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sábado, 19 de noviembre de 2011

La bella società - Gian Paolo Cugno (2010)


TÍTULO La bella società
AÑO 2010
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano (Separados)
DURACIÓN 100 min.
DIRECTOR Gian Paolo Cugno
GUIÓN Gian Paolo Cugno, Paolo Di Reda
MÚSICA Paolo Vivaldi
FOTOGRAFÍA Giancarlo Ferrando
REPARTO Maria Grazia Cucinotta, Raoul Bova, David Coco, Marco Bocci, Giancarlo Giannini, Simona Borioni, Enrico Lo Verso, Anna Safroncik
PRODUCTORA GB Produzioni / Globe Films / Medusa Film
GÉNERO Drama

SINOPSIS Sicilia, años 60. Giuseppe y Giorgio son dos hermanos adolescentes que crecieron sin padre. Trabajan y viven en una casa rodeada de campos de maíz con Maria, su joven y bella madre, de la cual se muestran celosos como si fuera su propia mujer. Giorgio se queda ciego por culpa de un accidente, y, años después, los dos hermanos viajan a Turín con la esperanza de que una operación le permita recuperar la vista. Allí conocen a Caterina, la secretaria del director de la Fiat, el cual es asesinado por las Brigadas Rojas en su presencia. Después de la tragedia, Caterina decide irse a vivir con ellos a Sicilia. (FILMAFFINITY)


Mio fratello è figlio siculo

Una coppia di fratelli originari della Sicilia arrivano a Torino perché uno di loro deve subire un intervento chirurgico agli occhi. Ma le cose assumono una piega imprevista quando i due incontrano una ragazza molto attraente, che pare abbia avuto un ruolo nell'assassinio di un dirigente Fiat ucciso da un gruppo terroristico. (sinossi)

Puntare in alto con la possibilità concreta di cadere e farsi male è un rischio che il cinema italiano ha l’abitudine di prendersi molto spesso. Succede quando le pretese di coloro che si siedono dietro la macchina da presa sono più grandi delle proprie potenzialità, ma nel momento in cui quelle stesse persone si rendono conto dell’errore commesso è davvero troppo tardi. L’opera seconda di Gian Paolo Cugno, La bella società, è l’ennesima prova di quanto sia sbagliato pensare di poter raggiungere e calcare le impronte di certi modelli, che tanto bene hanno fatto alla cinematografia nostrana nei decenni passati, solo perché sostenuti da un budget importante e da un cast imbottito di nomi di sicuro richiamo. In questo caso non si può nemmeno parlare di coraggio, ma piuttosto di presunzione e superficialità. I limiti emersi dal film del regista siciliano, che con l’opera prima Salvatore – Questa è la vita aveva portato sul grande schermo una commedia delicata dai molti spunti interessanti, sono fin troppo evidenti, a cominciare proprio dalla sceneggiatura e dalla pochezza di contenuti ed emozioni con la quale è stata costruita.
Cugno e Paola Di Reda provano a dipingere un affresco del fine Novecento italiano, ma il risultato è un’istantanea sbiadita senza arte né parte. Trent’anni vissuti attraverso gli occhi di un valzer di anime in tumulto non bastano per raccontare la Storia di un Paese, se dietro non c’è un progetto solido e un regista capace di saperlo mettere in scena come Marco Tullio Giordana per La meglio gioventù. Proprio la pellicola di Giordana è il modello al quale il collega siculo sembra volersi appellare; peccato che sia destinato a rimanere solo un miraggio in lontananza.  Non basta, infatti, buttare prima sulla carta e poi sullo schermo la storia privata di due fratelli, facendola viaggiare all’unisono con quella collettiva di un intero Paese, per centrare il bersaglio. A memoria, scavando nel recente passato, ci è riuscito Daniele Luchetti con Mio fratello è figlio unico e poi il vuoto. C’è un po’ di tutto in uno script che a conti fatti ha il sapore di una minestra riscaldata di citazioni più o meno esplicite, che gli autori hanno provato invano ad arricchire con sottotracce e cambi repentini di registro: dal dramma sociale alla commedia, passando persino per il giallo (le indagini sulla morte del personaggio interpretato da Raoul Bova). Fatti realmente accaduti (Le barricate contadine di Avora e l’omicidio di un dirigente della Fiat per mano di un commando delle BR)  fanno di tanto in tanto capolino in un plot che più classico di così si muore, con il chiaro tentativo di dare spessore ad una trama che stenta a decollare e a coinvolgere.  A nulla servono le digressioni temporali (i flashback incentrati sulla storia dei due fratelli interpretati da David Coco e Marco Bocci), incastrate come in “puzzle” sconnesso, se non a mischiare le carte sballottando lo spettatore di turno in un lasso temporale che va dagli anni Cinquanta agli Ottanta, dalla Sicilia contadina al Piemonte operaio. L’unico merito che bisogna riconoscere a Cugno è quello di aver realizzato un film ambientato in Sicilia che non parla necessariamente di mafia e corruzione. È un omaggio sentito e sincero ad una terra, questo va riconosciuto, che non ha bisogno di folklore locale e immagini da cartolina per attirare l’attenzione. Anche qui i riferimenti sono trasparenti come l’acqua e riportano la mente alle atmosfere rievocate dal cinema di Scimeca, Aurelio Grimaldi e Tornatore (la prima parte è uno spudorato rimando a L’uomo delle stelle, con Romolo/Bova che come Morelli/Castellitto  va in cerca di volti per il cinema nella Sicilia degli anni Cinquanta), al quale Cugno in maniera un po’ troppo generosa e dissacrante, durante un intervento pubblico, aggiunge un capolavoro come In nome della legge di Pietro Germi.
Il resto è tanto fumo negli occhi all’insegna dei bei tempi passati e della nostalgia, che una colonna sonora troppo invasiva e pomposa rende ancora più pesante da sopportare fino al suo epilogo. Cugno dirige in maniera anonima, una pellicola corale che per stile e approccio registico non è tanto diversa da quello che ci propina la fiction televisiva made in Italy, nel quale solo pochi interpreti riescono a mettersi in evidenza (David Coco e Maurizio Nicolosi). Da dimenticare!
Francesco Del Grosso
http://www.cineclandestino.it/articolo.asp?sez=1&art=5651



Giorgio e Giuseppe sono nati nella Sicilia degli anni Sessanta. Cresciuti senza padre, morbosamente gelosi della madre di mediterranea bellezza, cercano in ogni modo di ostacolare un suo possibile rapporto con un brillante produttore cinematografico, in Sicilia per girare un film. Un incidente causato dalla polvere da sparo provoca la morte del pretendente della madre e i giovani pargoli scelgono di occultarne il cadavere e tacere per sempre l’accaduto. L’esplosione però provoca la perdita della vista di Giorgio e la felicità nell’animo di Giuseppe. Gli anni passano e grazie all’aiuto del ricco farmacista del paese, padre dell’amico Nello da sempre innamorato silenzioso della loro madre, i due ragazzi decidono di partire per Torino nella speranza che un’operazione all’avanguardia possa far ritrovare la vista a Giorgio. Sono gli anni di piombo e la situazione è tesa anche sotto la Mole.
A due passi dalla casa che li ospita viene ucciso a pistolettate un funzionario della Fiat, la sua segretaria ha visto il brigatista assassino e fuggendo si ritrova tra le braccia di Giorgio. Caterina piomba come una meteora a scardinare il rapporto tra i due fratelli, che però accettano di nasconderla nella loro casa siciliana. Intanto però gli anziani genitori del produttore morto nel tragico incidente sono ancora disperati dalla sua scomparsa e continuano a cercare un posto dove piangere il loro figlio.
La bella società vorrebbe essere un affresco storico della seconda metà del Novecento. La storia di due fratelli siciliani vorrebbe diventare il cardine attorno al quale si svolge la storia dell’Italia di questo ampio lasso di tempo. La Sicilia dovrebbe diventare protagonista di un accorato canto di amore da parte di un suo figlio che è cresciuto amando i luoghi delle sue origini. Queste sono (sulla carta) le intenzioni di Gian Paolo Cugno, originario di Pachino, paese che ha dato i natali a Vitaliano Brancati e che fu citato da Dante nella Divina Commedia, ma di cui ci si dimentica che il nome è stato reso celebre dai pomodori.
Cugno infatti vorrebbe nobilitare la sua terra con un film che invece dimentica le cose concrete di una regione tanto affascinante quanto complessa. Cugno attinge a piene mani dall’immaginario cinematografico dando vita a un film che non può che ricordare La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana (per il vano tentativo di trasformare la storia di due fratelli nella storia dell’Italia), ma anche il Tornatore di L’uomo delle stelle e Nuovo Cinema Paradiso (i sogni illusi e disillusi dell’industria cinematografica) e di Baaria (per quel sogno non celato di dare lustro alla propria terra).
Peccato perché Gian Paolo Cugno, classe 1968, aveva esordito con Salvatore - Questa è la vita, un piccolo film dedicato a un piccolo protagonista girato però con il cuore. In questo caso però i bambini crescono selvatici e aggressivi e diventano gli adulti che hanno vissuto l’Italia degli anni Settanta e Ottanta. In questo caso però Cugno pecca di presunzione, cercando di raggiungere il livello di Tornatore e di Giordana non riconoscendo di non averne i mezzi. Il problema alla base è una sceneggiatura densa di avvenimenti e di intrecci ma dove molti elementi risultano fortemente disequilibrati, ancorati a stereotipi regionalisti e a rischio di banalizzazioni. Dalla società maschilista alle bandiere rosse dei contadini proletari, tutto risulta artefatto e melodrammatico.
Il cast non brilla, forse proprio a causa di una sceneggiatura che castra l’estro attoriale con battute poco incisive e dialoghi che sfociano spesso nel comico involontario. Maria Grazia Cucinotta sogna di fare la Ciociara di Trinacria, Giannini è imprigionato tra le mura della sua farmacia e del suo cuore e i tre protagonisti Enrico Lo Verso, David Coco e Marco Bocci danno vita personaggi da soap-opera.
Non si vive solo di buone intenzioni, La Bella Società pecca proprio nel suo puntare a diventare un manifesto civile dimostrando però i luoi limiti e le sue ingenuità anche negli elementi basilari della scrittura cinematografica. Le intenzioni sono però valse l’interesse culturale e i fondi del Ministero. Un po’ più di umiltà avrebbe giovato, ricordando magari che la ricchezza di quella terra è proprio un pomodoro.
http://www.cineblog.it/post/22567/la-bella-societa-la-recensione-in-anteprima

3 comentarios:

  1. y con subtitulos en italiano!!!! se agradece!

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  2. oooh los links han fallecido!
    Podrían volver a subirlos? :)

    Millones de gracias!!
    Amo este blooog°!

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