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domingo, 14 de abril de 2013

San Babila Ore 20: Un delitto inutile - Carlo Lizzani (1976)


TITULO ORIGINAL San Babila Ore 20: Un delitto inutile
AÑO 1975
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 105 min.
DIRECCION Carlo Lizzani
GUION Ugo Pirro, Mino Giarda, Carlo Lizzani
REPARTO Daniele Asti, Grazia Baccari, Pietro Brambilla, Giuliano Cesareo, Rodolfo Dal Prà, Pietro
FOTOGRAFIA Pier Giorgio Pozzi
MONTAJE Franco Fraticelli
MUSICA Ennio Morricone
PRODUCCION PTA (PRODUZIONI THOUSAND ASSOCIATE)
GENERO Drama / Político

SINOPSIS La giornata balorda di un quartetto neofascista in piazza San Babila a Milano con pestaggi, attentati dinamitardi e l'aggressione a coltellate a una coppia di "rossi". Il film funziona male a tutti i livelli: la messa a fuoco delle motivazioni psicologiche è approssimativa, la struttura narrativa è artificiale per eccesso di accumulazione, nessuno dei ragazzi (attori non professionisti), sia pure con le facce giuste, diventa personaggio. (Il Morandini)



Secondo poliziottesco della mia rassegna sul genere, ancora di Carlo Lizzani già eletto tra i miei miti, stavolta lo metto non nei cult ma nell'Olimpo, questo film m'è piaciuto da morire!
Riporto i fatti d'ispirazione storica del film da wiki: "La storia nasce da un'idea di Carlo Lizzani e Mino Giarda. Si tratta di un fatto di cronaca realmente accaduto a Milano il 25 Maggio del 1975: l'uccisione di Alberto Brasili in via Mascagni, non lontano da piazza San Babila, ad opera dei neo-fascisti Antonio Bega, Enrico Caruso, Giorgio Nicolosi, Pietro Croce e Giovanni Sciavicco (quest'ultimo 17enne). La sceneggiatura fu scritta da Lizzani e Giarda insieme ad Ugo Pirro."
Quindi, come per "Banditi a Milano", si tratta di un film di fatto coevo a quanto racconta.
Chi è nato e/o cresciuto a Milano negli anni '70 non può non ricordare cosa e chi erano i "sanbabilini". All'epoca io avevo quasi 10 anni, non ho memoria del fatto di cronaca ovviamente, ma la fama dei neofascisti (e pure neonazisti, diciamolo chiaramente) del bar Sundown di piazza San Babila arrivava persino a noi bambini dell'hinterland. Io già "azzardavo" giri a Milano (nel 76, 77), con coetanei, era un viaggio allora da casa mia arrivare in centro, 7 km lunghissimi che ora con la metropolitana si percorrono in 15'. Ogni volta c'era quasi il terrore negli occhi dei miei genitori, non scherzo, tafferugli e casini più o meno grandi erano quasi all'ordine del giorno e se c'era un posto dove non bisognava proprio andare era San Babila; quindi Duomo, Galleria, P.zza della Scala, Sforzesco, tutta quell'area ok, ma già inforcare C.so Vittorio Emanuele, o C.so Europa, P.zza Fontana era un azzardo.
San Babila era nota a tutti, forze dell'ordine comprese. Queste ultime però quasi mai intervenivano, erano estremamente tolleranti con quella gente, salvo quando sforavano nella criminalità comune, allora venivano perseguiti, per il resto, il loro molestare chiunque anche solo somigliasse a un "rosso", fare svastiche sui negozi dai nomi ebraici, spaccare i motorini fuori dalle "scuole di sinistra", sembrava considerato un servizio di ordine pubblico da chi l'ordine avrebbe dovuto mantenerlo invece, e per tutti senza distinzioni. Questo aspetto il film lo illustra benissimo, in tanti momenti.
Molte le protezioni politiche ed all'interno di polizia e carabinieri per loro, non c'è da stupirsi. Inevitabile che la sfrontatezza ed il senso d'impunità potessero portare alcuni di loro a "sforare", come fu in questo caso. Terminato un breve prologo, il film racconterà una sola giornata dei 4 invasati, 2 studenti e 2 più adulti, uno solo di loro di origini meridionali e non proprio benestante, gli altri figlioli dell'alta borghesia milanese. Un solo pensiero: accanirsi su gente di sinistra, ebrei, chiunque, per usare le loro parole, appartiene agli "inferiori". Ne faranno di ogni nell'arco della giornata, ma la più importante, un attentato con bomba ad una sede sindacale, fallirà per la paura che ha impedito ad uno di loro, sottoposto ad una specie di iniziazione, di accendere la miccia. Scatta una molla la sera, il ragazzo che ha fallito deve dare una prova di fascistitudine inequivocabile, allora fuori dal solito bar vedono una coppietta immediatamente etichettata come "rossi" e comincia la caccia...
Sapevo di cosa trattava il film, non pensavo lo facesse con tale e tanta ricchezza di dettagli (non mancano riferimenti a molti eventi precedenti, come la vicenda di Pinelli), mi sono ritrovato decisamente impreparato proprio dal punto di vista psicologico. Il ritratto di questi 4 fanatici lascia esterrefatti, il peggio di quello che potevo pensare di gente come loro è stato superato alla grande. Esibizione di fede fascista e nazista che, perlomeno per chi non la condivide come me, prende lo stomaco. Film di grandissimo realismo, realizzato con buona parte di attori non professionisti, con scene girate nel vivo di vere manifestazioni e durante la ripresa delle stesse alcuni passanti si sono uniti spontaneamente facendo sorgere risse che le forze dell'ordine hanno dovuto sedare, è pazzesco ma quegli anni erano così!
Film da Olimpo, mi ripeto volentieri.
Preparate una camomilla prima del finale, c'è un inseguimento da cardiopalma.
Altre considerazioni sotto i frame
I 4 protagonisti ad un funerale, la mattina, di un vecchio camerata, pieno d'iconografia, musiche e saluti a tema. Se dovessi scegliere una foto simbolo del film è questa. Sono incazzatissimi, non ne possono più di non incidere in modo determinante a livello sociale, è qua che nasce quella folle giornata.
Avrei messo volentieri qualche decina di frame che ritraggono il centro di Milano dei tempi, tanti i ricordi che mi provocano.
La boutique Finzi, graffittata con svastiche. La polizia è lì, chiama la centrale ma dicono di non intervenire, chiamano ancora e confermano. Dei cittadini indignati andranno a cancellare i segni ma diverranno bersagli di fionde che tirano biglie d'acciaio, gente che si fa male, vetri che si spaccano. Dalla centrale però rispondono sempre di non intervenire.
Un ragazzo rimane indietro, staccato dal corteo dello sciopero. Parte l'ordine all'interno del Sundown e un branco schizza fuori come sciacalli, una delle scene emblematiche, col ragazzo che strappata di mano agli aggressori una catena la farà roteare in aria per tenerli lontani e fuggire verso C.so Europa.
In Sempione a fare i pirla con cazzi di gomma, verranno fermati dalla buon costume, e come sempre poi rilasciati, si sentono invincibili, padroni di fare ogni cosa. Se devo essere sincero però, a parte il loro atteggiamento, in questa scena non mi sono affatto dispiaciuti! Gli oggetti li avevano presi nel vicino sexy shop, tra i primi in italia, simbolo della sesso-ipocrisia nostrana: lì dentro, al chiuso, tutto è permesso e tutti entrano come trasformandosi e perdendo identità, poi fuori dal negozio è tutto un tabù. Non avevano mica torto in fondo, anche se la mia interpretazione del loro gesto non è esattamente identica alla loro.
Walter Valdi, cabarettista milanese, volto noto nei locali dei tempi con alcune apparizioni anche sui palinsesti nazionali.
Vorrei dedicare la rece ad un amico recente e prezioso, non se ne vogliano i più "vecchi", ce ne saranno per tutti di dediche che faccio con grande piacere, sono la mia forma di Memoria. L'amico è magar, milanese doc il cui blog, dedicato agli anni 70s, è una raccolta di chicche soprattutto musicali ma anche di film. Consigliatissimo!
http://robydickfilms.blogspot.com.ar/2010/12/san-babila-ore-20-un-delitto-inutile.html
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Anche se il tempo ha scavato delle rughe indelebili nell’anima di un film come San Babila Ore 20 un delitto inutile, cogliere l’occasione di una visione di questa edizione digitale targata Medusa può essere utile per tornare a sentire gli odori pungenti di un’epoca (gli anni Settanta) che, una volta finita, non ha lasciato troppi rimpianti. Una sorta di processo proustiano al contrario: alla vista delle Giulia Alfa Romeo in dotazione alla Polizia, dei sanbabilini con giubbotti di pelle, Ray-Ban e Giardinetta d’ordinanza, di quella claustrofobica divisione giovanile in ghetti ideologici (fazioni organizzate di estrema destra ed estrema sinistra ferocemente contrapposte, il cittadino comune in mezzo che chiede solo di poter uscire di casa tranquillo), la prima sensazione è quella di dirsi: grazie al cielo, oggi quella è preistoria.
Dopodiché, il film di Carlo Lizzani può essere un documento involontario, e prezioso, di come la stragrande maggioranza dell’intellighenzia culturale in Italia, in quegli anni, vedesse come un’emergenza il solo ed esclusivo argine all’estremismo di destra. Quando quello di sinistra aveva, in egual modo, creato le sue prevaricazioni e i suoi delitti.
Il conformismo di sinistra era, in quegli anni, un bubbone difficilmente estirpabile. Tanto che perdura oggi, in forme più innocue e (per chi vi si dimostra ancora adepto) ridicole. Basta tendere l’orecchio in qualche occasionale capannello giornalistico, o tra le righe di qualche recensione.
Per comprendere come in quegli anni la cappa di conformismo, soprattutto nel mondo dell’informazione, fosse soffocante, resta validissimo il libro di Michele Brambilla, “L’Eskimo in redazione”.
Ferruccio Gattuso
http://attentialcine.blogosfere.it/2007/06/recensione-dvd-san-babila-ore-20-un-delitto-inutile-medusa.html


TRAMA:
Reduci dal funerale di un vecchio gerarca del "ventennio", quattro giovani neofascisti - Fabrizio, Franco e Micky, d'estrazione borghese, e Alfredo, commesso d'origine meridionale - compiono una bravata contro i "rossi" del liceo Beccaria. Più tardi, dopo una sosta in un bar di Piazza San Babila - il loro "covo" -"rimorchiano" una ragazza, Lalla, che Marco impotente, violenta con un manganello. Picchiano, dopo il passaggio di un corteo di scioperanti, un "rosso" rimasto indietro. Decidono, quindi, di compiere un attentato dinamitardo in una sede sindacale di Sesto Marelli, ma la bomba non esplode (a Marco è mancato il coraggio di accenderne la miccia). Tornati a Milano, si abbandonano a una provocazione goliardica per cui finiscono in questura accusati, ma subito rilasciati, di atti osceni in pubblico. A San Babila infine, adocchiata una coppia di fidanzati comunisti, la uccidono a coltellate. Ma questa volta, grazie alla testimonianza di Lalla - cui Fabrizio ha dato il suo coltello perché se ne sbarazzasse - per i quattro delinquenti non ci sarà scampo.

CRITICA:
"il regista Carlo Lizzani ama muoversi tra cronaca e storia. Per lui il cinema è "un'arte di fatti e di uomini", le sue opere migliori nascono dalla ricerca di una verità oggettiva, "storica", nella realtà della cronaca. Ma negli ultini tempi questa ricerca si era un po' appannata e la cronaca aveva preso il sopravvento. Il suo nuovo film (...) denota il tentativo di un'inversione di tendenza che però è riuscito solo in parte perché viziato e limitato da una certa schematizzazione secondo cui alla base della violenza nera dei giovani sanbabilini è una frustrazione da impotenza." (Domenico Meccoli, "Epoca", 21 aprile 1976)
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=15438&film=San-Babila-ore-20-un-delitto-inutile

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