbolicamente) mentre l’altrove rurale si immagina come luogo delle Tradizioni antiche, impermeabili alle nuove, corrotte tendenze delle grandi metropoli.
Le sorprese dell’amore rimane un incisiva riflessione intorno alla battaglia dei sessi sul finire del decennio.
...
http://www.giusepperausa.it/camping.html


 
 

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