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miércoles, 10 de noviembre de 2021

Un amore a Roma - Dino Risi (1960)

TÍTULO ORIGINAL
Un amore a Roma
AÑO
1960
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
103 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Dino Risi
GUIÓN
Ennio Flaiano, Dino Risi. Novela: Ercole Patti (novela)
MÚSICA
Carlo Rustichelli
FOTOGRAFÍA
Mario Montuori
REPARTO
Mylène Demongeot, Elsa Martinelli, Peter Baldwin, Claudio Gora, Maria Perschy, Jacques Sernas, Vittorio De Sica, Umberto Orsini
PRODUCTORA
Coproducción Italia-Francia-Alemania; Les Films Marceau, Cocinor, Alfa Film
GÉNERO
Drama | Melodrama

Sinopsis
Melodrama que describe las cuitas amorosas de un académico burgués y una aspirante a actriz. (FILMAFFINITY)
 
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«Cuando la parálisis de la masculinidad es más intensa, el sadismo (el uso de la fuerza) se convierte en el principal -y perverso- sustituto de la masculinidad. Si la sexualidad femenina está debilitada o pervertida, se transforma en masoquismo o posesividad» 

Erich Fromm (1900-1980),"El arte de amar",

“Hoy es difícil quererse (…) La inteligencia suele ser astucia, la sencillez, falsa, y la ingenuidad, estupidez. Y, al final, acabas huyendo”

Haciendo un breve inciso en su pertinaz, satírico y afectivo análisis costumbrista a los problemas de la sociedad italiana de los sesenta para sacar provecho de su aparente reactivación económica, ejemplificado ese mismo año a través de una divertida parábola sobre la picaresca como forma de vida que consolidaría la especial vena cómica de Vittorio Gassman, EL ESTAFADOR, Dino Risi suscribió este inexplorado melodrama sentimental de perfil psicológico. Basado en la novela homónima de Ercole Patti, hurgaba en la angustia posesiva de la obsesión amorosa con pulcritud descriptiva y una irresoluta utilización de la voz en off a partir del convulso romance que un académico y refinado joven romano de alta alcurnia acometía con una actriz novel veneciana de incauta efusión concupiscente. Un largometraje desigual, aunque a todas luces estimable, donde Mylène Demongeot evidenciaba unas encomiables aptitudes dramáticas más allá de su fotogénica belleza y Vittorio De Sica formalizaba una deleitosa colaboración desempeñando el papel de un director de peplums.
https://diccineario.com/2016/05/08/posesividad-un-amore-a-roma/

Era notte a Roma. In un film che sembrava apparentemente così anomalo per il cinema di Dino Risi e che invece ha messo in luce quella vena crepuscolare e malinconica poi esplosa in Una vita difficile, forse il suo vero capolavoro. Tratto dal romanzo di Ercole Patti, Un amore a Roma sembra contaminare tracce del cinema di Emmer anni ’50 con echi felliniani. La città, soprattutto di notte, diventa una specie di labirinto, fisico e insieme esistenziale, che curiosamente ha segnato La dolce vita, dello stesso anno. Forse in questa anomala ma impressionante similitudine c’è la mano di Ennio Flaiano, che ha firmato la sceneggiatura di entrambi i film, qui in coppia proprio con Ercole Patti.

Marcello Cenni (Peter Baldwin) è un giovane scrittore appartenente alla nobiltà romana che ha appena troncato la sua relazione con Fulvia (Elsa Martinelli). Conosce casualmente Anna (Mylène Demongeot), una ragazza di Treviso che cerca fortuna come attrice. Tra loro s’instaura una relazione passionale ma piena di contrasti. Lei lo tradisce spesso, lui diventa geloso. Dopo l’ennesimo litigio, cerca di dimenticarla. Prova a rifarsi una vita e sta per sposare Eleonora (Maria Perschy), di ricca estrazione sociale. Ma poi Anna riappare all’improvviso.

Ancora La dolce vita. Il protagonista che si chiama sempre Marcello – qui scrittore, lì giornalista – dove Peter Baldwin (che aveva interpretato proprio in quell’anno Era notte a Roma di Rossellini nei panni di un tenente statunitense scappato da un campo di prigionia) sembra avere lo stesso disincanto e anche lo stesso dolore. Ma anche l’uso dei grandi spazi degli edifici (la casa nobiliare del protagonista), i locali di notte. E la scenata di Fulvia che sale in macchina in lacrime replica quasi il litigio felliniano tra Marcello ed Emma dove è lei a scendere dall’auto. E ancora il set, lì mascherato dal fuori-campo. Qui ad un certo punto dichiarato, in uno dei momenti fulminanti dove il cinema è la fiera delle illusioni nello sguardo di Vittorio De Sica, che è il regista che sta girando Il figlio dei barbari. Basta vedere la sua espressione dopo la performance di Anna, interpretata con estrema aderenza da Mylène Demongeot, che sembra arrivare da Lattuada e da Malle insieme. Poi, certo, ci sono anche gli echi del boom economico attraverso i personaggi di Fulvia e soprattutto di Eleonora, figlia dell’ingegner Curtatoni interpretato da Claudio Gora. Che contrastano proprio con a rappresentazione della nobiltà decaduta della famiglia di Marcello.

La voce-off come un monologo interiore. Dove la colonna sonora di Rustichelli accompagna un abbagliante sogno ma anche un lento e inesorabile risveglio. In un film a tratti sospeso, a tratti incantato. Fatto di improvvise visioni come quella di Anna nascosta al funerale del padre. Con frasi durissime (“Sto pensando che non voglio vederti mai più”) e scene altrettanto forti come la rottura definitiva tra i due protagonista con Marcello che la butta fuori di casa e l’accompagna al teatro dove c’è uno dei suoi amanti, Nello D’Amore interpretato dal cantautore Armando Romeo.

Un amore a Roma è forse uno dei film di Dino Risi più nascosti. Anche più inclassificabili. Dove sembra di vedere di meno la sua mano. Ma non è così. Si tratta anche dei suoi film più moderni. E oggi svela parte di un’ altra identità, quella del suo cinema meno prevedibile.

Simone Emiliani
https://www.sentieriselvaggi.it/un-amore-a-roma-di-dino-risi/

Roma è stata rappresentata in molti film del nostro cinema: poche volte ne è stato reso uno spaccato, interiore ed esteriore, così lucido – e niente affatto retorico – come in Un amore a Roma (1960), regia di Dino Risi, tratto dall’omonimo romanzo di Ercole Patti. Protagonista di questa vicenda è Marcello (Peter Baldwin), giovane aristocratico romano con velleità da scrittore che vive con l’anziano padre vedovo nell’avita magione.

Il film ha inizio con una splendida scena notturna: Marcello lungo una deserta, quasi lunare, scalinata di Trinità dei Monti decide di lasciare, senza un’apparente ragione, la sua fiamma del momento (elegantissima Elsa Martinelli). Sono tante le cose che il protagonista, personaggio di moraviana memoria, farà senza un’apparente ragione. Annoiato da una serie di belle ragazze, di facoltosa famiglia, Marcello conosce per strada Anna (Mylene Demongeot), una giovane veneta, assai semplice ma molto sensuale, venuta a Roma per tentare il cinema. Anna è davvero una strana creatura: ingenua, priva di calcolo e malizia, pronta tuttavia a concedersi fisicamente a chiunque per pura empatia e con assoluta naturalezza.

È turbinio di sensi per Marcello che, ben presto, si innamora di Anna, distaccandosi sempre più dal suo ambiente. Un amore strano, fatto di passione e pietà: Marcello sarà ripetutamente tradito, ma le amorali evasioni della donna diventano quasi il mordente di questo complesso rapporto. Un gioco molto sottile, magistralmente rappresentato da Risi: Marcello cercherà invano di redimere Anna, tentando in realtà di salvare se stesso da una sorta di solitudine esistenziale.

Grazie anche alla sceneggiatura di Flaiano, Roma è la vera protagonista di questa commedia, intimista e corale al tempo stesso, ove tanti ambienti si incrociano senza mai scontrarsi: una pigra aristocrazia, una rampante borghesia ed un cinico sottobosco di Cinecittà, in cui trionfa – sia pure per qualche minuto – Vittorio De Sica in un divertente cameo mentre tenta di insegnare, con rassegnato paternalismo, due improbabili battute alla goffissima Anna. È un film ingiustamente ignorato!

https://www.as-cinema.com/un-amore-a-roma-1960/


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