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lunes, 2 de diciembre de 2013

Amici miei (Atto III) - Nanni Loy (1985)


TITULO ORIGINAL Amici miei atto III
AÑO 1985
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 110 min.
DIRECCION Nanni Loy
GUION Tullio Pinelli, Nanni Loy, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi
MUSICA Carlo Rustichelli
FOTOGRAFIA Claudio Cirillo
MONTAJE Franco Fraticelli
REPARTO Ugo Tognazzi, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Adolfo Celi, Bernard Blier, Franca Tamantini, Enzo Cannavale, Caterina Boratto, Franca Tamantini
PRODUCTORA Luigi e Aurelio di Laurentiis
GENERO Comedia | Amistad. Secuela

SINOPSIS Última parte de la serie iniciada por Mario Monicelli diez años antes con "Habitación para cuatro". Los amigos de siempre retoman su habitual costumbre de poner una chispa en su vida a base de bromas pesadas, esta vez instalados en una casa de reposo de lujo. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)

Subtítulos (Español)


TRAMA: 
Quattro amici, Melandri, Sassaroli, Necchi e Mascetti, mattacchioni in gioventù, ma ora attempati e acciaccati, con un ritorno di spregiudicata e anacronistica goliardia ritentano le bravate del passato. Lo scherzo più cattivo viene fatto al quarto, il conte Mascetti, vedovo e ridotto sulla sedia a rotelle da una trombosi, che i tre sistemano in una fastosa "Villa Serena", casa di riposo per vecchi danarosi. Più avanti, essi stessi non resistono e finiranno di propria iniziativa alla Villa, ma per continuarvi i loro scherzi rivoltanti e le loro volgari bravate, e per organizzare una gita finale al polo Nord (al fine di eternarvi - surgelata - la loro incontinente senilità?). Ma gli anni sono passati e a volte ci rimettono, nel perpetuo scherzo fatto per allontanare l'idea della morte.

CRITICA: 
"Loy subentra a Monicelli e, non essendo toscano, azzecca qualche frecciata in più. Ma, a parer nostro, non c'è molto da ridere." (Magazine tv)

"Un appuntamento piuttosto debole, perché la serie risente di una eccessiva usura. Ma si fa ugualmente vedere." (Teletutto)

"Sono passati dieci anni dal primo, tre dal secondo: qui, lo scarto con gli altri due è assai netto, i risultati sono sconsolanti, qua e là deplorevoli e il difetto è nel manico, cioè nella sceneggiatura. Niente di buono, solo bravi gli attori." (Telesette)


Solita allegrìa ma decolla poco.Ottimo finale.

Evidentemente non convinto della necessità di un terzo seguito, Mario Monicelli rifiuta di dirigere la terza avventura sugli amiconi toscani zingari e viene sostituito da Nanni Loy. Il film non è debole rispetto ai primi due, ma va da alti a bassi: la prima parte è la migliore, soprattutto perché, data l’età avanzata dei quattro amici, la malinconia che caratterizzava i primi due lavori qui può essere un po’ più accentuata. Quindi ecco l’ospizio: la nuova dimora del Mascetti ormai paralitico; a ciò, si aggiunge il fatto che gli altri tre zingari lo seguono a raffica; si prosegue con gli scherzi feroci che i protagonisti costruiscono abilmente per prendere in giro ferocemente gli altri ospiti della casa di riposo, canzonando tutti i problemi legati alla vecchiaia, in particolar modo l’incontinenza. Grande la scena nella quale i quattro fanno finta di levarsi le dentiere e le mettono in bicchieri e piatti. Ma non tutti gli scherzi ideati nella terza sceneggiatura di questa trilogia di film fa centro: la beffa ai danni di Bernard Blier, ad esempio, riesce in parte, ma risulta divertente; la parentesi sentimentale del Melandri ricalca in qualche punto quella del primo film. La seconda parte diventa invece molto debole:il viaggio al Polo Nord è davvero una cosa inutile, una mezza cretinata giusto per allungare un po’ la storia(divertente però lo scherzo disgustoso sul vomito); ancor di più la zingarata che loro organizzano per convincere tutti gli anziani che l’ospizio nel quale si trovano non è gestito in buone condizioni(le rane nei piatti; le simulazioni delle voci dei fantasmi; gli effetti horror), salvo farlo acquistare al Sassaroli. Insomma si tratta di trovate sciapite che non fanno decollare il secondo tempo del film. Buchi comunque coperti dalla bravura dei protagonisti. Sottolineerei invece due momenti del film davvero toccanti: la vendita del bar Necchi e la scena conclusiva, nella quale gli zingari toscani decidono di rimettere in atto uno dei loro scherzi più riusciti: lo schiaffeggio dei passeggeri sui treni in partenza. Nanni Loy ha fatto benissimo a far chiudere così il film: è una conclusione degna che di nuovo rimette in piedi una sceneggiatura in tono minore. Ormai il Mascetti, il Necchi, il Melandri ed il Sassaroli sono troppo vecchi e appesantiti per schiaffeggiare i passeggeri affacciati ai finestrini dei treni. Quasi stavolta sono loro a ritrovarsi con le facce piene di sberle, tranne il Mascetti che, paralitico, spruzza inchiostro ai viaggiatori con una peretta. Ma eccoli sempre pronti a divertirsi, come ai bei tempi. L’ultima inquadratura li mostra mentre insieme corrono verso altri binari tentando, seppur goffamente, di tornare alle allegrie spensierate di una volta. Un bel finale che quasi ti fa dispiacere che non si sia fatto anche un quarto seguito.
Daniele, 26 anni, Napoli (NA) - (25 Novembre 2006)

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