TÍTULO Niente paura
AÑO 2010
SUBTITULOS No
DURACIÓN 88 min.
DIRECTOR Piergiorgio Gay
GUIÓN Piergiorgio Gay, Piergiorgio Paterlini
MÚSICA Luciano Ligabue
FOTOGRAFÍA Marco Sgorbati
REPARTO Documentary
PRODUCTORA Lumière & Company
WEB OFICIAL http://www.nientepaura-ilfilm.it/
GÉNERO Documental | Biográfico. Música
SINOPSIS Documental sobre el músico italiano Luciano Ligabue. (FILMAFFINITY)
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Niente paura, siamo italiani
Più che un documentario è una lezione di educazione civica, impartita dal maestro che i giovani sono più ben disposti ad ascoltare: Luciano Ligabue, il rocker di Correggio che con le sue canzoni ha retto lo specchio all’Italia degli ultimi vent’anni, permettendoci di riconoscerci nelle sue parole e ricordandoci «di che pasta e bellezza è fatto il nostro paese». È proprio quest’altra Italia, e sono «gli italiani che fanno di tutto per rendere il nostro paese migliore nonostante la loro classe dirigente», come ha detto Elio Germano nel suo discorso di accettazione del palmarès di Cannes, i veri protagonisti di Niente paura, il documentario di Piergiorgio Gay scritto insieme a Piergiorgio Paterlini: un posto cui i molti anonimi intervistati, soprattutto giovani, sentono ancora di appartenere, malgrado tutto. Agli intervistati eccellenti come Carlo Verdone e Margherita Hack, Roberto Saviano e Paolo Rossi, Beppino Englaro e Giovanni Soldini, don Ciotti e Umberto Veronesi, Stefano Rodotà e Luciana Castellina, oltre naturalmente al Liga, è dato invece il compito di parlare degli articoli di quella Costituzione italiana che oggi suona come «un manifesto dell’utopia», come dice nel film l’autore di Buonanotte all’Italia. «Volevamo costruire un passaggio emotivo fra la musica che tocca il cuore della gente, le storie delle persone e la Storia in cui queste sono immerse», ha detto Paterlini durante la conferenza stampa di Niente paura alla Mostra del cinema di Venezia, dove il documentario è stato presentato fuori concorso. «Non avevamo pretese didascaliche o antologiche, abbiamo scelto alcuni temi e momenti chiave del passato nazionale e abbiamo mostrato solo ciò che rendeva congrua ed emozionante la narrazione». In questo modo Niente paura diventa una sorta di specchietto per le allodole, nel senso migliore del termine: attirerà nelle sale il pubblico della rockstar che si immagina un film concerto lungo un paio d’ore e poi, a sorpresa, insegnerà loro perché la Costituzione italiana va difesa, e che cosa dicono veramente i suoi articoli fondanti. Infatti esiste già un progetto per far circolare il film nelle scuole, perché ciò che gli studenti non imparano più (o imparano male) sui banchi è qui spiegato in modo vivo, divulgativo, semplice, diretto, divertente – insomma, alla maniera del Liga nazionale. «Io ho fatto solo da ospite», ha detto lui a Venezia. «Però forse sono servito anche da spunto per dare voce sentimentale a un gruppo di persone che volevano raccontare il loro punto di vista usando come comune denominatore le mie canzoni». Il criterio secondo cui è stato scelto questo gruppo di persone è assolutamente arbitrario: «Sono quelli che ci piacciono, sia famosi che non famosi», ha detto il regista, Piergiorgio Gay.
«Ognuno di noi – regista, sceneggiatore, produttore – ha espresso i suoi candidati e abbiamo stilato un elenco dei nomi sui cui eravamo tutti d’accordo. L’unico politico incluso in quella lista era Ciampi, ed è anche l’unico che ci ha detto di no». Niente paura ripercorre alcuni momenti della nostra storia nazionale con l’immediatezza del film di realtà, tanto più efficace quando sparato sul grande schermo: quelli drammatici, come lo sbarco dei 20mila albanesi (e qui li vediamo proprio tutti...) sulle coste della Puglia o la strage di Bologna, ma anche qualche evento positivo, come l’arresto di un boss mafioso applaudito da una folla di giovani, e dai loro coetanei poliziotti. A commentare questi eventi sono i nomi famosi di cui sopra, ma anche tanti sconosciuti, soprattutto giovani, che li hanno vissuti o osservati facendosi un’idea di quanto ci sia di nobile, o di deprecabile, nel nostro paese. Niente paura, come recita il suo sottotitolo, parla dunque di «come siamo e come eravamo» e intervalla le testimonianze alle canzoni di Ligabue, in cui molti hanno trovato un messaggio che è sembrato scritto proprio per loro. Ne esce non tanto, o non solo, il ritratto di un musicista di successo, quanto quello di un paese senza, ma anche di un paese con, popolato da tanta gente che farà pure una vita da mediano, ma continua a non accontentarsi, perché, come si sa, chi si accontenta gode solo così così.
Paola Casella
Da Europa, 18 settembre 2010
Paola Casella
Da Europa, 18 settembre 2010
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