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martes, 30 de abril de 2013

Il Branco - Marco Risi (1994)


TITULO ORIGINAL Il branco
AÑO 1994
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 93 min.
DIRECCION Marco Risi
ARGUMENTO Del libro "Il Branco" de Andrea Carraro
GUION Marco Risi, Andrea Carraro
REPARTO Sasha Altea, Roberto Caprari, Giampiero Lisarelli, Ricky Memphis, Raffaella Cavoni, Tamara Simunovic, Salvatore Spada, Natale Tulli, Giorgio Tirabassi, Luca Zingaretti, Angelika Krautzberger
FOTOGRAFIA Massimo Pau
MONTAJE Franco Fraticelli
MUSICA Franco Piersanti
PRODUCCION Cecchi Gori Group, Tiger Cinematografica, Sorpasso Film
GENERO Drama

SINOPSIS Nella provincia romana un gruppo di ragazzi accetta la proposta di Sola di violentare due turiste tedesche in vacanza in Italia tenute prigioniere in una stamberga di uno sfasciacarrozze. Del gruppo il solo che si tira indietro è Raniero, gli altri accettano volentieri di seguirlo. Piano piano la notizia delle due turiste imprigionate si diffonde a macchia d'olio e attira tutti i maschi della zona. (Film Scoop)



TRAMA:
Una domenica in un paese dell'agro romano, Raniero, aspirante carabiniere soprannominato per questo "Carruba", incontra i soliti amici al biliardo. Fidanzato con Ernestina, mal sopporta il padre che gli rimprovera le balorde amicizie con Pallesecche, Ciccio, Ottorino, Sola e l'accidia. Giunge Sola con la notizia che due turiste tedesche autostoppiste, "agganciate" da Ottorino, si trovano nella baracca del sor Quintino, a disposizione. Il gruppo si reca sul posto: una ragazza, Marion, viene tenuta nell'automobile di Ottorino, e l'altra, Sylvia, attende il successivo stupratore. Si è sacrificata per salvare l'amica, vergine, dal massacro. Raniero non è capace di usarle violenza e la porta in automobile dicendo che per lei ora basta. Ciò però scatena la furia degli altri su Marion, mentre le grida di costei e i rimproveri di Sylvia, che ha colto la debolezza, nel bene e nel male, del ragazzo, non lo smuovono. Anzi, egli insegue e picchia Sylvia quando questa tenta di scappare nel bosco che circonda la zona. Pallesecche, intanto abusa di Sylvia sotto i suoi occhi, ma lui si limita a sfiorare la mano della ragazza. Mentre due del gruppo litigano, le ragazze tentano una vana fuga. Viene proposto di andare a chiamare gente in paese per abusare, a pagamento, delle due giovani. Ma il rifiuto di Marion a soggiacere all'ennesima sevizia fa si che Pallesecche la colpisca mortalmente alla testa con un martello. Mentre tutti scappano, Sylvia compresa, Ottorino picchia selvaggiamente l'assassino; quindi incarica Raniero di inseguire Sylvia verso la ferrovia, e con gli altri porta via il cadavere. Raniero rintraccia la ragazza, ma questa si rifugia presso un casellante, intervengono i carabinieri che arrestano così Raniero.

CRITICA:
"Violentissimo e fin troppo realistico film denuncia di Marco Risi, che descrive con morbosità sospetta la furia selvaggia di un gruppo di vitelloni di provincia, del tutto privi di senso morale. Le terribili scene dello stupro collettivo, che rendono esplicito quanto ci bombarda quotidianamente la cronaca nera, sono attenuate dalle immagini scure, per il dispetto dei guardoni." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 13 febbraio 2001)

NOTE:
REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 1994.L'EPISODIO AL CENTRO DELLA STORIA SI ISPIRA AD UN DRAMMA SUCCESSO CIRCA DIECI ANNI PRIMA IN UNA CITTADINA DEL LAZIO, MARCELLINA.
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=37323&film=IL-BRANCO
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Trama
Una domenica in un paese dell'agro romano, Raniero, aspirante carabiniere soprannominato per questo "Carruba", incontra i soliti amici al biliardo. Fidanzato con Ernestina, mal sopporta il padre che gli rimprovera le balorde amicizie con Pallesecche, Ciccio, Ottorino, Sola e l'accidia. Giunge Sola con la notizia che due turiste tedesche autostoppiste, "agganciate" da Ottorino, si trovano nella baracca del sor Quintino, a disposizione. Il gruppo si reca sul posto: una ragazza, Marion, viene tenuta nell'automobile di Ottorino, e l'altra, Sylvia, attende il successivo stupratore. Si è sacrificata per salvare l'amica, vergine, dal massacro. Raniero non è capace di usarle violenza e la porta in automobile dicendo che per lei ora basta. Ciò però scatena la furia degli altri su Marion, mentre le grida di costei e i rimproveri di Sylvia, che ha colto la debolezza, nel bene e nel male, del ragazzo, non lo smuovono. Anzi, egli insegue e picchia Sylvia quando questa tenta di scappare nel bosco che circonda la zona. Pallesecche, intanto abusa di Sylvia sotto i suoi occhi, ma lui si limita a sfiorare la mano della ragazza. Mentre due del gruppo litigano, le ragazze tentano una vana fuga. Viene proposto di andare a chiamare gente in paese per abusare, a pagamento, delle due giovani. Ma il rifiuto di Marion a soggiacere all'ennesima sevizia fa si che Pallesecche la colpisca mortalmente alla testa con un martello. Mentre tutti scappano, Sylvia compresa, Ottorino picchia selvaggiamente l'assassino; quindi incarica Raniero di inseguire Sylvia verso la ferrovia, e con gli altri porta via il cadavere. Raniero rintraccia la ragazza, ma questa si rifugia presso un casellante, intervengono i carabinieri che arrestano così Raniero.

Critica:
Dal romanzo omonimo di Andrea Carraro. In una cittadina laziale (il fatto di cronaca cui s'ispira avvenne a Marcellina) un gruppo di ragazzi compie uno stupro collettivo di cui sono vittime due autostoppiste tedesche. Una delle due muore e viene scaricata in un laghetto come immondizia. Al crimine partecipano un adulto e, come complice, un anziano. Calato in un clima notturno di noir campestre in bilico sull'horror, è un film di denuncia che lascia fuori campo la dimensione sessuale, tranne che in una scena, ma è indebolito da goffi ritorni all'indietro sull'ambiguo personaggio di Raniero, il più gentile del gruppo e forse il peggiore (...).
Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli

Ragazzi fuori? No, ragazzi vuoti. Questa volta Marco Risi tiene le distanze, non entra in confidenza con i suoi giovani protagonisti, non capisce, anzi ci dice che c'è poco da capire: la violenza è gratuita, espressione del nulla di una generazione allo sbando, pura bestialità rognosa e ringhiante. Brutti, sporchi e cattivi, dunque, i ragazzi del Branco: chissà se Risi si è chiesto quale grado di parentela ci sia tra Raniero e i suoi amici stupratori del sabato sera in questo suo ultimo film e i Ragazzi fuori di cui ha raccontato altra volta i casi. Perché, tutto sommato, la questione di un film come Il branco è proprio qui, nella mancata continuità di un rapporto chiaro e semplice tra un regista e i suoi personaggi.
Ci si chiede infatti dove siano finite le mille buone ragioni che avevano fatto dei ragazzi di Palermo dei Ragazzi fuori e che, ora ignorate e messe a tacere, fanno di questi ragazzi un Branco assassino. Forse sono rimaste in tasca ad Aurelio Grimaldi, e Marco Risi non è riuscito a trovarle nelle pagine di Andrea Carraro, dal cui omonimo libro (singolare esempio di romanzo-parassita, ispirato ad uno dei dodici episodi di stupro raccontati da Tina Lagostena Bassi nel suo “L'avvocato delle donne”) ha tratto ispirazione per questo suo nuovo film-verità. Non che ci siano buone ragioni, sia chiaro, nella storia di questi sbandati ragazzi dell'entroterra romano che un sabato sera, mentre il paese è in festa nel giorno del patrono, si trastullano violentando a turno due autostoppiste tedesche rapite e portate di forza nella squallida baracca di uno sfasciacarrozze. La questione, però, riguarda l'approccio di Risi alla vicenda raccontata, che, in questo caso, non si sforza neanche di andare oltre l'orrore di un atto brutale e abbrutente, fermandosi all'effetto orripilante e alla semplice condanna.
Non basta, insomma, dire che il film lavora sulle dinamiche di gruppo aberranti, sull'appiattimento che il branco opera sul singolo e sulle sue buone potenzialità, annullandolo nella devianza della violenza. Le ragioni di un triste fatto come quello raccontato nel film sono ben altre e Risi non le sfiora neanche. Il distacco e la sufficienza con cui l'autore tratta il personaggio di Raniero è in questo senso sintomatico: Risi ne fa un ragazzotto figlio di mamma, che piange quando il padre gli dà del buono a nulla, aspetta la chiamata nei Carabinieri, bamboleggia con la fidanzata, sogna di lasciare il paese, non sa andare a donne e, per la sua debolezza, rischia di essere emarginato dal gruppo. Su questo perdente senza qualità il film monta la sua struttura tematica senza però articolarla in profondità. Sicché è lui che cerca di risparmiare lo stupro ad una delle due ragazze, ma non evita di sottolineare morbose motivazioni, sino al laconico giudizio della tedeschina che gli dice: “Gli altri sono delle bestie, tu sei solo un verme!”. Ed ha ragione, la ragazza, perché Raniero, al quale pure Risi e Carraro vorrebbero affidare un doppiofondo prolifico di risvolti umani e sociali, resta una sagoma senza nerbo. Il film non riesce minimamente ad approfondire il suo rapporto col gruppo, accennando in un primo momento al fatto che, in realtà, il primo ad essere "violentato" dal branco è proprio lui, ma poi schiacciandolo sotto la responsabilità di aver suggerito agli altri l'idea di invitare tutto il paese alla "festa" per una botta a pagamento.
Sicché il finale - col suo delirio madonnaro, le memorie religiose d'infanzia, la commozione, la confusione... crolla addosso a questo misero ragazzotto, senza accrescerne di un grammo il peso narrativo. E Risi dimostra di fare cinema puramente formale, girato anche bene - ché Il branco, se é per questo, ha forza e sa toccare i nervi, soprattutto del pubblico femminile (...).
Massimo Causo, Cineforum n.337 (9/1994)
http://www.comune.re.it/cinema/catfilm.nsf/27c15722108a5db6c1256f470053d7cc/0b6f89f7c5eaa22bc1256c0f00508b63?OpenDocument


Il Branco (… Storie che non passeranno mai di moda…)
Una di quelle notti in cui puoi imbatterti casualmente in un film, e lo cominci a vedere quando è già iniziato. Prima ti cattura l’attenzione perché  riconosci il volto di attori affermati, un po’ più giovani: Ricky Memphis (pallesecche) giovanissimo e con le mechès bionde, Giorgio Tirabassi (Sola) magrissimo e con lo sguardo spiritato, e un altro grande attore del cinema italiano, Luca Zingaretti. Il film lo continui a seguire perché l’estetica dei personaggi richiama alla memoria quei bulli di paese che ricordano uno come me (vicino ai trent’anni) nei tempi in cui frequentava le scuole medie: erano i primi anni ’90, i bulli amavano moltissimo la musica dance, posizionare il motorino su una ruota, ed indossare il bomber. Dopo le prime impressioni, leggermente nostalgiche, non puoi fare a meno di seguire una storia ben intessuta, la storia di questi ragazzi di un paese del Lazio (ispirato ad un fatto di cronaca vera), dove così per caso, avviene tutto in una notte. Capitanati dagli adulti del posto,  Luca Zingaretti, “Ottorino”, e Natale Tulli, “Sor Quinto”, vengono trascinati con leggerezza: “sembra una serata tranquilla, tra amici”  che, però, si caratterizza per il rapimento di due ragazze tedesche, che culminerà in un brutale stupro di gruppo fino al paradosso tragico, non tralasciando l’aspetto goliardico e circense di come viene vissuto il tutto; trasuda, infatti, nelle loro  azioni la stupidità collettiva di certi individui. Il colpo di genio del regista sta nell’affiancare  in certe scene,  azioni  che appaiono divergenti: c’è lo stupro di massa, c’è un ragazzo che balla e degli adulti che mangiano la porchetta. C’è, poi, il protagonista Raniero che nutre dei sentimenti di pietà nei confronti di una delle due vittime: lui rappresenta l’anello debole del Branco, e forse al branco neanche appartiene; infatti, salva la ragazza; poi, subito dopo si trasforma in fautore dell’idea circense, donandola al suo branco: “Possiamo ricavarne dei soldi …”, reazione data dalla frase più emblematica del film, “Loro sono degli animali, ma tu sei un verme”, gli dice  la ragazza. Dove lo porterà questa debolezza, non è mia intenzione dirlo: il finale non ve lo rovinerò, ma sappiate che questo film si fa simbolo della crudeltà ben rappresentata, di quella crudeltà che scaturisce dalla vigliaccheria  individuale di chi da solo non avrebbe il coraggio di compiere nulla, neanche di conquistare una donna se non pagandola. Individui che ignorano anche il reale significato di desiderio… Sono forse questi gli umani?!
Antonio Di Cori
http://ilsileno.it/2012/06/16/il-branco-storie-che-non-passeranno-mai-di-moda/
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Parla lo stupratore: " Io, uno del branco "
Crielesi Franco 32 anni colpevole di aver partecipato allo stupro di Moosmann Marion Christine e Rosati Silvia due ragazze tedesche che, nel maggio del 1983 accettarono un passaggio in auto
MILANO . 20 maggio 1983, Marion Christine Moosmann e Silvia Rosati, due ragazze tedesche di 19 e 20 anni, accettano un passaggio in auto da tre ragazzi a Marcellina, poco lontano da Roma. E l' inizio di un incubo: un giorno e una notte nelle mani di dieci violentatori... La storia di Marion e Silvia ha ispirato Marco Risi per "Il branco", film presentato quest' anno a Venezia. Dopo quella atroce avventura, le due ragazze hanno cercato aiuto nella droga e nell' alcol. Silvia ne e' uscita, un grande amore l' ha riportata alla vita. Marion, che al momento della violenza era ancora vergine, non ce l' ha fatta: e' morta di overdose tre anni fa. Il processo si svolse in un clima infuocato, da una parte gruppi di femministe, dall' altra amici e parenti degli imputati. In aula gridavano che le due ragazze erano puttane, facevano l' autostop. Un difensore degli stupratori arrivo' a dire che quei dieci erano solo dei ragazzi un po' goliardi. Franco Crielesi ricorda quei fatti accompagnato dalla moglie Romina, di vent' anni. "Ce so' stato, con una sola. Come so' arrivato stava gia' in macchina... la facilona. Mica l' ho spogliata, stava gia' li' . L' altra, sinceramente, manco l' ho vista".
http://archiviostorico.corriere.it/1994/ottobre/05/parla_stupratore_uno_del_branco_co_0_9410052364.shtml

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