TÍTULO ORIGINAL Gianni e le donne
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 90 min.
DIRECTOR Gianni Di Gregorio
GUIÓN Gianni Di Gregorio, Valerio Attanasio
MÚSICA Ratchev & Carratello
FOTOGRAFÍA Gogò Bianchi
REPARTO Gianni Di Gregorio, Valeria De Franciscis, Alfonso Santagata, Valeria Cavalli, Aylin Prandi, Elisabetta Piccolomini, Kristina Cepraga, Teresa Di Gregorio, Lilia Silvi, Gabriella Sborgi
PRODUCTORA BiBi Film / Isaria Productions / Rai Cinema
PREMIOS 2011: Premios David di Donatello: 2 nominaciones
GÉNERO Comedia | Vejez
SINOPSIS Gianni es un jubilado que tiene muchas ocupaciones: debe hacer los recados y toda clase de trabajitos para su mujer, para su hija y para una guapa vecina. Un día, su viejo amigo Alfonso, que disfruta de unas sorprendentes aventuras sexuales, decide que ya es hora de que Gianni tenga novia y redescubra algunos de los placeres de la vida. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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Subtítulos (Español)
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Gianni è un uomo italiano come tanti, 60 anni, una moglie con la quale convive per abitudine ma senza neanche troppi problemi, una figlia adolescente che adora e con la quale ha un rapporto sincero e giocoso, ma soprattutto una madre ultra novantenne, che nonostante la sua vitalità, richiede al figlio un’attenzione costante. Gianni è già in pensione e trascorre le sue giornate facendo favori e commissioni a chi lo circonda, come prendere le tende all’Ikea alla moglie piuttosto che portare a spasso Riccardo, il cagnone della bella e giovane vicina. Un giorno Gianni si accorge di essersi dimenticato di essere attratto dalle donne. A partire da questa presa di coscienza inizierà un viaggio alla riscoperta del gentil sesso, di sé stesso e dei sui limiti.
Dopo il successo di Pranzo di Ferragosto (2008), torna sul grande schermo Gianni Di Gregorio con Gianni e le donne, una divertente e autentica commedia, scritta e diretta dal medesimo.
Di Gregorio, dopo le collaborazioni con Farina, Colli e Garrone (con il quale scrisse nel 2007 la sceneggiatura di Gomorra) conferma di aver trovato la sua strada, con uno stile originale che riflette spensieratezza, ironia, spontaneità e sensibilità.
Gianni e le donne non è certo un capolavoro cinematografico, ma si presenta come una commedia davvero piacevole, per un pubblico di tutte le età e che si distingue appunto per la sua autenticità, per le verità che racconta in maniera assolutamente familiare. La pellicola mostra personaggi alle prese con le loro solite avventure quotidiane, “normali” per così dire; mostra un mondo che non è affatto stra-ordinario e che proprio per questo ci colpisce nel profondo, perché rimanda alla nostra esperienza.
L’autenticità del mondo ordinario di Gianni, il protagonista, è resa in maniera apprezzabilissima prima di tutto dal cast, costituito da attori che interpretano con rara spontaneità i loro personaggi. Ne emerge un realismo totale, dato da una vera e propria continuità tra vita reale e finzione cinematografica, tanto che ogni personaggio del film porta lo stesso nome dell’attore che lo interpreta.
In generale, l’elemento che più colpisce nel film è la capacità dello sceneggiatore di cogliere l’essenza di situazioni tipiche nelle quali gli italiani di oggi possono facilmente riconoscersi, a partire dalle generazioni più giovani fino alle più vecchie.
Tra queste, l’assenza di affiatamento in una coppia sposata da anni, ma anche l’incapacità generale, perfino tra i più giovani, di vivere serenamente il rapporto di coppia; indicativa a questo proposito è la battuta delle gemelle: “Gli uomini di oggi non si vogliono impegnare (...) Ma noi (dicono le gemelle) stiamo bene così”; e per ovviare alla monotonia di coppia, farsi l’amante appare la soluzione prescelta dai più (“Ma che è, l’amante è una psicosi collettiva?!”); preferibilmente un’amante nel fiore degli anni e con un fisico ancora attraente; e quindi, facile che la preda sia la bella e bionda badante polacca addetta alla cura dell’anziano decrepito di famiglia. Ma anche quando non si ricorre alle straniere o alle ragazzine, e si opta per una scelta più “nobile”, come ricontattare il primo amore, i risultati non sono dei più felici: “Sono anni che non ci vediamo e io mi sto addormentando”.
Un altro tema portante è quello della vecchiaia: da una parte, il terrore della senilità, che attanaglia gli adulti di oggi, aspiranti eterni giovani, dall’altra la vivacità e la vitalità degli ultra-ottantenni, dai vecchietti che sostano davanti al bar del quartiere spettegolando sui passanti, alle amiche della madre di Gianni, interpretata dalla straordinaria Valeria de Franciscis Bendoni (classe 1915!).
E poi c’è il divertentissimo rapporto tra Gianni e il fidanzato della figlia, Michelangelo, ventenne nullafacente, che invece di lavorare o studiare si diletta nella musica e nel cazzeggio: “Tanto ormai neanche quelli laureati in economia trovano lavoro, figurati io!”.
Un pensiero va infine a un co-protagonista indiscusso della commedia, una sorta di amico a cui un po’ tutti fanno ricorso nei momenti più critici: il mal di testa, senza dubbio la patologia a cui siamo più affezionati di questi tempi.
In conclusione, un film piacevole, senza troppe pretese, con una struttura debole perchè senza punti di svolta, ma che ci fa guardare allo specchio e sorridere. Il che non è poco.
Giulia Coccovilli
http://www.storiadeifilm.it/Gianni_E_Le_Donne.p0-r700
Di Gregorio, dopo le collaborazioni con Farina, Colli e Garrone (con il quale scrisse nel 2007 la sceneggiatura di Gomorra) conferma di aver trovato la sua strada, con uno stile originale che riflette spensieratezza, ironia, spontaneità e sensibilità.
Gianni e le donne non è certo un capolavoro cinematografico, ma si presenta come una commedia davvero piacevole, per un pubblico di tutte le età e che si distingue appunto per la sua autenticità, per le verità che racconta in maniera assolutamente familiare. La pellicola mostra personaggi alle prese con le loro solite avventure quotidiane, “normali” per così dire; mostra un mondo che non è affatto stra-ordinario e che proprio per questo ci colpisce nel profondo, perché rimanda alla nostra esperienza.
L’autenticità del mondo ordinario di Gianni, il protagonista, è resa in maniera apprezzabilissima prima di tutto dal cast, costituito da attori che interpretano con rara spontaneità i loro personaggi. Ne emerge un realismo totale, dato da una vera e propria continuità tra vita reale e finzione cinematografica, tanto che ogni personaggio del film porta lo stesso nome dell’attore che lo interpreta.
In generale, l’elemento che più colpisce nel film è la capacità dello sceneggiatore di cogliere l’essenza di situazioni tipiche nelle quali gli italiani di oggi possono facilmente riconoscersi, a partire dalle generazioni più giovani fino alle più vecchie.
Tra queste, l’assenza di affiatamento in una coppia sposata da anni, ma anche l’incapacità generale, perfino tra i più giovani, di vivere serenamente il rapporto di coppia; indicativa a questo proposito è la battuta delle gemelle: “Gli uomini di oggi non si vogliono impegnare (...) Ma noi (dicono le gemelle) stiamo bene così”; e per ovviare alla monotonia di coppia, farsi l’amante appare la soluzione prescelta dai più (“Ma che è, l’amante è una psicosi collettiva?!”); preferibilmente un’amante nel fiore degli anni e con un fisico ancora attraente; e quindi, facile che la preda sia la bella e bionda badante polacca addetta alla cura dell’anziano decrepito di famiglia. Ma anche quando non si ricorre alle straniere o alle ragazzine, e si opta per una scelta più “nobile”, come ricontattare il primo amore, i risultati non sono dei più felici: “Sono anni che non ci vediamo e io mi sto addormentando”.
Un altro tema portante è quello della vecchiaia: da una parte, il terrore della senilità, che attanaglia gli adulti di oggi, aspiranti eterni giovani, dall’altra la vivacità e la vitalità degli ultra-ottantenni, dai vecchietti che sostano davanti al bar del quartiere spettegolando sui passanti, alle amiche della madre di Gianni, interpretata dalla straordinaria Valeria de Franciscis Bendoni (classe 1915!).
E poi c’è il divertentissimo rapporto tra Gianni e il fidanzato della figlia, Michelangelo, ventenne nullafacente, che invece di lavorare o studiare si diletta nella musica e nel cazzeggio: “Tanto ormai neanche quelli laureati in economia trovano lavoro, figurati io!”.
Un pensiero va infine a un co-protagonista indiscusso della commedia, una sorta di amico a cui un po’ tutti fanno ricorso nei momenti più critici: il mal di testa, senza dubbio la patologia a cui siamo più affezionati di questi tempi.
In conclusione, un film piacevole, senza troppe pretese, con una struttura debole perchè senza punti di svolta, ma che ci fa guardare allo specchio e sorridere. Il che non è poco.
Giulia Coccovilli
http://www.storiadeifilm.it/Gianni_E_Le_Donne.p0-r700
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«Gianni y sus mujeres»: La liberación del hombre
Dirigir, escribir el guión, protagonizarla... supongo que Gianni di Gre- gorio debía tener mucha fe en este proyecto, una especie de revisitación de aquella «Ciudad de las mujeres» felliniana en la que las donnas, hermosas, salvajes y libres, llevaban, como siempre en el cine del maestro romano, la voz cantante. Pero los años (era 1980) han pasado y tampoco Di Gregorio es Fellini, claro, de ahí que la historia que nos ocupa resulte, aunque enternecedora a ratos y divertida otros tantos, escasa. Nada que objetar al trabajo del Di Gregori actor; el rostro del intérprete sabe reflejar las ataduras que la vida poco a poco le ha ido imponiendo (con su madre, con la esposa que ve sólo de vez en cuando, con una hija; no se trata exactamente del «Doctor T...», pero bueno...), de ahí que el dócil cincuentón prejubilado que interpreta decida un día olvidar las obligaciones y tener una aventura, aunque sea pequeñita. Si las señoras se dejan, porque los tiempos han cambiado hasta en la eterna Italia.
(Carmen L. Lobo: Diario La Razón)
http://www.larazon.es/noticia/6382-gianni-y-sus-mujeres-la-liberacion-del-hombre
(Carmen L. Lobo: Diario La Razón)
http://www.larazon.es/noticia/6382-gianni-y-sus-mujeres-la-liberacion-del-hombre
El invierno del sexo
Hace un par de años llegó un debut de apariencia discreta, en forma de miniatura confeccionada sin aparente esfuerzo. Era un debut tardío: su director se estrenaba a los sesenta años de edad y lo poco que sabíamos de él es que había sido uno de los guionistas de Gomorra (2008), ambiciosa adaptación del libro de no ficción de Roberto Saviano a cargo de Matteo Garrone. El otoñal principiante en cuestión se llamaba Gianni Di Gregorio y su opera prima era Vacaciones de ferragosto (2008), una película de metraje escueto -tan solo 75 minutos- que evocaba la comicidad derrumbada y melancólica de la mejor comedia italiana de posguerra. Su historia era casi un vodevil disecado: la crónica del Ferragosto de un solitario sesentón, que se veía en el brete de cuidar, durante ese fin de semana, no solo de su anciana e irritante madre, sino también de las venerables madre y tía de su casero. Di Gregorio ejercía de protagonista, coguionista y director de la película, que ocultaba una secreta grandeza bajo su modesta apariencia: Vacaciones de ferragosto contenía afortunadas caracterizaciones cómicas trazadas casi con lápiz invisible, esbozaba una posible puesta al día,
casi poshumorística, de la clásica comedia italiana y construía un agridulce panorama de precariedades económicas y necesidades afectivas.
Ahora, el estreno de Gianni y sus mujeres confirma que Vacaciones de ferragosto no era un aislado capricho, sino la primera piedra de un proyecto creativo. Gianni Di Gregorio parece haber adoptado la metodología de trabajo de los grandes cómicos del cine mudo; un modo de hacer que se perpetuó en Jacques Tati y, en cierta medida, sigue teniendo en Woody Allen a un infatigable guardián de las esencias. Como en tiempos de Chaplin y Keaton, la clave está en acortar las distancias entre actor / creador y personaje: el Gianni de la película es una destilación autoirónica del propio Di Gregorio y, también, una modulación del Gianni de Vacaciones de ferragosto. Aquí, ese arquetipo de sesentón resignado tiene mujer, hija y seudoyerno con las horas contadas, pero sigue cargando con una mamma que es la mayor prueba que el destino ha puesto a su madera de santo Job.
Si en Vacaciones de ferragosto pervivía el vodevil en el contexto terminal de un hogar poblado de ancianas compitiendo por el afecto y la atención del antihéroe, Gianni y sus mujeres sería la negación crepuscular de una comedia de Álvaro Vitali o un funeral por el espíritu de Benny Hill: Gianni, el personaje, intenta recuperar su visibilidad frente al elemento femenino, obteniendo una sucesión de sutiles humillaciones que convierten a la película, por su habilidad para el slapstick del desencuentro masculino / femenino, en la respuesta desacelerada al Siete ocasiones (1925) de Buster Keaton. La sutileza con la que Di Gregorio establece dinámicas de pareja cómica casi con cada miembro restante del reparto -aunque la madre y el yerno se llevan la palma- es otro testimonio del genio cómico que anida en esta película que explora las amargas negociaciones con el invierno del deseo.
Jordi Costa: Diario El País)
http://www.elpais.com/articulo/revista/agosto/invierno/sexo/elpten/20110826elpepirdv_13/Tes
Jordi Costa: Diario El País)
http://www.elpais.com/articulo/revista/agosto/invierno/sexo/elpten/20110826elpepirdv_13/Tes
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Rispetto alla resistibile ondata del cinema italiano d’intrattenimento, che oscilla fra aspiranti commedie sofisticate e farse di dubbio gusto, Gianni e le donne, il secondo film di Gianni Di Gregorio (una vita da sceneggiatore e aiuto regista, culminata nell’ormai storico artistico sodalizio con Matteo Garrone, da Estate Romana a Gomorra) rappresenta una felice eccezione. Con il suo nuovo film, Di Gregorio riannoda le fila del discorso comincito con il precedente Pranzo di Ferragosto (2008), sorprendente esordio che, tra spunti autobiografici e note di tenerezza, raccontava la giornata particolare di un sessantenne alle prese con un gruppo di vecchiette fin troppo arzille. In Gianni e le donne Di Gregorio esplora con ironia il mondo di un uomo che si affaccia fiaccamente alla terza età, attraverso il rapporto impacciato, inconcludente e vagamente
umiliante con le donne che lo circondano. Gianni, sguardo mite e animo infinitamente paziente, in prepensionamento ormai cronico, trascorre le sue giornate ciondolando al servizio di una moglie e di una figlia quasi sempre assenti (giusto il tempo di un caffè al mattino e di uno sguardo distratto la sera), destreggiandosi fra il pagamento delle bollette, le faccende domestiche e le passeggiate col cane. A completare l’idilliaco quadretto c’è naturalmente sua madre (l’impareggiabile Valeria De Franciscis, che torna a collaborare con Di Gregorio dopo il suo debutto cinematografico, a 93 anni, in Pranzo di Ferragosto), nobildonna decaduta che abita in una villa alle porte di Roma, ben decisa a dissipare allegramente tutto il restante patrimonio, tra bottiglie di champagne e aperitivi pantagruelici con le amiche. A svegliare, momentaneamente, Gianni dal torpore è l’amico Alfonso (Alfonso Santagata, l’amministratore di “Pranzo di Ferragosto”), avvocato che millanta una brillante carriera amorosa e lo invita a prendere al volo gli ultimi bagliori di giovinezza. Inizia così per Gianni, un po’ perplesso e trasognato, una sorta di malinconica e sconclusionata rieducazione sentimentale, alla ricerca di un appuntamento galante o almeno di un sorriso d’intesa con una delle infinite donne che, tra vecchi amori (la compagna di scuola in carriera) e nuove muse (la procace infermiera della madre e la svagata Aylin, vicina di casa dotata di San Bernardo) popolano il suo
mondo o vi si affacciano per un attimo negli assolati pomeriggi romani. Inutile dire che ogni tentativo, compresi quelli a pagamento, per un motivo o per l’altro si risolve in un fallimento o si dissolve nell’indifferenza (qualcuna non lo nota nemmeno, qualcuna si dimentica, qualcun’altra addirittura si addormenta), mentre l’unica donna che non manca mai all’appello è proprio la madre che, telefono sempre a portata di mano, lo chiama per ogni evenienza, naturalmente nei giorni di riposo dell’infermiera. Ben presto si intuisce che la routine tornerà ad imperare, non prima però di una cenetta di famiglia condita di un po’ di sana ipocrisia e di uno stordito e involontario tentativo di fuga (in cui il lato onirico, complice un’improvvida visita alla vicina, prenderà per un po’ il sopravvento). Perdendo un po’ dello smalto e della freschezza di “Pranzo di Ferragosto” (si ricordi la mitica la scena dell’abbordaggio notturno, con il protagonista che cercava di frenare le avances della sua anziana ospite), Di Gregorio prosegue tuttavia in modo efficace nel tratteggiare un personaggio dai modi gentili, arresosi di fatto, per pigrizia o per rassegnazione, a imposizioni e piccole cattiverie altrui, eccezion fatta par qualche impercettibile tentativo di rivolta (si scola di nascosto la bottiglia di champagne della madre o spende tutti i soldi della pensione per un abito nuovo). Senz’altro meno caratterizzati gli altri personaggi, a partire dalla galleria di volti femminili che appaiono e scompaiono nella vita di Gianni senza lasciar traccia di sé, finendo per somigliare, secondo una vena naturalmente parodistica, non tanto a figure in carne e ossa, quanto ad archetipi del desiderio maschile: dalla vicina di casa alla fidanzatina dei tempi della scuola, dall’infermiera venuta dall’est alle bionde sorelle gemelle. Di Gregorio, il cui film è stato presentato all’ultima Berlinale nella sezione Speciale, rimane comunque uno dei volti nuovi (non anagraficamente si intende) più interessanti e promettenti di un cinema italiano garbato e intelligente, capace di esplorare con coraggio e acutezza luoghi (come la terza età o la terra di mezzo che la precede) ultimamente troppo spesso disertati.
Sofia Bonicalzi
http://www.indie-eye.it/cinema/strana-illusione/gianni-e-le-donne-di-gianni-di-gregorio-italia-2011.
Sofia Bonicalzi
http://www.indie-eye.it/cinema/strana-illusione/gianni-e-le-donne-di-gianni-di-gregorio-italia-2011.
html
Hola. Podrìas poner esta peli en zip. Gracias!
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