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miércoles, 24 de abril de 2013

Un marito per Anna Zaccheo - Giuseppe De Santis (1953)


TÍTULO ORIGINAL Un marito per Anna Zaccheo
AÑO 1953
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACIÓN 101 min.
DIRECTOR Giuseppe De Santis
GUIÓN Giuseppe De Santis, Alfredo Giannetti, Salvatore Laurani, Elio Petri, Gianni Puccini, Cesare Zavattini (Historia: Giuseppe De Santis, Alfredo Giannetti, Salvatore Laurani, Cesare Zavattini)
FOTOGRAFIA Otello Martelli, Roberto Gerardi, Arturo Zavattini
MONTAJE Gabriele Varriale
MUSICA Rino Da Positano
REPARTO Silvana Pampanini, Amedeo Nazzari, Massimo Girotti, Umberto Spadaro, Monica Clay, Anna Galasso, Dora Scarpetta, Agostino Salvietti, Edoardo Inperatrice, Franco Bologna, Giovanni Berardi, Enrico Glori, Enzo Maggio, Nello Ascoli, Nello Di Claudio
PRODUCTORA Produzioni D. Forges Davanzati
GÉNERO Drama | Melodrama

SINOPSIS El sueño de la incontenible Anna Zaccheo de contraer un buen matrimonio le acarreará varias experiencias trágicas tratando de conseguir una dote para casarse con Andrea, un marinero del cual se ha enamorado. (FILMAFFINITY)



TRAMA:
Andrea, giovane marinaio, conosce Anna Zaccheo, una ragazza bellissima. I due, dopo aver trascorso una giornata insieme, si innamorano, ma sono costretti a separarsi per un po' di tempo poiché Andrea deve partire per una crociera. Anna è in cerca di un lavoro e lo trova presso un'agenzia di foto pubblicitarie. Il direttore, un uomo sposato, la seduce approfittando di un momento di smarrimento della ragazza. Disperata, Anna tenta il suicidio e quando Andrea, di ritorno dalla crociera, la trova all'ospedale, lei gli confessa il suo errore e lui la schiaffeggia. Uscita dall'ospedale, Anna s'allontana dalla famiglia e, dopo qualche tempo, accetta la proposta di matrimonio di un vecchio commerciante, ma al momento delle nozze respinge l'anziano spasimante. Tornato di nuovo a Napoli, Andrea incontra ancora Anna, che malgrado tutto gli è rimasta fedele, e i due passano la notte insieme. La mattina dopo Andrea decide di abbandonare per sempre la ragazza poiché non riesce a perdonarla per quello che è successo nel periodo in cui erano separati. Anna torna a casa sua, dove l'affetto dei genitori e dei fratelli le darà la forza di affrontare ancora la vita.

CRITICA:
"E' stato per De Santis un film di parziale ripiego, cui egli è giunto in conseguenza delle remore poste in sede censoria e produttiva alla realizzazione del vagheggiato e altrimenti impegnativo 'Nostro pane quotidiano' (...) Opera dichiaratamente minore, per il suo impegno circoscritto il film vede assai ridotta la sua portata sul piano sociale, proprio in conseguenza del generico folklorismo della cornice, della mancanza di un inserimento più realistico della protagonista entro un ambiente di cui essa appaia chiaramente il frutto e lo specchio ad un tempo."
(Giulio Cesare Castello, "Cinema", n. 117, Settembre 1953)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=23746&film=Un-marito-per-Anna-Zaccheo
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Trama: 
Andrea, giovane marinaio e Anna Zaccheo, ragazza bellissima, si conoscono e si innamorano, ma sono - di matrimonio di un vecchio commerciante, ma al momento delle nozze respinge l'anziano spasimante. Tornato di nuovo a Napoli, Andrea incontra ancora Anna...

Critica: 
Un marito per Anna Zaccheo è un film nel quale i tratti essenziali dello stile desantisiano si confermano con grande evidenza. Come Caccia tragica, Riso amaro e – in misura minore – Roma ore 11, è anch’esso caratterizzato da una struttura polimorfa, da quel progetto di scrittura cinematografica che De Santis ha a suo tempo individuato dall’analisi e dal ripensamento in chiave “nazionale” dell’esperienza hollywoodiana. È un progetto [...] che andava perdendo consistenza; ma il regista non lo abbandona. Piuttosto lo riduce. Nel caso di Un marito per Anna Zaccheo, infatti, i livelli di discorso si riducono a due. Ad un primo livello, il film pare rivolgersi a un uditorio popolare, con la sua materia puramente romanzesca e sentimentale. Ad un secondo livello, contiene invece lo sviluppo di quella riflessione sul deside­rio popolare e sulle alchimie che lo mutano al contatto con la cultu­ra moderna, riflessione che De Santis sviluppa con scrupolosa coerenza attraverso un percorso che comprende tutti i suoi film e al di fuori del quale si situa solo lo splendido e astratto Non c’è pace tra gli ulivi. Manca, dunque, un livello intermedio, che nei film precedenti aveva potuto colmare il divario tra la presenza di un livello di scrittura “popolare” e quella di un livello di scrittura d’éli­tes. Manca quel livello legato alla spettacolarità pura, cioè manca la lettura spettacolare che De Santis fa del gruppo socia­le. Era il gruppo sociale inteso come “corpo” che faceva esplode­re le mine abbandonate in Caccia tragica, che intonava cori e mostrava le gambe in Riso amaro, che faceva crollare, col proprio peso, la scala del palazzetto in Roma ore 11. Era proprio questo livello – il livello dello spettacolo inteso come fuoco d’artifi­cio o come evoluzioni della camera – che nella geometria del testo desantisiano si rivolgeva allo spettatore medio-borghese. Questo livello è assente in Un marito per Anna Zaccheo, che si svolge tutto nei termini di un teatrino minimo, in spazi chiusi, in un’atmosfera soffocante. Lo spettacolo – nell’ambito del progetto cinematografico di De Santis – aveva avuto sinora una funzione di mediazione tra istan­ze culturali alte e istanze culturali basse. Un marito per Anna Zaccheo risulta, invece, un film privo di mezze misure: o lo si vede come materia popolare allo stato puro, o lo si vede come una raffinatissima riflessione sui mass media. Non vi sono più vie di mezzo. De Santis si allontana da quella piccola e media borghesia che finora rientrata – anch’essa – nelle sue ampie strategie testuali: non si preoccupa nemmeno più di aggre­dirla con la violenta spettacolarità che lo contraddistingueva. Visto da questo lato, Un marito per Anna Zaccheo è un film pesan­temente sbilanciato. I miti che De Santis mette qui in scena sono quelli ai quali ci ha ormai abituato, secondo una continuità che lo situa a pieno diritto tra gli “autori” del cinema italiano. La popolana Anna Zaccheo non ama lo spettacolo puro, ma la sua sostanza sentimen­tale. Va due volte a teatro, a vedere la sceneggiatura tutte e due le volte. Potrebbe andare al cinema, a vedere un film d’azio­ne. Invece, preferisce la sceneggiatura. Perché? Perché è più vera! “Queste sono cose che capitano veramente! Non ci credi?”, fa la ragazza al suo bel marinaio che se la ride sotto i baffi. L’attenzione del regista, in Un marito per Anna Zaccheo, si appunta soprattutto sui bisogni indotti da forme culturali appa­rentemente nuove, ma che in realtà fanno tutt’uno con un certo mondo di sentimenti. A De Santis qui l’informazione come pubbli­cità. Non è un caso se proprio il 1952 aveva visto svilupparsi anche in Italia il fenomeno degli enormi cartelloni pubblicitari ai bordi delle strade. Anche in Italia desiderio comincia a voler dire consumo e la diffusione di questi messaggi segna l’affermazione di nuovi modelli di comportamento. De Santis è lesto a fiutare l’attualità di tali mutamenti per portarli sullo schermo. La popolana Anna Zaccheo è vittima proprio di questa forma di virus desiderante, dinanzi al quale anzi è tanto più indifesa di altre donne. Lavora come fotomodella, si lascia fotografare in abiti da sposa che non hanno alcun significato per lei, posa per le macchine da cucire Netti, mette le calze Orione. Fa tutto ciò per guadagnare qualche lira, per poter acquistare un salotto per la nuova casa. Ma, in realtà, Anna non ha una nuova casa: il suo è solo un sogno, legato alla promessa di un bel marinaio. Il suo è un bisogno indotto, nato davanti ad una vetrina illuminata. È a queste forme del desiderio che va collegato il tanto discus­so erotismo dei film di De Santis. I corpi – quando appaiono e si mostrano – materializzano questi temi, sia che si tratti di corpi individuali (ora la Mangano, ora la Pampanini) sia che si tratti di corpi collettivi (ora le mondine, ora le ragazze disoccupate). È il loro desiderare che innerva e sostanzia la messa in scena della bellezza. Un’ultima nota sugli anni di Un marito per Anna Zaccheo: le riprese del film erano ad un punto cruciale quando arrivò la notizia della morte di Stalin. De Santis fu ufficialmente invitato ai funerali, ma non potendo abbandonare il set fu costretto a diser­tare la grande cerimonia.
Stefano Masi, De Santis Il Castoro cinema 1981
http://www.municipio.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitoloRB/BA4D1E8D01CB330AC125742E004A4745?opendocument

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Ma lasciamo la parola ai Fiorentino Bros. e ai loro ricordi:
"In uno scialbo pomeriggio di questo mese di Gennaio, per rientrare a casa ho preferito prendere la Metro 2 dalla stazione di Piazza Amedeo. Nell'imboccare il lungo corridoio che porta ai binari, ho ritrovato gli stessi odori e la stessa atmosfera di quando ne ero assiduo frequentatore. Ciò non è accaduto certamente ieri.
E' vero che l'interno è molto cambiato:la grande volta a botte è stata controsoffittata. Le pareti sono belle, pulite e ricoperte di lucidi pannelli. Belle panchine sono a disposizione dei passeggeri e luci, molte luci, rendono il posto molto gradevole. Nei pochi minuti di attesa del treno proveniente da piazza Garibaldi, sul binario opposto sono passati un Pendolino diretto a Salerno e un convoglio del Metrò. E così mi sono ricordato di quella sera di un inverno di tanti anni fa quando di ritorno dal Cinema Corona che era in Via dei Mille, io ed i miei amici Rosario ed Arturo, perdemmo sul filo un treno che ci avrebbe riportati a casa per tempo. L'altro si fece attendere 40 minuti costringendoci ad arrivare a casa dopo le 23.
L'orario non poteva passare inosservato ai nostri genitori. Infatti tutti ricevemmo un rimprovero. Io mi sentii gridare da mio padre dal fondo del letto: "Ti sei deciso a rientrare, delinquente!".
Quella era la mentalità di quei tempi, dura e severa verso i giovani senza un poco di comprensione. Per le donne invece il discorso non esisteva. Lo scopo fondamentale della loro vita era trovare un marito a cui consegnare il loro grande tesoro costituito dall'illibatezza. Su questa vigilava la famiglia: padre, madre e fratelli affinchè tutto si svolgesse con regolarità.
"Un marito per Anna Zaccheo" (1953) era il titolo del film che vedemmo quella sera e che ci fece fare tardi. Con grande coraggio, il regista G. De Santis, descriveva la umile e mediocre condizione di una ragazza del popolo alla ricerca di un marito.
La pellicola era ambientata a Napoli, da sempre laboratorio di costume e di studi di ogni forma di vita sociale. Silvana Pampanini era Anna, una bellissima ragazza del popolo la cui massima aspirazione era trovare marito ed avere dei bambini. I protagonisti maschili erano invece Massimo Girotti, Amedeo Nazzari ed Edoardo Spadaro, tutti desiderosi di sposarla ma non al punto di dimenticare i pregiudizi.
Il film si chiude così come inizia, ossia con la stessa inquadratura in modo da rendere l'idea visiva dell'impossibilità rassegnata di cambiamenti. La città è rappresentata anch'essa in tono dimesso con un linguaggio neorealistico. Le sue strade quasi sempre bagnate dalla pioggia, sinistri falò notturni, umanità dolente vestita di stracci, venditori ambulanti con le facce scavate dalla fame, dominano lo schermo. I noti panorami napoletani non compaiono mai nell'intenzione di negare qualunque messaggio di ottimismo.
Per quanto riguarda la presenza del soggetto tranviario, si riconoscono in alcuni momenti. Una carrelli all'altezza del Mercato Ittico con uno sfondo manco a dirlo, grigio ed un enorme baraccopoli, retaggio della Guerra passata da poco.
http://mondotram.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=3689948&p=16

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