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viernes, 9 de noviembre de 2012

La Provinciale - Mario Soldati (1953)


TÍTULO ORIGINAL La provinciale
AÑO 1953
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 99 min. 
DIRECTOR Mario Soldati
GUIÓN Giorgio Bassani, Sandro De Feo, Jean Ferry, Mario Soldati (Novela: Alberto Moravia)
MÚSICA Franco Mannino
FOTOGRAFÍA Aldo Graziati, Domenico Scala
REPARTO Gina Lollobrigida, Gabriele Ferzetti, Franco Interlenghi, Nanda Primavera, Marilyn Buferd, Barbara Berg, Alda Mangini, Renato Baldini
PRODUCTORA Electra Compagnia Cinematografica
GÉNERO Comedia. Drama 

SINOPSIS Gemma, la hija del dueño de una pensión, está enamorada de su medio hermano, pero como no pueden casarse, termina esposándose con un profesor al que no ama. Pronto Gemma traiciona a su marido, siendo chantajeada por ello por una condesa rumana que la obliga a convertirse en prostituta... (FILMAFFINITY)



Trama
Gemma, figlia di un'affittacamere, s'innamora di un ricco giovane, Paolo Sertori; ma non puo' sposarlo, avendo scoperto che è un figlio adulterino di sua madre. Superata la grave delusione, Gemma s'acconcia a sposare il giovane professore Franco Vagnuzzi, che l'ha fatta sua. Non unita al marito da vero affetto, essa è senza difesa di fronte alle losche arti di un'ignobile mezzana, la contessa Elvira, che la induce a divenire l'amante di un certo Tittoni. Franco, che tutto assorto negli studi, poco si cura delle esigenze sentimentali della moglie, non concepisce alcun sospetto. La relazione con Tittoni è solo una breve parentesi, dopo la quale Gemma si riavvicina al marito e durante un viaggio ha modo di meglio conoscerlo. Al ritorno, Gemma trova la contessa Elvira insediata in casa: la losca sfruttatrice la ricatta e cerca di pervertirla del tutto. Quando Franco ottiene il trasferimento a Roma, Gemma vede in cio' una liberazione; ma la contessa assicura che li seguirà nella capitale. Gemma, esasperata, le si scaglia addosso e la ferisce. Dopo questa crisi tra Franco, Gemma e la madre di lei ha luogo una spiegazione. La contessa è cacciata: Gemma e Franco hanno imparato ad amarsi.

Critica
"Tutte le lacune d'ordine psicologico (...) non impediscono che 'La provinciale' sia un film impegnato ed accurato, di fattura nettamente superiore al consueto, un film che per Soldati è comunque il segno di un ritorno (speriamo non effimero) alla ricerca di uno stile e di una civiltà espressiva." (Giulio Cesare Castello, "Cinema", n. 105 del 15 marzo 1953).
http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=5954
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Tre serate dedicate ad Alberto Moravia, tra cinema e letteratura. Un’occasione per tentare un dialogo e una vivificante convergenza tra arti, letture, visioni e re-visioni critiche prima e dopo le proiezioni.Il secondo degli appuntamenti ospitati dal CineClub Detour e curati Valentina Gerardi, ha permesso di ri-scoprire il primo film girato a partire da uno scritto del celebre scrittore romano, quel La Provinciale, diretto nel 1953 dall’amico e collega Mario Soldati.
Tra Moravia e Soldati – come magistralmente illustrato da Emiliano Morreale – si può procedere con un gioco di confronti e tradimenti. Due vite parallele ma dai toni assai diversi. Il primo fu un comunista puritano spesso tacciato di moralismo, scrittore acclamato e amato dal cinema (più di venti opere sono state “adattate” per il grande schermo), mentre il secondo, da buon allievo gesuita meno incline ai giudizi netti sulle condotte umane, ebbe con il cinema, la letteratura e poi anche la televisione un rapporto di vicinanza meno ancorato al ruolo dell’intellettuale e viceversa più interessato a far esperienza delle pratiche relazionali legate ad ognuno di questi mezzi espressivi.
La Provinciale, pur mantenendo un impianto di natura letteraria – in sceneggiatura collaborò un terzo grande scrittore, Giorgio Bassani – ha il merito di sovvertire l’andamento cronologicamente lineare del racconto di partenza, passando dalla focalizzazione zero tipica di Moravia ad una triplicazione del punto di vista, ogni volta evidenziata dal passaggio per mano di diversi personaggi dal presente diegetico a continui flash-back.
Ambientato in una Lucca poco riconoscibile e spogliata dai ritmi quotidiani – anche grazie all’insolita colonna sonora di Franco Mannino – mescolando melò e noir in una struttura scomposta di narrazione, ispessisce la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi, preferendo alla nettezza dei toni moraviani l’ambiguità della sospensione del giudizio e d’un persistente interrogarsi sulla natura delle proprie azioni.
Girato nello stesso anno di Pane, amore e fantasia, con una Gina Lollobrigida che dunque viene lanciata al contempo come attrice capace di ruoli sia comici che drammatici, il film di Soldati presenta inaspettate tracce di modernità per un autore altrove ben poco interessato al carattere autoriale dei suoi progetti (l’anno prima girò ben quattro film, tra cui I tre corsari e Il sogno di Zorro!).
Quando il neorealismo sembrava aver perso la sua dirompente spinta socio-culturale, e gli stessi autori dei capolavori di fine anni ’40 stavano travasando il loro impegno su storie di realismo borghese in cui gli interni tornavano ad avere un ruolo preponderante e il linguaggio parlato riconquistava nell’equilibrio compositivo delle opere un ruolo primario che – eccezion fatta forse per Antonioni – avrebbe mantenuto a lungo, Soldati scelse di prender da uno scrittore discusso, riverito, problematico come Moravia, il “realismo” del testo scritto come materiale con il quale costruire uno dei suoi lavori di maggior valore.
Salvatore Insana
http://www.taxidrivers.it/4739/rubriche/underground/moravia-tra-cinema-e-letteratura-la-provinciale.html

Gemma Foresi (Gina Lollobrigida) è sposata con Franco Vagnuzzi (Gabriele Ferzetti), che insegna fisica all'università ed è un ricercatore noto e apprezzato. Infatti gli hanno offerto una cattedra all'Università di Roma. Attualmente, Gemma e Franco vivono in una modesta ma dignitosa palazzina, talmente periferica che dal loro terrazzo si vedono quasi solo i campi.
All'inizio del film, Gemma esce di casa per recarsi in una oreficeria. Vuole vendere un magnifico braccialetto d'oro che ha portato con sé nella borsetta. Chede all'orefice una valutazione sul prezzo. L'orefice fa i suoi controlli e le dice che il braccialetto non è d'oro, ma è un falso. Gemma rimane sconvolta, piange sul letto appena tornata a casa e fatica a trattenersi anche quando Franco entra in camera. Ma Franco è talmente contento che non si accorge dello stato della moglie.
Sotto casa è arrivato un gruppo di suonatori, in qualche modo amici di Franco. Sono venuti per una allegra serenata d'addio, visto che domani la famiglia Vagnuzzi si trasferirà a Roma.
A tavola con Gemma e Franco c'è anche un'amica di Gemma. E' la contessa romena Elvira Coceanu (Alda Mangini), che da un po' di tempo si è trasferita da loro e che ha deciso di traferirsi a Roma per continuare a vivere con loro. Franco si tiene fuori da questa strana coabitazione, lascia decidere tutto a Gemma. La Coceanu parla a tutto spiano; è sicura che a Roma continuerà ad essere ospitata. Gemma è sempre più a disagio, finché afferra il coltello che sta sul tavolo e ferisce ad un braccio la Coceanu, che all'ospedale, tranquilizzata sull'entità della ferita, con i medici cercherà di minimizzare l'accaduto.
A casa, Gemma è fuori di sé. Franco e sua madre (Nanda Primavera) riescono a metterla sul letto, fanno intervenire un giovane dottore, Paolo Sartori (Franco Interlenghi) che Gemma conosce bene. Quando il dottore va via, comincia lo sfogo di Gemma. Racconterà alternativamente al marito ed alla madre quello che non ha mai raccontato. Quasi tutto il film è un flashback, la storia di Gemma. Il tempo reale tornerà solo negli ultimi minuti del film.
Gemma è di famiglia povera. La madre, per tirare avanti, faceva l'affittacamere, eppure d'estate Gemma veniva ospitata da una famiglia benestante: i Sartori. Ed è proprio per il giovane Sartori, Paolo, che Gemma aveva simpatia. Si trovavano bene e Gemma aveva imparato un modo di vita diverso da quello di casa sua. Desiderava entrare a far parte definitivamente di quel giro, senza chiedersi per quale motivo la ospitassero fra di loro.
Tutto andava per il meglio: passeggiate, pranzi, gite in macchina. Gemma e Paolo si guardano negli occhi, a guidare l'auto ci pensa l'amico Tittoni (Renato Baldini). Ogni giorno, il rapporto fra Gemma e Paolo cresce con naturalezza, lei ama e si sente amata. La vacanza sta per finire, ma si scriveranno.
Accompagnano Gemma a casa sua e Paolo sale fino a metà della scala esterna. All'interno si vede la differenza, con la misera scala su cui Gemma trascina la valigia con l'aiuto della madre. Ma Gemma è talmente felice che non ci bada.
Gemma vorrebbe raccontare tutto alla madre, che chissà perché non sembra contenta di queste entrature e prospettive. Intanto, per tenersi in esercizio di galanteria, Gemma prende un po' in giro un giovane pensionante, il professor Franco Vagnuzzi, che sarà uno che legge molti libri, ma che per Gemma non è al livello delle persone che lei ha frequentato in questa estate.
Finché la madre non ce la fa più: all'ennesima lettera spiega a Gemma la situazione: lei è stata l'amante del vecchio Sartori, quindi Gemma e Franco sono fratellastri. Gemma ci arriverà dopo, ma questo spiega perchè lei, figlia di un'affittacamere, era stata ricevuta in quella compagnia. Gemma si lascia andare, le va bene tutto pur di uscire da quella casa. Un giorno che Franco entra nella sua camera ci sta, senza amore. Ha deciso di sposarlo, meglio lui di qualcun altro.
Franco, molto pratico, fisicamente attratto da Gemma e molto dedito al suo lavoro che lui sa essere importante, non si accorge che ha in casa una donna che si annoia, che non sa che fare della propria giornata. Gemma e Franco vivono in due mondi che non comunicano: lui non ha nessun complesso riguardo la compagnia che frequentava lei, che si vergogna di lui e della casa dove l'ha portata ad abitare. Franco è gentilmente egoista, cerca perfino di insegnare a Gemma il gioco degli scacchi.
Finché Gemma conosce la contessa romena Elvira Coceanu, che le racconta tante cose, che lavora per sfizio nel campo della moda (disegna cappelli), che conosce mezzo mondo. Gemma la presenta anche al marito a cui va bene tutto, purché la moglia non si annoi. Finché una sera, mentre passeggia con la Coceanu, Gemma incontra Tittoni, l'amico guidatore di automobile, che la festeggia, le fa girare la testa. La contessa Coceanu tiene bordone benissimo. E Gemma si trova immersa in un mondo, quello sì, che sente essere quello che le spetta. Tittoni le fa una corte stretta, la prima volta Gemma, complice l'ora tarda, si sottrae.
Elvira Coceanu sa il fatto suo. La seconda volta ospita Gemma e Tittoni a casa sua, poi sparisce. Tittoni offre un magnifico braccialetto a Gemma, che se lo mette al braccio come un segno di trionfo dopo aver fatto l'amore con Tittoni. Solo che sente delle voci, e si rende conto che nella stanza accanto Tittoni e la Coceanu stanno parlando: lui paga la contessa romena, che gli ha fatto brillantemente da ruffiana. Gemma capisce, magari un po' tardi. Il il braccialetto sparisce dal polso e viene incamerato nella borsetta. Almeno si è data per qualcosa eppoi è bello avere un amante come Tittoni.
Finiscono le storie belle, figuriamoci quelle brutte. Letterine, appuntamenti, poi tutto si raffredda. E' Tittoni che sparisce, adducendo viaggi in posti strani. Gemma è dispiaciuta, ma la Coceanu dice che non c'è da preoccuparsi, conosce tanta gente lei! A questo punto Gemma vorrebbe sottrarsi, ma non ha capito bene con chi ha a che fare: alla prima minaccia di abbandono la Coceanu parla chiaro: ha lettere, biglietti, prove di ogni genere. Ricatti a cui Gemma non sa reagire, anche se per il momento csi sottrae ad appuntamenti con altri clienti della Coceanu. E Gemma comincia a conoscere suo marito, la serietà, la competenza, l'ammirazione da cui è circondato. Vanno in vacanza insieme, Gemma crede di aver chiuso con quella storia... e si ritrova la Coceanu in casa. La contessa romena si è trasferita da loro mentre erano in vacanza.
Gemma ormai è in una morsa. Ogni volta che cerca di ribellarsi, Elvira Coceanu la impaurisce con minacce di far sapere in giro (soprattutto al marito, ma non solo) tutto l'accaduto. Finché la Coceanu mena il colpo che crede risolutivo: l'appuntamento per Gemma con un ricco straniero di passaggio a Roma. Ma lo straniero capisce che per Gemma è la prima volta, che lo fa perché è costretta e la fa scendere dalla macchina. E qui di torna all'inizio del film: Gemma vuole liberarsi del braccialetto ma scopre dall'orefice che si tratta di un falso. E alla fine Gemma non ce la fa più: la Coceanu è lì a tavola che trionfa, sicura di poterla ricattare in ogni momento, a quel punto Gemma le tira una maldestra coltellata al braccio.
Franco e la madre di Gemma adesso sanno tutto. Franco capisce che non ha sbagliato solo la moglie, ma anche lui. Sente che è tornata la contessa, sicura del fatto suo, perché pensa di poter ricattare anche il marito, oltre alla moglie. Franco butta la Coceanu giù per le scale, completa di valigie e cappelliere. La contessa grida per strada ma capisce che ora non ha nessuna arma in mano: andrebbe in galera lei, se denunciasse.
Gemma è andata nel terrazzo da sola, ormai è l'alba. Sono finiti i pianti e le grida. Dopo un po' nel terrazzo arriva anche Franco e cominciano insieme una nuova giornata, sicuramente migliore.
Gina Lollobrigida
Gina Luigia Lollobrigida è nata a Subiaco il 4 luglio 1927. Nel 1944 si iscrive all'Istituto Belle Arti di Roma; per mantenersi, visto che la famiglia aveva perso tutto nella guerra, gira per locali facendo caricature col carboncino e posa per alcuni fotoromanzi, con lo pseudonimo di Diana Loris.
E' divenuto celebre il concorso di Miss Italia del 1947: prima Lucia Bosè, seconda Gianna Maria Canale, terza Gina Lollobrigida.
Nel cinema. comincia con i film operistici che allora erano popolari: Lucia di Lammermoor, Elisir d'amore, Pagliacci. Si sposa col medico sloveno Milko Scofic nel gennaio 1949. Nel 1957 nasce il figlio Milko jr.
Nel 1950 Gina Lollobrigida arriva ad Hollywood, invitata dal miliardario Howard Hughes. Ma la Lollobrigida tornò ben presto a Roma, il che le impedì di lavorare in America fino al 1959.
Achtung! Banditi! (1951) di Carlo Lizzani, Fanfan la Tulipe (1952) di Christian-Jaque furono i primi successi, a cui si aggiunge la breve ma memorabile parte in Altri tempi (1952) di Blasetti, com Vittorio De Sica che dice per la prima volta "maggiorata fisica" (in contrapposizione al "minorata mentale" usuale nei processi): Mariantonia paragonata all'etera greca Frine.
Nel 1953 il ruolo della Bersagliera in Pane, amore e fantasia, replicato nel 1954 in Pane, amore e gelosia, tutti e due con la regia di Luigi Comencini. Rifiutò la terza puntata, che fu affidata a Sophia Loren nel 1955.
Molti dimenticano che contemporaneamente al personaggio della Bersagliera, la Lollobrigida affrontò benissimo ruoli drammatici, di donne borghesi divise fra rispettabilità e vizio: La provinciale di Mario Soldati (1953) e La romana di Luigi Zampa (1954), entrambi tratti da racconti di Alberto Moravia. Il successo divistico portò a grandi produzioni internazionali. Oltre dieci anni, fino a metà degli anni Sessanta. Ho dovuto ampliare il numero di immagini di questo Ritratto di signora perché non è possibile non metttere certi titoli, anche se il meglio Gina Lollobrigida l'ha dato nelle parti comiche e drammatiche di quegli anni. Dopo, è sempre bello vederla, perché Gina Lollobrigida è artista multiforme: sa cantare, sa ballare, è una nota scultrice ed una fotografa apprezzata. Ha un carattere orgoglioso ed indipendente che non si è capito ancora se l'abbia danneggiata o aiutata nella sua carriera.
http://abbracciepopcorn.blogspot.com.ar/2009/07/ritratti-di-signore-gina-lollobrigida.html

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