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sábado, 26 de junio de 2021

Ti ho sposato per allegria - Luciano Salce (1967)

TÍTULO ORIGINAL
Ti ho sposato per allegria
AÑO
1967
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
No
DURACIÓN
100 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Luciano Salce
GUIÓN
Luciano Salce, Sandro Continenza, Natalia Ginzburg. Obra: Natalia Ginzburg
MÚSICA
Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA
Carlo Di Palma
REPARTO
Monica Vitti, Giorgio Albertazzi, Michel Bardinet, Maria Grazia Buccella, Rossella Como, Paola Cortini, Luis La Torre, Italia Marchesini, Anna Sala
PRODUCTORA
Fair Film
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
Retrato de un matrimonio burgués, el del abogado Pietro y Giuliana, una joven de baja extracción social, en el que los sentimientos no es su punto fuerte. (FILMAFFINITY)
 
2 
 
Ti ho sposato per allegria - Intervista a Natalia Ginzburg

 

Nel loro singolare appartamento, una coppia di neosposi tenta di capire le ragioni per cui si sono sposati: lui (Giorgio Albertazzi) è un avvocato, lei (Monica Vitti) una ragazza solare un po’ pazzerella e decisamente sfortunata in amore (tutti gay gli uomini che incontra) che si confida con la domestica (Maria Grazia Buccella) mentre il marito è a un funerale.

Scritta da Natalia Ginzburg (1916-1991), scrittrice e deputata del P.C.I., per l’amica Adriana Asti, allora compagna di Bernardo Bertolucci e protagonista del suo splendido Prima della rivoluzione (1964), in realtà non fu mai interpretata dalla Asti, né a teatro, né al cinema, dove Cecchi Gori preferì scommettere nella nuova immagine di Monica Vitti.

I limiti di un testo teatrale si sentono tutti, anche se è utilizzato ogni espediente per evitarli: dai flashback, decisamente divertenti, a un montaggio e a una musica che tentano di dare ritmo anche laddove non ce n’è. Ma si tratta di un film fatto sostanzialmente di lunghi dialoghi, e tanti tormentoni ripetuti all'infinito, e Monica, come dice giustamente il Morandini “qua e là strafa”.

L’intento di Cecchi Gori è di investire la musa di Antonioni di due nuovi immagini in un colpo solo: quello di commediante e di sex symbol. La Vitti vince entrambe le sfide, e il film sembra tutto un omaggio alle sue innegabili doti recitative e fisiche.

Un film che si rende simpatico grazie anche ai colori e alle atmosfere colorate tipicamente 60’s, con un tripudio di rossi e arancioni, e che vanta una pregevole fotografia.
Memorabile poi  l'appartamento in cui fu girato.
http://persogiadisuo.blogspot.com/2011/11/ti-ho-sposato-per-allegria.html


Anomalo film, di ardua classificazione e collocazione negli archivi del nostro cinema. Commedia, ma senza niente da spartire con quella detta all’italiana di quegli anni Sessanta dei Risi-Monicelli-Scola. Commedia più borghese che proletaria e sottoproletaria, tratta da un testo di Natalia Ginzburg che molto bene aveva funzionato a teatro grazie a un’Adriana Asti ai suoi vertici e a un Renzo Montagnani non ancora re del cinema bis e degli eroticarelli. Con alla regia Luciano Salce che dopo un paio d’anni – arriviamo al 1967 – decide di portarla in cinema con un cast di maggiore richiamo. E dunque ecco Monica Vitti post-Antonioni (che curiosamente però interpreta un personaggio di nome Giuliana, come la sua immortale eroina depressa di Deserto rosso) ma non ancora Ragazza-con-la-pistola e Giorgio Albertazzi, allora divo televisivo più che cinematografico. All’interno di un progetto che piega il testo della Ginzburg – lieve e intriso di una grazia rara nella scena italiana di allora – a un’operazione assai consapevolmente pop, outfit della protagonista e décor e interni disegnati secondo un’estetica allora trionfante ma non così comune nel nostro cinema, mi vengono in mente certo Bava fine Sessanta e La decima vittima di Elio Petri (e Vitti sembra in certi passaggi riproporre la sua stessa icona pop di Modesty Blaise). Un film bolla di sapone, fragile fino all’inconsistenza, come fatto d’aria, di parole che scorrono veloci e gaie in una lingua volutamente dimessa a mimare il banale quotidiano. Eppure Ginzburg, cui il film resta fedele nel testo più che nella messinscena, riesce nell’apparente nulla dei materiali narrativi a costruire personaggi solidi e eloquenti, soprattutto la protagonista, in grado di restituire tipologie, caratteri e antropologie del tempo, di quella Roma anni Sessanta divisa tra conservatorismi ultracattolici e gli ambienti opposti della bohème di via Margutta. Ma a incantare è il dialogo, uno small talk intorno a questioni minime anzi minimissime che finisce col risolversi in un arabescato marivaudage.
Eppure, in questo apparente nulla Ginzburg affronta senza la minima pesantezza questioni non di poco conto, le differenze clamorose di classe dell’Italia di allora (Giuliana è una povera provinciale a Roma che ricorda per certi versi la Sandrelli di Io la conoscevo bene), il divorzio, perfino l’aborto. Demitizzando, soprattutto, la convenzione dell’amore come passione. Ti ho sposata per allegria, dice l’avvocato Pietro a Giuliana, conosciuta a una festa solo un mese prima e diventata sua moglie con rito civile nel giro di due settimane. Non dicono di amarsi, anzi lo negano risolutamente. E Giuliana – col candore con cui si racconta e si mette a nudo nel corso dei tre atti (e del film) – ammette di aver detto sì alla proposta di matrimonio di Pietro per disperazione, per bisogno. Per soldi. Ginzburg senza darlo troppo a vedere smonta davanti ai nostro occhi il mito romantico, figuriamoci poi quello dell’amour fou, derubricandol’amore a casuale convergenza di interessi  e sentimenti minori e a bassa intensità. Come la simpatia. E l’allegria. Film forse datato. Ma in grado di rivelarci qualcosa di quel tempo, di quel cinema, di quell’Italia. Occhio a Maria Grazia Buccella, strepitosa quale servetta.
Luigi Locatelli
https://nuovocinemalocatelli.com/2020/03/17/un-film-da-riscoprire-stasera-in-tv-ti-ho-sposato-per-allegria-di-luciano-salce-martedi-17-marzo-2020-tv-in-chiaro/


PIETRO E GIULIANA

Pietro E non pensi di doverti alzare?

Giuliana Ho chiacchierato un po’ con Vittoria. Le ho raccontato la mia vita. Stava a sentire, non perdeva una sillaba. Tu invece, quando parlo, non mi ascolti. Stamattina sei uscito mentre stavo parlando. Eppure ti dicevo una cosa importante.

Pietro Ah, sì? cosa mi dicevi?

Giuliana Ti dicevo che non vedo, fra noi, una ragione seria di vivere insieme.

Pietro Mi dicevi questo?

Giuliana Sì.

Pietro Non abbiamo nessuna ragione seria di vivere insieme? Lo pensi?

Giuliana Lo penso. Trovo che sei una persona molto leggera. Sposandomi, hai dato prova di una gran leggerezza.

Pietro Io non sono per niente leggero. Io sono uno che sa sempre quello che fa...

Giuliana Io invece non so mai quello che faccio. Prendo una cantonata dopo l’altra. Del resto come fai a dire, che tu sai sempre quello che fai? Fin adesso non hai fatto niente. Niente d’importante, voglio dire. Sposarti è
stata la prima cosa importante della tua vita.

Pietro Prima di incontrare te, sono stato sul punto di sposarmi almeno altre diciotto volte. Mi son sempre tirato indietro.
Perché scoprivo in quelle donne qualcosa che mi dava i brividi. Scoprivo, nel profondo del loro spirito, un pungiglione. Erano delle vespe. Quando
ho incontrato tè, che non sei una vespa, ti ho sposato. […]

Giuliana ... Ma se non sappiamo nemmeno bene, perché ci siamo sposati! Non facciamo che domandarci perché, dalla mattina alla sera!

Pietro Tu. Io no. Io non mi domando niente. Tu sei una persona con la testa confusa. Io no. Io vedo chiaro. Vedo chiaro e lontano. […]

(Natalia Ginzburg, Ti ho sposato per allegria e altre commedie, Einaudi, 1966)
https://online.scuola.zanichelli.it/lettureingioco/files/2011/04/antologia_vol1-03.pdf


 




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