TÍTULO Il Deserto dei Tartari
AÑO 1976
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (separados)
DURACIÓN 140 min.
DIRECTOR Valerio Zurlini
GUIÓN André G. Brunelin, Jean-Louis Bertucelli (Novela: Dino Buzzati)
MÚSICA Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA Luciano Tovoli
REPARTO Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Helmut Griem, Philippe Noiret, Jacques Perrin, Francisco Rabal, Fernando Rey, Laurent Terzieff, Jean-Louis Trintignant, Max von Sydow
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Cinema Due / France 3 Cinéma
GÉNERO Aventuras
PREMIOS
1977 2 David di Donatello: Mejor film y mejor director
1977 Nastri d'argento: Director del mejor film
SINOPSIS Miembros de una división militar se atrincheran en una recóndita fortaleza del desierto a la espera del ataque del ejército enemigo. Allí, soldados y oficiales sobreviven con honor, tratando de respetar las reglas. El eje del relato es el joven teniente Drogo, quien poco después de ser destinado a la fortaleza, intenta conseguir un certificado médico que lo exima de su nueva posición. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
http://www52.zippyshare.com/v/26637775/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/53156576/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/62648298/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/81849990/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/70628420/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/8715488/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/37565260/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/28019118/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/42999107/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/23838677/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/53156576/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/62648298/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/81849990/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/70628420/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/8715488/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/37565260/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/28019118/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/42999107/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/23838677/file.html
Subtítulos (Español)
http://www52.zippyshare.com/v/95054991/file.html
http://www52.zippyshare.com/v/95054991/file.html
Realizzazione
Alcuni registi (Antonioni, Jancsó) avevano progettato un'opera cinematografica basata sul romanzo di Buzzati, ma non avevano dato corso alla realizzazione per le inevitabili difficoltà sia di tipo narrativo, sia di tipo economico. La situazione si sbloccò grazie a Jacques Perrin, che si impegnò personalmente nella ricerca di finanziamenti, e soprattutto grazie alla fortunosa scoperta, nell'Iran sud-orientale, dell'antica fortezza di Arg-e Bam, che sarebbe diventata la vera protagonista del film.
Il protagonista e il regista, recatisi in sopralluogo, furono colpiti da questa antichissima costruzione e decisero di ambientare il film all'interno della città-fortezza costruita in mattoni di fango e argilla. La città, gioiello architettonico citato anche ne Il Milione di Marco Polo[1] e patrimonio dell'umanità UNESCO, fu poi quasi completamente distrutta dal catastrofico terremoto che colpì l'Iran nel dicembre del 2003, causando più di 40.000 vittime.
Alcune scene aggiuntive furono tuttavia girate a Bressanone, in Alto Adige, e nella zona di Campo Imperatore, in Abruzzo, mentre gli interni furono creati a Cinecittà.
La cura attenta per le ricostruzioni ambientali, la fotografia, un cast internazionale e la colonna sonora di Ennio Morricone consentirono la realizzazione di un film di grande livello artistico che vinse il David di Donatello per la regia nel 1977, battendo il favorito Casanova di Federico Fellini.
Il protagonista e il regista, recatisi in sopralluogo, furono colpiti da questa antichissima costruzione e decisero di ambientare il film all'interno della città-fortezza costruita in mattoni di fango e argilla. La città, gioiello architettonico citato anche ne Il Milione di Marco Polo[1] e patrimonio dell'umanità UNESCO, fu poi quasi completamente distrutta dal catastrofico terremoto che colpì l'Iran nel dicembre del 2003, causando più di 40.000 vittime.
Alcune scene aggiuntive furono tuttavia girate a Bressanone, in Alto Adige, e nella zona di Campo Imperatore, in Abruzzo, mentre gli interni furono creati a Cinecittà.
La cura attenta per le ricostruzioni ambientali, la fotografia, un cast internazionale e la colonna sonora di Ennio Morricone consentirono la realizzazione di un film di grande livello artistico che vinse il David di Donatello per la regia nel 1977, battendo il favorito Casanova di Federico Fellini.
Differenze fra romanzo e film
La vicenda narrativa segue in maniera sostanzialmente fedele quella del Tenente Drogo buzzatiano; fanno eccezione alcune rifiniture della sceneggiatura, come ad esempio i tratti di alcuni personaggi che risultano leggermente accentuati rispetto alla vaghezza esistenziale del romanzo (personaggi i cui nomi vengono talvolta modificati). A ciò si aggiunge la presenza di diverse scene che vedono assente il protagonista; in tal modo si perde la scorrevolezza e la limpidità della trama fornita dal punto di vista unico (basato cioè sul solo Drogo) presente nel libro. Inoltre, in nome di una maggiore concretezza cinematografica, il regista colloca il deserto dei Tartari ai margini (presumibilmente settentrionali o orientali) dell'Impero Austro-Ungarico, e fornisce ai protagonisti una spiccata personalità ottocentesca. Questi realismi sono assenti nel romanzo dello scrittore bellunese, come in quasi tutta la sua poetica; anzi, nel romanzo essi sono volutamente resi ambigui e inefficaci.
Tale caratterizzazione era praticamente obbligata nella trasposizione da un'opera letteraria a forte contenuto evocativo e simbolico, ad un'opera cinematografica in cui i personaggi e gli eventi devono necessariamente trovare una collocazione visiva nei costumi e nella cultura di una epoca storica. Il periodo storico a cavallo tra Ottocento e Novecento era l'unico che si prestava a rendere molti particolari del racconto (eserciti con cavalli, armi da fuoco e cannoni, mitragliatrici vecchio tipo e cannocchiali per l'osservazione). Analogamente l'Impero Austro-Ungarico di fine Ottocento era l'unica entità storica che poteva giustificare molti particolari del racconto, come l'ambientazione di un regno europeo ma al contempo confinante con zone insieme desertiche e montagnose (il cosiddetto 'Stato del Nord' proveniente da un luogo vasto e desolato potrebbe così essere identificato con l'Impero Russo).
L'opera inizia tuttavia con un duplice errore storico, quando l'inizio dell'azione viene collocata nel mattino di lunedì 2 agosto 1907. Innanzitutto il 2 agosto 1907 non era lunedì.[2] Volendo cercare date coerenti, l'inizio del racconto dovrebbe essere collocato nel 1869, 1875 o 1880. Inoltre, nonostante lo svolgimento del racconto copra quasi 25 anni, alla fine la tecnologia presentata prevede, come all'inizio del racconto, solo l'uso di cavalli, carrozze e messaggeri a cavallo; ciò è impossibile perché la nascita dell'automobile data alla fine dell'Ottocento e le comunicazioni via radio all'inizio del Novecento. Oltretutto, sembra strano che una frontiera di confine come quella rappresentata dalla Fortezza Bastiano sia rimasta aliena alla Prima Guerra Mondiale, che avrebbe dovuto scoppiare a soli 7 anni dall'arrivo di Drogo alla fortezza; va invece notato che, se l'inizio della storia fosse avvenuto proprio nel 1880, l'attacco alla fortezza 25 anni dopo (cioè nel 1915) avrebbe potuto essere inerente al famoso conflitto storico.
L'inaccessibilità della fortezza, il suo isolamento fisico ed esistenziale rimangono centrali per tutto lo svolgimento del film, così come l'idea della frontiera morta, del deserto, della presenza di un nemico assente e della inutilità del tempo. La vastità degli ambienti e la coreografia delle immagini, che si alternano tra gli esterni assolati o crepuscolari e gli interni tenebrosi e ciechi della Fortezza Bastiano (così viene indicata nel film quella che nel romanzo è la Fortezza Bastiani), esprimono l'immobilità corale esattamente come nel romanzo in cui le povere vicende umane, annullate dalla contemplazione della vastità, hanno luogo.
I vincoli introdotti da Zurlini non danneggiano in generale il tema centrale del film che, come nel romanzo, risiede nella consumazione di una attesa perenne ed immobile. Tuttavia, pur abbastanza fedele al romanzo nello spirito e nei fatti narrati, il film se ne discosta moltissimo da tutti e due i punti di vista nel finale. Infatti, mentre nel film Drogo muore (o forse semplicemente si addormenta in preda alla febbre) disperato e pieno di rimpianti sulla carrozza che lo sta portando lontano dalla fortezza verso la quale stanno già galoppando i "Tartari". Il romanzo ha un finale molto diverso: lasciata la fortezza sulla carrozza Drogo osserva durante la prima parte del viaggio, altrettanto sconvolto e amareggiato, il passaggio sulla strada in senso contrario dei rinforzi diretti alla fortezza. Tuttavia, giunta la notte, deve pernottare in una locanda; qui trascorre le ultime ore di vita sdraiato nel letto nella notte acquistando pian piano la consapevolezza che la battaglia, che aveva aspettato tutta la vita alla fortezza Bastiani ma che aveva perso all'ultimo momento, si presentava ora in modo molto diverso ma molto più importante sotto forma dell'affrontare senza paura la morte. Con la raggiunta consapevolezza di questa battaglia decisiva e più importante da combattere, Drogo muore riappacificato con la sua storia, della quale ha finalmente trovato un senso anche ultraterreno.
Tale caratterizzazione era praticamente obbligata nella trasposizione da un'opera letteraria a forte contenuto evocativo e simbolico, ad un'opera cinematografica in cui i personaggi e gli eventi devono necessariamente trovare una collocazione visiva nei costumi e nella cultura di una epoca storica. Il periodo storico a cavallo tra Ottocento e Novecento era l'unico che si prestava a rendere molti particolari del racconto (eserciti con cavalli, armi da fuoco e cannoni, mitragliatrici vecchio tipo e cannocchiali per l'osservazione). Analogamente l'Impero Austro-Ungarico di fine Ottocento era l'unica entità storica che poteva giustificare molti particolari del racconto, come l'ambientazione di un regno europeo ma al contempo confinante con zone insieme desertiche e montagnose (il cosiddetto 'Stato del Nord' proveniente da un luogo vasto e desolato potrebbe così essere identificato con l'Impero Russo).
L'opera inizia tuttavia con un duplice errore storico, quando l'inizio dell'azione viene collocata nel mattino di lunedì 2 agosto 1907. Innanzitutto il 2 agosto 1907 non era lunedì.[2] Volendo cercare date coerenti, l'inizio del racconto dovrebbe essere collocato nel 1869, 1875 o 1880. Inoltre, nonostante lo svolgimento del racconto copra quasi 25 anni, alla fine la tecnologia presentata prevede, come all'inizio del racconto, solo l'uso di cavalli, carrozze e messaggeri a cavallo; ciò è impossibile perché la nascita dell'automobile data alla fine dell'Ottocento e le comunicazioni via radio all'inizio del Novecento. Oltretutto, sembra strano che una frontiera di confine come quella rappresentata dalla Fortezza Bastiano sia rimasta aliena alla Prima Guerra Mondiale, che avrebbe dovuto scoppiare a soli 7 anni dall'arrivo di Drogo alla fortezza; va invece notato che, se l'inizio della storia fosse avvenuto proprio nel 1880, l'attacco alla fortezza 25 anni dopo (cioè nel 1915) avrebbe potuto essere inerente al famoso conflitto storico.
L'inaccessibilità della fortezza, il suo isolamento fisico ed esistenziale rimangono centrali per tutto lo svolgimento del film, così come l'idea della frontiera morta, del deserto, della presenza di un nemico assente e della inutilità del tempo. La vastità degli ambienti e la coreografia delle immagini, che si alternano tra gli esterni assolati o crepuscolari e gli interni tenebrosi e ciechi della Fortezza Bastiano (così viene indicata nel film quella che nel romanzo è la Fortezza Bastiani), esprimono l'immobilità corale esattamente come nel romanzo in cui le povere vicende umane, annullate dalla contemplazione della vastità, hanno luogo.
I vincoli introdotti da Zurlini non danneggiano in generale il tema centrale del film che, come nel romanzo, risiede nella consumazione di una attesa perenne ed immobile. Tuttavia, pur abbastanza fedele al romanzo nello spirito e nei fatti narrati, il film se ne discosta moltissimo da tutti e due i punti di vista nel finale. Infatti, mentre nel film Drogo muore (o forse semplicemente si addormenta in preda alla febbre) disperato e pieno di rimpianti sulla carrozza che lo sta portando lontano dalla fortezza verso la quale stanno già galoppando i "Tartari". Il romanzo ha un finale molto diverso: lasciata la fortezza sulla carrozza Drogo osserva durante la prima parte del viaggio, altrettanto sconvolto e amareggiato, il passaggio sulla strada in senso contrario dei rinforzi diretti alla fortezza. Tuttavia, giunta la notte, deve pernottare in una locanda; qui trascorre le ultime ore di vita sdraiato nel letto nella notte acquistando pian piano la consapevolezza che la battaglia, che aveva aspettato tutta la vita alla fortezza Bastiani ma che aveva perso all'ultimo momento, si presentava ora in modo molto diverso ma molto più importante sotto forma dell'affrontare senza paura la morte. Con la raggiunta consapevolezza di questa battaglia decisiva e più importante da combattere, Drogo muore riappacificato con la sua storia, della quale ha finalmente trovato un senso anche ultraterreno.
El tigre acecha.
Un desierto que trastorna. Una fortaleza amenazada por temibles enemigos invisibles. Extraviados mandos de exquisitos modales decimonónicos. La vastedad del desierto amenazante. Las fieras temen a las fieras. Ineficaces disciplinas castrenses. El desierto envenena los muros del bastión, el desierto erosiona las mentes de sus moradores. El enemigo está dentro de nosotros mismos: San Jorge mata al dragón. Los hombres creen con su vana arrogancia que son la joya de la Creación. Están hechos a imagen y semejanza de Dios, eso creen. Esta hybris acarrea el castigo, no puede ser de otra manera. Los amos se sienten en estado de sitio: Los muros exteriores son fuertes, los interiores se resquebrajan. Se accede a la realidad alterada del amenazado. Los comportamientos son extraños. Hay un heroísmo tejido de miedo o un miedo tejido de heroísmo: ¿Por qué estos términos son antagónicos? El orden vacuo de la cotidianidad es signo de decadencia. Los tártaros acechan. Solo destruyen, son los más fuertes, nombrarlos es invocarlos. Los guardianes no quieren reconocerse que ansían la sangre nueva del advenimiento de los tártaros, los destructores, los aniquiladores, para salvarse. El velo del sueño envuelve las acciones de los personajes: Es un sueño morboso quizá inoculado por el veneno del inexorable paso del tiempo. Mientras, el tigre acecha.
Una película evocadora de estados de ánimo metafísicos. A algunos les resultará lenta. Frustra que no se ahonde en la evolución de las conciencias de los personajes. Es disculpable hasta cierto punto porque la película ya es de por sí larga. Sin embargo, esta carencia recalca su factura desangelada. Le falta el genio de un buen director que le aportara el alma y el dinamismo de la que carece. No he leído la novela, pero si se ha hecho un esfuerzo por trasladar los mismos poderosos estados de ánimo de un medio artístico a otro, el objetivo se ha cumplido. El éxito en esta empresa es muy difícil, por lo que es digna de mérito. Si las evocaciones que suscita son mérito propio de la película, también es admirable. Goza de una buena fotografía.
Talladal
http://www.filmaffinity.com/es/review/34554792.html
Una película evocadora de estados de ánimo metafísicos. A algunos les resultará lenta. Frustra que no se ahonde en la evolución de las conciencias de los personajes. Es disculpable hasta cierto punto porque la película ya es de por sí larga. Sin embargo, esta carencia recalca su factura desangelada. Le falta el genio de un buen director que le aportara el alma y el dinamismo de la que carece. No he leído la novela, pero si se ha hecho un esfuerzo por trasladar los mismos poderosos estados de ánimo de un medio artístico a otro, el objetivo se ha cumplido. El éxito en esta empresa es muy difícil, por lo que es digna de mérito. Si las evocaciones que suscita son mérito propio de la película, también es admirable. Goza de una buena fotografía.
Talladal
http://www.filmaffinity.com/es/review/34554792.html
Hola que tal, quería pedirte, de ser posible, si se podrá conseguir "La lunga notte del 43" de Florestano Vancini.
ResponderEliminarMuchas gracias
El blog es simplemente genial.
Estoy en eso, pronto trataré de subirla.
ResponderEliminarMuchas gracias por tu comentario.
Muchas Gracias!!!!
ResponderEliminarYa que estamos pidiendo.....intento esto:
subtítulos en español (dignos) de Viola di Mare, porque conseguí unos pero son muy pero muy malos y además se cortan en la mitad de la pelicula.
gracias
Querido Amarcord, se podrán resubir los links? Gracias por anticipado!
ResponderEliminarCambiados todos los enlaces.
Eliminar