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miércoles, 13 de junio de 2012

Genesi: La Creazione e il Diluvio - Ermanno Olmi (1994)


TÍTULO ORIGINAL Genesi: La creazione e il diluvio 
AÑO 1994
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACIÓN 93 min. 
DIRECTOR Ermanno Olmi
GUIÓN Ermanno Olmi
MÚSICA Ennio Morricone
MONTAJE Paolo Cottignola, Fabio Olmi
FOTOGRAFÍA Ermanno Olmi, Fabio Olmi, Luca Luparini
REPARTO Annabi Abdelialil, Omero Antonutti, Sabir Aziz, B. Haddan Mohammed, Paul Scofield, Haddou Zoubida
PRODUCTORA Coproducción Italia-Alemania-USA; Beta Film / Lube Productions / Lux Vide / Turner Pictures
GÉNERO Drama. Aventuras. Fantástico | Religión. Biblia 

SINOPSIS Noé relata a su nieto la historia de la Creación del Universo, el pecado original, la expulsión del Paraíso y la historia de Caín y Abel. (FILMAFFINITY)



TRAMA
Una tribù di pastori nomadi del Marocco rivive, attraverso il racconto del suo patriarca, le pagine della Bibbia. Il vecchio narra al nipotino la nascita della luce, la separazione delle acque, la creazione delle specie animali e vegetali. Il giorno del riposo è narrato dopo un viaggio nel deserto, ed Adamo ed Eva nell'Eden ed il peccato originale rivivono allegoricamente nell'amore acerbo di due ragazzi della tribù. Storia antica e personaggi odierni si sovrappongono anche nell'episodio di Caino, cui i cinghiali devastano i campi, ed Abele, vittima innocente. Mentre il fratello lo abbatte a sassate, un vecchio ha la visione di future guerre. Dopo la sepoltura fatta al modo nomade, con pietre, di Abele, la carovana giunge ad una città: qui una giovane coppia sogna l'amore attraverso i versi del Cantico dei Cantici, ed un vecchio cieco evoca la figura e le profezie di Geremia, agghiaccianti, ma precorritrici delle ricorrenti atrocità di cui l'umanità si è resa responsabile. Di generazione in generazione, si giunge a Noè. Dopo l'annuncio del diluvio, segue la costruzione dell'Arca, una grande stalla in legno per svernare dei pastori dell'Atlante marocchino, che affrontano con tutti i loro animale le intemperie della cattiva stagione. Il patriarca prosegue, mentre fuori piove, il racconto, con il finale invio del corvo e quello duplice della colomba che torna col ramoscello d'ulivo. L'arcobaleno suggella la pacificazione tra Dio e l'uomo.

CRITICA
"Ascoltiamo, e vediamo, quel tanto che è necessario in cifre in cui il semplice predomina sul complesso (e il complicato) e la nitidezza, l'essenzialità e la purezza si sostituiscono sempre alla finzione troppo ricostruita e fabbricata. La poesia, se vogliamo, quella propriamente cinematografica cui Olmi ci ha abituati, sembra mancare, ma viene in mente il monito di Rossellini quando diceva che era inutile dimostrare se era sufficiente mostrare. Olmi ha mostrato: attraverso gli occhi di un bambino cui il nonno espone sereno la più grande storia mai raccontata e riesce ad arrivare dritto al cuore. Un cinema lucido perciò, che può indurre a meditare."
Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 18 Settembre 1994

"Sulle prime, quando Ettore Bernabei gli aveva proposto di dirigere la 'Genesi', Ermanno Olmi aveva declinato l'offerta. Poi, dietro le insistenze dell'ex direttore generale della Rai, aveva accettato, ma a una condizione: che il film potesse prendere a modello, nella sua stupefatta ingenuità e nel suo candore innocente, il racconto biblico fattogli dalla nonna quando lui era bambino. Non la scoperta di una favola arcana o la rievocazione di un mito ma la ricerca della verità attraverso il valore della tradizione e l'affettuoso rispetto delle proprie origini, dunque. Così Ermanno Olmi ha affrontato il testo biblico."
Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 5 Ottobre 1994

"Il film è un vero inno alla vita e un commosso ringraziamento per la bellezza del creato. L'insistita presenza di volti di bambini e di giovani donne sono appunto una dichiarazione in questo senso, una richiesta di difesa delle creature più fragili, di coloro che esprimono il futuro dell'umanità. Presentato proprio nei giorni della Conferenza sulla popolazione de Il Cairo, il film di Olmi acquista un significato particolare, non per il fatto di essere collocato in questo o quello schieramento, quanto nella sua corretta posizione di sostenitore dell'equilibrio delle risorse e del rispetto per la natura in ogni sua manifestazione. Un rispetto che non ne forza le possibilità e punta al soddisfacimento dei bisogni dell'umanità."
Luciano Grandi, 'Settimana', 18 Settembre 1994

Di Genesi - La creazione e il diluvio di Ermanno Olmi, con Omero Antonutti e non-attori marocchini, si sa che è stato realizzato per la televisione: come prologo d'una nuova produzione italotedesca della Bibbia a puntate. Olmi ha messo da parte ogni iconografia pre-esistente: Dio è soltanto le sue opere e la voce di Omero Antonutti; il primo uomo e la prima donna, Adamo, Eva, il serpente tentatore, non appaiono mai; l'intangibilità dell'albero della conoscenza è appena un monito divino, la violazione dell'interdetto, l'annuncio di punizione nei secoli, la cacciata dall'Eden non sono illustrati; non si vede l'arca di Noé galleggiare sulle acque del diluvio universale né fermarsi sulla cima dell'Ararat. Il realismo tradizionale della Bibbia di John Huston o d'altre versioni scompaiono. Alla sua maniera più recente, tanto ammirata in Lungo il fiume, per raccontare la creazione Olmi ha usato, come un accompagnamento figurativo del testo biblico, bellissime immagini della Natura, del paesaggio del Marocco dove il film è stato girato, dei volti e della vita quotidiana arcaica di quelle popolazioni viste con uno sguardo simile a quello di Pasolini nei suoi film africani. Dal buio iniziale emerge la voce d'un bambino piccolo: "Mamma, ho paura". Poi, stormi d'uccelli in volo, pesci guizzanti nel mare, pecore nello stazzo, facce di giovani donne assorte e calme, vecchi, un bambino che nasce gridando a rappresentare la creazione dell'uomo, il cerchio di pietre che segna il luogo di sepolture e magie, una grande pioggia, il primo assassinio: Caino è un ragazzo africano che alza un sasso e colpisce ripetutamente il fratello invisibile. Piccole carovane s'incrociano: "Chi va e chi viene, ma quale sarà la giusta direzione?". Immagini televisive contemporanee quasi indistinte (il tracciato verde dei proiettili della guerra del Golfo, montagne di rifiuti, la terra spaccata dalla siccità, l'invasione del petrolio e i suoi pozzi ardenti) accompagnano le parole "Rispettate la mia creazione... manderò pestilenze contro di voi, conoscerete la morte"; e testimoniano d'una rilettura biblica che non ignora il presente. La parte del film dedicata al diluvio è più realistica o vignettistica, mai oleografica: Noé (Omero Antonutti) e i suoi figli accolgono con sopportazione il destino unico loro riservato, sopravvivere all'olocausto dell'intero genere umano e animale in punizione del peccato. Nulla distrae dal testo né cerca di addomesticarlo, nulla ne inquina la terribilità, la forza poetica e l'eloquenza perenne. Anzi il testo, liberato dalle sovrapposizioni divulgative, corrive o strumentali, ritrova anche il suo fascino fiabesco, magico, sino all'avvertimento divino così attuale che conclude il film: "Chiederò conto a ciascun uomo della vita di suo fratello". Forse Genesi - La creazione e il diluvio non è una grande opera, nella filmografia di Ermanno Olmi: anche se fosse soltanto (e non è così) il suo modo di riproporre e imporre un testo poco frequentato dagli italiani, sarebbe già un'impresa straordinaria.
Lietta Tornabuoni, La Stampa (07-07-94)

Molti anni fa, accingendosi a portare sullo schermo La Bibbia, Dino De Laurentiis accettò il rischioso suggerimento del suo consigliere Vittorio Bonicelli di affidare la Genesi a Robert Bresson. Ma quando il maestro francese presentò il suo progetto, lineare e astratto, il produttore si mise a ridere. Ora quello che non riuscì a Bresson è riuscito al nostro Ermanno Olmi: filmare il prologo di una Bibbia televisiva, al solito piena di barbe e caffettani, lance e corazze, come in una stupefatta illustrazione per bambini. Alle soglie del Duemila, in un mondo che non riconosce più nemmeno se stesso, torna la favola e pochi sono disposti ad accettarne i rischi.
Genesi La creazione e il diluvio di Olmi, riproposto (fuori gara) alla Mostra dopo l’entusiastica accoglienza degli scienziati al convegno della Fondazione Cini sulle origini dell’universo, è il film religioso più laico che sia mai stato concepito. L’antica fiaba offerta alla curiosità di un bambino vi appare rivisitata secondo i canoni della civiltà contadina. Pur avendo girato in Marocco, Olmi sembra guidarci in una passeggiata contemplativa nei dintorni della sua casa di Asiago: alla quale assomiglia l’arca che accoglie Noè e famiglia, asserragliati per difendersi da un diluvio universale percepito solo attraverso i tambureggiare della pioggia come un gran temporale di montagna. Sforzandosi di cogliere l’essenza semplice delle cose all’indomani della Creazione, nell’era di Spielberg il film non ricorre al minimo effetto speciale: qui tutto è realtà, incluso l’arcobaleno finale. Nel descrivere la vita immaginaria dei progenitori, dal giardino dell’Eden in poi, il regista si guarda bene dallo sceneggiare. Anche Caino che uccide Abele è solo uno sciagurato sorpreso nel gesto di alzare il sasso.
Impegnato in una specie di austero concerto per voce sola, il narratore Omero Antonutti dalla dizione scultorea si sdoppia in una silenziosa, vibrante e umanissima personificazione di Noè. Confrontiamo Omero e i suoi pochi animali a John Huston nell’arca di De Laurentiis pittorescamente affollata come uno zoo e misureremo la differenza fra il cinema «grosso» alla De Mifie e i cinema grande. Quello da meditazione.
Tullio Kezich, Il Corriere della Sera (07-07-94)

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