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sábado, 13 de octubre de 2012

Due vite per caso - Alessandro Aronadio (2010)


TÍTULO ORIGINAL Due vite per caso
AÑO 2010
IODIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 88 min. 
DIRECTOR Alessandro Aronadio
GUIÓN Alessandro Aronadio, Marco Bosonetto
MÚSICA Louis Siciliano
FOTOGRAFÍA Mario Amura
REPARTO Lorenzo Balducci, Ivan Franek, Isabella Ragonese, Sarah Felberbaum, Teco Celio, Pietro Carli, Ilaria Carli, Rocco Papaleo, Riccardo Cicogna, Niccolò Senni, Ivano De Matteo, Roberta Fiorentini, Giovanni De Giorgi, Antonio Gerardi, Giuliano Ghiselli, Andrea Purgatori
PRODUCTORA A Movie Productions / Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) / Regione Lazio
GÉNERO Drama 

SINOPSIS Esta película también podría haberse llamado “Esperando a Godard”, como el nombre del bar preferido del protagonista. La referencia no es gratuita: Matteo (Lorenzo Balducci) es un joven de veintipocos que está en ese momento de la vida en que uno puede ir en cualquier dirección pero no acaba de decidirse. La salida de esa encrucijada es, según el caso, o bien asumir el riesgo, jugarse y afrontar los errores con hidalguía (godardismo, vanguardia); o bien esperar hasta que una fuerza externa decida por uno (la opción conformista, “oveja”). A Matteo le suceden las dos cosas, y Aronadio expone ambas como caminos paralelos y autoexcluyentes. En uno, Matteo choca, sin querer, un auto manejado por policías de civil, quienes descargan su furia en él y luego lo llevan a la comisaría. La rabia consume a Matteo y guía su futuro. En el otro, evita el choque y continúa su vida normal… hasta que aparece la oportunidad de un empleo que, normalmente, no hubiera elegido. (extraído: BAFICI.gov.ar) (FILMAFFINITY)



Sinossi:
Hai poco più di vent'anni e la tua vita è un supermercato di possibilità infinite, basta allungare la mano e scegliertene una. Dicono. Però una sera di pioggia la tua auto ne tampona un'altra, quella di due poliziotti in borghese, e tu finisci in questura perché non sei stato buono mentre loro ti pestavano. E da quella sera la tua vita non è più la stessa. Anche se frequenti il solito pub, l'Aspettando Godard, e ti metti con la barista più carina, anche se hai un amico che riesce sempre a sdrammatizzare tutto e una famiglia che ti vuole bene. La rabbia continua a scavarti dentro, a dirti che della tua vita non hai scelto un bel niente. E che sei stufo di aspettare.
Oppure la stessa sera di pioggia la tua auto frena in tempo e non tamponi i poliziotti. La tua vita non è sconvolta dalla violenza. Continui a curare le piante nel vivaio dove lavori e a farti ridere in faccia dal padrone quando gli chiedi un aumento. Frequenti il solito pub, forse ti piace la barista, ma ti metti con una cliente del vivaio, una ragazza di buona famiglia. Nessuno se ne accorge, neanche il tuo migliore amico, che sdrammatizza sempre tutto, ma qualcosa non smette di scavarti dentro, di dirti che della tua vita non hai scelto un bel niente.
http://www.cinemaitaliano.info/duevitepercaso
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Ah! Gli esordi italiani.....
Alessandro Aronadio è bravo, questo va precisato subito. Non solo gira con sapienza e mantenendo sempre chiara un'idea di stile che fa da collante estetico di un film che invece, a livello contenutistico, si fonda sullo sdoppiamento, ma è anche molto abile nel raccontare in maniera diretta una storia, sulla carta, non semplicissima.
Siamo dalle parti di Slinding Doors, anche se Aronadio sembra voler tanto stare da quelle di Destino Cieco: la vita di un ragazzo che prende pieghe diverse a seconda dell'esito di un possibile incidente fatto con una volante della polizia. L'idea è di usare il contrasto (o il non-contrasto) con l'ingiustizia perpetrata dalle stesse forze dell'ordine per parlare della rabbia giovane, della violenza inespressa e alimentata da una società che spinge al precariato e che circonda con l'odio. Gli esiti però non sono all'altezza delle ottime premesse.
Con intelligenza il regista divide il film attribuendo ad una delle due vite un tono leggermente più leggero e da commedia e all'altra uno più drammatico e serioso, mentre con la macchina a mano (e non) rimane quasi sempre attaccato agli attori adottando una prospettiva quasi da microscopio che gioca con gli sfocati e i dettagli per impedire (volutamente e con finalità destabilizzanti lodevoli) di percepire la totalità dell'ambiente e quindi della situazione.
Fermo restando qundi quanto di buono si possa dire sulle qualità registiche Due vite per caso si perde, specie nella seconda parte, appresso alla solita schematica divisione tra manifestanti (buoni e innocenti) e forze dell'ordine (matte e fasciste), quando invece la sua struttura lascia trasparire la volontà di operare un racconto più complesso che renda con maggiore obiettività la realtà dei fatti.
Ancora peggio il film è affossato da una serie di citazioni, omaggi e riferimenti al grande cinema ostentate con didascalismo e pretenziosità. Dal finale di I 400 colpi (prima mostrato, commentato e spiegato e poi imitato), al locale chiamato "Aspettando Godard", dalla musica di Il cattivo tenente allo sparo finto simulando la piastola con le dita di Il Giustiziere della notte fino allo sguardo di consapevolezza che i protagonisti di due vite diverse si scambiano (come in La doppia vita di Veronica o L'uomo in più) e via dicendo tutto è sbattuto e ostentato come giustificazione intellettuale (di cui, lo si dice come lode, non ne avrebbe bisogno) o ancora peggio vanto personale.
E' un esordio italiano del resto.
E che sei stufo di aspettare.
Gabriele Niola
http://sonovivoenonhopiupaura.blogspot.com.ar/2010/05/due-vite-per-caso-2010-di-alessandro.html
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Le intenzioni volevano essere buone e la riflessione voleva essere impegnata: la violenza di stato e la violenza di un’economia in crisi annientano le speranze e spengono le passioni di una generazione di precari e ammalati di rabbia alla ricerca di un luogo dove poter immaginare il proprio futuro.
Alessandro Aronadio, regista palermitano, classe ’75, alle spalle collaborazioni con Besson, Tornatore e Martone, costruisce la sua riflessione filmica lavorando sull’esistenza doppia; sulla biforcazione del racconto a partire da una serata di pioggia. Una Renault 4 corre veloce. Matteo e Ivan, uno alla guida e l’altro con un dito tagliato, stanno andando al pronto soccorso. La visibilità è ridotta e una macchina è ferma in mezzo alla strada. Matteo frena, ma troppo tardi. I tamponati, due poliziotti in borghese: “Se mi arrabbio ti faccio male”. Seguono, la violenza, le minacce, una pistola puntata in faccia e poi la questura. “E’ meglio patteggiare con loro - suggerisce l’avvocato – la polizia fa quadrato e rischiate da accusatori di diventare accusati”. E dopo un’esperienza così, la vita non è più la stessa, soprattutto se quella di prima non era già un granché. Mai tema fu più caldo: la violenza arbitraria di coloro che dovrebbero tutelare il cittadino, e non massacrarlo, è cronaca che ha percorso la nostra storia recente (Gabriele Sandri e Stefano Cucchi per fare due esempi conosciuti); ma sono da evitare le semplificazioni e le facili equazioni. Cosa sarebbe successo, invece, se Matteo quella sera avesse avuto il tempo di frenare e se il muso della sua R4 si fosse fermato a pochi centimetri da quella del poliziotto Capranica?
Lontano da Kieslowski (La doppia vita di Veronica) e dal più recente e fortunato Sliding doors, l’opera prima di Aronadio non raggiunge la profondità che vorrebbe, sempre in bilico tra denuncia e acerbo esercizio di stile: un montaggio alternato per due diverse trame, con il doppio che si materializza tra campo e controcampo, gli impasti sfuocati di orchidee e fiammeggianti boschi e la ripetizione di citazioni pretenziose e fini a se stesse da I 400 colpi. Con barba e senza barba Matteo, se non avesse conosciuto la violenza, quella sera, sarebbe entrato nell’arma alla ricerca di un posto sicuro e rispettato. Avrebbe giocato, sotto la pioggia del cortile della caserma, alla violenza tra manifestanti e carabinieri; avrebbe scoperto “il piacere dell’orda” e si sarebbe allontanato a poco a poco dalla famiglia, dagli amici e dall’amore. Mentre l’altro Matteo, irrimediabilmente sfruttato a 600 euro al mese, avrebbe conosciuto un ambiguo uomo dell’est, che lo avrebbe invitato a deragliare.
Un film ambizioso per ciò che vorrebbe raccontare e dalla scarsa tenuta per ciò che racconta; l’ordine degli eventi, le alternanze dei “se”, sono accompagnati da didascalie allo scopo di costruire una traccia ordinata: una soluzione dal sapore un po’ scolastico per gli spettatori avvezzi a Arriaga e a Inarritu. Il carabiniere e il suo contrario; e il comune denominatore è la coscienza di essere, in ogni caso, una vittima. Ma il maggior dolore è alla fine, quando un fatale faccia a faccia metterà sullo stesso piatto della bilancia, per compassione e dichiarata matrice comune, sparatore e sparato, stillando il possibile dubbio che in fondo sia frutto anche questo di un caso. Pasolini nel ’68 scriveva agli studenti borghesi che manifestavano: “Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano - e poi - “Hanno vent´anni, la vostra età, cari e care”. Ma era un’altra cosa.
Fabrizia Centola
http://www.nonsolocinema.com/Due-vite-per-caso-di-Alessandro_20163.html
  

Il film rivelazione del festival di Berlino diretto da un giovane siciliano pieno di talento ma, soprattutto, di tenacia. Giovane, brillante, pieno di idee e di voglia di fare.

Alessandro Aronadio rappresenta la riscossa della meglio gioventù nostrana, quella che per emergere deve lottare con le unghie e con i denti, quella che per sopravvivere nella fossa dei leoni ha scelto di addomesticarli e non di diventare come loro, quella che per raggiungere uno scopo è disposta a tutto, tranne che ai compromessi. Il suo primo film, Due vite per caso, racconta un po’ la storia di questi giovani, la loro rabbia, il loro malessere, la lotta estenuante per convincere i più vecchi a credere in loro e nelle loro capacità. Ed ora il film, presentato come unico film italiano alla Berlinale 2010, potrebbe diventare manifesto e propaganda della gioventù contemporanea.

Il film è tratto da un racconto. Come ne sei venuto a conoscenza e cosa ti ha spinto a scegliere questo tipo di storia da raccontare?

Mi sono imbattuto casualmente in questo racconto di Marco Bosonetto, chiamato Morte di un diciottenne perplesso. Mi sembrava un racconto interessante perché si basava su un tema per me molto affascinante – il doppio – che conosco abbastanza bene perché è stato l’argomento della mia tesi di laurea e poi perché molti film, secondo me, possono essere ricondotti al tema del doppio. Questo racconto, inoltre, intrecciava svariati legami con l’attualità, la società e la politica del nostro tempo, fattore per me molto importante. Ovviamente il film, scritto e sceneggiato sempre con Marco Bosonetto, si è evoluto ed è cambiato col tempo. Dopo la scrittura, in tutto abbiamo impiegato 6 settimane a girarlo.

Essere scelti per un festival come la Berlinale è certamente una grossa emozione, ma anche una grande responsabilità.

Ero l’unico a rappresentare l’Italia a Berlino quest’anno. Dunque, oltre ad essere felice per esser stato selezionato per un festival così severo, specie con gli italiani, ho avvertito un po’ di reponsabilità. Nonostante questo, il film ha ottenuto da subito un grande successo: basti pensare che per 5 giorni il mio film ha fatto il tutto esaurito nelle sale, lasciando il pubblico molto interessato ed emozionato alla fine del film e, perché no, anche incuriosito, dal momento che si è sempre trattenuto dopo la proiezione per farmi tantissime domande sul film. Lo hanno visto tutti con trasporto, come un film impegnato, di denuncia. Ed io che ero l’unico, al mio primo film, quando tanti registi dopo 40 film non riescono a portarne a Berlino nemmeno uno beh, ero davvero molto orgoglioso. Berlino è un festival interamente incentrato sul cinema, per il cinema, del cinema. Non ci sono starlette, lustrini come se ne possono trovare in altri festival. La Berlinale è un festival molto rispettoso. Il bello di Berlino è che se c’è un problema si cerca sempre la soluzione, mentre in Italia si va sempre alla ricerca dell’ostacolo che gli impedisce di tentare, di investire in un progetto.

Il cinema europeo è in ascesa, ma quello indipendente italiano è decisamente sempre al limite, in crisi, difficilmente riesce a trovare una distribuzione. Questo accade, forse, perché spesso si ha paura di osare. La Lucky Red, però, ha puntato su di te. Vuoi raccontarci com’è andata?

La distribuzione è stata trovata dalla produzione del mio film. Lucky Red si è interessata al progetto, permettendoci di avere finanziamenti ministeriali (che ti concedono solo se hai una distribuzione), oltre che un marchio così importante in apertura del nostro film. Siamo molto contenti che un film come questo sia distribuito dalla Lucky red che ha distribuito negli anni tantissimi film internazionali come quelli di Haneke, Von Trier…. E’ una sorta di onore per noi.

Hai studiato cinema in America, se non erro, la mecca del cinema insieme a Bollywood per produzione e distribuzione cinematografica annuale. Cosa hai portato di questa tua esperienza nel tuo film e nel tuo modo di fare cinema?

Mi sono laureato in psicologia con una tesi sul cinema, poi ho vinto una borsa di studio per gli Usa per studiare cinema. In America, come a Bollywood, il cinema è un’industria, mentre in Italia sono solo piccole occasioni che faticosamente cerchi di mettere in piedi. In America, dunque, i film sono quasi tutti operazioni commerciali, eccezion fatta per il panorama indipendente. Tutta Hollywood punta a realizzare film che portino un notevole guadagno “all’azienda”; sia che un film sia d’autore che no è realizzato sempre nella prospettiva economica, di quanto si investe e quanto si guadagna. Da un certo aspetto è giusto così, perché il cinema è un’arte molto costosa e non immediata. Se vuoi scrivere un libro, puoi scriverlo, se vuoi dipingere un quadro puoi dipingerlo, ma se vuoi girare un film sai che la strada da percorrere è molto più lunga. L’America è una grandissima gerarchia che si fonda sul rispetto di tutti i ruoli, su una grande parcellizzazione del lavoro di tutti, e su un grande rispetto per tutti. Ovviamente, però, in queste situazioni il tempo è denaro. Tutto è già preparato da prima, non si può sbagliare qualcosa o cambiare ciò che è stato pianificato. In Italia è tutto il contrario. Molto spesso l’occasionalità con cui si lavora offre uno spazio, uno spiraglio in cui fare entrare scosse di creatività che poi spesso portano a qualcosa di geniale. Quello che gli americani amano di noi italiani è che i nostri film hanno quella genialità che spesso nei loro film manca. In ogni caso, quello che comunque porterò dall’America nel mio lavoro è il rispetto per tutti e l’estrema organizzazione.

Dopo il successo di Due vite per caso, hai già qualche altro film in cantiere?

Si, ci sto lavorando. Non ne parlo, per scaramanzia, ma quel che è certo è che sarà molto diversa da questo film. Sarà un po’ una commedia nera, sullo stile di Dino Risi e Mario Ferreri, con un occhio cmq sulla società attuale. Viviamo anni molto strani e vorrei che fra 30 anni i giovani del futuro possano rendersi conto di cosa abbiamo vissuto ora. Il cinema in questo secondo me può aiutare molto.

Come mai hai selezionato Isabella Ragonese e Lorenzo Balducci per questo film?

Ho scelto Isabella perché secondo me è un’attrice che emana energia in tutti i personaggi che interpreta, un’energia che traspira dallo schermo. Il ruolo che volevo farle interpretare era un vero e proprio fiume di energie, un personaggio “cazzuto” e con una sua identità caratteriale molto forte (Isabella Ragonese è stata nominata Nastro d’Argento per questo film). Lei è molto brava a cambiare ruolo da un film all’altro ed è riuscita a cambiare negli anni moltissimi registri, dal comico al drammatico. Averla per me è stato un grande privilegio. Lorenzo, invece, l’avevo visto recitare in Gas, in cui interpretava un ragazzo rabbioso, un po’ come il personaggio del mio film. Ho voluto incontrarlo ed ho scoperto che lui effettivamente è un po’ Matteo: apparentemente tranquillo, con la sua eleganza, la sua timidezza, ma con una forte inquietudine di fondo. C’è stato un bello scambio tra attore e personaggio in questo caso.

Due vite per caso non sembra affatto un’opera prima, quanto piuttosto il primo obiettivo raggiunto di una persona che ha lavorato tanto nel mondo del cinema. Quali sono stati i tuoi esordi?

Mentre studiavo psicologia a Palermo (perché io sono di Palermo), ho cominciato ad infilarmi di proposito nei set cinematografici siciliani, proponendomi inizialmente come porta caffè: poi, col tempo, mi sono inserito in altri set come aiuto regista, ho lavorato con Roberto Andò, Giuseppe Tornatore, Ciprì e Maresco. Poi ho vinto la borsa di studio per Los Angeles e lì sono stato poco più di un anno. Avevo fatto un piccolo corto e per la scuola dove studiavo altri lavori che hanno vinto vari premi in giro per i festival. Ho fatto un percorso molto canonico, di quelli che si fanno quando non porti un nome famoso. Io comunque sono la dimostrazione che se uno vuole, faticando molto, può arrivare a raggiungere qualcosa. La tenacia è importante tanto quanto il talento, perché in motissimi casi bisogna davvero stringere i denti.
Luna Saracino
http://www.eclipse-magazine.it/cultura/le-interviste-di-eclipse/intervista-ad-alessandro-aronadio-regista-di-due-vite-per-caso.html

9 comentarios:

  1. Hola
    Las partes 1 y 2 no funcionan
    Muchas Gracias

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  2. Salve
    Las partes 1 y 2 no funcionan
    Grazie per quello che fai.

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  3. Los enlaces son los correctos y figuran que permanecerán en el servidor por 21 días.(¿?)Realmente, no se que pasa. De cualquier modo voy a tratar de solucionarlo a la brevedad.

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  4. Cuesta que aparezca la pelicula, funciona hasta la mitad y esta incopleta.Gracias de todas maneras.

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  5. Los enlaces 1 y 2 no funcionan. Estoy intentando descargarlos desde QUE subieron la pelicula pero sin exito. El resto los descargue normalmente.
    ¿Podrían volver a subirlos con otros enlaces? GRACIAS.

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  6. En efecto, los enlaces 1 y 2 no funcionan, cosa rara.
    Aunque en la página web de Zs han anunciodo problemas en uno de sus contenedores y que por ello iban a deshabilitar algunos nodos
    Quizás sea eso
    Igual gracias, Amarcord, tu esfuerzo es invalorable para quienes nos gusta este cine
    Saludos y suerte

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  7. GRACIAS por los cambios. Ahora podre disfrutar de la peli. Saludos

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