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sábado, 28 de diciembre de 2013

Italian Movies - Matteo Pellegrini (2012)


TITULO ORIGINAL Italian Movies
AÑO 2012
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACION 100 min.
DIRECCION Matteo Pellegrini
GUION Giovanna Mori, Matteo Pellegrini, Paolo Rossi
MUSICA Mario Mariani
FOTOGRAFIA Umberto Manente
REPARTO Filippo Timi, Aleksey Guskov, Neil D'Souza, Michele Venitucci, Eriq Ebouaney, Melanie Gerren, Anita Kravos, Michele Di Mauro
PRODUCTORA Indiana Production Company / Lumiq Studios / Trikita Entertainment / Merenda Film / Effetti Digitali Italiani (EDI)
GENERO Comedia | Inmigración

SINOPSIS Empleados de la limpieza, emigrantes de todo el mundo, trabajan durante el turno de noche en los escenarios de un estudio de sonido donde las telenovelas italianas son filmadas. En cierta ocasión, hallan abierta una de las puertas que conducen a los cuartos donde las cámaras y el equipo de rodaje son almacenados. Y el indio Dilip da con una idea: filmar la boda de su amigo como regalo de ésta. Muy pronto esta idea se convierte en la segunda fuente de ingresos para todo el equipo de limpiadores del turno de noche, cambiando sus vidas para siempre. Tras muchas ceremonias y noches de invitados, deciden usar los escenarios de sonido vacíos durante las noches para filmar historias reales sobre gente real. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)

Subtítulos (Inglés)


“Italian Movies” è una deliziosa commedia corale e multietnica che riesce a trattare con leggerezza e originalità temi come l’immigrazione e il lavoro, esplorandone a fondo il lato umano. Il film, diretto da Matteo Pellegrini, racconta le avventure di gruppo di addetti alla pulizia di uno studio televisivo torinese che decide di utilizzare la struttura durante la notte per avviare una casa di produzione “low cost”.
Ottima la sceneggiatura di Giovanna Mori, Matteo Pellegrino e Paolo Rossi, l’alchimia tra gli attori e la scelta di distanziarsi anche a livello visivo dal “look and feel” standardizzato delle commedie nazionali. Inoltre, uno degli aspetti più interessanti di questo film è che, a differenza di gran parte della nostra produzione cine-televisiva, propone un ritratto della nuova Italia e dei nuovi italiani estremamente attuale.
In tempo di crisi, molti si sentono costretti a compiere scelte che non avrebbero compiuto altrimenti. L’asprezza delle circostanze può spingere le persone più diverse ad accettare supinamente il ruolo di ultimo anello della catena alimentare, sia che siano nati in Italia, sia che vi siano arrivati da lontano pieni di sogni e di speranze. Potrebbe accadere di peggio, quindi, tanto vale non tentare e sopportare il male conosciuto: questo senso di de-valorizzazione – che genera solo schiavitù e sfruttamento – può essere sconfitto nel momento in cui si riesce a intravedere una via d’uscita. Non importa quanto questa sia folle, l’importante è trovare il coraggio di volerla raggiungere anche quando alle difficoltà materiali si aggiungono ostacoli di natura psicologica. Nel superamento di questo ostacolo è fondamentale il ruolo del gruppo ed è in questo particolare che il “sogno italiano” proposto da Pellegrini si differenzia da quello americano, vissuto più in solitudine.
Al Festival del Film di Roma, l’attrice Anita Kravos mi ha parlato del suo ruolo in “Italian Movies” e del personaggio che interpreta in “E la chiamano estate” di Paolo Franchi. Guarda il video per scoprire che ha detto…
Laura Nuti
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Evidente metafora del modo di fare cinema in Italia: diventato notturno e clandestino per sfuggire all’ufficialità di uno sguardo tragicamente unidimesionale. Al netto di qualche ingenuità di scrittura o di recitazione, questo è un piccolo film che assumendo un tono favolistico rivendica la possibilità di comunicare con le nuove immagini (i video degli immigrati postati su You Tube) associate al racconto tradizionale

Il lavoro. Sia in toni drammatici che farseschi/ironici il tema del lavoro, guarda caso, torna dopo gli anni ’70 ad essere assoluto protagonista del cinema italiano invadendo coattamente vari generi. Perché la crisi che stiamo vivendo non deve essere solo rappresentata, filmata o presa in giro. Ha bisogno soprattutto di essere esorcizzata.
Matteo Pellegrini - regista dalla ampia gavetta alle spalle, qui al suo primo lungometraggio - assume istantaneamente uno sguardo partecipe e affabile sul microcosmo relazionale che crea (i protagonisti lavorano in una imprese di pulizie), ma anche sul mondo della “produzione” di immagini in Italia (il luogo di lavoro è una casa di produzione, lo Studio 61, di una famosa soap opera). Questo multietnico e colorato gruppo dalla provenienza slava, africana, indiana, italiana, deve affrontare la crisi inventandosi un lavoro come qualcuno ripete troppo spesso di fare…e allora sfruttare l’occasione di prendere “in prestito” una telecamera dallo studio per fare filmini ai matrimoni di conoscenti sembra una buona idea. O utilizzare i set della soap per riprendere i videomessaggi degli immigrati da inserire in rete, sembra una idea ancora migliore. Nasce così l’Italian Movies…
Ecco: se nel fenomeno televisivo/cinematografico di Boris si oltrepassa la macchina da presa per rovesciare causticamente miti e sogni facili, qui si effettua un’operazione diversa ma parallela: si piegano le immagini della finzione televisiva alla realtà del Paese, ossia all’immigrazione, alla mancanza di lavoro o alla difficoltà dei sentimenti. Il tono di Pellegrini non è mai graffiante, virando sul favolistico anche nelle scelte compositive, in una progressione che disegna il destino tragico dei suoi personaggi come costantemente ribaltato nel controcampo del possibile: l’amore raggiunto, il lavoro “inventato”, la crisi (forse) superata. Italian Movies è un’evidente metafora del modo di fare cinema in Italia: diventato notturno e clandestino per sfuggire all’ufficialità di uno sguardo (quello interpretato nel film dal sempre vulcanico Filippo Timi, il boss di Studio 61) tragicamente unidimesionale.
E allora, al netto di qualche ingenuità di scrittura o di recitazione, questo è un piccolo film che rivendica la possibilità di comunicare con le nuove immagini (i video degli immigrati postati su You Tube) associate al racconto tradizionale (la storia d’amore coronata tra il giovane squattrinato italiano e la bella immigrata). Niente di nuovo per carità…ma la rinascita di un cinema “medio” italiano che possa avere appel in sala passa anche da questa sincerità naif di fondo. Una sincerità che Pellegrini manifesta e difende.


Pero, para nuestra desgracia, no todas las películas de la cuarta jornada del Festival de Cine Italiano nos gustaron tanto como L'Arbitro. La última película del día fue Italian movies una especie de comedia dramática que no funciona en ninguna de las vertientes. Una pena para el primer largometraje de Matteo Pellegrini, quien acudió a los cines Verdi a presentarla. Su intención era mezclar ambos géneros para "hacer llorar y reír al espectador a la vez" pero le ha quedado una obra nada arriesgada y, en su parte final, demasiado meloso para un público medianamente exigente.
Italian Movies trata sobre un grupo de inmigrantes que trabajan en el servicio de limpieza nocturno de un estudio de televisión en Italia. El grupo está compuesto por gente de muchas nacionalidades lo cual le dará pie al director a explotar algunos tópicos de esos países: la jamaicana que prepara un buen café, el indio que recita proverbios pretenciosamente intelectuales a todas horas, el ruso chanchullero... Un día, de estrangis, cogen una cámara del estudio y se les ocurre grabar bodas y celebraciones familiares para sacarse un dinero extra porque, oh pobrecitos, no llegan a final de mes. Vamos, que Pellegrini nos vende una película sobre integración en la sociedad presentando a su personajes como ladrones y como unos vagos que van al dinero fácil o a la consecución de la nacionalidad a través de un matrimonio de convenciencia. No sabemos, tampoco, qué tendrá en contra de los peruanos quienes retrata con desprecio.
Estos personajes son seres inertes rellenos de recursos triviales dentro de una trama en sí muy inverosímil y nada probable. Un ejemplo es que al principio no tienen ni idea de encender una cámara, sin embargo, al poco ya saben manejar un equipo profesional de grabación y el estudio entero de televisión. ¿Harían un curso exprés e intensivo de CEAC y nos lo perdimos? Además, no podría faltar una cursi e insustancial historia de amor o el compañero que está en contra de ellos y no quiere colaborar y al final acabará cediendo.  
Todos estos defectos se van sumando y sumando hacen que como espectadores nos sintamos ofendidos y sus elevadas dosis de buen rollismo nos causan el efecto contrario. El resultado final es de poco calado, más cercano a las telenovelas que intenta ridiculizar que al cine. Muy mal el debut de Pellegrini, a ver si a la próxima depura sus fallos.
Elisabet Pereira
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C’erano un russo, un indiano e un italiano… no, non è una barzelletta, è la storia di un gruppo di colleghi/amici, tra cui molti extracomunitari, che, sfruttando il loro lavoro sottopagato come addetti alle pulizie in uno studio televisivo, mettono su una piccola casa di produzione video "clandestina" per realizzare filmati di eventi (matrimoni, funerali, confessioni, ecc.) all'interno delle comunità straniere. Lo straordinario successo li spinge a ingrandire l'impresa utilizzando gli spazi dello studio televisivo in orario notturno, per realizzare video e filmati per chiunque abbia un talento da esprimere o un messaggio da inviare a casa. Gli studi vengono letteralmente presi d'assalto da personaggi di vari colori e varie nazionalità.
Matteo Pellegrini, dopo vari corti e varie realizzazioni di video musicali, si cimenta in una commedia riuscitissima, colorata e frizzante, dove il cast è ottimamente assortito e ben diretto; le colonne portanti sono un ottimo Michele Venitucci (già visto, tra gli altri, in “Il seme della discordia”) e l’imponente Aleksei Guskov (il direttore d’orchestra nello splendido e pluripremiato “The Concert”).
La voglia di andare oltre la precarietà e di cercare di dare un futuro a se stessi, oltre che alla famiglia, è al centro del racconto, dove un gruppo di extra-comunitari, sempre alle prese con problemi di sopravvivenza o di permesso di soggiorno, si riunisce e dà luogo ad un’impresa davvero speciale, dimostrando che l’unione fa la forza e che le semplici idee prodotte da semplici uomini sono sempre le migliori.
L’idea del film è davvero originale e la sceneggiatura risulta davvero molto vivace, alternando dignità, amarezza e tanta ironia; per certi versi, vista l’ambientazione (il set di una fiction), sembra ricordare la serie italiana di successo ‘Boris’.
Nel cast anche la partecipazione di Filippo Timi, sempre più istrionico e polivalente, da non perdere e spassosissimo nella danza del ventre sui titoli di coda.
Salvatore Cusimano

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