ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




sábado, 27 de febrero de 2021

Dove vai tutta nuda? - Pasquale Festa Campanile (1969)

TÍTULO ORIGINAL
Dove vai tutta nuda?
AÑO
1969
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Italiano (Separados)
DURACIÓN
93 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Pasquale Festa Campanile
GUIÓN
Pasquale Festa Campanile, Sandro Continenza, Ottavio Jemma, Luigi Malerba
MÚSICA
Armando Trovajoli
FOTOGRAFÍA
Roberto Gerardi
REPARTO
Tomas Milian, Maria Grazia Buccella, Gastone Moschin, Angela Luce, Lea Lander, Vittorio Gassman, Tito LeDuc, Giancarlo Badessi, Fred Jackson, Andrea Esterhazy, Fulvio Mingozzi
PRODUCTORA
Fair Film
GÉNERO
Comedia | Erótico

Sinopsis
En estado de embriaguez, un joven empleado de banca se despierta con una muchacha que tiene por costumbre decir siempre la verdad y pasear completamente desnuda por casa. Lástima que sea también la esposa del presidente del banco... (FILMAFFINITY)
 
2 

Dove vai tutta nuda? [1969] è una pellicola maliziosa confezionata su misura per esaltare la bellezza di Maria Grazia Buccella, indiscussa protagonista. Tomas Milian è un modesto impiegato di banca che, a Londra, in stato di ubriachezza, sposa la Buccella, una bella ragazza svampita priva di freni inibitori, abituata a girare nuda per casa. Gastone Moschin è il direttore della banca per la quale lavora Milian, che pretende dal dipendente fedeltà e celibato, anche perché utilizza la sua casa come alcova per incontrare le amanti. Alcune sequenze vedono Moschin impegnato nella sua fantasia erotica ricorrente: il massaggio sulle natiche dell’amante di turno. Vittorio Gassman è Rufus, un ladro strampalato e pasticcione che veste abiti surreali, porta lunghi capelli bianchi e gira in compagnia di due cani. Tra gli interpreti riconosciamo anche Angela Luce nel ruolo di una delle amanti del direttore di banca.

Il film serve soprattutto a mostrare le grazie della Buccella, lanciata come simbolo erotico nel consueto personaggio della ragazzina ingenua e maliziosa. Il regista immortala la sua bellezza in pose plastiche, nascondendo alla censura diversi nudi integrali con trucchi scenografici, ma spesso non bastano acquari e capelli disposti in modo da non mostrarla senza veli. Il tono del film è comico, spesso surreale, come nel caso del matrimonio estorto dopo una sbronza e nelle sequenze che mostrano una Buccella ingenua che scandalizza gli uomini. Equivoci e doppi sensi sono all’ordine del giorno, da buona pochade che si rispetti, più farsa che commedia, il nudo è esibito in maniera generosa e senza remore.
Vediamo Maria Grazia Buccella senza veli a letto con Tomas Milian, vestita in maniera provocante in autobus e un istante dopo restare con slip e reggiseno, ma anche sulla scala mobile in minigonna e intenta a provocare incidenti dopo aver esibito le lunghe gambe. A un certo punto la ragazza stringe amicizia persino con una prostituta e la porta a casa sua per farla lavorare al riparo dalle intemperie. Il messaggio sociale della pellicola – espresso dalla stessa Buccella – è che gli abiti rappresentano l’ipocrisia sociale, per questo vanno tolti appena possibile. La trasgressione sta nell’affermare che “nudo è bello”, mentre nascondere il proprio corpo è una finzione ipocrita. Un altro episodio a rischio censura vede la protagonista con il vestito da sera che si sfilaccia fino a restare nuda. Maria Grazia Buccella canta la canzone Dove vai tutta nuda?, scritta da Armando Trovajoli, autore di una divertente colonna sonora che scorre sulle immagini di un cartone animato. Mario Cecchi Gori interpreta un piccolo ruolo da avvocato. Tomas Milian è molto bravo in una parte comica da marito imbranato che non riesce a contrastare le follie di una moglie non voluta che finisce per farlo innamorare. Dove vai tutta nuda? è una commedia sofisticata all’americana condita di momenti surreali e di alcune parti maliziose da commedia sexy italiana. Per i tempi è un film molto spinto che rischia tagli e censure, ma persino un divieto ai minori. A un certo punto la commedia si trasforma in pochade e presenta tutti i protagonisti sulla scena per la bagarre finale.
Gordiano Lupi
https://www.ingenerecinema.com/2011/04/20/dove-vai-tutta-nuda-di-pasquale-festa-campanile/


Il bancario Manfredo (Tomas Milian) sposa, offuscato dai fumi dell'alcol, l'avvenente “Tonino” (Maria Grazia Buccella), ragazza senza inibizioni inevitabilmente in contrasto con le regole della società. I coniugi andranno a vivere nello stesso palazzo del capo di lui (Gastone Moschin), in apparenza moralista ma in realtà attratto dai comportamenti della donna.

Irritante commedia degli equivoci, che cerca furbescamente di utilizzare il gioco del contrasto per far emergere le derive moralistiche contemporanee. Festa Campanile ovviamente non ci riesce e, anzi, spinge forte sulle grazie della Buccella. Il soggetto di Ottavio Jemma è talmente banale da rasentare l'amatorialità. Persino le musiche di Trovajoli passano in secondo piano di fronte ai dialoghi grotteschi tra i protagonisti. Mario Cecchi Gori produce e appare in un raro e fugace cameo.
https://www.longtake.it/movies/dove-vai-tutta-nuda 

 

Pasquale Festa Campanile

Regista cinematografico, sceneggiatore e scrittore, nato a Melfi (Potenza) il 28 luglio 1927 e morto a Roma il 25 febbraio 1986. Sceneggiatore con Massimo Franciosa di alcuni film di grande successo degli anni Cinquanta e Sessanta, prodotti dalla Titanus, tra cui Poveri, ma belli (1957) di Dino Risi, passò poi alla regia divenendo uno dei rappresentanti di quella generazione di registi italiani con una marcata propensione per la commedia erotica. Le sue numerosissime opere non mancarono di suscitare un certo interesse critico in Francia. Ottenne il premio per la migliore sceneggiatura nel 1958 al Festival di Cannes per il film Giovani mariti di Mauro Bolognini e nel 1964 una nomination all'Oscar, condivisa con Franciosa, Vasco Pratolini e Carlo Bernari, per Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy.

Laureato in giurisprudenza, iniziò l'attività di scrittore e di giornalista divenendo redattore di uno dei più importanti settimanali letterari, "La fiera letteraria", e collaboratore di riviste prestigiose come "Paragone". Nel 1955, anno in cui vinse il premio Re degli amici e il premio Corrado Alvaro per il romanzo umoristico La nonna Sabella (dal quale trasse poi il soggetto per l'omonimo film del 1957 di D. Risi), F. C. debuttò nel cinema come sceneggiatore con Gli innamorati di Bolognini. Il film, quattro storie d'amore ambientate nel microcosmo popolare di una piazza romana, segnò l'inizio della collaborazione con Franciosa. Sulla falsariga del film precedente, ma accentuando situazioni e tipologie di personaggi in direzione di una più marcata caratterizzazione da commedia, F. C. scrisse con Franciosa e con il regista Risi Poveri, ma belli, e i successivi Belle, ma povere (1957), uno dei maggiori incassi dell'anno, e Poveri milionari (1959). Frattanto aveva continuato la sua collaborazione con Bolognini, scrivendo con il regista, Franciosa, Enzo Curreli e Pier Paolo Pasolini, Giovani mariti, intelligente e delicato affresco della provincia italiana, cui fece seguito, nel 1961, il melodramma La viaccia, tratto da L'eredità di M. Pratesi. Sceneggiatore di fiducia del produttore Goffredo Lombardo della Titanus, nel 1960 F. C. aveva avuto modo di collaborare con Luchino Visconti, partecipando con Franciosa alla realizzazione della sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli, ispirato ai racconti di Il ponte della Ghisolfa di G. Testori, al fianco di Suso Cecchi d'Amico ed Enrico Medioli, su soggetto dello stesso regista, della Cecchi d'Amico e di Vasco Pratolini. Tre anni dopo collaborò con lo stesso gruppo alla sceneggiatura di Il Gattopardo (1963), tratto dal romanzo omonimo di G. Tomasi di Lampedusa. Ancora con Franciosa e con Tonino Guerra, F. C. aveva scritto L'assassino (1961), debutto nella regia di Elio Petri, originale e felice commistione tra realismo italiano e thriller francese, che si snoda attraverso un raffinato gioco narrativo. La sua ultima collaborazione di rilievo come sceneggiatore fu per il paradossale apologo di Una storia moderna: l'ape regina (1963) di Marco Ferreri.

In quello stesso anno iniziò la sua attività di regista, dirigendo, in collaborazione con Franciosa, Un tentativo sentimentale, cui seguì, l'anno successivo, Le voci bianche, ambientato nella Roma del Settecento, che ottenne un notevole successo di pubblico e di critica e rivelò la vena malinconica (soprattutto nel personaggio interpretato da Vittorio Caprioli, un castrato alla fine della carriera) e ironica che avrebbe caratterizzato buona parte del lavoro di F. C. regista. Dopo aver realizzato un film di derivazione letteraria come La costanza della ragione (1964), tratto dal romanzo di V. Pratolini e sceneggiato da Fabio Carpi, diresse il farsesco La cintura di castità (1967) che, nonostante l'ottimo cast (Tony Curtis, Monica Vitti e Ivo Garrani), non ottenne il successo sperato, e La ragazza e il generale (1967), sceneggiato dal regista con Franciosa e Luigi Malerba, e interpretato da Virna Lisi, Umberto Orsini e Rod Steiger, in cui, sullo sfondo della Prima guerra mondiale, si narra una storia senza vinti e vincitori.

La vena malinconica di F. C. tornò ad affiorare in Cara sposa (1977) e Il ritorno di Casanova (1978), tratto dal romanzo di A. Schnitzler e scritto da Piero Chiara. Il film, che non fu mai proiettato nei cinema e apparve in televisione solo molto tempo dopo, descrive la fine di un mito, l'angoscia di un uomo che assiste impotente al proprio inarrestabile declino. Da allora in poi F. C. abbandonò temi più sfumati e intensi e optò decisamente per le commedie erotiche che tanto successo avevano presso il suo pubblico, assecondando un approccio più prosaico. Tra queste si ricordano Scacco alla regina (1969), da un romanzo di R. Ghiotto, sceneggiato da Brunello Rondi e Tullio Pinelli, storia di un rapporto di sudditanza che si stabilisce fra un'attrice di successo e la sua dama di compagnia; Dove vai tutta nuda? (1969), sceneggiato dallo stesso F. C., Malerba, Ottavio Jemma, Sandro Continenza, e Il merlo maschio (1971), che ebbe un buon successo di pubblico. Con il film Il ladrone (1980), tratto da un suo romanzo, F. C. tentò di discostarsi dalle tematiche abituali, pur conservando toni da commedia, per narrare la storia dell'ingenuo Caleb (interpretato da Enrico Montesano) che, abituato a vivere di espedienti e convinto che Gesù sia solo un abile mago, finirà per morire sulla croce accanto a Cristo. Negli anni Ottanta firmò i suoi maggiori successi di pubblico: Nessuno è perfetto (1981) con Renato Pozzetto e Ornella Muti, Bingo Bongo (1982) con Adriano Celentano e Carole Bouquet, e Il petomane (1983) con Ugo Tognazzi, commedia più strutturata e originale rispetto alle precedenti. L'ultimo film girato dal regista fu Uno scandalo perbene (1984), sceneggiato da Cecchi d'Amico, ennesimo lungometraggio ispirato al caso dello smemorato di Collegno il cui protagonista, Ben Gazzara, aveva già interpretato per F. C. il film drammatico La ragazza di Trieste (1982), tratto dal suo omonimo romanzo.
https://www.treccani.it/enciclopedia/pasquale-festa-campanile_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/

No hay comentarios:

Publicar un comentario