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domingo, 22 de enero de 2012

I Due Orfanelli - Mario Mattoli (1947)


TÍTULO ORIGINAL I due orfanelli
AÑO 1947
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS En italiano 
DURACIÓN 90 min. 
DIRECTOR Mario Mattoli
GUIÓN Agenore Incrocci, Mario Mattoli, Jean-Jacques Rastier, Steno
MÚSICA Pippo Barzizza, Eldo Di Lazzaro
FOTOGRAFÍA Tino Santoni, Jan Stallich (B&W)
REPARTO Totò, Carlo Campanini, Isa Barzizza, Nerio Bernardi, Raymond Bussières, Franca Marzi, Ada Dondini, Guglielmo Barnabò, Annette Poivre, Galeazzo Benti, Mario Castellani
PRODUCTORA Excelsa Film
GÉNERO Comedia | Siglo XIX. Parodia

SINOPSIS París, época del segundo imperio napoleónico. En un colegio de huérfanos, Matilde, una de las chicas, está enamorada de Giorgio, un oficial que se ve con ella a escondidas, sin que lo sepa la directora. Su matrimonio no será bien visto por la familia de él, debido al origen desconocido de la muchacha. Decidida a descubrir la verdad, Matilde encarga a Gasparre y Battista (también huérfanos) recurrir a una quiromante para descubrir sus orígenes. Accidentalmente, Gasparre descubre gracias a esto que él mismo proviene de una familia noble. Parodia de "Las dos huérfanas" de D.W. Griffith y "Las dos huerfanitas" de Carmine Gallone, ambas basadas en la novela de Cormon y d'Ennery. (FILMAFFINITY)



Una volta di più Totò ha deluso quanti gli riconoscono ampie possibilità nel campo del cinema, ma una volta di più bisogna convenire che anche quest'ultimo naufragio è solo e completamente imputabile a chi si ostina a usare questo nostro estroso comico come una saporosa droga per far trangugiare un pasticcio dal poco gradevole sapore. Lorenzo Quaglieni, "L'Unità", Roma, 27 novembre 1947.
Totò, presumendo evidentemente di poter trasferire sullo schermo di tutto peso l’intero bagaglio delle sue battute e mossette furbe da buon mimo di varietà, ha finito col travolgere e dominare, non solo il regista Mario Mattoli, ma anche coloro che, con la trama de I due orfanelli si erano sforzati di dare al film un movimento e una libertà di motivi sardonici e acerbamente grotteschi, degni forse di miglior recapito. Alfredo Orecchio, "Il Messaggero", Roma, 27 novembre 1947.
Film di recupero, girato sugli stessi set utilizzati per "Il fiacre n.13", dello stesso anno e dello stesso Mattoli.
Primo della lunga serie di Mario Mattoli, il film è anche la prima parodia e il primo esempio di battute politiche esplicite riferentesi alla situazione del dopoguerra.
Totò nella primissima parte è irrigidito nella marionetta e quasi è la spalla di Campanini, imprigionato nello stereotipo del personaggio e del genere. Nella seconda si intravede un volto oltre la maschera della macchietta, anche se la recitazione complessiva sembra risentire di una comicità alla Rascel e alla Macario. L'espediente del sogno lascia ampia libertà alla sceneggiatura di svilupparsi in situazioni palesemente irreali e confuse (la sfera della chiromante, la guerra napoleonica, l'agnizione di Gasparre, la comparsa dell'abate Farias ecc., che sono però il pretesto e la giustificazione per numerosi inserti satirici, oltre i soliti a prescindere e aufwiedersehen, che tornano puntuali in ogni film. Abbondano prese in giro sul saluto fascista, sulla Democrazia Cristiana, sulla "celere" e sugli impiegati parastatali, che presentano un alto grado di paradossalità e producono un forte effetto comico rispetto al tempo dell'azione filmica (1865).



Il film è pieno di battute del tipo: Suona pure l'inizio del dopoguerra; Compagni, compagni, gli aristocratici sono in crisi! Ci siamo. È la rivoluzione; i Ma non sarebbe meglio (scappare)? - Siamo in divisa! - È quello che ci rovina; Ah marescià, è meglio star lontano dalle battaglie;
Quando si è mai visto che quelli che provocano la guerra corrono pericoli?; La gente è quando è pagata che non ha voglia di lavorare; Se uno si graffia un dito, domani sciopero generale di tutti i tram; io sono di carriera, poi ho famiglia; Vuoi che l'imperatore ti dà una fregatura? - Sa, non si sa mai; Siamo in 15 e non facciamo poi che fra un anno, quando si fa il raduno, si presentano in 40.000.
Quest'ultima battuta è comprensibile solo in riferimento al raduno promosso quell'anno dagli antifascisti. La ricchezza di tali battute a sfondo politico e satirico, anche se mediate dall'avanspettacolo e punto di riferimento di altri comici, soprattutto Rascel, costituiscono un netto avanzamento della maschera di Totò nella direzione del realismo e della commedia. Il finale è alla Zampa, con i corrotti che si salvano e i buoni condannati da una società ingiusta. L'incasso del film, se calcolato sul valore reale della lira, costituisce un vero e proprio record.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/orfani.htm


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