AÑO 1983
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 100 min.
DIRECCION Francesco Massaro
GUION Francesco Massaro, Enrico Oldoini, Franco Ferrini, Enrico Vanzina
FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller
MONTAJE Alberto Gallitti
MUSICA Mariano Detto, Toto Cutugno
PRODUCCION PIO ANGELETTI E ADRIANO DE MICHELI PER INTERNATIONAL DEAN FILM, DEAN FILM
GENERO Comedia
INTERPRETES Y PERSONAJES
Lino Banfi: Lino
Jerry Calà: Parola
Annie Belle: Martine, prostituta francese
Mara Venier: Rossana, la fidanzata di Lino
Franco Barbero: Felice, il cognato di Lino
Annabella Schiavone: Bianca, la sorella di Lino
Andrea Ciccolella: Marco, nipote di Lino
Pino Ammendola: Gaetano
Sergio Vastano: Ciccio
Maurizio Mauri: Leo
Tognella: Walter il Barista
Leonardo Cassio: Don Raffaele
Enzo Andronico: signor Andronico, il pescivendolo
Eolo Capritti: Notaio Magalini
Ennio Antonelli: scagnozzo di Don Raffaele
Gennarino Pappagalli: giocatore di poker
Mirella Banti: prostituta italiana
Franco Neri:
SINOPSIS Lino è un emigrato pugliese a Torino che lavora ai Mercati Generali e vive ospite della sorella, sposata ad un operaio della Fiat. Indebitato con un boss mafioso e innamorato della cassiera del Bar Sport, Lino ha pochi amici, poveri e disperati come lui. Tra di loro c'è Parola, sguattero muto del bar, grazie al quale Lino azzecca uno strepitoso "tredici" al totocalcio da un miliardo e trecento milioni. Lino decide di non dirlo a nessuno, ma presto la cosa si viene a sapere e tutti, sorella e cognato soprattutto, diventano improvvisamente gentili. Lino però riesce ad allontanare i sospetti e, con Parola, scappa verso la Francia. A Sanremo però Parola si gioca quasi tutti i soldi al Casinò: sarà Lino, con gli ultimi spiccioli, a recuperare ed incrementare la vincita originaria.
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Film del 1983, ambientato a Torino, è un sogno che tantissimi vorrebbero realizzare: Lino Banfi, è uno squattrinato immigrato a Torino, che però cerca di imitare l'avvocato Agnelli. Ospite sgradito della sorella e del cognato, frequenta assiduamente il Bar dello sport, assieme a altri immigrati meridionali e dove lavora la fidanzata Rossana. Grazie all'intuizione (il "2" in Juventus - Catania) di un muto detto "Parola" (Jerry Calà), giocatore incallito e indebitato, il quale perse la parola giocando a poker, riesce a fare un tredici al Totocalcio da 1 miliardo e 256 milioni di lire. Lino, lasciato dalla fidanzata che non sa che lui è il vincitore, braccato dagli amici che vorrebbero regali e da un boss mafioso che pretende il 10%, fugge con il muto verso la Costa Azzurra, alla ricerca del divertimento, nascondendo il denaro nella ruota di scorta. Ma fermandosi a Sanremo, Parola si lascia tentare dal gioco e perde tutti i soldi di Lino al casinò. Ma la fortuna è ancora dalla loro parte e alla fine con l'ultima fiche vinceranno tre miliardi di lire e Parola ricomincerà a parlare.
Il Totocalcio. Quanti di voi hanno provato a giocare qualche colonna? Scommetto che siete in molti. Io personalmente ci ho provato un po’ di volte, ma la sorte non mi ha mai sorriso. Il film di Massaro ci mostra come la fortuna possa arridere anche ad un personaggio relativamente sfortunato come Lino. Andiamo a rivivere le sue avventure sotto la Mole Antonelliana.
Il Totocalcio. Quanti di voi hanno provato a giocare qualche colonna? Scommetto che siete in molti. Io personalmente ci ho provato un po’ di volte, ma la sorte non mi ha mai sorriso. Il film di Massaro ci mostra come la fortuna possa arridere anche ad un personaggio relativamente sfortunato come Lino. Andiamo a rivivere le sue avventure sotto la Mole Antonelliana.
Dio vede e provvede!
Questa è la storia di Lino, un emigrante canosino trapiantato a Torino. Il lavoro non offriva molte soddisfazioni al nostro simpatico protagonista e solo un bel colpo di fortuna poteva risollevare una condizione di vita triste e monotona. Alla fine di una pesante giornata, come al suo solito, Lino si rintana al Bar Sport per salutare gli amici e per giocare come tutti i sabati la "santissima" schedina, che mai gli è stata amica. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con i conoscenti, afferra una schedina e si siede ad un tavolino. Dopo averla quasi compilata per intero, Lino ritorna sulla partita Juventus - Catania… si sa, il pallone è rotondo e quella partita che sembrava dall’esito quanto mai scontato (forse) poteva nascondere qualche insidia. Alla fine, però, convinto, decide di porre il segno “uno”. Ma al momento di scrivere il fatidico pronostico, si avvicina al tavolino Parola, il giovane muto e garzone del bar che inspiegabilmente suggerisce a Lino il “due” fisso alla partita della Juve.
Per Lino quella previsione era utopia allo stato puro. Come poteva il modesto Catania andare a fare risultato a Torino? In ogni caso, Lino volle dare fiducia al simpatico garzone. Il giorno successivo arriva l’ora delle partite, i risultati non vanno male, anzi… piuttosto bene. Mancano pochi minuti al termine e per Lino si prospetta un modesto undici. Ad un certo punto la provvidenza si fa sentire; la Fiorentina pareggia e consegna a Lino un'incredibile dodici. Lino sembra non credere alle sue orecchie, per la prima volta in vita avrebbe centrato un risultato di prestigio e tutto sommato gradito. A questo punto, l’unico pronostico avverso è proprio la fissa anomala della partita della Juve. Certo che se non avesse dato retta al consiglio di Parola si sarebbe potuto centrare anche un bel tredici. Proprio in quei pochi ed ultimissimi minuti di gioco si verifica l’impossibile. Mentre Marcolino, il pestifero nipote di Lino, crea scompiglio in sala, il Catania ribalta in pochissimi minuti il risultato mandando Lino in estasi. Quel che si verificherà nei giorni successivi scombussolerà la vita di Lino ed anche del “veggente” Parola...
Secondo il mio modesto parere
Al Bar dello Sport è uno di quei film che sin dalle mie prime visioni da piccolo, ricordo ancora con gran affetto. I due protagonisti non solo appaiono in forma, ma anche ben più calati nei ruoli rispetto alla maggioranza delle loro altre pellicole. Fateci un po’ caso… quante volte vi sarà capitato di vedere un Banfi protagonista di un evento tanto fortunato e un Calà non proferire neanche una parola (o quasi)?. In sostanza, mi ha fatto piacere rivedere per l’ennesima volta un film tanto divertente, se poi penso che d’ora in avanti potrò vedermelo tutte le volte che voglio…
Buona le interpretazioni, anche quelle meno rilevanti.
Buona le interpretazioni, anche quelle meno rilevanti.
Il disco al siliceo
Il trattamento riservato ad una pellicola come questa in genere non è dei migliori. Solitamente viene riversata digitalmente su disco in maniera mediocre con l’inserimento di un numero ristrettissimo di materiale extra. Questa volta vi è stato invece qualche piccolo “strappo alla regola”. Tanto per cominciare le immagini sembrano essere state ripulite da eventuali difetti, pochissimi credo, che si sarebbero potuti formare sul master di oltre vent’anni fa. Il formato video è di tipo anamorfico con un rapporto utilizzato per il riversamento su disco di 1.85:1. Ma ciò che ha goduto di maggior cura è la puntigliosa ricostruzione del formato audio originale, proposto in multicanale Dolby Digital 5.1, realizzata discretamente bene dal monofonico. Il resto del disco non offre moltissimo materiale bonus, ma delle interessanti interviste che contribuiranno in maniera sufficiente a sfamare qualche ammiratore del film e dei suoi protagonisti.
Consigli per gli acquisti
Per la Federal Video è tempo di aggiungere un'altra commedia anni ’80 in collana. Probabilmente un po’ più appetibile di altri prodotti, questo film ha il merito di farci tornare indietro col tempo, quando le cose erano ben differenti nel nostro bel paese, quando girava ancora la lira e quando soprattutto per fare la bella vincita al Totocalcio bastavano tredici risultati. In ogni caso Al Bar dello Sport è un film che potrebbe anche essere di gradimento ad una nutrita schiera di appassionati, soprattutto per il prezzo con il quale viene venduto.
http://bmvideoproduction.blogspot.com/2011/05/al-bar-dello-sport.html
http://bmvideoproduction.blogspot.com/2011/05/al-bar-dello-sport.html
«Ambientata a Torino, con scenette girate fra i “terroni” di Porta Palazzo e altre situate nei piani alti della Mole Antonelliana, la vicenda, sotto il profilo interpretativo, concede via libera a una coppia, tutto sommato, facilmente spassosa come può essere quella formata da Lino Banfi e Jerry Calà. […] Il filmetto è stiracchiato e dilatato non solo dalla proiezione su schermo gigante, ma anche da una sceneggiatura ripetitiva che gonfia a oltre 100 minuti di proiezione l’aneddoto, che avrebbe avuto la giusta misura in uno “sketch” di mezz’ora. Lino Banfi è sempre piacevole, anche se va, come d’uso, sopra le righe, Jerry Calà, ex Gatto di vicolo Miracoli, è il suo compare di nome Parola che, per contrasto, è privo della medesimo. Si spiega a gesti, fa bene il “mimo-clown”, richiamando alla memoria il “muto” Harpo Marx» (A.V., “La Stampa”, 9.10.1983).
«Il cinema sportivo all’italiana non può che essere lo specchio della concezione nostrana dello sport: affare di bar più che di campo o di palestra, agonismo della schedina più che del match. In contemporanea con l’inizio del campionato ecco dunque Al bar dello sport, regia di Francesco Massaro: e mai la definizione “serie B” si è adattata meglio a un film. La trama è totocalcistica: un tredici da più di un miliardo giocato in un bar torinese e la relativa caccia al fortunato vincitore […]. Il film, prodotto da Angeletti e De Micheli, gioca con due punte: Lino Banfi nella parte del tredicista e Jerry Calà in quella dell’amico, un muto da choc da tavolo verde, che non è più riuscito a emettere un suono dopo un irresponsabile “vedo” da settanta milioni. L’idea non è delle più indovinate e fa sorgere molti dubbi sulla capacità del cinema italiano di utilizzare il proprio parco giocatori: Jerry Calà non è un genio della comicità, specie gestuale, e togliergli la parola significa sottrargli l’ottanta per cento delle sue già scarse risorse […]. Ma la colpa, come sempre, è del mister. O degli sceneggiatori, che sono quattro, e fra essi anche alcuni che erano partiti con qualche ambizione come Franco Ferrini e Enrico Oldoini e che ora si riducono a far dire “belìn” ai genovesi, “rump nen le bale” ai torinesi e “cazzo” a tutti gli altri» (A. F., “la Repubblica”, 9.10.1983).
«Un film che dietro le tante risate cela lo specchio di una realtà che potrebbe essere la vostra se aveste la fortuna di vincere al totocalcio e la sfortuna di avere un’infinità di parenti e amici bisognosi, pronti a spolparvi di tutto» (Odiemme, “La Stampa”, 9.10.1983).
«Il cinema sportivo all’italiana non può che essere lo specchio della concezione nostrana dello sport: affare di bar più che di campo o di palestra, agonismo della schedina più che del match. In contemporanea con l’inizio del campionato ecco dunque Al bar dello sport, regia di Francesco Massaro: e mai la definizione “serie B” si è adattata meglio a un film. La trama è totocalcistica: un tredici da più di un miliardo giocato in un bar torinese e la relativa caccia al fortunato vincitore […]. Il film, prodotto da Angeletti e De Micheli, gioca con due punte: Lino Banfi nella parte del tredicista e Jerry Calà in quella dell’amico, un muto da choc da tavolo verde, che non è più riuscito a emettere un suono dopo un irresponsabile “vedo” da settanta milioni. L’idea non è delle più indovinate e fa sorgere molti dubbi sulla capacità del cinema italiano di utilizzare il proprio parco giocatori: Jerry Calà non è un genio della comicità, specie gestuale, e togliergli la parola significa sottrargli l’ottanta per cento delle sue già scarse risorse […]. Ma la colpa, come sempre, è del mister. O degli sceneggiatori, che sono quattro, e fra essi anche alcuni che erano partiti con qualche ambizione come Franco Ferrini e Enrico Oldoini e che ora si riducono a far dire “belìn” ai genovesi, “rump nen le bale” ai torinesi e “cazzo” a tutti gli altri» (A. F., “la Repubblica”, 9.10.1983).
«Un film che dietro le tante risate cela lo specchio di una realtà che potrebbe essere la vostra se aveste la fortuna di vincere al totocalcio e la sfortuna di avere un’infinità di parenti e amici bisognosi, pronti a spolparvi di tutto» (Odiemme, “La Stampa”, 9.10.1983).
Note
Girato in Telecolor; foto di scena: Paul Pellet Ronald; canzone: L'italiano di S. Cutugno e C. Minellano; mixage suono: Danilo Moroni; assistente al montaggio: Lidia Pascolini; aiuto al montaggio: Luciana Nusca; altri interpreti: Eolo Capritti, Dino Cassio, Andrea Ciccolella, Maurizio Mauri, Guido Polito, Sergio Vastano, Annabella Schiavone; segretaria di edizione: Patrizia Zulini; segretario di produzione: Roberto Romoli; amministratore: Roberto Mezzaroma.
Locations
Locations
Torino (Porte Palatine, mercato di Porta Palazzo, Mole Antonelliana, piazza San Carlo, piazza Carlo Felice, Porta Nuova, Galleria San Federico, via Pietro Micca), Sanremo, Roma.
Studi Incir de Paolis, Roma.
http://www.cinemainpiemonte.it/schedafilm.php?film_id=76
Studi Incir de Paolis, Roma.
http://www.cinemainpiemonte.it/schedafilm.php?film_id=76
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