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martes, 14 de agosto de 2012

L'Italia s'è rotta - Stefano Vanzina (Steno) (1976)


TITULO ORIGINAL L'Italia s'è rotta
AÑO 1976
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DIRECCION Stefano Vanzina (Steno)
ARGUMENTO Giulio Questi
GUION Sergio Donati, Luciano Vincenzoni, Steno
REPARTO Teo Teocoli, Dalila Di Lazzaro, Mario Scarpetta, Mario Carotenuto, Alberto Lionello, Franca Valeri, Enrico Montesano, Duilio Del Prete, Orazio Orlando, Clelia Matania, Carla Calò, Loris Bazzocchi, FOTOGRAFIA Aldo Tonti
MONTAJE Raimondo Crociani
MUSICA Enzo Jannacci
PRODUCCION Franco Caramelli y Gianfranco Lastrucci para Splendid Pictures
GENERO Sátira

SINOPSIS Licenziati dalla fabbrica, due siciliani e una veneta partono per la Sicilia. Lungo il viaggio ne capitano di tutti i colori. Steno è una specie di monumento della commedia di costume. Senza punte di genio, riesce a dare un'acuta testimonianza del contesto sociale dell'epoca. Scioperi, corruzione, ecc. sono a livello di sketch, ma pungono. (Il Morandini)


Trama
Peppe Truzzoliti, un meccanico siciliano licenziato dalla fabbrica in cui lavorava, e il suo compaesano Antonio Mancuso, decidono, dopo una brutta avventura con alcuni mafiosi spacciatori di droga, di lasciare la fredda e razzista Torino per tornare in Sicilia. Con loro c'è Domenica, una ragazza veneta che Antonio ha strappato dalle grinfie di un "protettore". Lasciato il capoluogo piemontese con l'auto di Peppe, i tre danno un passaggio alla famiglia di un infuriato commendatore appiedato dagli scioperi, confidando in una lauta mancia che non verrà. Miglior sorte non hanno in Toscana, con una danarosa nobildonna che ha preteso il loro aiuto e con lo zio scultore di Domenica. Raggiunta Roma, vengono coinvolti in una rapina, dalla quale non traggono altro vantaggio che un sacchetto di spiccioli. In Calabria, tuffatisi in mare svestiti, finiscono tra le mani di un funzionario di polizia, ipocrita tutore del decoro e del pudore, che trattiene Domenica. Una volta in Sicilia, infine, Peppe e Antonioo incappano prima in una sanguinosa faida tra le loro famiglie e, poi in un boss mafioso deciso a ucciderli per quella storia di droga. Salvati dal loro ex maestro, e ritrovata Domenica, Antonio e Peppe riprendono la strada verso il Nord.
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=14063

Crítica
"Una serie di scenette riuscite a metà, più populiste che satiriche, ispirate allo sfascio contemporaneo (disoccupazioni, scioperi e criminalità)."
(Paolo Mereghetti - Dizionario dei film).

"I guai dell'Italia d'oggi - disoccupazione, scioperi, corruzione, criminalità eccetera - sono diventati, nelle mani dei due sceneggiatori e di un regista più portati a favorire la 'cassetta' che la maturazione civile dello spettatore - occasione per una serie di sketches da avanspettacolo.
(Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)
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Interessante commedia “on the road” che mescola la satira e la critica sociale: certo, ci sono un po’ di luoghi comuni (dai terroni emigranti alla mafia passando per le truffe, le rapine e la prostituzione)… Tutto uguale, dal nord al sud, in un mirabolante viaggio che compiono i 3 protagonisti partendo da Torino alla volta della Sicilia. Eppure siamo di fronte ad un film originalissimo, molto divertente in alcuni punti e anche con molti spunti amari: un film che andrebbe rivalutato… e non solo all’interno della filmografia di Steno (è ingiustamente uno dei suoi film meno celebrati)… Notevoli anche le musiche di Enzo Jannacci che, oltre alla simpatica canzoncina dei titoli di testa, firma uno score musicale di tutto rispetto (il flamenco nelle scene della faida siciliana è geniale e coinvolgente).
Due siciliani emigrati al Nord, il disoccupato Nino (Mario Scarpetta) e il metalmeccanico licenziato Beppe (Teo Teocoli) decidono di abbandonare l’inospitale e fredda Torino per ritornare al paesello dove sono nati. Si aggrega a loro in questa scalcinata avventura la bella Domenica (Dalila Di Lazzaro), giovane veneta strappata da Nino alle grinfie di un magnaccia che l’aveva avviata al mestiere più antico del mondo. Durante il viaggio ne succederanno di tutti i colori e i nostri eroi incapperanno nelle figure più bizzarre (e qui abbiamo uno stuolo di partecipazioni di attori davvero importanti): nell’ordine incroceranno il loro destino con un Mario Carotenuto nei panni di un frustrato cavaliere del lavoro ossessionato dagli scioperi, con uno zio laido dedito alla scultura “politica” (Alberto Lionello), con una ricca bisbetica (Franca Valeri, specializzata nel ruolo della donna altolocata e snob), con uno scalognato rapinatore di banche (un Enrico Montesano in formissima che regala 10 minuti di altissimo livello!) e con un memorabile Duilio Del Prete nei panni di un severo magistrato paladino di una guerra feroce nei confronti di giornali pornografici e film erotici; qui l’ironia di Steno è ferocissima e va a colpire senza mezzi termini la figura dei censori che avevano potere di vita e di morte sulle pellicole e decidevano quali tagliare e quali bruciare al rogo in nome di una presunta integerrima moralità. Una volta giunti in Sicilia i nostri eroi si troveranno a fronteggiare faide e mafia in un autentico crescendo rossiniano… Ultimo grande personaggio che incontriamo è il maestro elementare interpretato da Orazio Orlando: il suo monologo sull’Italia è più che mai attuale a distanza di 35 anni… Consigliatissimo.
Due siciliani che lavorano a Torino, Peppe e Antonio, decidono di lasciare la città piemontese, subito dopo aver avuto alcune traversie con dei malviventi locali, spacciatori di droga. Durante il viaggio di ritorno verso la Sicilia, imbarcano con loro la giovane Domenica, una prostituta che Antonio è riuscito a liberare dalla schiavitù del suo pappone;
è l’inizio di un viaggio attraverso un’Italia che sembra un paese del terzo mondo, con le sue contraddizioni e i suoi difetti. I tre, caricati in auto un commendatore e la moglie, non riceveranno in cambio del gesto nulla, cosa che si ripeterà in Toscana, dove daranno una mano ad una nobildonna, rimanendo anche in questo caso a bocca asciutta. Coinvolti in una rapina, riusciranno a mettersi in tasca pochi spiccioli; il loro viaggio, che sembra ormai un’odissea di sfigati, li vede far tappa in Calabria, dove i tre assaporano la bellezza del mare locale, facendo il bagno nudi, come bambini.
Vengono denunciati per oltraggio al pudore da un magistrato ipocrita, il quale con una scusa trattiene Domenica; i due amici, ritornati in Sicilia, verranno coinvolti in una storia di droga. Certi di dover fare i conti con la mafia locale, ai due non resta altro da fare che percorrere a ritroso il viaggio, e ritornare a Torino, cosa che faranno dopo aver ripreso con loro Domenica.
L’Italia s’è rotta è un film girato da Steno nel 1976, in un momento davvero difficile della vita del paese; scioperi, attentati , crisi energetica, infalzione a due cifre. Un’ Italia rotta, come recita il titolo del film, che diventa un vero e proprio Easy rider di casa nostra, un on the road che mette in mostra tutti gli italici problemi. La fine del miraggio del boom, con l’emigrazione dal sud che ha finito per non integrarsi del tutto al nord, simboleggiata dai due giovani alla ricerca delle vere radici. I due amici finiscono per sperimentare le anime di un paese in crisi di identità, fra miseria e miserie personali, meschinità varie e varia umanità.
Un film profondamente amaro, con un finale che vede Antonio e Peppe tornare sui propri passi, quasi rassegnati ad una vita che non vogliono, ma che rappresenta l’unica possibilità di tirare a campare. Un film che non riesce del tutto, forse perchè troppo ambizioso, in bilico tra una comicità alle volte grottesca, alle volte con note stonate. Non mancano tuttavia momenti di gan cinema: memorabile la corsa dei tre amici sulla spiaggia, nudi e felici come bambini, senza ombra di corruzione o di malizia, interrotta dal solito perbenismo dell’autorità costituita.
Steno fa morire il magistrato ipocrita durante la visione di Gola profonda, simbolo di una trasgressione ahimè solo visiva in un paese dalla moralità con confini molto incerti, in ilico tra tradizione e futuro. Un film con molti difetti, pronto a puntare il dito sulle anomalie di un paese cresciuto solo a livello economico, e mai diventato davvero nazione, con i difetti tipici dell’italiano: individualismo anarcoide, qualunquismo, disfattismo.
La denuncia c’è, ma Steno privilegia il lato grottesco, incidendo alla fine solo a metà e lasciando al cinema un’opera incompleta, priva di veri affondo contro il sistema. Tuttavia la pellicola è godibile, anche per la verve degli attori protagonisti, Teo Teocoli, che interpreta Peppe, Mario Scarpetta che interpreta l’amico Antonio, una bellissima e sexy Dalila Di Lazzaro nel ruolo della giovane prostituta Domenica. Spazio ad attori di fama in ruoli minori, come Enrico Montesano che interpreta il rapinatore, Alberto Lionello nel ruolo dello scultore zio di Domenica, la solita grande Valeria Valeri nel ruolo della contessa, Duilio Del Prete, l’ipocrita magistrato.
http://filmscoop.wordpress.com/2009/07/02/litalia-se-rotta/

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