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jueves, 11 de febrero de 2021

La tempesta in un cranio - Carlo Campogalliani (1921)

 

TITULO ORIGINAL
La tempesta in un cranio
AÑO
1921
IDIOMA
Muda
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
70 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Carlo Campogalliani
FOTOGRAFÍA
Fortunato Spinolo, Giuseppe Testa (B&W)
REPARTO
Benfenati, Carlo Campogalliani, Dillo Lombardi, Felice Minotti, Letizia Quaranta, Ugo Uccellini
PRODUCTORA
Campogalliani Film
GÉNERO
Comedia | Cine mudo

Sinopsis
Una comedia italiana anárquica y casi surrealista de múltiples placeres en la que el vástago tímido de una familia adinerada es ayudado por sus amigos para demostrar que sus miedos a la locura hereditaria son una tontería. (FILMAFFINITY)
 
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El plato fuerte no obstante fue la cinta italiana La Tempesta in un Cranio (1921) de Carlo Campogalliani, prolífico actor, director y productor de cine italiano con una extensa carrera como realizador que abarca desde los años 10 hasta los 60, y que en la era muda incluye varias de las obras del popular personaje de Maciste. Aquí interpreta a un hombre que proviene de una familia que ha tenido numerosos casos de demencia en el pasado y que, pese a su situación acomodada, se siente torturado ante la idea de que tarde o temprano se volverá loco. Un día no obstante se encuentra en una situación extrañísima que le hace sospechar que ha perdido la cordura definitivamente: se despierta en medio de la calle y se encuentra con que nadie parece reconocerle. ¿Qué ha sucedido? Incapaz de entender nada, no tiene más remedio que aprender a desenvolverse solo.
La idea del filme me ha recordado bastante a obras como When the Clouds Roll By (1919) dirigida por Victor Fleming y protagonizada por Douglas Fairbanks – y veo que no soy el único en ver el parecido – o la película de Harold Lloyd ¡Venga alegría! (Why Worry?, 1923) de Fred C. Newmeyer y Sam Taylor. En todos estos casos se juega con la idea de un personaje supersticioso o hipocondríaco que se quitará esas manías gracias a verse obligado a enfrentarse a situaciones de aventura llenas de peligro. En el caso que nos ocupa, la trama que da pie a estas alocadas situaciones de suspense y el giro final que lo explica todo son un absoluto sinsentido. Pero nada de eso importa mucho, hemos venido aquí a divertirnos y a ver a Carlo haciendo todo tipo de secuencias de humor físico que me recuerdan un poco a Buster Keaton en parte por su gusto por el riesgo y los inventos extravagantes… si bien desconozco si en una fecha tan temprana como 1921 Campogalliani había sido influenciado por algunos de los cortos del genial cómico de slapstick.
La influencia que sí creo que es evidente es la de los seriales de la época, reflejados en las situaciones de riesgo rozando el surrealismo y en el ritmo absolutamente frenético de la cinta, que hace que ésta se pase volando. Por el camino asistimos a la creación de un invento que daría pie a lo que Campogalliani bautiza como fototelefonofotografía, que no es más que una llamada de Zoom o Skype pero hecha hace un siglo (¿otro guiño del programa del festival a las numerosas veces que hemos tenido que usar esta tecnología para comunicarnos con otras personas durante el confinamiento? ¿O simplemente veo guiños a nuestra situación actual en todo?).

La película pues funciona como un notable entretenimiento filmado a buen ritmo y con algunos recursos visuales bastante bien conseguidos, que además se beneficia de la buena química que hay entre el protagonista y la chica, quizá porque la interpreta su esposa en la vida real, la actriz Letizia Quaranta. Así pues, como moraleja para cerrar el día recuerden que nada mejor para la salud mental que una buena dosis de suspense y aventuras.
https://eltestamentodeldoctorcaligari.com/2020/10/09/le-mini-giornate-del-cinema-muto-de-pordenone-2020-iii/


Renato De Ortis è l’ultimo rampollo di una nobile e ricca famiglia geneticamente predisposta alla pazzia. Nonostante sia ricco, nobile e amato dalla dolce Liana, Renato si tormenta per il timore di uscire di senno come i suoi avi. Il suo amico Alfredo Ariberti, di professione romanziere, si rivolge al professor Valenti perché dimostri a Renato che le sue preoccupazioni sono solo sciocchezze. Da qui parte una divertente e stralunata messa in scena che, sulle orme di pratiche terapeutiche e avventure a perdifiato, porteranno il nostro protagonista a una felice soluzione.
Carlo Campogalliani (1885-1974) è certamente una delle figure più esuberanti e inventive dei primi cinquant’anni di cinema italiano. Esordisce in veste di attore con la Milano Film, una particina nel Re Lear di De Liguoro nel 1910, poi passa alla Flora Film in Toscana, l’anno successivo è a Torino e lavora con la Pasquali e la Savoia sempre in piccole parti, fino al 1913 in cui interpreta il Griso in I promessi sposi di Rodolfi. Nel 1915 inizia a mettersi dietro la macchina da presa e, pur continuando a interpretare innumerevoli ruoli anche nei propri film, realizza alla regia oltre settanta opere tra il periodo muto e quello sonoro.
Campogalliani è uomo pragmatico, interpreta, gira, mette in scena, produce e, grazie anche al sodalizio con Letizia Quaranta, che diventerà in seguito sua moglie, elabora negli anni Venti una serie di film che provano a indicare una strada alternativa per il cinema italiano popolare. Così ricorda quegli anni in un’intervista d’epoca:
“Fondai la Campogalliani e C. Mio socio e mio collaboratore fu l’avvocato Carlo Pollone. Per la nuova Marca scrissi, in collaborazione con lui e diressi, interpretandoli con mia moglie, sei films: La tempesta in un cranio, Il bersaglio umano, La signora delle miniere, La droga di Satana, Un simpatico mascalzone e Ted l’invincibile.”
“Conosco tutte quelle vostre sei films” (afferma l’intervistatore Giuseppe Lega). “Vi piacquero?” (gli chiede Campogalliani). “Molto” (risponde Lega). ”Soprattutto perché esse avevano un contenuto morale degno del più alto elogio.”
“È così. Ho sempre sentito il Cinematografo sotto questo aspetto”, argomenta Campogalliani. “Per me una film che non voglia dimostrare qualcosa, non ha valore. Il Cinematografo deve essere un messo di propaganda: del bene, della bontà, dell’onestà dei più nobili sentimenti umani e sociali. Deve, insomma, divertendo istruire.”
La tempesta in un cranio, del 1921, è pertanto il primo di sei film prodotti scritti e interpretati dallo stesso Carlo Campogalliani. Il film ha come modello le commedie e i film d’avventura americani, ma il contesto culturale è ben diverso. La vicenda assorbe alcuni aspetti e teorie di cura legati alla neonata psicoanalisi e le contamina con l’avventura rocambolesca del protagonista. La trama prende spunto da un libro, falso, ma che dà autorevolezza e scientificità al racconto, dal titolo “La tempesta in un cranio” di Alfonso Ariberti, “un romanzo igienico-curativo contro la nevrastenia”. Campogalliani non si risparmia e come un novello Saetta corre, cade, si rialza fuggendo su scale che lo portano nel cielo vuoto. Inventa un personaggio e di diritto si allinea a quegli attori che puntano a numeri di grande agilità fisica e velocità che popolavano i film italiani negli anni venti. La psicoanalisi e una fuga a perdifiato fanno però di questo film un mix davvero inedito nella produzione italiana in cui la follia diventa un sogno avventuroso dove tutto è possibile come, ad esempio, l’esperimento di fototelefonofotografia, in cui i due protagonisti, Campogalliani e Letizia Quaranta, sperimentano una sorta di antenato dello smartphone con cui sventano un agguato. La Vita Cinematografica nel recensire il film sottolinea del film “Semplice nella trama, inscenato con cura, con ricchezza non eccessiva di particolari, in quadri significativi e ben disposti, l’azione tiene desta continuamente l’attenzione dello spettatore, senza stancarla mai.” Ebbene in queste parole d’epoca sta la forza del cinema di Campogalliani e in particolare del film La tempesta in un cranio, in cui al centro dell’interesse c’è lo spettatore a cui il film, divertendo, vuole raccontare una storia talmente folle che ancora oggi non smette di divertirci.
Matteo Pavesi
http://www.giornatedelcinemamuto.it/la-tempesta-in-un-cranio/ 


 

 

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