TITULO ORIGINAL Come l'Ombra
AÑO 2006
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 87 min.
DIRECCION Marina Spada
ARGUMENTO Daniele Maggioni
GUION Daniele Maggioni
MUSICA Tommaso Leddi
MONTAJE Carlotta Cristiani
FOTOGRAFIA Sabina Bologna, Giorgio Carella, Gabriele Basilico
PRODUCCION Film Kairòs, Ombre Film
GENERO Drama
PREMIOS
2007.Premio Astor de Plata al Mejor Director (Festival de Mar del Plata)
2007.Premio Mención Especial y Premio de la Crítica - Asociación de Críticos del Uruguay, Sección Fipresci
REPARTO Anita Kravos (Claudia), Karolina Dafne Porcari (Olga), Paolo Pierobon (Boris), Paolo Riva (Uomo che Acquista Biglietto del Treno)
SINOPSIS Distribuito dal Luce nel giugno 2007 dopo aver vinto premi a Venezia 2006 (Giornate degli Autori), Mar del Plata, Montpellier, Mons (Belgio), Montevideo (Uruguay), Parigi, il 2° film della milanese M. Spada, scritto con Daniele Maggioni (anche produttore con Francesco Pamphili), è anzi tutto il ritratto della bruna Claudia, nubile 30enne sbrigativa, insoddisfatta del lavoro come della sua solitudine, generosa e responsabile: una milanese tipica. All'inizio il film procede con fredda e puntigliosa cautela descrittiva, scrittura ellittica e asciutta, e un'attenzione ai particolari molto femminile. Comincia a scaldarsi con due immigrati ucraini: Boris, simpatico insegnante di russo da cui Claudia è attratta, e la bionda Olga che, su richiesta di Boris, Claudia ospita in casa. Quando Olga misteriosamente scompare _ e Boris si rende introvabile _ il racconto cambia di marcia, con le cadenze sospese di una detective story. C'è una Milano prima percepita con geometrico rigore (fotografia: Giorgio Carella e Sabina Bologna), poi esplorata nel periferico, eccentrico e precario microcosmo degli immigrati. C'è l'analisi e il confronto tra due diverse forme di precarietà. C'è una scrittura registica affilata come un bisturi. C'è l'intensa A. Kravos la cui Claudia dà ragione ad Aragon: "La donna è l'avvenire dell'uomo". Titolo preso da un verso di Anna Achmatova: "Come l'ombra vuole staccarsi dal corpo..." (Il Morandini)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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http://www.mediafire.com/?5pgqgpgsltz3m42
http://www.mediafire.com/?0dc6cby7nx9tf1d
http://www.mediafire.com/?j2q8x03zdjl8nsb
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Sinossi:
Il racconto ruota intorno alla storia di due donne: Claudia, ragazza trentenne e Olga, una ragazza ucraina un po’ più giovane. Claudia lavora in una agenzia di viaggi e la sera studia russo. La sua vita si svolge con una continuità abitudinaria a cui lei non oppone resistenza, solo le sue piccole manie compulsive fanno da contrappunto alla routine quotidiana.
Una sera al corso di russo si presenta un nuovo insegnante di origine ucraina: Boris, un quarantenne di bell’ aspetto e dall’aria intelligente. Tra Boris e Claudia si stabilisce poco a poco una certa attrazione.
La scuola finisce e l’avvicinarsi dell’estate, spinge Claudia a progettare una vacanza in Grecia con l’amica Sonia e il fidanzato di lei. Una sera di fine luglio ritorna a farsi vivo Boris che in realtà va a trovarla con uno scopo preciso: deve trovare un posto dove sistemare una “cugina” che è venuta dall’Ucraina a cercare fortuna... (continua). Claudia è titubante ma alla fine accetta di ospitarla, per pochi giorni, però, perché poi deve partire per la Grecia. Nella vita di Claudia arriva così Olga, tra le due si stabilisce, dopo una naturale diffidenza iniziale, un rapporto di complicità. Claudia riconsidera la sua esistenza stimolata dalla naturalezza con cui Olga agisce. Qualche giorno prima della partenza per la Grecia, tornando a casa, Claudia non trova Olga. Aspetta ansiosa ma lei non torna neanche il giorno dopo. Alla ricerca di qualche indizio fruga nella valigia della ragazza e trova il passaporto e una foto di Olga abbracciata a Boris: e’ come se lo avesse sempre saputo. Quando finalmente al telefono trova Boris lui è freddo, sfuggente ed evasivo. Claudia si ritrova sola ad affrontare il fatto che Olga è scomparsa...
A quel punto non le rimane che rinunciare alla sua vacanza e mettersi alla ricerca di Olga nella Milano deserta d’agosto, arrendendosi alla fine a denunciarne la scomparsa alla polizia.
Ai primi di settembre Claudia fa l’ultimo tentativo: cerca attraverso la segreteria della scuola di russo di rintracciare l’abitazione di Boris ma quando ci arriva la casa è abitata da altri e di lui non c’è alcuna traccia. Sarà la telefonata della polizia a mettere fine ad ogni dubbio e a dare il via a decisioni e azioni che riempiranno il vuoto della sua inquietudine.
http://www.cinemaitaliano.info/comelombra
Una sera al corso di russo si presenta un nuovo insegnante di origine ucraina: Boris, un quarantenne di bell’ aspetto e dall’aria intelligente. Tra Boris e Claudia si stabilisce poco a poco una certa attrazione.
La scuola finisce e l’avvicinarsi dell’estate, spinge Claudia a progettare una vacanza in Grecia con l’amica Sonia e il fidanzato di lei. Una sera di fine luglio ritorna a farsi vivo Boris che in realtà va a trovarla con uno scopo preciso: deve trovare un posto dove sistemare una “cugina” che è venuta dall’Ucraina a cercare fortuna... (continua). Claudia è titubante ma alla fine accetta di ospitarla, per pochi giorni, però, perché poi deve partire per la Grecia. Nella vita di Claudia arriva così Olga, tra le due si stabilisce, dopo una naturale diffidenza iniziale, un rapporto di complicità. Claudia riconsidera la sua esistenza stimolata dalla naturalezza con cui Olga agisce. Qualche giorno prima della partenza per la Grecia, tornando a casa, Claudia non trova Olga. Aspetta ansiosa ma lei non torna neanche il giorno dopo. Alla ricerca di qualche indizio fruga nella valigia della ragazza e trova il passaporto e una foto di Olga abbracciata a Boris: e’ come se lo avesse sempre saputo. Quando finalmente al telefono trova Boris lui è freddo, sfuggente ed evasivo. Claudia si ritrova sola ad affrontare il fatto che Olga è scomparsa...
A quel punto non le rimane che rinunciare alla sua vacanza e mettersi alla ricerca di Olga nella Milano deserta d’agosto, arrendendosi alla fine a denunciarne la scomparsa alla polizia.
Ai primi di settembre Claudia fa l’ultimo tentativo: cerca attraverso la segreteria della scuola di russo di rintracciare l’abitazione di Boris ma quando ci arriva la casa è abitata da altri e di lui non c’è alcuna traccia. Sarà la telefonata della polizia a mettere fine ad ogni dubbio e a dare il via a decisioni e azioni che riempiranno il vuoto della sua inquietudine.
http://www.cinemaitaliano.info/comelombra
"Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo
Come vuole la carne separarsi dall’anima
Così adesso io voglio essere scordata"
(Anna Achmatova, “A Molti”, 1922)
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Come l'ombra Un film al femminile sulla solitudine delle donne all'interno di una grande città come Milano, fotografata in maniera da renderla quasi irriconoscibile. Come l'ombra arriva sugli schermi dopo un travaglio difficile. Per girarlo Marina Spada ha dovuto chiedere un mutuo in banca. "Il film è stato inizialmente girato in digitale e in seguito riversato in pellicola" ha spiegato la regista che dà il merito dell'operazione al produttore Francesco Pamphili della Film Kairós. "La mia grande fortuna è stata che il giornalista Fabio Ferzetti mi abbia scelto per presentarlo alla Giornata degli Autori a Venezia, e sempre grazie alla stampa, che ne ha parlato bene, è stato possibile portarlo finalmente sul grande schermo", ha dichiarato rivelando che per fare un film bisogna affidarsi alle tre C - cuore, (fortuna) e coraggio. Abbiamo incontrato l'autrice in occasione della presentazione alla stampa del film che uscirà nelle sale il prossimo 22 giugno.
Milano è fotografata in maniera particolare.
Gabriele Basilico, il direttore della fotografia, è stato fondamentale. Quando ero più giovane lo seguivo, mi piaceva moltissimo. Anni fa la Miro Film mi propose di girare dei videoritratti per la serie Grandi Fotografi Italiani e io iniziai da lui. Ci siamo conosciuti così e da allora siamo grandi amici. È milanese come me e Milano è stata la nostra palestra, abbiamo esercitato il nostro sguardo sulla città.
È quasi irriconoscibile.
La volevamo svuotare, abbiamo girato ad agosto, in orari improbabili, eliminando qualsiasi elemento che riportasse direttamente a Milano, lavorando sull'architettura media. Per questo è difficile riconoscerla. Infatti quando l'ho fatto vedere in Canada e in altri luoghi del mondo, mi dicevano che poteva essere ambientato a Milano come in una qualunque altra città. Il viaggio dell'uomo sulla Luna ha un po' cambiato lo sguardo delle persone che da allora hanno iniziato a vedere i posti dove vivono dall'esterno, e questo pensiero ha influito sul film.
Una città deserta, fantasma.
Lo so che il film dà questa impressione. In realtà i cittadini ci sono, ma sono tutti dietro le finestre. Io i milanesi li vedo così, stanno tutti dietro, chiusi in casa, non si vogliono esporre e non esponendosi non vivono neanche le contraddizioni della città.
La musica
Tommaso Leddi (ex Stormy Six, NdR) si è occupato del commento sonoro del film. Per realizzarla ha utilizzato soltanto due strumenti: la viola (suonata da Leddi), che è legata a Olga, e il pianoforte (suonato dalla madre ottantenne), che compone il tema di Claudia. Nel film i temi si intrecciano, c'è anche una parte in cui la musica va all'indietro, viene suonata al contrario.
Quali sono i tuoi modelli registici?
In assoluto Antonioni, il mio amore per lui in questo film è dichiarato. Soprattutto perché lui ha girato tantissimo a Milano. Vederlo, per me, è una forma di meditazione. Da giovane molte delle sue opere non le avevo capite, ma oggi più le guardo e più comprendo cose nuove. La scena iniziale dell'ascensore è clonata da La notte di Antonioni.
Tirza Bonifazi Tognazzi
http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2303/
Tirza Bonifazi Tognazzi
http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2303/
Crónica de una desaparición anunciada
Desde su comienzo, cuando la protagonista contempla la ciudad de Milán desde las alturas y luego desciende en un ascensor vidriado, en un plano que cita casi literalmente a uno equivalente de La noche (1961), queda claro que Como la sombra es un film que decide entroncarse consciente y programáticamente en la línea trazada por el cine de Michelangelo Antonioni. La soledad y la alienación urbanas serán también el tema central del segundo largo de ficción de Marina Spada, una documentalista, cineasta experimental y docente de la escuela de cine de Milán.
Claudia (Anita Kravos, una actriz a seguir) ha pasado los treinta años, trabaja en una agencia de viajes y lleva una vida rutinaria y solitaria. No se priva de alguna relación ocasional, pero sus noches suelen ser tan silenciosas como las páginas del libro que se lleva a la cama. La única distracción que parece permitirse es un curso de ruso, que se diría sigue casi por aburrimiento. Pero el profesor, Boris (Paolo Pierobon), le despierta cierta curiosidad y lo invita un par de veces a su departamento. El prefiere mantener distancia, aunque aprovecha esa confianza para pedirle un favor: una prima suya de Kiev está por llegar a Italia y necesita un lugar donde alojarse los primeros días. Claudia acepta alojarla y cuando llega Olga (Karolina Dafne Porcari) descubre que no sólo habla más italiano de lo que ella hubiera supuesto sino que puede llegar a ser una compañera cálida y generosa. Es por eso que cuando Olga desaparece súbitamente una tarde, dejando tras de sí no sólo su valija sino también su pasaporte y su dinero, Claudia no puede permanecer indiferente.
Como en La aventura (1960), esa desaparición marcará el film de manera determinante, provocará un vacío angustiante. Pero a diferencia del clásico de Antonioni, donde la desaparición de Anna adquiría un sesgo metafísico, aquí en cambio la ausencia de Olga tiene una connotación de orden político. Nada se dice expresamente en el film, pero se puede llegar a intuir detrás de ese enigma que parece desvelar solamente a Claudia la sombra oscura del tráfico de mujeres, que viene asolando a Europa.
De manera sutil, la directora Monica Spada hace de Milán, en pleno verano, un laberinto frío y distante, alejado de la postal turística, como si fuera la transfiguración de algún óleo onírico de Giorgio de Chirico. La única vida parece provenir de los barrios de inmigrantes o de la plaza donde los domingos se reúnen las combis que llevan y traen a quienes piensan que en el primer mundo van a encontrar una prosperidad muchas veces ilusoria. Film frágil, pausado, formalista (por momentos en extremo), Como la sombra –un título que deriva de un poema de la rusa Anna Ajmatova que cobra sentido en el final– hace pensar que en Italia es posible un cine pequeño, intimista, independiente, que no esté condicionado por las exigencias del mercado.
Luciano Monteagudo
http://www.pagina12.com.ar/diario/suplementos/espectaculos/5-9693-2008-04-04.html
Claudia (Anita Kravos, una actriz a seguir) ha pasado los treinta años, trabaja en una agencia de viajes y lleva una vida rutinaria y solitaria. No se priva de alguna relación ocasional, pero sus noches suelen ser tan silenciosas como las páginas del libro que se lleva a la cama. La única distracción que parece permitirse es un curso de ruso, que se diría sigue casi por aburrimiento. Pero el profesor, Boris (Paolo Pierobon), le despierta cierta curiosidad y lo invita un par de veces a su departamento. El prefiere mantener distancia, aunque aprovecha esa confianza para pedirle un favor: una prima suya de Kiev está por llegar a Italia y necesita un lugar donde alojarse los primeros días. Claudia acepta alojarla y cuando llega Olga (Karolina Dafne Porcari) descubre que no sólo habla más italiano de lo que ella hubiera supuesto sino que puede llegar a ser una compañera cálida y generosa. Es por eso que cuando Olga desaparece súbitamente una tarde, dejando tras de sí no sólo su valija sino también su pasaporte y su dinero, Claudia no puede permanecer indiferente.
Como en La aventura (1960), esa desaparición marcará el film de manera determinante, provocará un vacío angustiante. Pero a diferencia del clásico de Antonioni, donde la desaparición de Anna adquiría un sesgo metafísico, aquí en cambio la ausencia de Olga tiene una connotación de orden político. Nada se dice expresamente en el film, pero se puede llegar a intuir detrás de ese enigma que parece desvelar solamente a Claudia la sombra oscura del tráfico de mujeres, que viene asolando a Europa.
De manera sutil, la directora Monica Spada hace de Milán, en pleno verano, un laberinto frío y distante, alejado de la postal turística, como si fuera la transfiguración de algún óleo onírico de Giorgio de Chirico. La única vida parece provenir de los barrios de inmigrantes o de la plaza donde los domingos se reúnen las combis que llevan y traen a quienes piensan que en el primer mundo van a encontrar una prosperidad muchas veces ilusoria. Film frágil, pausado, formalista (por momentos en extremo), Como la sombra –un título que deriva de un poema de la rusa Anna Ajmatova que cobra sentido en el final– hace pensar que en Italia es posible un cine pequeño, intimista, independiente, que no esté condicionado por las exigencias del mercado.
Luciano Monteagudo
http://www.pagina12.com.ar/diario/suplementos/espectaculos/5-9693-2008-04-04.html
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Solitudini femminili milanesi per un intenso e silenzioso viaggio metropolitano esistenziale
Claudia vive sola a Milano, dove attende un'occasione. Di giorno lavora in un'agenzia di viaggi e la sera studia russo. Attratta dal suo nuovo insegnante ucraino lo invita a cena e tenta un approccio. Boris, scostante e misterioso, si sottrae al suo bacio maldestro, rendendosi poi irreperibile. Alla vigilia della partenza estiva per la Grecia, l'uomo si affaccia nuovamente nella sua vita per chiederle di ospitare qualche giorno la cugina Olga. Le loro solitudini si trasformeranno in un'amicizia profonda. Un fatto tragico e inaspettato la spingerà finalmente ad agire.
Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 63 e successivamente approdato nei prestigiosi festival internazionali di Toronto, Londra e Montpellier, il nuovo film di Marina Spada racconta una storia di solitudine a Milano, costringendoci a interrogarci su noi stessi e sul significato della nostra presenza fra le cose e le persone.
Come nel cinema di Antonioni, la donna diventa il filtro della crisi, capace di recepire l'inquietudine dei tempi e di farsi carico della consapevolezza della solitudine e dell'incomunicabilità delle relazioni umane. Quelle che esistono dietro le nostre finestre, tra le architetture decadute della città, sotto le insegne luminose dell'Esselunga, lungo i binari delle stazioni metropolitane.
Quello della Spada è un cinema di silenzi, di tempi meravigliosamente morti, di riti e gesti ripetuti intesi a rappresentare l'epifania di una donna al termine di un viaggio esistenziale, dove il lavoro sembra essere la sola risposta alla solitudine. Nel suo film la figura femminile non è mai decorativa e non esiste in funzione del personaggio maschile, che incarna piuttosto l'"uomo senza qualità" antonioniano. Claudia, interpretata con carattere e misura da una blasonata ("Best Actress" a Mons) Anita Kravos, sembra incapace di provare a vivere e a integrarsi col mondo. Con Olga, la sua controparte bionda precipitata nella sua casa dall'Ucraina, recupera la pienezza del vivere e la partecipazione consapevole alla vita. La terza amica e terzo personaggio è invece Milano, quella multietnica degli immigrati di colore, del quartiere cinese, dei polacchi della Centrale, quella fotografata da Gabriele Basilico, anonima e senza storia, dove si perde l'identità. Campo d'azione privilegiato del suo sguardo è da sempre il paesaggio urbano milanese, dove il fotografo documentarista ricerca il dialogo incessante tra la specificità del luogo e il fatto che il mondo conosciuto e abitato si assomigli sempre di più.
Regia e fotografia mettono in relazione Milano (de-milanesizzandola) con luoghi diversi del mondo occidentale, globalizzando così le architetture e universalizzando la solitudine. Ma il cinema ritroso, radicato (nel milanese) e indagatore di Marina Spada è anche e ancora una volta un progetto politico, la ricerca di un'alternativa quando il fare cinema in maniera "tradizionale" diventa impossibile, quando il mercato del lavoro nega qualsiasi espressività individuale. Così se Forza cani, il suo debutto in lungo, scavalcò gli ostacoli dell'industria culturale con un'idea nuova di produzione e di distribuzione cinematografica (il film fu finanziato attraverso la rete), Come l'ombra si è "comperato" la color correction e il passaggio in pellicola con un mutuo in banca e il contributo generoso della Film Kairós. Adesso confidiamo nello spettatore, perché "l'ombra" illuminata di Marina Spada lasci il segno sulla città e sullo schermo.
Marzia Gandolfi
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=46952
Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 63 e successivamente approdato nei prestigiosi festival internazionali di Toronto, Londra e Montpellier, il nuovo film di Marina Spada racconta una storia di solitudine a Milano, costringendoci a interrogarci su noi stessi e sul significato della nostra presenza fra le cose e le persone.
Come nel cinema di Antonioni, la donna diventa il filtro della crisi, capace di recepire l'inquietudine dei tempi e di farsi carico della consapevolezza della solitudine e dell'incomunicabilità delle relazioni umane. Quelle che esistono dietro le nostre finestre, tra le architetture decadute della città, sotto le insegne luminose dell'Esselunga, lungo i binari delle stazioni metropolitane.
Quello della Spada è un cinema di silenzi, di tempi meravigliosamente morti, di riti e gesti ripetuti intesi a rappresentare l'epifania di una donna al termine di un viaggio esistenziale, dove il lavoro sembra essere la sola risposta alla solitudine. Nel suo film la figura femminile non è mai decorativa e non esiste in funzione del personaggio maschile, che incarna piuttosto l'"uomo senza qualità" antonioniano. Claudia, interpretata con carattere e misura da una blasonata ("Best Actress" a Mons) Anita Kravos, sembra incapace di provare a vivere e a integrarsi col mondo. Con Olga, la sua controparte bionda precipitata nella sua casa dall'Ucraina, recupera la pienezza del vivere e la partecipazione consapevole alla vita. La terza amica e terzo personaggio è invece Milano, quella multietnica degli immigrati di colore, del quartiere cinese, dei polacchi della Centrale, quella fotografata da Gabriele Basilico, anonima e senza storia, dove si perde l'identità. Campo d'azione privilegiato del suo sguardo è da sempre il paesaggio urbano milanese, dove il fotografo documentarista ricerca il dialogo incessante tra la specificità del luogo e il fatto che il mondo conosciuto e abitato si assomigli sempre di più.
Regia e fotografia mettono in relazione Milano (de-milanesizzandola) con luoghi diversi del mondo occidentale, globalizzando così le architetture e universalizzando la solitudine. Ma il cinema ritroso, radicato (nel milanese) e indagatore di Marina Spada è anche e ancora una volta un progetto politico, la ricerca di un'alternativa quando il fare cinema in maniera "tradizionale" diventa impossibile, quando il mercato del lavoro nega qualsiasi espressività individuale. Così se Forza cani, il suo debutto in lungo, scavalcò gli ostacoli dell'industria culturale con un'idea nuova di produzione e di distribuzione cinematografica (il film fu finanziato attraverso la rete), Come l'ombra si è "comperato" la color correction e il passaggio in pellicola con un mutuo in banca e il contributo generoso della Film Kairós. Adesso confidiamo nello spettatore, perché "l'ombra" illuminata di Marina Spada lasci il segno sulla città e sullo schermo.
Marzia Gandolfi
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