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lunes, 26 de abril de 2021

La nonna Sabella - Dino Risi (1957)


TÍTULO ORIGINAL
La nonna Sabella
AÑO
1957
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
95 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Dino Risi
GUIÓN
Dino Risi, Massimo Franciosa, Remigio Del Grosso, Antonio Ghirelli (Novela: Pasquale Festa Campanile)
MÚSICA
Michele Cozzoli
FOTOGRAFÍA
Tonino Delli Colli (B&W)
REPARTO
Peppino De Filippo, Sylva Koscina, Renato Salvatori, Paolo Stoppa, Dolores Palumbo, Rossella Como, Tina Pica
PRODUCTORA
Co-production Italia-Francia; Franco London Films, Titanus, Compagnia Cinematografica
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
El joven Rafael debe acudir al pueblecito de Pollena, donde vive su anciana abuela Sabela, que ha reclamado su presencia ya que al parecer se encuentra muy enferma. A su llegada Rafael descubre que su abuela está perfectamente, y que todo ha sido un truco para poder hablarle de un proyecto: el plan de Sabela es casar a su nieto con una muchacha de buena familia. Pero a Rafael el plan no le convence. Al año siguiente se estrenó la secuela, "Sabela vuelve al ataque". (FILMAFFINITY)

Premios
1957: Festival de San Sebastián: Concha de Oro (mejor película)

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3 
Sub 

Se dovessimo individuare un filone decisivo per la commedia italiana degli anni cinquanta, non avremmo dubbi: è lo strapaesano, cioè il ripiegamento indolente in una cultura sottoprovinciale, quasi un bozzetto ai limiti del folklore, diffidente nei confronti delle città, ancorata alle tradizioni e agli usi e costumi di una comunità generalmente piccola ma a suo modo universale perché sovrasta la geografia per porsi quale epitome di un’intera nazione.

In diversa misura, fanno parte della covata film legati da sotterranee o meno affinità elettive, dai Pane e amore a Don Camillo fino a Il medico e lo stregone e l’assurda superproduzione Anna di Brooklyn che postula la visione americana dell’Italia. Per allargare il campo, è un mondo che costeggia il cosiddetto neorealismo rosa, cioè la virata popolare e brillante del nostro movimento più rappresentativo, e chiude una stagione pronta a raccontare i cambiamenti del costume della società del benessere.

In questo senso, La nonna Sabella è un film emblematico. È diretto dal divino Dino Risi, un regista settentrionale e borghese che veniva dal clamoroso successo di Poveri ma belli, zenit del neorealismo rosa ed interessante esplorazione di una Roma immutabile e vivace a metà tra noncuranza ed effervescenza: cosa c’entrava con questa spumeggiante commedia corale rurale e montanara?

C’entrava realisticamente per ragioni contrattuali (in tutto e per tutto un film Titanus), ma non dimentichiamo che alla base c’è un testo di Pasquale Festa Campanile, il quale è qui anche impegnato in sede di sceneggiatura con quel Massimo Franciosa con cui aveva ricevuto un ottimo riscontro con Gli innamorati. In più li affiancava Ettore Giannini, lo sfortunato autore del capolavoro Carosello napoletano: un bel parterre, insomma.

E, in fondo, è un film che risiede tutto nel disegno dei personaggi, collocati in una storia sì molto pimpante e tutto sommato avvincente ma che funzionano di per sé in virtù della scafata sapienza con cui sono scritti: bastano pochi dettagli, un tic, un gag, un certo tipo di abbigliamento, una battuta di spirito per definire gli orizzonti limitati di questi personaggi chiusi in un paese soffocante, dove tutti conoscono tutto e mantenere segreti è impossibile.

La nonna Sabella racconta il ritorno a casa di uno studente, giunto al capezzale dell’anziana nonna che in realtà ha architettato la messinscena pur di far rimpatriare il nipote. Arzilla quanto dispotica, gli ha combinato il matrimonio con la figlia di un proprietario terriero, sebbene lui ami la nipote del postino, il quale intrattiene da vent’anni una relazione clandestina con la sottomessa sorella di Sabella, incapace di opporsi alla vecchia.

Chiaramente l’intreccio costituisce l’occasione per abbozzare situazioni orecchiabili a tutti coloro che hanno vissuto o bazzicato in piccole comunità così autoreferenziali, ma è comunque curioso che a distanza di sessant’anni il film continui a divertire col suo mix di sotterfugi campestri e dittature familiari, con l’occhio di Risi che osserva con compassata ironia i movimenti vorticosi in un borgo arretrato o fermo nel tempo da cui – sembra dirci – sarebbe opportuno scappare.

La direzione degli attori si affida al consumato mestiere di professionisti infallibili o ad una certa consuetudine (Renato Salvatori era un povero ma bello, Sylva Koscina capitalizzava alla grande il suo corpo). Difficile sbagliare quando ci sono gli amanti clandestini Peppino De Filippo e Dolores Palumbo («garofanino!»), Paolo Stoppa e Renato Rascel quali comprimari di lusso, e soprattutto la gigantesca Tina Pica nel ruolo, assieme alla Caramella dei Pane e amore, più iconico della sua carriera esplosa troppo tardi ma come un roboante fuoco d’artificio.
https://lorciofani.com/2018/11/17/italia-50s-26-la-nonna-sabella-dino-risi-1957/

[...] Risi gira anche La nonna Sabella, sapientemente dedicato al­l'insolito protagonismo di Tina Pica ed alle emergenti grazie della pin-up Sylva Koscina. Qui la trama è dav­vero secondaria, perché i maneggi matrimoniali dell'invadente nonnetta sono dall'inizio destinati alla scac­co; ma trovate e scenette si susse­guono con la solita efficacia perché una Tina Pica in camicione nero non patisce il passaggio di categoria (ogni sua frase è un poema), e le danno replica Peppino De Filippo, Paolo Stoppa e Renato Rascel. Un film­favoletta (con splendide scenografie in esterni ed interni), ma a ben ve­dere, non privo di quella polemica contro i riti della mentalità passatista che Risi sa sviluppare senza appe­santire una sola sequenza.
Valerio Caprara Dino Risi, Gremese 1993
https://www.comune.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitoloRB/54F6CBC1910D62C7C125782A0033A499?opendocument 

Storia d’ambiente e racconto garbatamente ironico della famiglia dell’Autore: al centro delle vicende che la vedono protagonista, dapprima fanciulla caparbiamente schietta poi giovane donna sicura e imprevedibile, è la nonna Sabella.

Tirannica e simulatrice, commediante, straordinariamente vera e ‘fantastica’; estrosa, coinvolgente nel suo irriducibile attaccamento alla vita, sorprendente nella capacità di aderirvi, resta un personaggio che suscita simpatia e che è difficile dimenticare.

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FESTA CAMPANILE, Pasquale, La nonna Sabella, Milano, Bompiani, 1983

Nel romanzo sono riportate ficcanti  descrizioni della vita sui treni dell'epoca. Pasquale Festa Campanile d'altra parte era nato a Melfi nel 1927, non lontano dalla zona dei tragici eventi.

Trasferitorsi a Roma negli anni della seconda guerra mondiale, si avvicinò presto agli ambienti cinematografici, dove si elaboravano in que-gli anni i capolavori del cinema neorea-lista italiano. Scrittore, sceneggiatore eregista, Pasquale Festa Campanile esordì nel 1957 proprio con il romanzo La nonna Sabella che ottenne il Premio Re degliA ranci e il Premio Corrado Alvaro, e di cui Dino Risi fornì nello stesso anno la versione cinematografica con attori famosi come   Tina Pica, Renato Salvatori, Peppino De Filippo, Sylva Koscina, Paolo Stoppa, Dolores Palumbo.

"Le differenze tra scrivere e sceneggiare sono molto forti. Certamente io ho il rimpianto di avere perso molti anni facendo cinema e trascurando la letteratura. Il successo ottenuto da La nonna Sabella - il mio primo romanzo - in un certo senso mi traviò, perché mi catapultò immediatamente nel mondo del cinema e dopo feci una quantità enorme di sceneggiature, a volte con soddisfazione, tanto è vero che vinsi persino tre nastri d’argento, ma certo allontanandomi dal lavoro letterario che era quello che più mi era caro. Difatti per molti anni non scrissi più nessun romanzo e il mio secondo libro uscì dopo ben diciotto anni. (…)
http://www.antiarte.it/trenodiluce/la_nonna_sabella.htm


 
 

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