ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




jueves, 24 de octubre de 2013

La mala ordina - Fernando Di Leo (1972)


TITULO ORIGINAL La mala ordina
AÑO 1972
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 95 min.
DIRECCION Fernando Di Leo
GUION Fernando Di Leo, Augusto Finocchi, Ingo Hermes
MUSICA Armando Trovajoli
FOTOGRAFIA Franco Villa
REPARTO Mario Adorf, Henry Silva, Woody Strode, Adolfo Celi, Luciana Paluzzi, Franco Fabrizi, Femi Benussi, Gianni Macchia, Peter Berling, Francesca Romana Coluzzi, Cyril Cusack, Sylva Koscina
PRODUCTORA Coproducción Italia-Alemania del Oeste; Cineproduzioni Daunia 70
GENERO Drama | Crimen. Mafia

SINOPSIS Dos sicarios son enviados desde Nueva York a Milán para cargarse a un delincuente de poca monta que se ha quedado con una importante partida de heroina, cuando llegan a Italia nada es lo que parece... (FILMAFFINITY)

Subtítulos (Español)


E' il secondo episodio, dopo "Milano Calibro 9", della "Trilogia del milieu", che continuo a mettere nel genere poliziottesco (cosa affatto riduttiva od offensiva!) per affinità di anni, stile, azione, ma è Noir con la maiuscola! Dinamico e spesso frenetico, guardarlo senza temere noia. Questo film comunque è fratello ma non gemello del precedente.
Luca Canali nonostante faccia il pappa fondamentalmente è un "brav'uomo". Ha moglie e figlia, che non vivono con lui ma accudisce con cura. Nel frattempo ha un gran pezzo di mignotta a consolarlo e la tratta pure bene. Viene accusato ingiustamente di aver truffato una gang americana su una consegna di droga, quando in realtà è stato il boss di Milano a farlo, lo stesso che lo ha indicato come colpevole, un capro espiatorio il Canali, in apparenza facilmente liquidabile. Un delinquente "per bene", che l'unica arma che ha sempre avuto è una testa dura come il ferro, si ritrova così suo malgrado coinvolto in un gioco grosso, con tutta Milano alle calcagna più 2 killer professionisti venuti apposta dall'America.
Meno intimista e più d'azione del capitolo precedente. Decisamente più spettacolare, con Mario Adorf assoluto ed ottimo protagonista. La sua faccia digrignante è un apogeo di grinta e collera quando gliela fanno salire. Poco da elucubrare e tanto da godere, è stato uno spasso! Qualche commento in dettaglio nei frame che già sono eloquenti.
Un tema ricorre tra i 2 film in modo evidente: il confronto tra una malavita, che ha ancora il senso dell'onore ed una certa etica, verso un'altra più cinica e spietata, totalmente priva di ogni remora. Anche il tipo di malaffare di cui si occupano ha relativa corrispondenza: puttane, locali notturni e robe così i delinquenti "di una volta" e traffico di droga gli altri. Ho letto da qualche parte, tempo addietro, che il c.d. Codice d'Onore dei mafiosi siciliani cambiò proprio con l'avvento del commercio della droga; forse che in questa Trilogia già era contenuto l'indizio?
Tra le varie "anticipazioni" storiche (questi film erano troppo avanti coi tempi!) si parla in una scena, molto esplicitamente, di zoccole minorenni con fisico maggiorenne, molto ben pagate da vecchi baùscia milanés. Non offendiamoli troppo però questi del film, perlomeno non si davano alla politica tantomeno si spacciavano per fedeli servitori del vaticano. Pensavano solo "ai cazzi loro", come tassonomicamente detta la locuzione.
Altro Cult! Lo so, sono tanti ultimamente, ma se il film lo merita lo merita.
Da non perdere e sì, c'è un po' di nudo ma senza esagerare: son film per tutti.
http://robydickfilms.blogspot.com.ar/2011/02/la-mala-ordina.html
---
Nuestro hombre de Milán, no es menos vigorosa, pero es mucho más estilizada. Frente al complejo dispositivo dramático de la precedente, Di Leo apuesta por una anécdota mínima elevada a la categoría de lo épico por mediación de lo absurdo.
Frente a la tormenta que abría Milán Calibre 9, el comienzo de esta es pura calma, puro “cool”. Un despacho lleno de estilo, un sencillo encargo y dos asesinos a cual más elegante y peculiar: Woody Strode y Henry Silva. ¿El encargo?, viajar a Milán, llamar la atención todo lo posible y ejecutar a Luca Canalli. Lo único malo es que Canalli ni sabe por qué, ni tiene nada que ver y aún más no está dispuesto a ponerlo fácil.
Así ese chulo de putas de tercera al que da vida un impresionante (¡impresionante es poco1) Mario Adorf pasará a convertirse en la pieza a cazar en una escalada de salvajismo que ni viéndose se cree. Todo por un pequeño toquecito que pone en movimiento un mecanismo imparable.
Di Leo usa para caracterizar a este personaje protagonista un método, a la vez físico y metafórico muy curioso: la cabeza dura. Si, literal y simbólicamente. Lo segundo porque no piensa dejarse matar de ninguna manera y lo primero porque es su arma defensiva más demoledora. La presentación del personaje será tumbando por el método del cabezazo a un tipo que molesta a una de sus chicas, así se defenderá del primer intento de asesinato (¡que incluye el destrozo de un teléfono!) y así romperá la luna de una furgoneta en la escena más apabullante de la película: una larguísima persecución que se inicia con el atropello y muerte se su esposa (pequeño papel para Sylvia Koscina) e hija y que culmina con la ejecución del asesino por parte de Adorf, entre medias una exhibición de determinación y desesperación nunca vistas, más allá del paroxismo, mas allá de todo.
Paralelamente, hay que recordar que los tres personajes no se encontrarán hasta la batalla final en el desgüace (batalla perdida de antemano porque llegados aquí Luca Canalli funciona por inercia de superviviente), los killers, a los que ciertamente Di Leo debió haber dado más cancha, se dan rápidamente cuenta de que ese tipo no pinta nada y que alguien está engañando a la Organización, pero  un contrato es un contrato y hay que llegar hasta el final
En resumen y sin destripar todavía más el film, La mala ordina apura ese argumento de base en apariencia mínimo para trazar una panorámica del submundo criminal milanés (el centro de operaciones del universo literario de Scerbanenco) a la vez sofisticadísima (hoteles de lujo, bellas guías nocturnas, asesinos profesionales importados….) y bestialmente cutre (putas caducadas, talleres que son tapaderas, matones horteras y chapuceros…), algo así como la estilización ficcional infiltrándose en la vulgaridad cotidiana. En cualquier caso cine adictivo. Cuidado.
http://esbilla.wordpress.com/2010/01/22/italia-hierve-con-fernando-di-leo-milan-calibre-9la-mala-ordina-estilo-furia-y-violencia-relecturas-del-noir-personalizaciones-del-eurocrimen/


TRAMA:
Don Vito Tressoldi (Adolfo Celi) padrino di Milano ha truffato il suo socio americano Mr. Corso (Cyril Cusack) facendo ricadere la colpa su un innocuo magnaccia, tale Luca Canali (Mario Adorf) uomo insignificante che i killer (Henry Silva e Woody Strode), giunti appositamente dagli USA non dovrebbero avere difficoltà ad eliminare. Inaspettatamente Canali si rivela un osso duro e diventerà belva feroce quando gli uomini di Don Vito ammazzeranno sotto i suoi occhi la moglie (Sylva Koscina) e la figlioletta fingendo un incidente stradale.A Luca Canali viene meno la ragione, la vista si annebbia (letteralmente, con un bel effetto partorito dal regista) i denti si sbriciolano in bocca. L'insignificante "uomo di casino" come lo definisce Don Vito, si lancia all'inseguimento del killer aggrappandosi al furgone con cui è stato commesso l'omicio, riuscirà a farlo suo sfondando a craniate il parabrezza prima di appenderlo al muro con un punteruolo al collo, in quella che è la scena madre del film.
Luca Canali ammazzerà tutti, anche se non sapremo mai se riuscirà a trovare pace.

COMMENTO:
Secondo film della trilogia noir, storia ambientata a Milano, anche questo ispirato da un racconto di SCERBANENCO. Sempre più presenti le scene d'azione (ecco lo spostamento verso quello che diverrà poi il genere poliziesco) e anche in questo caso largo spazio al "sociale" grazie alla presenza del personaggio di Trilli (Francesca Romana Coluzzi) una figlia dei fiori dai costumi "eversivi" che vive in una comune circondata da personaggi improbabili (tra i quali Renato Zero) che nei suoi dialoghi accenna a sesso che praticherebbe volentieri con uomini di colore (scandalo!) e all'invasione economico e politica che prima o poi l'occidente subirà da parte dei cinesi (siamo nel 1972).
Cast di assoluto livello con uno strepitoso MARIO ADORF, grandissimo come mai più gli capiterà in carriera. Bella colonna sonora del maestro Armando trovajoli.
Merita una citazione particolare una frase pronunciata da Don Vito/Adolfo Celi che chiesto ad un suo luogotenente chi era e come mai il sicario incaricato di ammazzare Canali era stato a sua volta ucciso dimostrando la sua inadeguatezza, riceveva come risposta che il sicario era stato fatto entrare nella banda perchè la madre gli aveva chiesto in lacrime un lavoro per il figlio (già qui siamo a livelli sublimi), la mitica risposta è " ..quando arrivano le preghiere di una madre vuol dire che l'uomo non è buono!".
http://icinemaniaci.blogspot.com.ar/2008/12/italia-70-il-cinema-mano-armata-82.html
---
El chulo
Partiendo de una mera anécdota, en realidad un equívoco, Fernando Di Leo monta una historia caracterizada por la violencia, el frenesí y el absurdo. Y es que cuando en un lujoso despacho de Nueva York un poderoso "hombre de negocios" pronuncia el nombre de Luca Canali ante dos sicarios, aún estamos lejos de suponer la tormenta que se desencadenará a continuación.
Di Leo, como ya hiciera en "Milán, calibre 9" (en mi opinión superior a esta), logra una curiosa y llamativa mezcla entre lo lujoso y lo cutre, extremos bien representados por el "padrino" Don Vito y por el propio Canali, en realidad un vulgar chulo. No solo los personajes están marcados por estas diferencias, sino también los ambientes, que igualmente oscilan entre lo hortera y lo elegante, siendo este conjunto de contrastes uno de los aspectos más logrados del filme. Cabe lamentar que el guión no resulte siempre muy atinado, empobreciendo las posibilidades que proporcionaban los dos asesinos, que de tener mucho protagonismo inicial pasan a diluirse en demasía hasta el tramo final. Igualmente, algunas reacciones y actitudes de Canali resultan poco convincentes, especialmente si tenemos en cuenta que el argumento nos lo muestra constantemente perseguido por la tragedia, pues todos sus allegados pagan por él.
Pero lo cierto es que cuando la acción se desata y Canali, ciego de ira y sed de venganza, da rienda suelta a su furia, golpea, dispara, reparte cabezazos y persigue implacablemente, la película resulta un torbellino de ritmo y energía de lo más entretenido y estimulante; es además muy acertado el retrato de Canali como una bestia que, acorralada, se vuelve infinitamente más peligrosa. El retrato de la violencia es duro, seco y sin concesiones, pero también en ella se aprecia una diferencia según quienes la ejercen; así, los asesinos americanos son fríos profesionales, y los lacayos de Don Vito, pese a resultar más "de andar por casa", responden a la misma lógica (cumplir órdenes, hacer el trabajo, etc). Sin embargo, la violencia de Canali es barriobajera pero más auténtica, más "sentida", en tanto en cuanto lucha por su vida y por venganza.
Rodada con un estilo nervioso, en el que la cámara se mueve constantemente y los planos son cortos, resultan también abundantes los ángulos heterodoxos, forzando así los puntos de vista, y algunos zooms muy setenteros. Las interpretaciones son desiguales; muy bien Adorf, haciendo gala de su versatilidad, y también Adolfo Celi, encarnando a Don Vito Tressoldi, a los que cabe sumar varios secundarios que ejemplifican muy bien los ambientes que el director trata de subrayar. Por el contrario, la contribución estadounidense resulta más pobre, especialmente en el caso del excesivamente hierático y soso Woody Strode.
Con todo, un enérgico y recomendable filme de género que logra lo que se propone, resultando siempre entretenido.
Quatermain80
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/381867.html

2 comentarios: