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lunes, 14 de noviembre de 2011

Il Maestro di Vigevano - Elio Petri (1963)


TÍTULO Il maestro di Vigevano
AÑO 1963 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano (Separados)
DURACIÓN 105 min.
DIRECTOR Elio Petri
GUIÓN Agenore Incrocci, Furio Scarpelli (Novela: Lucio Mastronardi)
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Otello Martelli (B&W)
REPARTO Alberto Sordi, Claire Bloom, Gustavo D'Arpe, Guido Spadea
PRODUCTORA Dino de Laurentiis Cinematografica
GÉNERO Comedia. Drama | Comedia dramática. Enseñanza

SINOPSIS Antonio Mombelli (Alberto Sordi) es maestro de escuela en Vigevano, un pueblo próximo a Milán. Él es un hombre sencillo que ama su profesión, pero tiene una mujer muy ambiciosa y materialista (Claire Bloom), que no está contenta con el miserable sueldo de su marido. (FILMAFFINITY)


“Il maestro di Vigevano”: dal romanzo al film
Mauro Novelli (Ricercatore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano)
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Nessuno seppe ritrarre gli anni del boom economico con l’acume e il sarcasmo che pervadono il capolavoro di Lucio Mastronardi, trasposto da Elio Petri in un film intenso, interpretato da Alberto Soldi e Claire Bloom.
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La scuola agra
Sulle figure di maestri a disagio – delusi, umiliati, smarriti - insiste un filone importante della narrativa italiana, nel quale spicca il Romanzo d’un maestro dato alle stampe da Edmondo De Amicis nel 1890 (cfr. Maestri italiani del secondo '800 tra realtà e letteratura). Più recenti, ma altrettanto desolate, le Cronache scolastiche inserite da Leonardo Sciascia nelle Parrocchie di Regalpetra (1956), e il capolavoro di Lucio Mastronardi, Il maestro di Vigevano (1962). Due opere pressoché coeve, perfette - se poste a confronto – per illustrare l’enorme distanza che nel secondo dopoguerra separava un paese della Sicilia interna da una dinamica cittadina della pianura lombarda. Da una parte bambini miseri, preda di fame, freddo e violenze, colti da Sciascia in pagine che costituiscono il frutto estremo e asperrimo della stagione neorealista. Dall’altra gli alunni, i colleghi, la famiglia di un maestro travolto dal dilagare del consumismo, giunto sull’onda del boom economico.
Nessuno seppe cogliere questo frangente col tempismo e l’acume dimostrato da Mastronardi. Uno spaccato dell’antagonismo tra i vecchi valori e le nuove mentalità, che fanno irruzione nel guscio familiare, sfasciandolo: è questo il succo delle vicende attribuite al maestro Antonio Mombelli, disprezzato dalla moglie Ada, che lo induce a lasciare la scuola e usare la liquidazione per aprire una fabbrichetta di scarpe. Le cose andranno male: la ditta chiude, dopo una multa per elusione del dazio sui pellami; Ada muore, il figlio Rino finisce al riformatorio. Mombelli si vede costretto a tornare in aula, nauseato da un universo che gli pare mefitico, roso dalle invidie, aggrappato alla bella calligrafia mentre fuori ruggisce la giungla degli industrialotti senza scrupoli. Non resta che risposarsi con una collega benestante, in omaggio alle ragioni dell’interesse. Mastronardi stravolge l’operosità – tratto fondante dell’identità lombarda – nel più cieco homo homini lupus. A rimarcare il crollo della fiducia nelle istituzioni, il disinteresse per ciò che è pubblico, l’assenza di una comunità coesa e solidale, provvede il tema che attraversa tutti e tre i romanzi del ciclo vigevanese. Un tema che cinquant’anni più tardi non ha perso d’attualità: l’evasione delle tasse.


"Una cupa opera di poesia"
Alla fine del 1960, letto il dattiloscritto del Maestro di Vigevano, Italo Calvino espresse in una lettera a Elio Vittorini un giudizio forte, di quelli che non si scordano: "è di un’oscenità, uno schifo dell’umanità che fanno restare senza fiato, ed è pieno di motivi assolutamente paranoici, ma tutto insieme è una cupa opera di poesia in cui non ci sarebbe da toccare una virgola".
In realtà, Mastronardi nell’anno successivo lavorò a lungo sull’opera, senza tuttavia alleggerire la mano nei confronti del protagonista, un inetto preda di paure e pregiudizi, avviluppato in uno strato di "catrame" dal quale non riesce a liberarsi. È lui stesso, Antonio Mombelli, a narrare in prima persona, esponendo al lettore le proprie disgrazie con impetuoso, sarcastico masochismo. I suoi pensieri si riducono spesso a fantasticherie compensatorie e fissazioni, fatte di parole rimasticate senza costrutto ("marachelle", "ancestrale", "prati butterati di ranuncoli"…). Del resto già il cognome offre un indizio, se si tiene presente che a Mombello, in Brianza, sorgeva un importante manicomio.
All’uscita, nella primavera del 1962, proprio mentre fervevano le discussioni intorno alla scuola media unica, Il maestro di Vigevano riscosse un notevole successo di pubblico. In quel periodo la “capitale della scarpa” assurse alle cronache anche per le morti causate dal benzolo (un collante tossico usato nell’industria calzaturiera) e per un reportage firmato sul "Giorno" da Giorgio Bocca. Il tenore si può facilmente ricavare dall’attacco: "Fare soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, chiedo scusa, non le ho viste. Di abitanti cinquantasettemila, di operai venticinquemila, di milionari a battaglioni affiancati, di librerie neanche una".


La trasposizione di Elio Petri
Tanto il pezzo di Bocca quanto le opere di Mastronardi spinsero l’opinione pubblica a riconoscere in Vigevano un concentrato esemplare dei problemi connessi alla rapida modernizzazione italiana. Com’era inevitabile in ambito locale divamparono le polemiche, che conobbero un’acme nel settembre del 1963, alla notizia dell’arrivo in Lomellina della troupe - capitanata da Alberto Sordi e Claire Bloom - chiamata a trasporre per il cinema la storia del maestro Mombelli. Fioccarono le lettere ai giornali di colleghi indignati, che invitavano lo scrittore ad abbandonare la cattedra. Mastronardi fu trasferito in una scuola di Abbiategrasso, con mansioni di segreteria, mentre il provveditore negava il permesso alle riprese nelle scuole cittadine. Il film, prodotto da Dino De Laurentiis, sceneggiato da Age e Scarpelli, venne girato in un clima di freddezza da Elio Petri, che dovette montarlo in gran fretta, perché potesse uscire in tempo per le feste natalizie. Così accadde, con ottimi esiti al botteghino, mentre la critica si divideva tra entusiasti, come Mario Soldati, e perplessi, come Gian Luigi Rondi.
Petri aveva operato diversi aggiustamenti all’intreccio, ‘pettinandolo’ ed eliminando gli aspetti ritenuti troppo audaci sul piano dei costumi (come l’ossessione delle dita dei piedi, o l’omosessualità del figlio). Per mantenere il sapore caustico e amaro delle pagine di Mastronardi si affidò soprattutto alle battute di dialogo, spesso traslocate di peso, senza aggiustamenti. Sordi monopolizza la scena valorizzando l’assurdo burocratico e le miserie delle gerarchie sociali: rinfresca insomma la satira sui travet, di matrice gogoliana, destinata a vasta fortuna nel nostro cinema, dal rag. Fantozzi in su. Al tempo stesso si allontana dal suo personaggio consueto, conferendo al maestro Mombelli un’originale sfumatura malinconica, una sorta di patetico della mediocrità assente nel romanzo e accentuato dalle musiche di Nino Rota. L’attore romano risolse così una parte non certo nelle sue corde, per la quale in un primo momento si era pensato alla scelta più ovvia, ovvero a Ugo Tognazzi, inarrivabile maschera del grottesco di stampo lombardo.
http://www.treccani.it/scuola/maturita/materiale_didattico/letteratura_e_cinema/novelli.html

11 comentarios:

  1. Che Amarcord: Uruguay le gano a Italia, entonces recibiremos doble regalo en tu blog, quiza alguna comedia relacionada con el futbol (una sugerencia: "Italia-Germania 4-3" de 1990"). Saludos.

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  2. A Italia más que Uruguay le "ganó" Goldman Sachs.

    ¡Resiste, pueblo italiano, frente a la ola neoliberal!

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  3. grande amarcord! è possibile averlo anche su zippyshare?
    ...
    ma della pellicola maledetta di Petri "Todo Modo", nessuna novità!??

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    Respuestas
    1. In pochi giorni cumplimeto entrambi gli ordini.

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    2. anticipatamente e sentitamente grazie!
      però, sempre per cortesia e mai per ordine! (così si dice dalle mie parti!)

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  4. Nero
    Cambiados todos los enlaces.
    Y está claro, lo entendí como pedido, no como orden.
    Es culpa del traductor de Google.
    Un abrazo.

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  5. benissimo! è un piacere enorme seguirti, mille grazie!

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  6. Respuestas
    1. ... sicuramente però, vale la pena di trattare il film in modo corretto ed esaustivo, com'è di abitudine su questo blog. A te l'onore, Amarcord! ma se serve, posso pubblicare i links...
      cordiali saluti!

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    2. Caro Nero
      Ante la tua richiesta e in programma per la prossima settimana "Todo Modo".
      Principalmente, grazie per il tuo aiuto. Potrebbe metterli come link alternativi.
      Un abbraccio e ti ringrazio molto.

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