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domingo, 18 de abril de 2021

I miserabili II_Tempesta su Parigi - Riccardo Freda (1948)

 

TÍTULO ORIGINAL
I miserabili - Tempesta su Parigi
AÑO
1948
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español e Italiano (Separados)
DURACIÓN
92 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Riccardo Freda
GUIÓN
Riccardo Freda, Mario Monicelli, Vittorio Nino Novarese, Steno (Novela: Victor Hugo)
MÚSICA
Alessandro Cicognini
FOTOGRAFÍA
Rodolfo Lombardi
REPARTO
Gino Cervi, Valentina Cortese, Hans Hinrich, Aldo Nicodemi, Luigi Pavese, Jone Romano, Joop van Hulzen, Delia Orman, Gino Cavalieri, Ugo Sasso, Luigi Garrone, Nino Marchetti, Dino Maronetto, Franco Balducci, Marcello Mastroianni
PRODUCTORA
Lux Film
GÉNERO
Drama | Siglo XIX. Secuela

Sinopsis
Desventuras de Jean Valjean que, como consecuencia del robo de un poco de comida para su supervivencia da con sus huesos en la cárcel y, tras un intento frustrado de huida de la misma, cumple integra una larga condena. Al recuperar la libertad, Valjean logra ascender socialmente y dedica sus fuerzas a ayudar a los desfavorecidos, pero un inspector de policía, de nombre Javert, se dedicará implacablemente a perseguir a Valjean. (FILMAFFINITY)
 
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Negli anni quaranta le grandi case di produzione che si risvegliavano dopo la guerra ebbero l’intuizione di rispolverare il genere del grande feuilleton cinematografico. Film dai costi non eccessivi, eppure dignitosi nella realizzazione e pieni di attori di prima fascia, in larga maggioranza suddivisi in due puntate.

Il prototipo è il dittico Noi vivi e Addio Kira di Goffredo Alessandrini, uscito in piena guerra. Esemplari sono i casi de Il fiacre n. 13 di Mario Mattoli (le cui scenografie e costumi furono riciclati da I due orfanelli con Totò, di maggiore successo), Eugenie Grandet e Daniele Cortis di Mario Soldati, La figlia del capitano di Mario Camerini, I fratelli Karamazoff, Resurrezione, fino al mastodontico Fabiola di Alessandro Blasetti.

L’intento è semplice: riportare al cinema le masse popolari servendosi dei testi della grande letteratura popolare, che vuol dire rischiare poco (sono storie che vivono della capacità di presa sul pubblico), investire non troppo (scene di cartapesta, costumi via via riadoperati, attori e registi già sotto contratto), incassare tanto (i circuiti provinciali e parrocchiali).

Non fa eccezione la trasposizione de I miserabili, suddivisa in Caccia all’uomo (dramma umano) e Tempesta su Parigi (dramma storico). Cinema popolare all’ennesima potenza, che pur non rinunciando alle lezioni morali del testo d’origine privilegia l’azione spettacolare alla fedeltà al testo, giocando quasi tutto sulla dualità manichea tra l’ex galeotto Jean Valjean e il poliziotto Javert, cioè tra l’astuzia al servizio della bontà e l’applicazione ottusa della legge, una caccia all’uomo che ha più di una problematica (sono entrambi due disperati, ma se Valjean è l’incarnazione della speranza, Javert ne è la negazione).

Tradendo con parsimonia ma non timidamente l’opera di Victor Hugo (alla sceneggiatura ha collaborato anche Mario Monicelli), pur in un’atmosfera un po’ didattica e pedante e in un clima di decoroso mestiere, il film se da una parte si pone l’obiettivo del “film di caccia” con un buon lavoro sulla tensione emotiva, dall’altra coglie bene i fermenti rivoluzionari con vaghe allusioni alla situazione italiana di qualche anno prima.

Abbastanza divertito, Gino Cervi copre un arco esistenziale di circa mezzo secolo e riesce a non avere mai un’età, come gli eroi dei fumetti. Al contrario, il tedesco Hans (Giovanni nei titoli postbellici) Hinrich non ha un filo di trucco che esprima il corso degli anni, come se il suo Javert si faccia eterno paradigma della propria funzionalità narrativa (Javert più come modello che in quanto personaggio).

Valentina Cortese si muove discretamente nel doppio ruolo di Fantine e Cosette. Andreina Pagnani, futura signora Maigret al fianco di Cervi, appare come Suor Simplicia. Scene di Dario Cecchi, cartoni splendidamente teatrali. Si potrebbe individuare in questi Miserabili l’idea primigenia dello sceneggiato televisivo degli anni sessanta, o perlomeno la sua attuazione ideale e compressa, con maggiore azione ed indiscutibile ritmo.
https://lorciofani.com/2014/07/05/i-miserabili-riccardo-freda-1948/


I MISERABILI DEL DOPOGUERRA

Uscí nelle sale nel 1948. Contemporaneo alla grande regia del Neorealismo, un film che se ne distacca preferendo un cinema più popolare. Il capolavoro di Hugo trasportato in una pellicola senza sentimentalismi che punta sulla scenografia

Caccia all’uomo: in libertà dopo 18 anni di lavori forzati, Jean Valjean (Cervi) ruba due candelabri al vescovo Myriel (Pianforini). Questi però lo perdona e la vita di Jean cambia, ma l’ispettore Javert (Hinrich) non crede a questo suo ravvedimento…
Tempesta su Parigi: Valjean, divenuto un rispettabile cittadino, dedica la sua vita alla figlia adottiva Cosetta (Cortese) la quale, sullo sfondo della Parigi del 1832, si innamora di Mario (Nicodemi), studente implicato nei moti rivoluzionari. Intanto, Javert continua la sua caccia.

In piena stagione neorealista Rossellini, Visconti e De Sica portavano sul grande schermo la tragedia e le speranze di un Paese uscito provato dall’ultimo conflitto. Tuttavia non c’era solo il Neorealismo: «Il cinema, dall’indomani della liberazione», scrive lo storico Gian Piero Brunetta, «accoglie e assimila pubblici provenienti da molteplici forme di spettacolo o influenzati da altri sistemi culturali», tanto da diventare «nel giro di pochi anni, il più potente collettore e acceleratore di particelle del mondo dello spettacolo e della cultura popolare, capace di attuare ogni sorta di riduzione e contaminazione intertestuale». Questo cinema di genere, spesso dimenticato in favore del fenomeno neorealista - anche grazie ad una critica che «si guardava bene dal battersi o solo dal tentar di interrogarsi più a fondo sul ruolo di autori [allora considerati minori], che da un certo momento in poi in Francia hanno trovato schiere di ferventi sostenitori» - costituiva in realtà la base economica che aveva permesso all’intera industria cinematografica italiana di prosperare negli anni seguenti.

Nel primo dopoguerra, dunque, il cinema popolare italiano ha già il coraggio di misurarsi con i capolavori alti della letteratura mondiale, adattandoli con quell’audace inventiva artigianale che spesso andava a sopperire le poche risorse economiche messe in campo dalla produzione. È quello che accade anche per le due parti che compongono questa versione de I Miserabili di Riccardo Freda, oggi stimato come uno dei più intelligenti artigiani della migliore stagione del cinema italiano. Il regista «tende ad asciugare il tema delle redenzione del forzato che diventa uomo libero in lotta contro una società ipocrita» (P. Mereghetti), ma forse più semplicemente Freda evita di cadere nel facile sentimentalismo e si concentra sulle non ampie risorse offerte dalla Lux per sfruttarle al meglio, innanzitutto attraverso un uso sapiente delle scenografie, quasi elevandole al ruolo di co-protagoniste delle vicende di Jean Valjean. In Caccia all’uomo case, vicoli e ombre tessono una trama opprimente attorno al protagonista, uomo già liberato ma non ancora libero dai pregiudizi di una società chiusa e diffidente; all’opposto, in Tempesta su Parigi le masse irrompono negli ampi spazi delle piazze dove si gioca la grande partita della storia, segno di un cambiamento che stava percorrendo la società francese dell’epoca.

Colpiscono le due interpretazioni dei personaggi principali: Gino Cervi dà vita ad un solido Jean Valjean, uomo rude e violento ma capace di commuoversi e cambiare di fronte ad un incontro inaspettato, mentre Hans Hinrich fa della rigidezza e dell’austerità il tratto distintivo dell’ispettore Javert, tanto moralmente ineccepibile quanto incapace di andare oltre la propria misura e di ammettere che anche un forzato possa cambiare vita. Cristaldi Film rilascia, in due dvd, questa pellicola considerata una delle più riuscite trasposizioni del celebre romanzo di Victor Hugo: un’occasione in più per rivisitare il racconto del grande scrittore francese e scoprire un tassello meno noto della storia del nostro grande cinema.
Luca Marcora
https://it.clonline.org/news/cultura/2013/09/04/i-miserabili-del-dopoguerra

A SPASSO NEL CINEMA: I FILM DI RICCARDO FREDA
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Il secondo film è I Miserabili (1947), prodotto dalla Lux di Gualino, che esce in due parti, intitolate Caccia All’Uomo e Tempesta Su Parigi. La sceneggiatura è curata da Freda, Steno e Monicelli. Si tratta di una pellicola in continua progressione, che riesce comunque
a tenere conto del rapporto che ogni personaggio intrattiene con il proprio spazio, grazie alla presenza di una macchina da presa più che viva. Qui Freda sostiene che il “Male” sia uno degli elementi più affascinanti, perché non ha nulla di metafisico e dipende,
interamente, dalla volontà dell’uomo. Nel film questo male è rappresentato dal personaggio di Javert, un uomo che concepisce la sua persecuzione come ragione di vita, tanto da condurre un’esistenza scandita da una rigida disciplina, pur di arrivare al
raggiungimento dell’obiettivo stabilito. Freda evita di cadere nel facile sentimentalismo per concentrarsi sul modo per sfruttare al meglio le scarse risorse offerte dalla produzione: l’autore, così, ricorre ad un uso sapiente della scenografia, che diventa una sorta di
secondo protagonista della vicenda. In Caccia All’Uomo, per esempio, case, vicoli e ombre opprimono il protagonista, un uomo che subisce i pregiudizi di una società chiusa e diffidente; in Tempesta Su Parigi, invece, le masse irrompono sugli ampi spazi della città,
sintomo del cambiamento che sta colpendo la società francese del periodo. Il regista mostra di apprezzare il cinema hollywoodiano più di ogni altra cosa: la scena di apertura, per esempio, la parte che ci porta a conoscenza dell’antefatto è priva di dialoghi: la
giovinezza di Jean, il suo arresto e i tentativi di evasione sono raccontati con un ritmo incalzante, attraverso un montaggio serrato e un commento musicale intenso. Sono presenti le parole, sì, ma solo quando è necessario.
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Fabio Pagliardini



 

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