TÍTULO L'armata Brancaleone
AÑO 1966
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 120 min.
DIRECTOR Mario Monicelli
GUIÓN Mario Monicelli, Age, Furio Scarpelli
MÚSICA Carlo Rustichelli
FOTOGRAFÍA Dario di Palma
REPARTO Vittorio Gassman, Catherine Spaak, Gian Maria Volonté, Maria Gracia Buccella, Barbara Steele, Enrico Maria Salerno, Folco Lulli, Carlo Pisacane
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Fair Film / Les Films Marceau
GÉNERO Aventuras. Comedia | Edad Media
SINOPSIS Brancaleone es un torpe caballero medieval al que siguen un puñado de patéticos servidores. El film hila gags a cuento del saqueo de una villa, o del miedo mortal a la peste. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
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Pur essendo sicuramente uno degli esempi più classici della commedia all'italiana, la saga di Brancaleone evoca richiami tematici molto ampi e discussi, che rivelano quanto siano sfuggenti i confini di questo «genere aperto». Il film era stato pensato qualche anno prima, come un progetto dell'effimera cooperativa Film Cinque: il fallimento di A cavallo della tigre aveva fatto accantonare questa e altre iniziative anche se il costumista Gherardi aveva già eseguito foto di prova per alcune comparse. Quello che per Monicelli è un soggetto ispirato al film Donne e soldati (1955) di Malerba e Macchi, per Age è un soggetto originale mutuato semmai da La sfida del samurai (1961) di Akira Kurosawa, soprattutto per quanto riguarda certe soluzioni visive, per il trucco e l'armatura dell'attore principale. Il tipo di ricostruzione storica slegata dalla solita retorica si fondava, per Monicelli, su due esempi cinematografici, Francesco, giullare di dio (1950) di Rossellini e 1860 di Alessandro Blasetti.
In realtà, L’armata Brancaleone è un'operazione profondamente originale nel suo insieme, pur se frutto di molti spunti raccolti altrove. Oltre a Kurosawa - la cui opera suscitava negli anni '60 grande interesse nel cinema occidentale (testimoniato dai remake di Sturges e di Leone) - si può pensare a I cento cavalieri, parabola «brechtiana» che Cottafavi aveva realizzato con scarsissimo successo di pubblico due anni prima. Soprattutto, con Cottafavi si condivide il rifiuto di un Medioevo che l'appena terminato boom dei film in costume aveva reso (nei ricchi kolossal hollywoodiani come nelle imitazioni «povere ma belle» di Cinecittà) manieristico e sdolcinato. Né è da trascurare un possibile rimando a uno dei maggiori successi di Gérard Philipe, Fanfan la tulipe.
Il riferimento al film di Rossellini - regista verso cui Monicelli ha palesato sempre grande ammirazione - è invece da prendere con le molle: soprattutto perché, come ha osservato bene Gassman, L'armata Brancaleone è il film in cui più emerge l'anima monicelliana di regista teatrale. Siamo agli antipodi di specialmente nel dea di cinema moderno ante-litteram che animava Rossellini, specialmente nel Francesco, giullare di Dio. Quanto alle fonti letterarie, è chiaro che l'intuizione migliore è quella di una sorta di latino medievale che costituisce l'idioma dei personaggi e che corrisponde per l'Italia centrale alla «vulgata padana» in cui sarà scritto qualche anno dopo Mistero buffo di Fo: le radici stanno nella cultura liceale e universitaria degli autori. Tuttavia, né Cervantes né il Calvino di Il cavaliere inesistente sono estranei all'operazione: almeno per quanto riguarda i contorni generali della storia e l'ambientazione, e per l'immagine di una civiltà che, dopo la caduta di Roma, era precipitata al punto da non vedere, oltre l'anno 1000, alcun futuro. Il problema delle fonti è però, tutto sommato, secondario. A Monicelli interessa aggiungere un'altra pala alla ricostruzione nazional-popolare della storia italiana; e, contemporaneamente, ricreare su uno sfondo inedito il gruppo di piccoli perdenti che anima le sue opere meglio riuscite. Da questo punto di
vista, anche l'invenzione della vulgata post-latina non è poi tanto distante dal gergo malavitoso di I soliti ignoti e dal successivo dialetto sportivo-spettacolare del delicato Temporale Rosy. E l’ambientazione storica rende più facile inserire quel senso di morte che sottende gran parte del cinema di Monicelli, soprattutto nella maturità e nella vecchiaia.
La prima avventura di Brancaleone è più «sgangherata» ma, forse proprio per questo, più riuscita della seconda, che appare fredda e ripetitiva. Per L'armata Brancaleone Monicelli può contare su un gruppo di fedeli caratteristi come Folco Lulli e Carlo Pisacane e su un innesto di gran classe quale si rivela Barbara Steele nella parte di una nobile masochista (l'attrice rappresentava, con la sua bellezza «asimmetrica», il simbolo più inquietante fra le molte vamp dei nostri anni '60 (…) Brancaleone alla Crociate vede invece abbassarsi il livello degli attori: l'unica presenza soddisfacente sembra essere quella dell'ex-leader dei Rokes, Shel Shapiro, nella parte di un fervente monaco. Inoltre, il secondo film - successo grande ma non enorme come ci si poteva aspettare - risentì delle polemiche tra Gassman e Monicelli: l'accordo tra i due si incrinò in fase di missaggio quando il regista volle, contro il parere dell'attore, mantenere la prevalenza dei rumori sul dialogo, col risultato - secondo Gassman - di creare scontento tra il pubblico che finisce per non cogliere alcune battute. Da notare ancora che il primo film fu interamente girato nei luoghi dove era ambientato (il Viterbese, Crotone); il secondo prevedeva invece esterni in Algeria, e per questo Cecchi Gori scelse la coproduzione con quel paese.
Entrambi i film ottennero riconoscimenti. Per L'armata Brancaleone si è già detto; Branca leone alle crociate vinse un premio a San Sebastiano. Tra gli effetti del successo sulla struttura del cinema italiano, ci fu anche quello di indicare i costumi e in una certa misura il linguaggio per il cosiddetto filone «decamerotico» che prende spunto dalla trilogia di Pasolini ma che a questa fonte è più propriamente riconducibile.
Stefano Della Casa
Mario Monicelli, Il Castoro Cinema
Lione al vento su marciando siam l'armata Brancaleon!
Leeeon, leon leon!Leon leon! Branca branca leon! Fiii Bum!
Leeeon, leon leon!Leon leon! Branca branca leon! Fiii Bum!
Sai tu qual sia in questa nera valle la risultanza
e il premio di ogni sacrifizio umano?
Calci nel deretano.
(da un dialogo del film)
e il premio di ogni sacrifizio umano?
Calci nel deretano.
(da un dialogo del film)
Difficile se non impossibile racchiudere un grande attore, anzi grandissimo, come Vittorio Gassman in un solo film. È anche un po' ingiusto se volete, ma spesso la logica del pubblico identifica un attore con la parte che più di tutte lo ha reso celebre, anche se di parti famose ne ha interpretate a decine (solo per citarne alcune: La Grande Guerra e I soliti ignoti, sempre Monicelli; Il sorpasso di Dino Risi...). Ebbene, se proprio dovessimo giocare a questo gioco tanto ingiusto quanto superfluo, quando si pensa a Gassman viene praticamente spontaneo associarlo a Brancaleone da Norcia, a quel suo presentarsi così comicamente spavaldo, da James Bond de noantri: “Avrete sentuto, suppongo, lo nome di Groppone da Figulle. Groppone da Figulle fue lo più grande capitan di Tuscia. E io son colui che con un sol colpo d'ascia lo tagliò in due. Lo mio nome - stare attenti - , lo mio nome est Brancaleone. Da Norcia”.
L'armata Brancaleone è entrato -fin dal titolo- nella cultura popolare italiana e rivederlo finalmente rieditato in home video (frutto dell'accordo distributivo tra 01 Distribution e Titanus) non può che farci piacere. La pellicola di Mario Monicelli - che nel 1966 (anno della sua uscita) venne presentata in Concorso al Festival di Cannes (nell'anno in cui vinse, ex-aequo con Un uomo, una donna di Lelouch, Signore & Signori di Pietro Germi e dove era presente anche un altro film italiano, Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini...) - si è talmente radicata nell'immaginario popolare da divenire addirittura un modo di dire, che è null'altro che un modo di essere, un po' anarchici, furbetti ma bonaccioni, duri di scorza ma sotto sotto dei gran fregnoni, italiani insomma. Ed è per questo che L'armata Brancaleone è un film prima di tutto intimamente popolare, fatto e pensato per il grande pubblico che rispose infatti in massa all'epoca e che continua oggigiorno instancabilmente a farlo. Sì, molto probabilmente L'armata Brancaleone è una di quelle poche pellicole in cui il popolo italiano (tutto) si riconosce, una sorta di inno d'Italia ma molto più condiviso, fuor di dubbio. Forse perché, al di là di tutto, la pellicola di Monicelli ha compiuto un qualcosa nell'immaginario nazional-popolare, un qualcosa che è distante dall'ufficialità delle pagine scritte e dei libri di storia, e nemmeno dalle televisioni che qualche decennio dopo l'uscita del film hanno cominciato a scavare nelle teste dei (tele)spettatori. Quel qualcosa non è altro che il tentativo di fare un'altra storia, forse super (come quel bel programma tv che va in onda in pillole su RaiTre...) o forse no, certamente piena di lacune e assai bizzarra, “una tragicomica contro-storia nazionale” per dirla con le parole di Vincenzo Buccheri (un grande studioso/amante di cinema recentemente scomparso, del quale ogni parola scritta trasuda un amore immenso per il grande schermo...). Una contro-storia dunque difficile da analizzare e da inscatolare – e infatti alla critica ufficiale dell'epoca il film non è che impressionò poi così tanto – geneticamente allergica alle storiografie ufficiali e alle appiattite ricostruzioni hollywoodiane, a partire dal linguaggio coniato e utilizzato nel film, quasi una versione medievale del pastiche creato da Burgess per il suo A Clockwork Orange. Col suo mix di latino, inflessioni dialettali e italiano volgare, l'idioma che emerge dalle pieghe de L'armata Brancaleone sembra decisamente ricreare un tessuto comune a tutto il paese, un linguaggio fantasioso e provocatorio nel quale lo spettatore può tranquillamente immedesimarsi (aiutato da una regia funzionalissima) e sentirsi parte di una storia nella quale anche lui è protagonista. Brancaleone da Norcia, del resto, è un uomo comune, così come l'allegra e scombinata armata che si porta dietro, tutti distanti anni luce dall'immobilità degli eroi cinematografici che si sono succeduti (e si succedono) sul grande schermo. Un eroe in cui ritrovare i propri pregi e i propri
Lorenzo Leone
Ya que los links están caídos me tomo la libertad de publicar unos links de mediafire que encontré en Taringa. Espero que les sirva así pueden disfrutar de este genial film (está con audio en italiano, subtitulos incrustados en español).
ResponderEliminarLink 1: http://www.mediafire.com/?yuuf3x51i55a76y
Link 2: http://www.mediafire.com/?r7z7bo1gbl68b2g
Link 3: http://www.mediafire.com/?xotba7wd8dkl4kc
Link 4: http://www.mediafire.com/?zwppdbb7hmhoksm
Link 5: http://www.mediafire.com/?gn1vo5vgza99q7m
Link 6: http://www.mediafire.com/?nwhf2nw8ninu4fq
Link 7: http://www.mediafire.com/?ljdg6lgfymb3554
Link 8: http://www.mediafire.com/?107jqsprjci4swz
Post original : http://www.taringa.net/posts/tv-peliculas-series/6740161/Armata-Brancaleone_-Brancaleone-cruzadas-_dvdrip_mediafire_.html
Gracias por colaborar.
EliminarUn abrazo.
Pásalos a zypy hombre!
ResponderEliminarHola. Los archivos están "expirados", salvo uno. No podrías volver a subirlos? Muchas gracias por este sitio, es una mina de oro.
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