TÍTULO ORIGINAL Cartesius
AÑO 1974
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español e Inglés (Separados)
DURACIÓN 152 min.
DIRECTOR Roberto Rossellini
GUIÓN Roberto Rossellini, Marcella Mariani, Luciano Scaffa, Renzo Rossellini
MÚSICA Mario Nascimbene
FOTOGRAFÍA Mario Montuori
REPARTO Ugo Cardea, Anne Pouchie, Claude Berthy, Gabriele Banchero, Charles Borromel, Kenneth Belton, Renato Montalbano, Bruno Corazzari, Vernon Dobtcheff, John Stacy, Joshua Sinclair
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Office de Radiodiffusion Télévision Française / Orizzonte 2000 / Radiotelevisione Italiana
GÉNERO Drama | Biográfico. Siglo XVII
SINOPSIS La película dramatiza el interés de Descartes (Ugo Cardea) en las nuevas teorías científicas y sus discusiones con los astrónomos Constantin Huygens (Renato Montalbano) y Ciprus (Vernon Dobtcheff). Su vida sentimental se ve reflejada en las relacionnes que mantiene con su sirvienta Elezac (Anne Pouchie), a la que dejará embarazada, negándose a reconocer abiertamente al hijo. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
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Subtítulos (Inglés)
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Subtítulos (Inglés)
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La vida de Descartes.
La película se enmarca en el siglo XVII e ilustra la biografía del gran filósofo René Descartes. Rossellini intenta reflejar el pensamiento del autor y los acontecimientos vitales que lo marcaron principalmente. Al estilo de como lo hace en otras obras del mismo cuño como "Sócrates", largometraje también muy recomendable.
El film se mantiene muy fiel al pensamiento y a la época y conforma una buena atmósfera que nos ayuda a entender por qué el siglo anterior a la Ilustración estableció firmemente las bases de la actual ciencia.
Por lo demás la dirección y las interpretaciones son correctas, la música quizás mejorable, aunque lo más destacable es la sensación de vivir el renacer del saber científico en la astronomía, la anatomía, la física y las matemáticas. Todo ello bien narrado y acompañado de detalles sobre Descartes que seguramente ignorábamos.
Moris
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/366505.html
El film se mantiene muy fiel al pensamiento y a la época y conforma una buena atmósfera que nos ayuda a entender por qué el siglo anterior a la Ilustración estableció firmemente las bases de la actual ciencia.
Por lo demás la dirección y las interpretaciones son correctas, la música quizás mejorable, aunque lo más destacable es la sensación de vivir el renacer del saber científico en la astronomía, la anatomía, la física y las matemáticas. Todo ello bien narrado y acompañado de detalles sobre Descartes que seguramente ignorábamos.
Moris
http://www.filmaffinity.com/es/reviews/1/366505.html
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Del grande filosofo, fisico e matematico francese René Descartes, detto latinamente Cartesius (Cartesio), si ripercorrono alcuni brani di vita e di fervida ricerca a partire dall’adolescenza trascorsa in un collegio di gesuiti, sino alla morte sopravvenuta dopo una cupa e lacerante depressione.
Poco noto al largo pubblico nella veste di biografo scientifico, Rossellini dedica i primi anni 70 ad alcuni ritratti per la TV di personaggi che hanno segnato la storia della scienza e prodotti in un periodo interamente impegnato nella realizzazione di una serie di biografie, tra questi Cartesio. Il pensiero dell'uomo di scienza è il grande protagonista dei film di Rossellini di questo periodo. Nel Cartesius il problema cartesiano del metodo emerge davvero con prepotenza e fa trasparire appieno il fascino che esercitava sullo stesso Rossellini: se Cartesio era alla ricerca di un Roberto Rossellini metodo per acquisire la conoscenza, Rossellini cercava di acquisirne uno per divulgarne i frutti. 1611. Siamo a La Flèche nel collegio dei Gesuiti. Renéè Des Cartes vi era giunto nel 1607 e vi rimarrà fino al 1615. Un gesuita, arrivato da Firenze, parla del cannocchiale con cui Galileo aveva fatto conoscere un’infinità di stelle, delle scoperte delle macchie solari, sulla cui natura lo scienziato pisano, che, seguendo Copernico, credeva nella mobilità della terra e nella stabilità del sole, era incerto. Pierre, il fratello di Descarte, ricorda che questa ipotesi è contraria alla Bibbia ove si afferma che Iddio fermò il sole. Renée chiede al rettore del collegio l'autorizzazione a leggere il De occulta philosophia di Cornelius Agrippa (1486-1535) e la Magiae naturalis di Giovan Battista Della Porta e in questo colloquio confessa il suo grande interesse per le nuove scienze: ama la fisica e la matematica. Purtroppo suo padre Joachim, consigliere al parlamento di Bretagna, vuole che studi diritto alla Facoltà di Poitiers. Seguendo il desiderio del padre, Renée vi ottiene nel 1616 il baccellerato e la licenza in diritto canonico e civile. Ma egli vuole liberarsi dei pregiudizi e delle opinioni false; vuole far funzionare liberamente la sua mente, estinguere gli errori, verificare tutte le ragioni, accettare solo quello di cui avrà assoluta certezza. Decide quindi di lasciare la casa che lo ospita e di andare in Olanda e parte con un piccolo bagaglio, senza alcun libro. In una taverna Descartes con un amico vengono avvicinati da persone che offrono loro un ingaggio per un viaggio su una nave della Compagnia delle Indie diretta alla Nuova Olanda: si tratta di un imbarco come maestri d'arme. Accettano e avranno duemila fiorini. L'episodio forse è inventato ma serve al regista per dare un'idea del potere commerciale dei Paesi Bassi. Il 10 novembre 1618 Cartesio, in una strada di Breda, legge in uno scritto affisso il seguente problema di matematica: Una pietra cade da A a B in un'ora. Questa è perpetuamente attratta dalla terra con la medesima forza senza nulla perdere della velocità che le è stata impressa dall'attrazione precedente. Orbene quel che si muove nel vuoto si muove eternamente. Si domanda quanto tempo impiegherà la pietra a varcare uno spazio dato. Nella casa di Beeckman, Descartes dà la soluzione del problema. Successivamente, durante una lezione di anatomia, ad alcune affermazioni ipotetiche del professore, Descartes commenta che senza il controllo della ragione le sensazioni sono fallaci e porta l'esempio di un bastone che quando è in parte immerso nell'acqua appare piegato. Qualcuno lo contesta dicendo che basta immergere la mano per percepire che il bastone continua dritto e il filosofo risponde che è proprio questo l'intervento della ragione: un confronto tra il risultato di due sensi e la scelta a favore di uno di questi. Ecco perché vi è necessità dell'evidenza della ragione, evidenza che deve essere simile a quella data dalla matematica. A Louvain Descartes, invitato a tenere una conferenza su quanto sta scrivendo, espone davanti ai professori il suo trattato Le Monde, l’opera in cui illustrerà tutto ciò che può spiegare i fenomeni naturali. Per essere più libero di esprimere le sue idee, ha
scelto di parlare di un mondo nuovo posto in uno spazio immaginario: questo mondo è pieno di materia, ma non la materia dei filosofi, e, in tal modo, ha quindi l'occasione per esporre le proprie idee. Arriva una lettera di Mersenne: Galileo, era stato condannato. Descartes, che aveva quasi finito il trattato sul mondo, decide di non pubblicarlo perché non può correggerlo eliminando il moto della terra per cui Galileo era stato condannato. Nel salotto di Anne-Marie Schurman, un'intellettuale di quel tempo Descartes esprime alcune delle idee presenti poi nel Discorso sul Metodo. "Dubito di tutto ma penso, dunque sono; esisto quindi ho la certezza di essere qualcosa. Questa verità era così salda e certa che giudicai di poterla accettare come il primo principio della filosofia che cercavo". Ad alcuni teologi della Sorbonne che contestano nella sua opera errori, omissioni e affermazioni pericolose per la religione, Cartesio risponde ringraziandoli per la benevolenza mostratagli e per la loro religiosità: adesso il suo difficile compito futuro sarà quello di distinguere le proprietà e le qualità dello spirito da quelle del corpo. Intanto le Meditationes vengono stampate a Parigi, il 28 agosto 1641, ed è lo stesso Mersenne a soprintendere il lavoro.
httpwww.apav.itmattempoliberocinemaematematicamatematiciscienziaticartesio.pdf
scelto di parlare di un mondo nuovo posto in uno spazio immaginario: questo mondo è pieno di materia, ma non la materia dei filosofi, e, in tal modo, ha quindi l'occasione per esporre le proprie idee. Arriva una lettera di Mersenne: Galileo, era stato condannato. Descartes, che aveva quasi finito il trattato sul mondo, decide di non pubblicarlo perché non può correggerlo eliminando il moto della terra per cui Galileo era stato condannato. Nel salotto di Anne-Marie Schurman, un'intellettuale di quel tempo Descartes esprime alcune delle idee presenti poi nel Discorso sul Metodo. "Dubito di tutto ma penso, dunque sono; esisto quindi ho la certezza di essere qualcosa. Questa verità era così salda e certa che giudicai di poterla accettare come il primo principio della filosofia che cercavo". Ad alcuni teologi della Sorbonne che contestano nella sua opera errori, omissioni e affermazioni pericolose per la religione, Cartesio risponde ringraziandoli per la benevolenza mostratagli e per la loro religiosità: adesso il suo difficile compito futuro sarà quello di distinguere le proprietà e le qualità dello spirito da quelle del corpo. Intanto le Meditationes vengono stampate a Parigi, il 28 agosto 1641, ed è lo stesso Mersenne a soprintendere il lavoro.
httpwww.apav.itmattempoliberocinemaematematicamatematiciscienziaticartesio.pdf
Roberto Rossellini: La comunicación como terapia (y III)
3. Rehabilitación (De la fe a la ciencia).
A partir de la comunicación se podrá acceder al conocimiento y, a partir de éste, a un escalón superior que lo regule: la Ciencia. Esa sencilla escalera será una gran solución, pero sus tres peldaños se verán como auténticas montañas, verdaderos “Strombolis”, para el hombre que buscará la manera de no despeñarse en el intento. Para Rossellini, ya lo avisamos, el método más seguro para la escalada era la Historia. De todos modos y si bien la estructura de la escala era firme e inamovible, los pasos a dar no debían estar guiados por idéntica rigidez.
Frente a las certezas de las religiones, de las mitologías, de las filosofías reveladoras, de las ideologías y del animismo en general, Rossellini abrazaría la idea de un conocimiento maleable y fuera del dogma partiendo de dos premisas: la científica (la puesta en cuestión de una verdad hasta que sea refutada o afirmada) y la evolucionista: “el conocimiento como continuo devenir” (1) que diría Marx.
Las primeras ofrecían convicciones y eliminaban las angustias producidas por el no-saber, por lo desconocido, pero eran parches débiles por su condición de falaces. El esfuerzo para despojarse de ellas y los sufrimientos posteriores que conlleva al enfrentarse a la realidad tal cual es, sin marcos preestablecidos, es el motivo rosselliniano por excelencia; de hecho será su propia manera de filmar unas películas que en absoluto son ajenas a ese choque de métodos en busca del saber.
En la mezcla y confusión de estos, tratan de chapotear los personajes buscando y sin saber bien donde agarrarse, si en la felicidad y la seguridad, al menos el consuelo, ofrecidas por la fe, o en la dolorosa exploración de la verdad. La pareja de Viaggio in Italia, en medio de la procesión napolitana, se pregunta cómo demonios puede creer aquella gente en esas cosas. “Parecen niños”, dicen, y los niños suelen ser felices. A unos les vale con la farsa del milagro, mientras los otros necesitan de la sincera comunicación como algo más duradero y palpable sobre lo que poder seguir viviendo. La inmersión de las dos vías en un mismo conjunto resulta fascinante, pero en ningún momento supone la convergencia de las mismas, sólo la constatación del interés por el hombre más allá de sus creencias.
Saber perpetuo y global: “la educación ha de convertirse en algo permanente en la vida de los hombres” (2). Teníamos, pues, un problema: la mala comunicación que puede conducir al conocimiento defectuoso o no razonado y una posible solución: la continuidad del proceso de aprendizaje unido a cierto criterio de falsabilidad científica. Alguien ya puso en imágenes esto antes que el italiano:
La deslumbrante trilogía del XVII: La prise…, Cartesius (1974) y Blaise Pascal -sobre todo las dos últimas- reflejará ese interés por mostrar el arranque definitivo de la compleja transición que intenta conducir al hombre de la fe a la ciencia. De la escolástica como método de conocimiento que no puede ser cuestionado, asentado como estaba en su oscuridad y en la repetición tautológica, a un librepensamiento al que le costará despegarse de esa pesada e inamovible tradición repleta de prejuicios. El XVII como encrucijada y como muestra de nuevos problemas: la dificultad para procesar y la especialización (un signo de modernidad según Gianni Vattimo) del conocimiento, hecho éste que aún hoy perdura y contra el que Rossellini luchó desde un enciclopedismo militante.
Aquí, la visión de Rossellini no se muestra ventajista como ha sucedido otras veces con el XVII y con el legado de Descartes, el cual ha sido objeto en la era digital de una apropiación histórica. Una reactualización de funciones que flaquea no por su inadecuación al momento actual, que también, sino porque parte de un error de base, de una lectura parcial del pasado cartesiano como modelo y como prefiguración, como una descorporeización digital avant la lettre.
Anna Munster dedica un gran estudio (3) a esa necesaria reelaboración del “pasado digital” cartesiano en el que intenta devolver a lo corporal su presencia y relevancia mediante un necesario ejercicio de contextualización: la cultura y la estética barroca, la relación del cuerpo y el pensamiento con sus contradicciones, las máquinas e ingenios tecno-científicos, las estructuras de poder y conocimiento cambiantes, etc. La dificultad que supone el cuestionamiento constante de los hechos y del método en el conocimiento científico aparece aquí con la imposibilidad de abstraerse al contexto, y lo hace de manera tan rotunda como la influencia de las condiciones ambientales en las que desarrolla cualquier experimento de laboratorio.
De ese mismo punto, en apariencia tan lejano, arrancarán también sus feroces críticas hacia la labor de los medios de comunicación de masas, aunque luego hará uso de ellos, siendo como era conocedor de su gran poder de influencia, para intentar revertir los efectos perniciosos que detecta: la especialización radical o una diversidad frívola, el tratamiento falaz de la realidad que conduce afecta a unos espectadores con dificultad para discernir, sujetos como están a identificaciones primarias del todo insuficientes y hasta dañinas. La preeminencia de la opinión sobre la información culminaría el daño de esos medios de comunicación, auténticos “ministros (…) del reino de la semicultura” (4).
Sin olvidar la colaboración decisiva de estos, y que Rossellini observa, en la muerte de los archivos, consecuencia de la frecuente no adecuación de la tecnología al hombre. Un mal de archivo menos abstracto que el de Jacques Derrida (Mal de archivo. Una impresión freudiana, Trotta, Madrid, 1996), cuyas implicaciones en el audiovisual serían conocidas por todos aquellos que desde la teoría (Jean-Louis Comolli, Allan Sekula o Antonio Weinrichter, por citar tres de los más representativos), el cine experimental y el vídeo, han considerado los bancos de imágenes e historias como depósitos vivos desde un punto de vista semántico, del todo aprovechables para multitud de prácticas (apropiación, found footage, documental, collage, etc.) y estudios. No puede extrañar, entonces, que ya para la elaboración de L’Età del Ferro, Rossellini acudiera al archivo para componer partes de la serie.
Como vemos, el problema de la comunicación (del saber y del conocimiento) no se restringía a esos repetidos problemas idiomáticos que siempre observábamos en algunos personajes de sus filmes5. Estos, ni siquiera eran un síntoma más, eran hechos llamativos sin duda, pero absolutamente circunstanciales y ni mucho menos la cusa subyacente de la enfermedad. Si aquellas trabas para entenderse se superaban mediante la actitud positiva de los sujetos y la empatía, los otros se encontrarán con dificultades mayores. Rossellini avisó y aportó su trabajo, nosotros, hoy, seguimos sin resolverlo y en el peor de los casos sin encararlos y sin prestarle atención.
Frente a las certezas de las religiones, de las mitologías, de las filosofías reveladoras, de las ideologías y del animismo en general, Rossellini abrazaría la idea de un conocimiento maleable y fuera del dogma partiendo de dos premisas: la científica (la puesta en cuestión de una verdad hasta que sea refutada o afirmada) y la evolucionista: “el conocimiento como continuo devenir” (1) que diría Marx.
Las primeras ofrecían convicciones y eliminaban las angustias producidas por el no-saber, por lo desconocido, pero eran parches débiles por su condición de falaces. El esfuerzo para despojarse de ellas y los sufrimientos posteriores que conlleva al enfrentarse a la realidad tal cual es, sin marcos preestablecidos, es el motivo rosselliniano por excelencia; de hecho será su propia manera de filmar unas películas que en absoluto son ajenas a ese choque de métodos en busca del saber.
En la mezcla y confusión de estos, tratan de chapotear los personajes buscando y sin saber bien donde agarrarse, si en la felicidad y la seguridad, al menos el consuelo, ofrecidas por la fe, o en la dolorosa exploración de la verdad. La pareja de Viaggio in Italia, en medio de la procesión napolitana, se pregunta cómo demonios puede creer aquella gente en esas cosas. “Parecen niños”, dicen, y los niños suelen ser felices. A unos les vale con la farsa del milagro, mientras los otros necesitan de la sincera comunicación como algo más duradero y palpable sobre lo que poder seguir viviendo. La inmersión de las dos vías en un mismo conjunto resulta fascinante, pero en ningún momento supone la convergencia de las mismas, sólo la constatación del interés por el hombre más allá de sus creencias.
Saber perpetuo y global: “la educación ha de convertirse en algo permanente en la vida de los hombres” (2). Teníamos, pues, un problema: la mala comunicación que puede conducir al conocimiento defectuoso o no razonado y una posible solución: la continuidad del proceso de aprendizaje unido a cierto criterio de falsabilidad científica. Alguien ya puso en imágenes esto antes que el italiano:
La deslumbrante trilogía del XVII: La prise…, Cartesius (1974) y Blaise Pascal -sobre todo las dos últimas- reflejará ese interés por mostrar el arranque definitivo de la compleja transición que intenta conducir al hombre de la fe a la ciencia. De la escolástica como método de conocimiento que no puede ser cuestionado, asentado como estaba en su oscuridad y en la repetición tautológica, a un librepensamiento al que le costará despegarse de esa pesada e inamovible tradición repleta de prejuicios. El XVII como encrucijada y como muestra de nuevos problemas: la dificultad para procesar y la especialización (un signo de modernidad según Gianni Vattimo) del conocimiento, hecho éste que aún hoy perdura y contra el que Rossellini luchó desde un enciclopedismo militante.
Aquí, la visión de Rossellini no se muestra ventajista como ha sucedido otras veces con el XVII y con el legado de Descartes, el cual ha sido objeto en la era digital de una apropiación histórica. Una reactualización de funciones que flaquea no por su inadecuación al momento actual, que también, sino porque parte de un error de base, de una lectura parcial del pasado cartesiano como modelo y como prefiguración, como una descorporeización digital avant la lettre.
Anna Munster dedica un gran estudio (3) a esa necesaria reelaboración del “pasado digital” cartesiano en el que intenta devolver a lo corporal su presencia y relevancia mediante un necesario ejercicio de contextualización: la cultura y la estética barroca, la relación del cuerpo y el pensamiento con sus contradicciones, las máquinas e ingenios tecno-científicos, las estructuras de poder y conocimiento cambiantes, etc. La dificultad que supone el cuestionamiento constante de los hechos y del método en el conocimiento científico aparece aquí con la imposibilidad de abstraerse al contexto, y lo hace de manera tan rotunda como la influencia de las condiciones ambientales en las que desarrolla cualquier experimento de laboratorio.
De ese mismo punto, en apariencia tan lejano, arrancarán también sus feroces críticas hacia la labor de los medios de comunicación de masas, aunque luego hará uso de ellos, siendo como era conocedor de su gran poder de influencia, para intentar revertir los efectos perniciosos que detecta: la especialización radical o una diversidad frívola, el tratamiento falaz de la realidad que conduce afecta a unos espectadores con dificultad para discernir, sujetos como están a identificaciones primarias del todo insuficientes y hasta dañinas. La preeminencia de la opinión sobre la información culminaría el daño de esos medios de comunicación, auténticos “ministros (…) del reino de la semicultura” (4).
Sin olvidar la colaboración decisiva de estos, y que Rossellini observa, en la muerte de los archivos, consecuencia de la frecuente no adecuación de la tecnología al hombre. Un mal de archivo menos abstracto que el de Jacques Derrida (Mal de archivo. Una impresión freudiana, Trotta, Madrid, 1996), cuyas implicaciones en el audiovisual serían conocidas por todos aquellos que desde la teoría (Jean-Louis Comolli, Allan Sekula o Antonio Weinrichter, por citar tres de los más representativos), el cine experimental y el vídeo, han considerado los bancos de imágenes e historias como depósitos vivos desde un punto de vista semántico, del todo aprovechables para multitud de prácticas (apropiación, found footage, documental, collage, etc.) y estudios. No puede extrañar, entonces, que ya para la elaboración de L’Età del Ferro, Rossellini acudiera al archivo para componer partes de la serie.
Como vemos, el problema de la comunicación (del saber y del conocimiento) no se restringía a esos repetidos problemas idiomáticos que siempre observábamos en algunos personajes de sus filmes5. Estos, ni siquiera eran un síntoma más, eran hechos llamativos sin duda, pero absolutamente circunstanciales y ni mucho menos la cusa subyacente de la enfermedad. Si aquellas trabas para entenderse se superaban mediante la actitud positiva de los sujetos y la empatía, los otros se encontrarán con dificultades mayores. Rossellini avisó y aportó su trabajo, nosotros, hoy, seguimos sin resolverlo y en el peor de los casos sin encararlos y sin prestarle atención.
“Ante todo está la necesidad de entenderse”. (Roberto Rossellini)
1.ROSSELLINI, 2001, p. 41.
2.ROSSELLINI, 2000, p. 167.
3.Munster, Anna: Materializing New Media: Embodiment in Information Aesthetics. University Press of New England, Lebanon, 2006.
4.ROSSELLINI, 2001, p. 103.
5.El primer y el segundo episodio de Paisá (1946), lo mencionado de Stromboli (1950), los diferentes soldados de Era notte a Roma (1960)
2.ROSSELLINI, 2000, p. 167.
3.Munster, Anna: Materializing New Media: Embodiment in Information Aesthetics. University Press of New England, Lebanon, 2006.
4.ROSSELLINI, 2001, p. 103.
5.El primer y el segundo episodio de Paisá (1946), lo mencionado de Stromboli (1950), los diferentes soldados de Era notte a Roma (1960)
Llegue tarde a su publicación. ¿Sería posible resubirla? Se agradecería
ResponderEliminarCambiados los enlaces.
EliminarBienvenido.
Muchísimas gracias Amacord
Eliminardescubrí este bellísima e impresionante sitio de cine italiano por intermedio de arsenevich, te felicito amarcord por brindarnos esta posibilidad de ampliar los conocimientos sobre cine italiano..
ResponderEliminarestoy buceando en el cine de rossellini y me encontré con esta joyita hecha para la tv, lo que no me resulta son los subs, al parecer los enlaces fenecieron.
tendrias la amabilidad de volver a resubirlos?, y en verdad estuve buscando en la web y no los pude conseguir
gracias