TÍTULO Lo sceicco bianco
AÑO 1952
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 88 min.
DIRECTOR Federico Fellini
GUIÓN Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano (Historia: Michelangelo Antonioni)
MÚSICA Nino Rota
FOTOGRAFÍA Arturo Gallea (B&W)
REPARTO Alberto Sordi, Brunella Bovo, Leopoldo Trieste, Giulietta Masina, Lilia Landi
PRODUCTORA Luigi Rovere
GÉNERO Comedia
SINOPSIS Una pareja provinciana con pretensiones burguesas viajan de luna de miel a Roma. Allí la novia pasa la mayor parte del tiempo con su ídolo de una fotonovela, un hombre egocéntrico y mujeriego que demuestra una completa carencia de encanto. (FILMAFFINITY)
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Sulla costruzione intima dei personaggi, inseriti in una atmosfera di sapore kafkiano, poggia Lo sceicco bianco. Il film non solo riconferma le possibilità registiche di Federico Fellini dopo le Luci del varietà diretto in collaborazione con Lattuada, ma offre anche l'esempio di un'opera che, per essere valutata nei suoi effettivi valori, richiede un'attenta lettura e magari una rilettura. A uno sguardo superficiale, infatti, sfugge la singolarità del lavoro, proprio perché Fellini sembra muovere persone comuni in ambienti comuni mediante un'azione che diremmo quasi banale. Ma quelle persone, quegli ambienti, quelle azioni assumono significati precisi che investono, sia pure indirettamente, un giudizio e una critica.
Il giudizio e la critica erano, del resto, anche alla partenza di Le luci del varietà. Tuttavia, mentre in quel film Liliana alla fine vive ancora nel mondo dei fumetti (significativi, in tale senso, i giornali che chiede all'amante) e di sé non ha proprio risolto nulla, in Lo sceicco bianco Wanda, ugualmente provinciale e formatasi sui fotoromanzi, riesce a evadere dall'«amorosa menzogna» in cui era sentimentalmente irretita. La sua avventura diventa un'esperienza positiva perché la restituisce alla realtà.
Risolve ben poco, invece, il marito. Tipicamente provinciale e piccolo borghese nella sua esteriore autorevolezza e dignità, quando Wanda scompare per correre dietro al fantasma del suo sceicco bianco, più che della sorte toccata alla moglie, si preoccupa di evitare lo scandalo, di difendere - di fronte al «signor zio», funzionario governativo, - la propria meschina personalità. Tanto è vero che, per paura non solo dello scandalo ma perfino di sapere la verità, preferisce ipocritamente non chiedere spiegazioni, rimanere insomma all'oscuro e non perdere l'udienza del Papa.
Risolve ben poco, invece, il marito. Tipicamente provinciale e piccolo borghese nella sua esteriore autorevolezza e dignità, quando Wanda scompare per correre dietro al fantasma del suo sceicco bianco, più che della sorte toccata alla moglie, si preoccupa di evitare lo scandalo, di difendere - di fronte al «signor zio», funzionario governativo, - la propria meschina personalità. Tanto è vero che, per paura non solo dello scandalo ma perfino di sapere la verità, preferisce ipocritamente non chiedere spiegazioni, rimanere insomma all'oscuro e non perdere l'udienza del Papa.
Tra questi due personaggi spicca quello dello sceicco e quindi l'ambiente del rotocalco a fumetti. Anche qui il Fellini riesce spesso a descrivere e a interpretare. La presentazione dell'«eroe» nasce da un'autentica fantasia inventiva: egli appare agli occhi incantati di Wanda come un dio, oscillante su un'altalena legata a due altissimi pini. Gustose e inedite altre trovate, come quella della fanfara dei bersaglieri e del commissario che, di fronte alla reticenza di Ivan, lo prende per visionario.
Si nota però in Lo sceicco bianco uno squilibrio di tono, che è poi lo squilibrio stesso del film. Fellini non riesce sempre a mantenersi sul piano accennato; spesso, anzi, scade nella caricatura, nella parodia, nella farsa, nel macchiettistico. Macchiette sono, a esempio, il regista del fotoromanzo (pur rimanendo stupenda la sequenza della spiaggia), del «signor zio» e dei suoi familiari, del villeggiante dongiovanni e delle due peripatetiche (la Masina risulta macchietta anche in Europa '51, denunciando purtroppo un sensibile regresso rispetto a Le luci del varietà).
Guido Aristarco
Da Cinema Novo, n.1, 15 dicembre 1952
Si nota però in Lo sceicco bianco uno squilibrio di tono, che è poi lo squilibrio stesso del film. Fellini non riesce sempre a mantenersi sul piano accennato; spesso, anzi, scade nella caricatura, nella parodia, nella farsa, nel macchiettistico. Macchiette sono, a esempio, il regista del fotoromanzo (pur rimanendo stupenda la sequenza della spiaggia), del «signor zio» e dei suoi familiari, del villeggiante dongiovanni e delle due peripatetiche (la Masina risulta macchietta anche in Europa '51, denunciando purtroppo un sensibile regresso rispetto a Le luci del varietà).
Guido Aristarco
Da Cinema Novo, n.1, 15 dicembre 1952
todos los enlaces estan muertos:(
ResponderEliminargracias de igual manera
Cambiados los enlaces.
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