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miércoles, 23 de enero de 2013

Quando la notte - Cristina Comencini (2011)


TÍTULO ORIGINAL Quando la notte
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 116 min.
DIRECTOR Cristina Comencini
GUIÓN Cristina Comencini, Doriana Leondeff
MÚSICA Andrea Farri
FOTOGRAFÍA Italo Petriccione
REPARTO Claudia Pandolfi, Filippo Timi, Thomas Trabacchi, Michela Cescon, Denis Fasolo
PRODUCTORA Cattleya / Rai Cinema
PREMIOS 2011: Festival de Venecia: Sección oficial largometrajes a concurso
GÉNERO Drama

SINOPSIS En las montañas de un hombre y una mujer se encuentran. Manfred es un guía alpino, introvertido, que ha sido abandonado por su esposa e hijos. Por su parte Marina es una joven madre de vacaciones con su hijo. (FILMAFFINITY)


Ci sono film che prendono le mosse da temi che possono essere interessanti, ma che, magari dopo qualche primo buono spunto, finiscono vittime di loro stessi e dei canoni del cinema più scontato.
Quando la notte, film di Cristina Comencini al quadrato, in quanto adattamento di un romanzo della stessa regista, è uno di questi.
Nella sua prima parte, quella che vede i due protagonisti Pandolfi e Timi separati e paralleli, Quando la notte tocca una questione femminile delicata e controversa come quella della non automatica attitudine naturale alla maternità con dinamiche interessanti. Nonostante un'eccessiva solennità un po’ fuori luogo e una ridondanza di contenuti, la Comencini restituisce con discreta efficacia il senso di fatica, ansia e frustrazione provato dalla sua protagonista, e riesce a raccontarne le radici gettate nelle aspettative su sé stessa più che da quelle degli altri.
Scomodo e un po' ossessivo, questo ragionamento del film però viene progressivamente messo in crisi e banalizzato col procedere della narrazione. Paradossalmente, dato che proprio le brusche reazioni del personaggio della Pandolfi ai problemi col figlioletto porteranno alla tensione morale e sessuale con quello di un Timi sempre troppo in cagnesco.
Pur rimanendo filo rosso, nelle intenzioni della Comencini, il tema di partenza sbiadisce e si affossa sotto il peso di un progressivo slittamento verso i canoni più abusati del melò strappalacrime.
Marina e Manfred, infatti, tenderanno allo spasimo il loro legame, tra didascalici discorsi tra donne fatti nella cucina di un rifugio e stereotipati conflitti fra fratelli, lasciando che l'inevitabile abbracciare la dimensione materna da parte di lei capiti improvviso come uno schioccar di dita, frutto di improbabili e subitanee illuminazioni e non di ragionati percorsi. Così, la problematica che sembrava primaria cade nel dimenticatoio, sostituita da un amore reso impossibile dai caratteri, dai luoghi e dalle tempistiche.
Quando la notte si abbandona progressivamente a dei modi di scrittura e regia che restituiscono dialoghi e situazioni da umorismo involontario, ma non è realmente questo il problema. È che la femminista Comencini, per amor di una strana concezione dell'arte, abiuri prima il suo tema madre e poi racconti un travaglio al femminile che pare frutto di una concezione della donna che si supponeva passata, fortunatamente, di moda.
Federico Gironi
http://www.comingsoon.it/News_Articoli/Recensioni/Page/?Key=8616
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Ci sono film che talvolta ti fanno proprio arrabbiare. Non tanto perchè sono brutti, ma per come potevano essere e come invece sono diventati. Specie se l'imbruttimento è dovuto a logiche commerciali che non vorremmo mai vedere, almeno a una Mostra del cinema. Ecco, Quando la notte, il nuovo lungometraggio di Cristina Comencini, in concorso a Venezia, fa parte di questa categoria. E lo dico con profondo rammarico perchè, proprio il sottoscritto che non ha mai amato troppo questa regista, all'inizio stava quasi per ricredersi, salvo poi...
Andiamo con ordine: Quando la notte è un film che comincia benissimo, si sviluppa benino, e naufraga clamorosamente nel finale. L'inizio è davvero dirompente: l'idea di base è ottima, e si capisce bene che è un tema che alla regista sta molto a cuore, tanto da risultare veramente bello, sconvolgente e 'sentito'.
Si parla della difficoltà di essere madre, della paura di mettere al mondo un figlio e di non ritenersi all'altezza del compito. Una giovane donna (Claudia Pandolfi) si reca in vacanza in un minuscolo paesino di montagna, in compagnia solo del suo bambino. Il marito è lontano, il posto isolato e bellissimo, forse fin troppo incantevole e tranquillo, di un silenzio assordante. La ragazza è caratterialmente fragile e insicura, pur se amorevole e materna. Ma il bimbo è nervoso, irrequieto, respira male e piange in continuazione, a ogni ora del giorno e della notte. La mamma cerca in tutti i modi di calmarlo, con scarsi risultati. E rischiando l'esaurimento nervoso.
Finchè una notte...
Se il racconto proseguisse su questo piano, il film poteva essere un magnifico psico-thriller. E invece ecco che nella seconda parte arriva quello che mai avremmo voluto vedere. La donna (non vi diciamo come e perchè)prende una cotta disperata per un guardiaboschi rude, 'selvaggio', timido e molto problematico (parte che si addice a Filippo Timi come a me quella di James Dean in 'Gioventù  Bruciata'... dispiace per  il 'povero' Timi, attore interessantissimo). Una storia d'amore posticcia, fasulla e assolutamente non credibile, che fa prendere al film una deriva melò da renderlo stucchevole e melenso. E non ci vuole molto a capire che è stata, con ogni probabilità, una scelta imposta dalla produzione per fini esclusivamente commerciali.
Un vero peccato, perchè un soggetto del genere meritava più rispetto. E poteva venirne fuori una storia di quelle 'universali', che funzionano a tutte le latitudini e che mancano come il pane al cinema italiano. Tutto questo per un pugno di spettatori in più... in nome di una certa ottusità di vedute che, purtroppo, non è prerogativa solo del nostro cinema.
http://solaris-film.blogspot.com.ar/2011/09/quando-la-notte-italia2011-di-cristina.html


Cristina Comencini, da sempre autrice attenta alle tematiche femminili, torna ora alla ribalta con Quando la notte, nuovo lungometraggio tratto dal suo omonimo romanzo e presentato alla 68° Mostra di Venezia, non mancando di far parlare di sé. Dapprima per l'accoglienza, tutt'altro che calorosa, della critica al film - che a più riprese ha letteralmente fischiato la pellicola durante la proiezione - e in questi ultimi giorni per la decisione da parte degli organi di censura di vietare l'opera ai minori di anni 14 per via delle tematiche trattate, a quanto pare capaci di impressionare il pubblico giovane. Pubblico giovane che, aggiungiamo noi, tra la quantità di uscite di questo fine settimana difficilmente sceglierebbe il dramma della Comencini, per una semplice questione di affinità. Oltretutto la tematica, per quanto drammatica, è attuale da sempre e tratta un argomento di cui è giusto parlare, come la Comencini del resto fa, senza oltretutto soffermarsi in modo morboso o deleterio. Ma su di un argomento spinoso come la depressione post-parto, forse, è più facile glissare che porre in atto una discussione seria. Che poi tutta questa attenzione mediatica sia andata a favore o contro la popolarità del film, lo scopriremo presto: per ora limitiamoci a parlare della pellicola in sé, delle sue qualità e dei suoi demeriti.
Marina (Claudia Pandolfi) viene dalla città e ha deciso di far trascorrere al suo unico figlio le vacanze in alta montagna, nel tentativo di migliorare le condizioni di salute del piccolo. Qui incontra Manfred (Filippo Timi), guida alpina schiva e caratterizzata da un passato familiare molto complesso e conflittuale. Marina e Manfred, a poco a poco, si conoscono e, nonostante gli attriti e le controversie iniziali, cominciano ad interessarsi l'uno della vita dell'altra, incuriositi, peraltro, dalle rispettive problematiche familiari. La donna, peraltro, sembra essere spesso preda di forti crisi per via di una maternità per certi versi 'subita' e di certo non vissuta nel migliore dei modi, che porteranno, una sera, ad un imprevisto su cui calerà il mistero. Un mistero su cui Manfred vuole vederci chiaro...

AMORE E RESPONSABILITÀ
Un film in cerca di una vera identità, l'ultima opera della Comencini: la tematica di base è interessante da sviscerare e l'incipit convince, presentando bene i caratteri dei due personaggi e svelandone a poco a poco le problematiche come anche le motivazioni della loro 'impossibile' attrazione. Oltretutto, alle drammatiche scene di crisi di Marina fanno da contraltare dei più gradevoli e (relativamente) appassionanti quadretti familiari nelle meravigliose cornici naturali delle Alpi. Il problema sta nel suo essere un film in definire, che a poco a poco tralascia la difficile tematica dell'inadeguatezza genitoriale - risolvendola con una certa ingenuità e con una scusa tutt'altro che convincente - in favore di sprazzi da commedia di stampo televisivo e di una storia d'amore che sembra uscita da un romanzo di Nicholas Spark, più che da uno della Comencini. Il tutto condito, qua e là, da diverse uscite infelici nei dialoghi e una recitazione altalenante, o forse semplicemente spesso inadeguata. Timi, ad esempio, è sempre bravissimo, ma sarebbe forse ora di rinnovare la sua immagine di eterno imbronciato proponendogli un ruolo diverso. La Pandolfi poi, nonostante l'impegno dimostrato, non è certo Jodie Foster, e dunque le scene più drammatiche o emotivamente coinvolgenti risultano, a volte, poco convincenti. Riteniamo, inoltre, che utilizzare la complessa tematica di cui parlavamo poc'anzi come, a conti fatti, mero stratagemma per giustificare i banalissimi venti minuti finali del film (preceduti, invece, da una parte centrale ben ritmata e ricca di comprimari interessanti) in cui si (non)consuma la storia d'amore tra i due protagonisti, sia stata un'idea infelice, che quasi azzera quanto di buono si possa altrimenti ricercare nel film.

COMMENTO FINALE
Al di là dei fischi in sala, forse troppo prevenuti e gratuiti, e di ogni altra polemica, la Comencini sembra voler dire molto al suo pubblico, perdendosi però per strada e passando dal dramma materno dalle grandi aspirazioni al dramma sentimentale assai spicciolo. Non sempre adeguatamente supportato da un impianto come si conviene, il film affonda progressivamente a causa di una guida troppo capricciosa della Comencini, che favorisce, di volta in volta, elementi diversi ma che non si sposano sempre perfettamente gli uni con gli altri. Non pessimo, ma neanche incisivo come potrebbe, Quando la notte rimane dunque impantanato in un limbo autoriale dal quale non riesce ad uscire con fermezza d'intenti.
Marco Lucio Papaleo
http://www.everyeye.it/cinema/articoli/quando-la-notte_recensione_15288

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