TITULO ORIGINAL Terra di mezzo
AÑO 1997
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 78 min.
DIRECCION Matteo Garrone
GUION Matteo Garrone
REPARTO Fatou Kine Fall, Gabriella Aru, Barbara, Mario Colasanti, Giacomo De Martino, Guglielmo Ferraiola, Gertian Durmishi, Stefano Evangelisti, Euglen, Jaqueline Rose Nabagereka, Pascal, Andrzej Pawlikowski, Paolo Sassanelli, Maria Ramirez, Mariane Sano, Gino Scartaghiande, Salvatore Sansone, Massimo Sarchielli, Laura Rosso, Gertian
FOTOGRAFIA Marco Onorato
MONTAJE Marco Spoletini
PRODUCCION ARCHIMEDE
GENERO Drama
SINOPSIS Tre episodi, ambientati nella cintura periferica di Roma, con immigrati (prostitute nigeriane, giovani albanesi in caccia di un lavoro qualsiasi, un egiziano che di notte si trasforma in benzinaio abusivo) che cercano di sopravvivere. 1° film di Garrone, nato, al pari di Libera di P. Corsicato, come cortometraggio (il 1° episodio, premiato al Sacher Festival di Roma) cui sono stati aggiunti gli altri due. Sono legati da una evidente coesione di un cinema dell'attesa e della sospensione, stilisticamente giocato a cavallo tra documentario e finzione, tra esterni e interni, tra luoghi pubblici e luoghi privati. “Terra di mezzo esiste in questi scarti (dentro/fuori, documento/finzione) che producono sbilanciamenti e caratterizzazioni. Storie stra/ordinarie” (G. Gariazzo). Una nuova via per un cinema del/sul sociale ancora tutta da percorrere di cui non si vedono i traguardi. 1° premio al Sulmona Cinema Festival. (Il Morandini)
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CRITICA:
"La macchina da presa di Garrone cattura situazioni, gesti, paesaggi senza brutalità, con malinconica sollecitudine, manipolando (in senso buono) quelle testimonianze che si trasfigurano in storie, in quei dialoghi disinvolti, buffi e aspri, tra le prostitute africane e gli impacciati, venali, avventori italiani, nei silenzi attoniti e interrogativi dei giovani albanesi che barattano se stessi, nel volto segnato e (quasi) comico dell'immigrato quando chiacchiera, sempre all'erta, con automobilisti di passaggio forse amici, forse no. I venti minuti dell'episodio iniziale vinsero, l'anno scorso, il Sacher Film Festival di Nanni Moretti. E grazie a quel successo e alle premure del regista di 'Caro Diario', l'esordiente Matteo Garrone, 29 anni, ha avuto l'opportunità di confezionare un prodotto più completo, meno occasionale, più intenso." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 7 maggio 1997) "In parte finzione, in parte 'teatro di vita', che fonde realtà e ricostruzione, i settantotto minuti di Terra di mezzo sono un viaggio in una realtà che sfioriamo ogni giorno. Molto pudico, molto bello, molto toccante: una provocazione tutta cose e senza lagne alla serena cecità dei 'garantiti'." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 23 maggio 1997) "Opera prima di Matteo Garrone, 29 anni, 'Terra di mezzo' è un trittico sulla vita di ogni giorno di un gruppo di extracomunitari nell'hinterland romano: le chiacchiere di alcune prostitute di colore, le disavventure di due giovani albanesi alle prese con il mondo del lavoro nero; un egiziano che staziona abusivamente a una pompa di benzina. Le loro storie e le loro esperienze si stagliano sullo sfondo di un paesaggio estraneo e indifferente, magistralmente ritratto da Garrone che, avendo sommato esperienze di pittore e di aiuto operatore, dimostra di possedere uno spiccato senso dell'immagine. Lo aspettiamo alla seconda prova." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 2 luglio 1997)
NOTE:
- REVISIONE MINISTERO APRILE 1997.- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA E PREMIO CIPPUTI PER IL MIGLIOR FILM SUL MONDO DEL LAVORO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI, TORINO 1996.
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=34586&film=TERRA-DI-MEZZO
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Da un giro in moto alla “Nanni Moretti” nell’hinterland della capitale e dall’incontro con alcune prostitute nigeriane, placidamente distese sulle poltrone, nasce l’opera prima di Matteo Garrone. Un film che guarda la realtà attraverso se stessa.
In una mattina di sole Matteo Garrone decide di alzarsi presto e si dirige nella brulla campagna romana, in sella alla sua moto. Scopre così una parte della capitale sommersa, sconosciuta ai più. Si perde, incontra alcune prostitute nigeriane, dipinte come in un quadro che ha per sfondo l’ammasso di rifiuti di una discarica abusiva.
Da questa esperienza esce Terra di Mezzo: una pellicola costruita su tre episodi che inseguono, a volte in soggettiva altre con uno sguardo staccato che spia da lontano, la giornata tipo degli extracomunitari di oggi nella metropoli romana..
Uno sguardo senza filtri che Garrone mette in scena partendo da una panoramica a grandangolo sul paesaggio (le discariche abusive, la realtà comune agli immigrati e sotto gli occhi di tutti) per arrivare poi al primo piano dei personaggi (storie personali non generali): una regia che segue un importante filo conduttore: l’attesa. Nel primo episodio, tre (vere) prostitute nigeriane passano la giornata in attesa dei clienti: per di più anziani che continuano a contrattare il prezzo per un ora di piacere.
Un tempo dilatato, che non si può misurare con l’orologio perché non ci sono i soldi per comprarlo: come nel secondo episodio, in cui alcuni minorenni albanesi aspettano un lavoro in nero sottopagato, appollaiati su un guardrail in periferia. Anche l’egiziano che lavora al self-service, protagonista del terzo episodio, non fa che attendere. Ogni sera torna distrutto e appena posa la testa sul cuscino della sua camera d’albergo, s’addormenta. Ma forse lui, che parla bene l’italiano e conosce la città, spera di poter fare un salto di qualità, prima o poi.
Garrone regala allo spettatore tre scorci sulla realtà degli stranieri nella capitale: tra rassegnazione e sogni di riscatto, atmosfere naif (l’anziano cliente che si sfoga con la sua amica prostituta) e sincerità asettica (l’egiziano che dorme su un letto, come se fosse la sua bara).
Silvia Vincis
http://www.nonsolocinema.com/stampa2862.html
In una mattina di sole Matteo Garrone decide di alzarsi presto e si dirige nella brulla campagna romana, in sella alla sua moto. Scopre così una parte della capitale sommersa, sconosciuta ai più. Si perde, incontra alcune prostitute nigeriane, dipinte come in un quadro che ha per sfondo l’ammasso di rifiuti di una discarica abusiva.
Da questa esperienza esce Terra di Mezzo: una pellicola costruita su tre episodi che inseguono, a volte in soggettiva altre con uno sguardo staccato che spia da lontano, la giornata tipo degli extracomunitari di oggi nella metropoli romana..
Uno sguardo senza filtri che Garrone mette in scena partendo da una panoramica a grandangolo sul paesaggio (le discariche abusive, la realtà comune agli immigrati e sotto gli occhi di tutti) per arrivare poi al primo piano dei personaggi (storie personali non generali): una regia che segue un importante filo conduttore: l’attesa. Nel primo episodio, tre (vere) prostitute nigeriane passano la giornata in attesa dei clienti: per di più anziani che continuano a contrattare il prezzo per un ora di piacere.
Un tempo dilatato, che non si può misurare con l’orologio perché non ci sono i soldi per comprarlo: come nel secondo episodio, in cui alcuni minorenni albanesi aspettano un lavoro in nero sottopagato, appollaiati su un guardrail in periferia. Anche l’egiziano che lavora al self-service, protagonista del terzo episodio, non fa che attendere. Ogni sera torna distrutto e appena posa la testa sul cuscino della sua camera d’albergo, s’addormenta. Ma forse lui, che parla bene l’italiano e conosce la città, spera di poter fare un salto di qualità, prima o poi.
Garrone regala allo spettatore tre scorci sulla realtà degli stranieri nella capitale: tra rassegnazione e sogni di riscatto, atmosfere naif (l’anziano cliente che si sfoga con la sua amica prostituta) e sincerità asettica (l’egiziano che dorme su un letto, come se fosse la sua bara).
Silvia Vincis
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"La macchina da presa di Garrone cattura situazioni, gesti, paesaggi senza brutalità, con malinconica sollecitudine, manipolando (in senso buono) quelle testimonianze che si trasfigurano in storie, in quei dialoghi disinvolti, buffi e aspri, tra le prostitute africane e gli impacciati, venali, avventori italiani, nei silenzi attoniti e interrogativi dei giovani albanesi che barattano se stessi, nel volto segnato e (quasi) comico dell'immigrato quando chiacchiera, sempre all'erta, con automobilisti di passaggio forse amici, forse no. I venti minuti dell'episodio iniziale vinsero, l'anno scorso, il Sacher Film Festival di Nanni Moretti. E grazie a quel successo e alle premure del regista di 'Caro Diario', l'esordiente Matteo Garrone, 29 anni, ha avuto l'opportunità di confezionare un prodotto più completo, meno occasionale, più intenso." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 7 maggio 1997) "In parte finzione, in parte 'teatro di vita', che fonde realtà e ricostruzione, i settantotto minuti di Terra di mezzo sono un viaggio in una realtà che sfioriamo ogni giorno. Molto pudico, molto bello, molto toccante: una provocazione tutta cose e senza lagne alla serena cecità dei 'garantiti'." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 23 maggio 1997) "Opera prima di Matteo Garrone, 29 anni, 'Terra di mezzo' è un trittico sulla vita di ogni giorno di un gruppo di extracomunitari nell'hinterland romano: le chiacchiere di alcune prostitute di colore, le disavventure di due giovani albanesi alle prese con il mondo del lavoro nero; un egiziano che staziona abusivamente a una pompa di benzina. Le loro storie e le loro esperienze si stagliano sullo sfondo di un paesaggio estraneo e indifferente, magistralmente ritratto da Garrone che, avendo sommato esperienze di pittore e di aiuto operatore, dimostra di possedere uno spiccato senso dell'immagine. Lo aspettiamo alla seconda prova." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 2 luglio 1997) "[...] Anche se i brandelli di storia immaginati dal regista vorrebbero essere dichiaratamente dalla parte di questi reietti della terra (come sottolinea la didascalia finale dell'episodio sulle prostitute nigeriane, in cui spiega i rapporti di vera e propria 'schiavitù' che spesso le lega ai loro sfruttatori), c'è qualcosa di impudico, per non dire osceno, nel vedere una persona che si mostra con tanto disinteresse davanti alla macchina da presa. Non è questione di mescolare realtà e fiction, ma di confonderle, abbassando il cinema a voyeurismo. Non c'è più innocenza nello sguardo di Garrone, o sdegno. Lui fa esattamente quello che fanno i vari 'clienti': usa quei corpi per soddisfare la propria voglia di fare cinema. Tutti quegli stacchi, tutte quelle inquadrature, dove sembra che importi solo come mettere la macchina e non quello che si filma, mettono a nudo un cinismo che ha rispetto per niente, né per il dolore degli sfruttati né per la coscienza dello spettatore." (Paolo Mereghetti, "Sette", 19, 8 maggio 1995).
http://cinema.ilsole24ore.com/film/terra-di-mezzo/
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Bravissimo Amarcord!
ResponderEliminarmuchisimas gracias por los links de la meglio gioventu!! y por todos lo demás!!
luci
gracias por tu excelente trabajo. podrias, con calma, subir los links de esta peli a zippyshare. ancora gracias. mario
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