TÍTULO Destinazione Piovarolo
AÑO 1956
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 89 min.
DIRECTOR Domenico Paolella
GUIÓN Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Gaio Frattini, Stefano Strucchi
MÚSICA Angelo Francesco Lavagnino
FOTOGRAFÍA Mario Fioretti (B&W)
REPARTO Totò, Irene Cefaro, Marisa Merlini, Tina Pica, Ernesto Almirante, Arnoldo Foà, Enrico Viarisio, Nino Besozzi, Paolo Stoppa, Fanny Landini, Nando Bruno, Mario Carotenuto
PRODUCTORA D.D.L.
GÉNERO Comedia | Trenes
SINOPSIS Antonio La Quaglia, tras tres años de espera por fin consigue un puesto como jefe de estación. Su destino: Piovarolo; un pequeño pueblo donde solo para un tren al día y siempre llueve. En cuanto se instala, se da cuenta de que aquello no era la estación de sus sueños e intentará todo lo posible para conseguir un traslado. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
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Antonio La Quaglia vince un concorso per capostazione di III classe: ma essendo ultimo in graduatoria, viene destinato a Piovarolo, sperduto paesino, in cui ogni giorno si ferma soltanto un accelerato. Il clima è estremamente piovoso: l’unico svago è il circolo culturale nel quale un ex trombettiere di Garibaldi ripete ogni sera il racconto dell’episodio cui si riallaccia la frase storica dell’eroe:”Qui si fa l’Italia o si muore”. Poiché il vecchietto sta per morire, due deputati, uno socialista e l’altro popolare, si contendono una sua dichiarazione, che darebbe alla storica frase garibaldina un’intonazione, rispettivamente socialista o popolare. La Quaglia, che è giunto a Piovarolo pieno d’entusiasmo, è oppresso dalla monotonia di quell’esistenza, che solo la speranza di un trasferimento rende tollerabile. Con l’avvento del regime fascista, La Quaglia, che non ha saputo uniformarsi del tutto al nuovo stato di cose, resta a Piovarolo ed ha pessime note di qualifica. Costretto al matrimonio, finisce con lo sposare la maestrina del luogo, ma va incontro a nuovi guai, dato che la moglie non è di razza ariana. Nel dopoguerra, con il ritorno della democrazia, La Quaglia si trova a combattere con la figlia, una ragazza dalle idee moderne e aspirante diva, che trova insopportabile l’esistenza a Piovarolo e, alleatasi con la mamma, lo accusa ogni giorno d’incapacità perché non ha saputo ottenere una promozione. Un giorno finalmente arriva una buona occasione: per il rischio di una frana, infatti, deve fermare il treno sul quale viaggia il Ministro delle Comunicazioni. Antonio può segnalare il suo caso al Ministro, che si mostra incompetente e svagato, e gli fa delle vaghe promesse. Ripartito il treno, il segretario avvertirà il Ministro dei pessimi precedenti di carriera di La Quaglia e così per Antonio non ci sarà alcun trasferimento.
http://www.katerpillar.it/2011/05/03/destinazione-piovarolo-regia-di-domenico-paolella-1955-in-streaming/
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Critica: La presa in giro ottiene, per noi italiani, i più sicuri effetti di critica e il film sollecita i consensi appunto attraverso la caricatura. Il copione è stato eliminato con sapide trovatine che il regista ha adeguatamente tradotto in immagini. Totò colorisce in burlesco il personaggio del capostazione, prestandogli alcuni tocchi del suo repertorio abituale; rinunziando a molti di essi, però, è risultato più umano, dimostrando la sua attitudine a trasformarsi da marionetta in essere umano. Maurizio Liverani, "Paese Sera", Roma, 18 dicembre 1955
Il soggetto del film, appositamente elaborato per l'interpretazione di Totò, pur rinunziando a troppo facili effetti comici, ricalca situazioni già ampiamente sfruttate, senza rinunciare ad un pizzico di spirito qualunquistico che aleggia in alcune parti. Totò si dimostra ottimo e misurato attore. L'Unità", Roma, 17 dicembre 1955
Una commedia garbata e intelligente, che, pur presentando qua e là alcuni tratti farseschi, ha il grande pregio di non contenere esagerazioni insopportabili, costruita intorno ad un personaggio dichiaratamente qualunquista, che non perde mai la sua freschezza realistica e la sua simpatia, espressa con una recitazione "a togliere", sobria, misurata, attenta a non cercare l' effetto comico con i mezzj più facili e scontati.
Il film vuole essere nello stesso tempo una divertente caricatura del trasformismo italiano con l'onorevole socialista e l' onorevole popolare che ridiventano rispettivamente professore e avvocato il giorno stesso in cui Mussolini va al potere, e una storia satirica dell'Italia dalla marcia su Roma, ma anche prima, dalla spedizione dei Mille, con Garibaldi e Bixio più volte evocati dal vecchio garibaldino Ernesto, all'Italia socialista e popolare, fino all'attualità attraverso le peripezie di un semplice capostazione, arrivato ultimo al concorso in ferrovia e costretto a rimanere tutta la vita in una stazioncina sperduta della provincia, dimenticato da tutti. Il personaggio di Antonio La Quaglia, tratteggiato da Totò in modo magistrale, è fondamentalmente opportunistico ma bonario, semplice, attraverso il quale Paolella vuole rappresentare l'italiano tipo e la classe politica che lo rappresenta e lo alimenta.
Totò esprime una maschera malinconica, che suscita anche un senso di autentica e umana compassione. La storia lo attraversa per trent' anni, con ogni sorta di avvenimenti, in mezzo a faccendieri di ogni tipo, segretari arrivisti, onorevoli opportunisti, ministri incompetenti e distratti, ma lui è sempre lì, a Piovarolo, in un'attesa kafkiana di avere un "capotronco" che non arriverà mai.
Totò ha saputo dare a questo personaggio tutte le sfumature dell'uomo sfortunato, senza però mai cadere nel patetico. Qui sta la sua enorme forza, perchè esprime in chiave ironica il tratto di "anarchismo utilitaristico" che caratterizza l'italiano medio.
Achille Togliani canta la canzone "Abbracciato cu' te", che è di de Curtis e l'idea del ritratto di George Stephenson è copiata da "Totò e le donne", ma è un vecchio espediente per non far parlare da solo il personaggio. La scena dell'arrivo di Antonio La Quaglia a Piovarolo come anche quella della vedova di tre mariti al cimitero richiamano vagamente "Totò cerca casa", ivi compreso un certo humour nero, mentre il personaggio dell'onorevole Gorini (non a caso intetpretato da Paolo Stoppa) è ricalcato nei dettagli sul "caporale" del film precedente. Del tutto copiato da "Napoli milionaria" il lungo monologo di Antonio La Quaglia sul perchè scoppiano le guerre.
Non vi è nulla di fuori posto in una recitazione sempre piana, garbata e costruita su un realismo d'insieme gradevole e godibile. Anche questo ritratto di Antonio La Quaglia deve essere collocato tra tutti quelli già interpretati nei film precedenti e tra quelli dei film successivi e che costituiscono uno dei punti forza sia della maschera di Totò che del volto di de Curtis: l'uomo che deve arrangiarsi in un mondo di "caporali" e di prepotenti.
Il film vuole essere nello stesso tempo una divertente caricatura del trasformismo italiano con l'onorevole socialista e l' onorevole popolare che ridiventano rispettivamente professore e avvocato il giorno stesso in cui Mussolini va al potere, e una storia satirica dell'Italia dalla marcia su Roma, ma anche prima, dalla spedizione dei Mille, con Garibaldi e Bixio più volte evocati dal vecchio garibaldino Ernesto, all'Italia socialista e popolare, fino all'attualità attraverso le peripezie di un semplice capostazione, arrivato ultimo al concorso in ferrovia e costretto a rimanere tutta la vita in una stazioncina sperduta della provincia, dimenticato da tutti. Il personaggio di Antonio La Quaglia, tratteggiato da Totò in modo magistrale, è fondamentalmente opportunistico ma bonario, semplice, attraverso il quale Paolella vuole rappresentare l'italiano tipo e la classe politica che lo rappresenta e lo alimenta.
Totò esprime una maschera malinconica, che suscita anche un senso di autentica e umana compassione. La storia lo attraversa per trent' anni, con ogni sorta di avvenimenti, in mezzo a faccendieri di ogni tipo, segretari arrivisti, onorevoli opportunisti, ministri incompetenti e distratti, ma lui è sempre lì, a Piovarolo, in un'attesa kafkiana di avere un "capotronco" che non arriverà mai.
Totò ha saputo dare a questo personaggio tutte le sfumature dell'uomo sfortunato, senza però mai cadere nel patetico. Qui sta la sua enorme forza, perchè esprime in chiave ironica il tratto di "anarchismo utilitaristico" che caratterizza l'italiano medio.
Achille Togliani canta la canzone "Abbracciato cu' te", che è di de Curtis e l'idea del ritratto di George Stephenson è copiata da "Totò e le donne", ma è un vecchio espediente per non far parlare da solo il personaggio. La scena dell'arrivo di Antonio La Quaglia a Piovarolo come anche quella della vedova di tre mariti al cimitero richiamano vagamente "Totò cerca casa", ivi compreso un certo humour nero, mentre il personaggio dell'onorevole Gorini (non a caso intetpretato da Paolo Stoppa) è ricalcato nei dettagli sul "caporale" del film precedente. Del tutto copiato da "Napoli milionaria" il lungo monologo di Antonio La Quaglia sul perchè scoppiano le guerre.
Non vi è nulla di fuori posto in una recitazione sempre piana, garbata e costruita su un realismo d'insieme gradevole e godibile. Anche questo ritratto di Antonio La Quaglia deve essere collocato tra tutti quelli già interpretati nei film precedenti e tra quelli dei film successivi e che costituiscono uno dei punti forza sia della maschera di Totò che del volto di de Curtis: l'uomo che deve arrangiarsi in un mondo di "caporali" e di prepotenti.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/piovaro.htm
http://www.antoniodecurtis.org/piovaro.htm
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ResponderEliminarColocados nuevos enlaces en Mediafire. (Espero que duren)
ResponderEliminarHola, ya no estan disponibles los enlaces, te agradecería una nueva resubida, saludos
ResponderEliminarMuchas gracias, saludos
Eliminarme anoto para enterarme si se resube
ResponderEliminarCambiados los enlaces.
Eliminargracias por la resubida!
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