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lunes, 14 de enero de 2013

Umano Non Umano - Mario Schifano (1972)


TITULO ORIGINAL Umano Non Umano
AÑO 1972
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 95 min.
DIRECCION, ARGUMENTO Y GUION Mario Schifano
FOTOGRAFIA Mario Vulpiani
MONTAJE Rosanna Coppola
REPARTO Alexandra Stewart, Carmelo Bene, Rada Rassimov, Mick Jagger, Keith Richard, Sandro Penna, Alberto Moravia
PRODUCCION Mount Street Film

SINOPSIS «Di fronte al “non umano” della chiacchiera culturale occidentale (Calvesi che parla d’arte, Aprà che parla di cinema, Moravia che parla di civiltà dei consumi, dei miti e dei riti della mondanità borghese […] dello spettacolo come vanità […] o della cultura come solitudine), sta l’“umano” della resistenza vietnamita, della rivoluzione cinese, del popolo sorridente» (Miccichè). Film presentato al Festival di Venezia nel 1969. «Umano non umano, uno dei pochi film d’artista ad essere stato prodotto, è da molti critici considerato come il più bel esempio sperimentale del cinema italiano anni Sessanta. Nel film fanno da cerniera tra una sequenza e l’altra le immagini di guerra riprese dalla televisione, mentre il trait d’union sonoro è il battito cardiaco che cessa solo in alcuni momenti» (Rebecca Teciuba).


Schifano e la disumanizzazione
Secondo lungometraggio dell’artista Mario Schifano, Umano, non umano è un film sperimentale e antinarrativo che procede a blocchi, tramite un montaggio che sembra saltare di palo in frasca, senza logica apparente.
Un bambino lacera lo schermo su cui viene proiettato Godard. Un gruppo di borghesi, tutti ben vestiti e con bicchieri pieni in mano, sta festeggiando qualcosa. Mick Jagger canta facendo un buffo balletto. Due amanti (annoiati o svogliati?), tra carezze e baci, si rotolano tra le coperte rimanendone imbozzolati; nessuno dei due proferisce mai parola. Un'altra coppia, in macchina, inizia a litigare: lei fugge, lui la raggiunge e inizia a picchiarla; allo spettatore non è dato sapere il motivo della lite. Il critico Adriano Arprà espone le sue teorie sul cinema, lo scrittore Moravia passeggia in riva al mare pronunciando parole inglesi e il poeta Sandro Pena, denunciando i propri acciacchi, legge i brani di alcuni suoi scritti. Intanto, un gruppo di operai, sta manifestando in piazza. Tra un episodio e l’altro, irrompono alcune immagini distorte della guerra in Vietnam, riprese sullo schermo di un televisore.
Come fanno notare in molti: alla “disumanità” della compiaciuta chiacchiera culturale tipica dell’occidente, Schifano contrappone ”l’umanità” della resistenza vietnamita e della rivoluzione cinese. Il regista/artista mette in risalto l’assenza di comunicazione che intercorre non solo tra i due mondi, ma anche all’interno stesso dell’occidente “non umano” che, paragonato all’oriente “umano” (resistente alla disumanizzazione), si mostra vacuo e ridicolo. Ne risulta un collage di stili e contenuti, scandito a ritmo di battito cardiaco; un'opera che si esprime per suoni, accostamenti di montaggio e immagini. Più che un film, un quadro d’avanguardia con il dono del movimento che sa mettere addosso una forte senso di straniamento e, pur richiedendo un certo impegno, stimola la curiosità dei più avvezzi. Impossibile stare dietro in tutto e per tutto a un cane sciolto come Mario Schifano. Criminale non provarci nemmeno.(Daniele ‘Danno’ Silipo)
http://www.bizzarrocinema.it/component/option,com_jmovies/task,detail/id,167/
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Trama
Giovanni, dopo avere assistito alla proiezione di un film di Godard e di alcune scene tratte da opere del medesimo, si avvicina allo schermo e lo lacera. Il critico cinematografico Adriano Aprà espone alcune sue idee sulle funzioni del cinema nella società. Al centro di Roma, in piazza Colonna, sono raggruppati degli operai dell'Apollon in manifestazione; uno di essi, fuori campo racconta il perché e le difficoltà della lunga occupazione della loro fabbrica. In ambiente borghese si sta svolgendo un banalissimo party; ma non si odono le voci dei partecipanti. Lo scrittore Moravia passeggia solitario in riva al mare; quindi pronuncia parole inglesi incomprensibili per la massa. Di nuovo si assiste alla pacifica manifestazione degli operai dell'Apollon e si ascoltano altri particolari sulle difficoltà dell'occupazione e sulle manovre compiute dal padrone per volgere a proprio interesse una situazione fallimentare. Un ragazzo cerca di stringere a sé la propria innamorata; questa rifiuta e lui la picchia; riprendono il cammino senza che si sia ascoltato il perché della loro lite e se sia avvenuta la riconciliazione. Immagini confuse del Vietnam rompono la sequenza di questo materiale a noi quotidiano. Due amanti si voltolano banalmente in un letto. Il poeta Sandro Penna viene intervistato e, tra una lamentela e l'altra sui suoi acciacchi, legge brani meno noti delle sue poesie. Una ragazza abbondantemente discinta si dimena sullo schermo e si sovrappone idealmente a se stessa più volte. Un contadino dipinge falce e martello sul suo campo vuoto. A Piazza San Giovanni, per uno sciopero di solidarietà con gli operai dell'Apollon, si raccolgono migliaia di manifestanti ai quali parlano - non uditi e non ascoltati - oratori dei sindacati e dei partiti.
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=8065&film=UMANO-NON-UMANO


SCHIFANO 1934-1998. L’UOMO CHE DIPINGEVA PERCHÈ È UMANO
di Maurizio Mequio (Tratto da Dazebao L’informazione online)
Più che una mostra, un paradiso artificiale, dove nuotare, concedondo goduria ai propri occhi. L’antologica su Mario Schifano, proposta allo GNAM di Roma, a dieci anni dalla sua morte, può rappresentare un luogo di pura, raffinata, esperienza estatica per tutti i suoi visitatori. Una vita raccontata, aperta, un contenitore che attraverso linguaggi appropriati serve, spiattella in faccia, milioni di contenuti. Instaura un dialogo istintivo, istantaneo con chi ne partecipa. Fili che legano le opere ad ogni età, ad ogni soggettività, costruendo una splendida ragnatela di collegamenti tra gli oggetti artistici e le quotidianità.
Sorprende, come ha sempre fatto. Schifano concede il lusso di mettere qualsiasi uomo di fronte ad uno specchio. E spiegava: “questi colori, i miei colori, non sono emozioni, ma metafore”. Come a dire: “Non pensate a me, non bruciate quel che vedete cercando di filtrare delle emozioni. Verrà da sé: Ci siete già dentro”. Un maestro della comunicazione, non a caso si sentiva “un nuovo media”, capace di farsi capire, di far girare il cervello altrui. Spalanca gli occhi, deposita l’arte dove il mondo non si sofferma più: attraverso i macchinari, le tecniche, costruttrici dell’immondiziaio mondo consumista, lui riesce a dipingere delle perle anche di questi tempi. Da più angolature, secondo una sua visione del mondo, tutt’altro che semplicistica, anzi critica, riflessiva, pacifista, d’opposizione e rivoluzionaria. Andy Warhol italiano, bulimico dell’arte, icona maledetta, niente lo può descrivere per quello che è stato. Semplicemente perchè Schifano è stato diversi Schifano, mutevole, capace di mettersi in discussione e di sperimentare.
Nella ricerca ha arpionato i tempi, nell’attenzione all’evolversi dei linguaggi ha conquistato la sua espressività. Dai monocromi degli anni sessanta all’uso della fotografia, dalla musica dipinta, o suonata, ai rumori trascritti, dal richiamo pop alle reinterpretazioni di De Chirico, dalle rielaborazioni del cinema e delle immagini televisive all’uso di internet, fino al ritorno al disegno negli anni ottanta e novanta. Un viaggio tra ninfee che richiamano Monet e paesaggi mediatici. Nel 1970 aveva già capito tutto, la tecnologia avrebbe accompagnato il mondo, fino a superficializzarlo. Eppure una tv accesa, 24 ore su 24, può essere uno sfondo, poetico, romantico, vissuto, come un campo di grano fiorito.
Provocatorio in “Ex film”, tela gigantesca nera con foto ritoccata, smaltata, di uno scorcio di schermo cinematografico. Un “frame” di un film in bianco e nero. Un pezzo di film che non c’è più, che non sarebbe esistito, perchè all’occhio umano percepibile solo nella dinamica di un’azione, ora proposto come protagonista dell’opera, al contempo un pezzo di storia dei media che è scomparso: la televisione ha svoltato nei colori, i cinema si svuotano, poi si moltiplicano, perdono il loro appeal e il loro significato sociale per assumerne un altro. Dal buio propiziatore di incontri amorosi e sigarette frenetiche da consumare entro la fine del film alle luci dei centri commerciali e delle star di Holliwood.
Toccante, ironico e scandaloso, quando dipinge “I numerosi figli della moglie del collezionista”: usa colori accesi, rosso, viola, blu giallo, lei è seducente in abito bianco, ma i neonati sembrano aborti. E’ il dramma dell’opera d’arte, prima figlia dell’autore, poi degli acquirenti. Figlia morta sul nascere perchè destinata ad avere vita propria, legata a tutti i suoi possibili fruitori. Un quadro che drammatizza il dolore del rinunciare ad una proprietà, ma che ironizza sulle barriere, i limiti non imponibili all’opera d’arte, al suo orizzonte di lettura. Poetico invece nella sua proposta di “pittore bambino”: colori schizzati, fiammanti, spazzati, verniciati contro il tempo, per ritrarre la terra, una superficie, ed un cielo celeste interrotto da un filo per i panni, con appesi dei giocattoli rossi.
E’ un genio: assolutamente amabile dal nuovo millennio, artista capace di far impazzire critici e pubblico di tutto il 900, uomo che ha vissuto la strada, il carcere ed il manicomio. Diceva di dipingere, sempre, anche quando non dipingeva: “perchè è molto umano”. Si schierò apertamente contro la tensione dell’era nucleare, contro il Vietnam, contro alcune posizioni del Partito Comunista, contro l’abbandono delle Favelas -espose una tela bianca in una mostra in Brasile per protestare contro la volontà delle autorità brasiliane di dipingere i quartieri malfamati di verde, in modo da mimetizzarli, nasconderli-: coraggioso e tra la gente. Il merito della mostra è quello di presentare uno Schifano sfuggente, che tocca, sommerge, ma non si esaurisce, scappa ed è già oltre. “Schifano 1934-1938” è la prima grande retrospettiva sull’artista nato in Libia, vanta 130 opere tra dipinti e disegni e resterà aperta fino al 28 settembre 2008.
http://vocedellaluna.wordpress.com/category/mario-schifano/


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