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lunes, 8 de noviembre de 2021

Porca Vacca - Pasquale Festa Campanile (1982)

TÍTULO ORIGINAL
Porca vacca
AÑO
1982
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
No
DURACIÓN
113 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Pasquale Festa Campanile
GUIÓN
Pasquale Festa Campanile, Massimo De Rita, Marcello Coscia
MÚSICA
Ennio Morricone, Riz Ortolani
FOTOGRAFÍA
Alfio Contini
REPARTO
Renato Pozzetto, Laura Antonelli, Aldo Maccione, Raymond Pellegrin, Raymond Bussières, Consuelo Ferrara, Antonio Marsina, Antonio Orlando, Gino Pernice
PRODUCTORA
Faso Films
GÉNERO
Comedia. Bélico

Sinopsis
Una mujer se interpone entre un actor-cantante enviado al frente durante la I Guerra Mundial y un campesino que se enriquece con el conflicto. (FILMAFFINITY)
 
2 

Strano, inclassificabile film del 1982 con Renato Pozzetto, diretto da quell’eclettico e eccentrico cineasta (e molte altre cose) che fu Pasquale Festa Campanile, di cui un giorno o l’altro si dovranno pure riconsiderare cose, fatti e opere. Questo Porca vacca è sì un vehicle per Pozzetto, allora all’apice, ma cerca di mescolare i torni della commedia italiana degradata di quegli anni con il cinema storico-civile di una qualche ambizione e, parlando di prima guerra mondiale, finisce inevitabilmente con l’apparentarsi a La grande guerra di Mario Monicelli. Con uomini (e anche donne) qualunque travolti dall’evento incontrollabile, poveri destini risucchiati nel frullatore della Storia. Pozzetto è Primo Baffo, uno sciantoso che si barcamena come può e fa di tutto per evitare l’arruolamento. Quando lo precettano, tenta anche la carta dell’omosessualità per farsi mandare a casa, ma non gli credono. Finisce nel casino, nella jungeriana tempesta d’acciaio, incontra una ragazza che insieme al suo complice lo deruberà. Ma sono povericristi come lui, peggio di lui. Il finale sarà duro. Con anche Laura Antonelli e Aldo Maccione. Da rivedere (che poi sarebbe anche il centenario della prima guerra mondiale).
https://nuovocinemalocatelli.com/2014/07/28/film-stasera-sulla-tv-in-chiaro-porca-vacca-di-pasquale-festa-campanile-lun-28-luglio-2014/

Pasquale Festa Campanile è uno dei nostri registi meno considerati dalla critica contemporanea e attende ancora la giusta rivalutazione. Scrittore prestato al cinema, racconta le sue storie con garbo e umorismo, costruendo commedie sofisticate, interpretate da attori popolari. Porca vacca porta nel cinema di serie A la maschera surreale di Renato Pozzetto, inventata da Mogherini, ma di fatto strutturata dallo stesso comico, in un'interpretazione più intensa del solito. Siamo in piena Prima Guerra Mondiale, l'attore di avanspettacolo Primo Baffo (Pozzetto) viene reclutato e spedito in trincea dove fa i conti con le asprezze di un conflitto terribile, tra le doline del Carso, al confine con l'Austria. La pellicola si sviluppa come una storia d'amore e d'amicizia tra il soldato e due ladruncoli delle montagne, interpretati da Laura Antonelli e Aldo Maccione. Festa Campanile segue la lezione di Mario Monicelli e critica la grande guerra, sceglie di distruggere la retorica patriottica che da sempre riveste l'ultima guerra d'indipendenza, descrivendo orrori ed eccidi di un conflitto cruento. Il personaggio interpretato da Pozzetto è il più dissacrante, perché canta per tutta la pellicola canzoni patriottiche corrette in versione satirica, facendo capire la posizione del popolo verso il primo conflitto mondiale. Laura Antonelli è una scaltra truffatrice che si approfitta di un soldato ingenuo, finge di amarlo, fa affari con gli austriaci e finisce per essere violentata da un gruppo di soldati. Nonostante tutto sia Maccione che Pozzetto sono innamorati di lei e fino all'ultima sequenza sognano di vivere insieme, magari sposandola entrambi. Il gesto più coraggioso del film verrà proprio dalla donna, che farà saltare in aria una diga e morirà per compiere una missione suicida. Non è patriottismo, però, ma soltanto vendetta per la violenza subita. Festa Campanile racconta anche il teatro di avanspettacolo, un mestiere ingrato dove il comico è investito da improperi perché il pubblico vuol vedere soprattutto le gambe delle ballerine. Il potere consolatorio dell'arte, la funzione di sostegno e di sollievo al dolore nei momenti difficili è un tema caro all'autore. Ricostruzione storica perfetta, tra trincee, montagne, casolari sperduti, borghi di contadini, attacchi con il fucile, bombe che esplodono, soldati che scrivono a casa e temono la morte. Una pellicola comica che a tratti diventa drammatica, che racconta la vita, secondo la lezione della commedia all'italiana, a tratti soffusa di un tenue erotismo, in misura minore rispetto alla media dei lavori del regista. Il momento erotico più forte è quando vediamo in primo piano la mancanza di una donna, le avventure in casino con le prostitute e i fugaci incontri con ragazze di paese. Un film contro la guerra, ma al tempo stesso un film bellico, perché le sequenze di battaglia sono girate molto bene, i bombardamenti sono realistici e alcune scene acrobatiche risultano credibili. Campanile inserisce la goliardia tipica degli ambienti militari, gli scherzi feroci, che si alternano a considerazioni profonde: "Io vengo dalla guerra. Là si muore e basta", "Con la guerra non si capisce più niente. Non si sa chi nasce, non si sa chi muore...". Tra gli attori ricordiamo un valido interprete come Toni Ucci, soldato romano in trincea, autore dello scherzo feroce dei pasticcini alla merda. Dino Cassi, comico dei Brutos insieme a Maccione, si vede solo per una rapida sequenza. Sceneggiatura priva di buchi, anche se la storia perde di efficacia nella seconda parte, troppo sbilanciata sul versante sentimentale. Di grande effetto la frase finale: "Quando torna la Marianna la sposiamo tutti e due". Non tornerà più. I due patetici eroi lo sanno bene. Ottima la colonna sonora - dolce e suadente, mixata a motivetti satirici come L'arrotino - composta niente meno che da Riz Ortolani.
http://signoradeifiltri.overblog.com/2014/03/porca-vacca-1982-di-pasquale-festa-campanile.html


Pasquale Festa Campanile, un autore popolare

Il 25 febbraio 1986 si spegneva a Roma Pasquale Festa Campanile. Nacque a Melfi il 28 luglio 1927. «Si trasferì, giovanissimo, a Roma, dove, ancor prima di laurearsi in giurisprudenza, iniziò una brillante pratica di scrittore e giornalista: a cominciare dalla metà degli anni Quaranta, apparvero alcuni suoi racconti su pubblicazioni specialistiche, e, dal 1947, fu redattore della rivista La Fiera letteraria. Non tardarono ad arrivare i riconoscimenti per queste attività, come il premio letterario La Caravella, ricevuto nel 1948, e il Marzotto per il giornalismo, vinto tre anni più tardi. Nello stesso periodo lavorò anche per la radio e, in anni successivi, per la televisione. Il suo esordio cinematografico, come cosceneggiatore di Faddija (La legge della vendetta, regia di R. Montero), avvenne nel 1949 e rimase un episodio isolato fino al 1955, quando scrisse, in collaborazione con M. Franciosa, Gli innamorati (regia di M. Bolognini), che fu insignito del Nastro d’argento. Subito dopo, ancora con Franciosa, vi fu la sceneggiatura del film campione d’incassi della stagione 1956-57, Poveri ma belli (regia di D. Risi), un successo che sancì il definitivo riconoscimento di una delle coppie di sceneggiatori più significative e prolifiche del cinema italiano, il cui sodalizio sarebbe durato fino alla metà degli anni Sessanta. […] Contemporaneamente, il F. pubblicò il primo romanzo, La nonna Sabella (Milano 1957), che resta fra i suoi più belli e per il quale ottenne il premio Re degli amici e il Corrado Alvaro. […] Sul versante cinematografico, dopo la collaborazione alle sceneggiature di alcuni capolavori di L. Visconti – come Rocco e i suoi fratelli (1960), Nastro d’argento per la sceneggiatura, e Il gattopardo (1963) – e di importanti opere del cinema italiano degli anni Sessanta – fra le quali L’assassino (regia di E. Petri, 1960), Le quattro giornate di Napoli (regia di N. Loy, 1962), Una storia moderna: l’ape regina (regia di M. Ferreri, 1963) -, giunse l’esordio registico, Un tentativo sentimentale, del 1963, diretto insieme con Franciosa […]. Ancora in coppia con Franciosa fu la direzione dell’opera seconda, Le voci bianche (1964), ricognizione leggera e mai volgare nel mondo romano del teatro lirico settecentesco e dei suoi cantori evirati. A partire dal successivo La costanza della ragione (1965), tratto dell’omonimo romanzo di V. Pratolini, il F. fu l’unico regista dei propri film, percorrendo un itinerario contraddistinto dall’intensità realizzativa e dal successo popolare. Le sue opere lo definiscono come artigiano corretto, abile e provveduto, esponente stimato del cinema leggero di media confezione» (Guglielmo Moneti). Secondo Andrea Pergolari: «La critica non lo ha mai amato, troppo distante dai suoi orizzonti culturali; il pubblico sì, tanto da farne “il regista miliardo”. Festa Campanile non racconta direttamente la realtà politica, non professa proponimenti ideologici, non esprime giaculatorie morali, ma vive pienamente nel suo tempo e sa rappresentarlo con le armi della commedia, del paradosso, della favola, addirittura. È un narratore franco, svelato, senza secondi fini, come non ne esistono più, nella letteratura e nel cinema italiani».
https://www.fondazionecsc.it/evento/pasquale-festa-campanile-un-autore-popolare-2/



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