TÍTULO Gli occhiali d'oro
AÑO 1987
SUBTITULOS Si (separados)
DURACIÓN 110 min.
DIRECTOR Giuliano Montaldo
GUIÓN Nicola Badalucco, Antonella Grassi, Giuliano Montaldo, Valerio Zurlini (Novela: Giorgio Bassani)
MÚSICA Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA Armando Nannuzzi
REPARTO Philippe Noiret, Rupert Everett, Valeria Golino, Nicola Farron, Stefania Sandrelli, Roberto Herlitzka, Riccardo Diana, Anna Lezzi
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia-Yugoslavia
GÉNERO Drama | Homosexualidad. Racismo. Años 30
SINOPSIS Historia de una familia judía y un médico homosexual que sufren persecución por sus respectivas condiciones de raza e inclinación sexual en la Italia fascista de 1938. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos
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Il romanzo, che Bassani aveva scritto alla fine del Cinquanta, tornava al 38, sotto il fascismo, e narrava la vicenda di un medico di Ferrara accettato negli ambienti anche benpensanti nonostante la sua omosessualità fino al giorno in cui una sua relazione con uno scapestrato non gli faceva perdere ogni discrezione; con conseguenze tali da indurlo al suicidio.
Su questa storia il film ne inserisce anche un’altra, desunta da un altro racconto di Bassani, che mette a fianco del narratore del romanzo una ragazza, ebrea come lui, che prima lo ama poi, al momento in cui cominciano le persecuzioni razziali, gli si allontana, si fa battezzare e sposa un “ariano”. L’idea non è sbagliata perché oltre a non puntare tutto sugli Occhiali d’oro (che ha pagine non sempre gradevoli e di lettura ostica, specie quando si mettono accenti molto forti sulle umiliazioni e la discesa agli inferi del protagonista), anticipando i tempi delle lotte razziali in Italia e sottolineandone parecchie conseguenze anche di contorno, consente di costruire, se non il film, almeno le sue atmosfere, soprattutto attorno alle intolleranze nei confronti delle diversità; in linea con le migliori aspirazioni “civili” del cinema di Montaldo. Se queste atmosfere, penò, ci sono, e sono severe e degne, la struttura narrativa che fa loro da supporto non è altrettanto rigorosa. Intanto inserisce con una certa fatica l’una nell’altra le due storie, e in quella della ragazza non ha quasi mai invenzioni molto vivide, poi, nel disegno dei personaggi, non solo quelli di contorno, ma anche i principali, stenta ad arrivare a veri approfondimenti psicologici, vedendo abbastanza dall’esterno quello del medico e riuscendo di rado a dar dimensioni motivate a quello del narratore, diviso fra la sua pietà per il perseguitato e l’ansia per le persecuzioni come ebreo che a sua volta comincia a subire e che, oltre a creargli difficoltà negli studi, vanificano presto le sue aspirazioni sentimentali.
Montaldo, che è un regista fine ed attento, si è visibilmente sforzato di superare questi scompensi, ma vi è riuscito soprattutto quando ha cercato di guardare con la stessa pietà ‘de! narratore ai casi del protagonista – accennando ad ogni elemento con tatto e discrezione – e quando, attorno a queste vicende “datate”, sostenuto dalla fotografia di Armando Nannuzzi, dalle scenografie di Luciano Ricceri e dai costumi di Nanà Cecchi, ha evocato una cornice d’epoca per un verso realistica e per un altro affidata, con buon intuito, a una certa distanziazione letteraria: a metter l’accento sul ricordo. Meno felice nelle pagine che, sostituendo gli alberghi e le spiagge della Rimini del 38 con panorami dalmati, provocano strappi anche di stile, ispirato, caldo e sincero, invece, quando si muove e fa muovere i personaggi in una Ferrara grigia e piovosa, elegante ma già torva, ad anticipare quel senso di “cappa di piombo” prima avvisaglia degli anni terribili in arrivo.
Questa stessa cappa di piombo, ma psicologica, nei due interpreti principali: Philippe Noiret, che disegna volutamente sempre sottotono e quasi dal di fuori il carattere dimesso, rassegnato e sempre più afflitto del medico, Rupert Everett, abbastanza capace di farci sentire, nel narratore, la coscienza dei tristi eventi che si preparano e il riflesso doloroso che hanno già nei suoi casi personali in parallelo con la solidarietà per quelli del protagonista. Fra gli altri interpreti c’è anche Valeria Golino, la ragazza che abbandona il narratore. L’ho già detto altre volte: ha un viso anni Novanta. Qui, nei costumi dei Trenta, perde di slancio e di smalto; troppo donna di domani per truccarsi come quelle di ieri.
Gian Luigi Rondi
Da Il Tempo, 27 settembre 1987
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ResponderEliminarPor si pudiera corregirlo.
Le felicito y le agradezco su enorme trabajo.
Por favor, leer la notificación recibida de Mediafire el 19/01/2012.
ResponderEliminarpor favor, es posible que resubas los links de esta peli a zippyshare. es imposible de encontrar. gracias y saludos. mario
ResponderEliminarMario
EliminarTarde pero seguro.
Te paso los nuevos enlaces.
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Un abrazo