TÍTULO ORIGINAL Nitrato d'argento
AÑO 1996
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 87 min.
DIRECTOR Marco Ferreri
GUIÓN Marco Ferreri, David Maria Putorti, Gianni Romoli
FOTOGRAFÍA Giorgos Arvanitis
REPARTO László Balogh, Eric Berger, Ingrid Bergman, Marc Berman, Doriana Bianchi, Véronique Blainvy, János Breckl, Lavinia Centrone, Dario Costa, Péter Cseke, Gabriella Csizmadia, Luciana De Falco, Vittorio De Sica, Iaia Forte, Glória Geszty, Dylan Gray, Body Gàspàr, Edit Illés
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia-Hungría; Audifilm / Salomé / ASP
GÉNERO Comedia. Drama | Documental sobre cine. Histórico
SINOPSIS Es la última película que rodó Marco Ferreri, un director genial e inclasificable. Se despidió del celuloide no sin cierta melancolía y dejándonos este personal homenaje al séptimo arte. En él da un repaso a la historia del cine y su evolución técnica y artística a lo largo de sus más de 100 años de historia, y pone de manifiesto el tremendo poder de influencia que ha tenido y tiene este curioso invento sobre los corazones y la mente de los espectadores. (FILMAFFINITY)
.Sul set del film il regista Pappi Corsicato girò il cortometraggio Argento puro (1996, 9 min.)
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Subtítulos (Español)
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Trama
Nell'anno del centenario dell'invenzione del cinema si ripercorre (dalle origini ai giorni nostri) la storia e l'evoluzione sia tecnica che artistica: il cinema muto, l'avvento del sonoro, l'uso del colore, i generi (dal classico western ai primi grandi comici, dalla commedia passionale e romantica ai drammi lagrimosi, dal teatro portato sullo schermo fino ai film sociali, ai film di guerra, ai film "politici", ai documentari, al film musicale, alla lirica, alla fantascienza). L'antologica rassegna condensa in una serie di rapidi flash i più recenti eventi storici: il conflitto mondiale, l'atomica, alcune tendenze alla ricerca espressiva (neorealismo, effetti speciali), con una esibizione di cinema erotico e volgare, in linea con l'attuale degrado morale in cui è naufragato un certo cinema "culturale".Si evocano anche alcuni aspetti della vita sociale veicolati e sfruttati dal cinema: il divismo, le "mode", la danza ed i vari "balli d'epoca".
Nell'anno del centenario dell'invenzione del cinema si ripercorre (dalle origini ai giorni nostri) la storia e l'evoluzione sia tecnica che artistica: il cinema muto, l'avvento del sonoro, l'uso del colore, i generi (dal classico western ai primi grandi comici, dalla commedia passionale e romantica ai drammi lagrimosi, dal teatro portato sullo schermo fino ai film sociali, ai film di guerra, ai film "politici", ai documentari, al film musicale, alla lirica, alla fantascienza). L'antologica rassegna condensa in una serie di rapidi flash i più recenti eventi storici: il conflitto mondiale, l'atomica, alcune tendenze alla ricerca espressiva (neorealismo, effetti speciali), con una esibizione di cinema erotico e volgare, in linea con l'attuale degrado morale in cui è naufragato un certo cinema "culturale".Si evocano anche alcuni aspetti della vita sociale veicolati e sfruttati dal cinema: il divismo, le "mode", la danza ed i vari "balli d'epoca".
Critica
"Contiene una dose di caparbia ingenuità 'Nitrato d'argento', l'ingenuità del bambino troppo affezionato al suo giocattolo preferito che ne esorcizza l'usura e quindi l'inceppamento del meccanismo, a fronte d'un giocattolo più moderno impostogli dai genitori, dicendo in lacrime che il mondo dei giochi è finito con l'oggetto del proprio intimo divertimento. Il giocattolo in questione è il cinema, di cui nella celebrazione del suo primo secolo di vita, mettendo in cantiere questo film Ferreri, intendeva celebrare la morte. Non quella fisica, perchè il cinema continua ad essere vitalissimo, ma la sua morte in sala pubblica." (La Rivista del Cinematografo, Piero Zanotto, n. 10 - 1996)
"Contiene una dose di caparbia ingenuità 'Nitrato d'argento', l'ingenuità del bambino troppo affezionato al suo giocattolo preferito che ne esorcizza l'usura e quindi l'inceppamento del meccanismo, a fronte d'un giocattolo più moderno impostogli dai genitori, dicendo in lacrime che il mondo dei giochi è finito con l'oggetto del proprio intimo divertimento. Il giocattolo in questione è il cinema, di cui nella celebrazione del suo primo secolo di vita, mettendo in cantiere questo film Ferreri, intendeva celebrare la morte. Non quella fisica, perchè il cinema continua ad essere vitalissimo, ma la sua morte in sala pubblica." (La Rivista del Cinematografo, Piero Zanotto, n. 10 - 1996)
Note
- IL FILM E' STATO PRESENTATO A VENEZIA ALLA 53.MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA (1996) NELLA SEZIONE "EVENTI SPECIALI".
- IL FILM E' STATO PRESENTATO A VENEZIA ALLA 53.MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA (1996) NELLA SEZIONE "EVENTI SPECIALI".
- E' STATO SOSTENUTO DAL FONDO EURIMAGE DEL CONSIGLIO D'EUROPA.
- LE SALE "D'EPOCA" SONO A BUDAPEST.
- REVISIONE MINISTERO LUGLIO 1996.
http://cinema.libero.it/bd/schedafilm/34548/nitrato-d-argento
http://cinema.libero.it/bd/schedafilm/34548/nitrato-d-argento
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"Nitrato d'argento", il commiato di Ferreri al mondo del cinema, è una stralunata, grottesca, babelica ricostruzione storica e ragionata del mondo filtrato dal grande schermo e ammirato dalle poltrone di una sala cinematografica. Il regista milanese, che ha sempre posto la propria libertà espressiva al di sopra dei gusti del pubblico, dedica questo film alla platea eterogenea e bizzarra che dalle prime ombre in movimento dei fratelli Lumiere, passando per la grande stagione epica, il western, il film d'autore, finanche alle pellicole pornografiche, al cinema si è innamorata, ha imparato l'inglese, ha discusso, ha partorito, ha litigato, ha fatto l'amore e la guerra. E' insomma l'estremo atto di devozione artistica di un outsider come Ferreri per l'importanza spesso taciuta e ancora più spesso sottovalutata dello spettatore come perno dello spettacolo e della sala cinematografica come culla, casa, letto, piazza e tempio.
Girato in Ungheria dove ancora resistono le cattedrali cinematografiche, veri e propri monumenti gotici dal fascino intramontabile, "Nitrato d'argento" si avvale della partecipazione di un numero impressionante di comparse e di idiomi. I volti e le storie di ciascuno si intrecciano tra realtà e finzione con il contesto sociale, il grande schermo riecheggia nel caldo ventre della sala di proiezione gli eventi che accadono fuori, trasformandoli in riflessi del reale, spesso più veri del vero. Si sprecano le citazioni, le freddure, i rimandi interni, le autocelebrazioni (ad un certo punto viene proiettato "La grande abbuffata"), si affastellano luoghi comuni, eventi storici, ribaltamenti inaspettati, tanto che il labirinto a volte diventa troppo angusto e poco godibile.
Nulla tuttavia si può dire ad un autore rimasto sempre coerente nel proprio percorso artistico e che chiude la sua carriera con un'opera cinematografica che riflette sulla cinematografia, permettendo anche al pubblico di guardarsi da fuori per conoscersi meglio dentro. Nonostante lo strabordare di immagini vitali, la pellicola sembra ospitare (nemmeno poi così nascoste) striscianti pulsioni di morte e stasi. Ferreri avverte e patisce la fine di un'epoca e di un' esistenza. Quello che accadrà dopo non è affar suo.
Matteo Ruzza
http://www.pellicolascaduta.it/wordpress/?p=2306
Girato in Ungheria dove ancora resistono le cattedrali cinematografiche, veri e propri monumenti gotici dal fascino intramontabile, "Nitrato d'argento" si avvale della partecipazione di un numero impressionante di comparse e di idiomi. I volti e le storie di ciascuno si intrecciano tra realtà e finzione con il contesto sociale, il grande schermo riecheggia nel caldo ventre della sala di proiezione gli eventi che accadono fuori, trasformandoli in riflessi del reale, spesso più veri del vero. Si sprecano le citazioni, le freddure, i rimandi interni, le autocelebrazioni (ad un certo punto viene proiettato "La grande abbuffata"), si affastellano luoghi comuni, eventi storici, ribaltamenti inaspettati, tanto che il labirinto a volte diventa troppo angusto e poco godibile.
Nulla tuttavia si può dire ad un autore rimasto sempre coerente nel proprio percorso artistico e che chiude la sua carriera con un'opera cinematografica che riflette sulla cinematografia, permettendo anche al pubblico di guardarsi da fuori per conoscersi meglio dentro. Nonostante lo strabordare di immagini vitali, la pellicola sembra ospitare (nemmeno poi così nascoste) striscianti pulsioni di morte e stasi. Ferreri avverte e patisce la fine di un'epoca e di un' esistenza. Quello che accadrà dopo non è affar suo.
Matteo Ruzza
http://www.pellicolascaduta.it/wordpress/?p=2306
Il telo dello schermo osserva le persone sedute in poltrona perché il vero spettacolo è quello che si consuma in sala: la signora seduta sul palco guarda il protagonista del film che guarda il proiezionista, il bambino guarda a bocca aperta il bacio tra due innamorati a loro volta fissati dall’occhio/obiettivo della macchina da presa. Andare al cinema è naturale, come ridere e partorire guardando un film di Charlot. O innamorarsi di un paralitico perché lui, in fondo, è uno dei tanti spettatori seduti nell’oscurità. I bambini insegnano ai grandi, e i grandi sembrano bambini. Le ragazze in realtà sono uomini. E gli operai sgambettano come ballerine delle Folies Bergère. Quello che avviene è un rito collettivo, fatto di regole non scritte che col tempo sono mutate.
Nitrato d’argento è tutto questo, ed è anche la rivendicazione di un cinema che prima di essere Settima Arte è un fenomeno di coesione sociale: un luogo dove socializzare, riposarsi dal lavoro o semplicemente sognare.
Al cinematografo, come mai da nessuna parte, ci si sente tutti uguali (o quasi). Nel foyer si ricrea l’immaginario di cui il cinema ci nutre. Il cinema è il luogo eletto a rendere reali le fantasie più sfrenate e a rendere fantasmatica la nostra vita. Tramite la scelta di un film si discute dei massimi sistemi.
L’ultimo capolavoro di Ferreri è un montaggio di scene girate tra l’Ungheria e l’Italia, e altre prese da film, cinegiornali e filmati di repertorio. In occasione del centenario della nascita del Cinema, Ferreri ci regala un racconto di amore/odio per l’arte filmica in cui sembra annunciare la fine di un’era, quella delle sale di un tempo, celebrate in questo film.
Nitrato d’argento è tutto questo, ed è anche la rivendicazione di un cinema che prima di essere Settima Arte è un fenomeno di coesione sociale: un luogo dove socializzare, riposarsi dal lavoro o semplicemente sognare.
Al cinematografo, come mai da nessuna parte, ci si sente tutti uguali (o quasi). Nel foyer si ricrea l’immaginario di cui il cinema ci nutre. Il cinema è il luogo eletto a rendere reali le fantasie più sfrenate e a rendere fantasmatica la nostra vita. Tramite la scelta di un film si discute dei massimi sistemi.
L’ultimo capolavoro di Ferreri è un montaggio di scene girate tra l’Ungheria e l’Italia, e altre prese da film, cinegiornali e filmati di repertorio. In occasione del centenario della nascita del Cinema, Ferreri ci regala un racconto di amore/odio per l’arte filmica in cui sembra annunciare la fine di un’era, quella delle sale di un tempo, celebrate in questo film.
Palma Totaro
Corriere della Sera (3 settembre 1996)
da uno dei nostri inviati a VENEZIA
da uno dei nostri inviati a VENEZIA
Grandi acclamazioni per Marco Ferreri, di cui ieri la Mostra ha presentato, negli Eventi speciali, “Nitrato d’ argento”, kolossal d’ addio, da parte di un amante appassionato, al luogo cinematografico per eccellenza: la sala buia. Intesa come casa, rifugio, luogo per guardarsi, toccarsi, amarsi… in 90' abbiamo visto nel buio ancestrale, illuminato dalle uscite di sicurezza, gli splendidi locali d’inizio secolo di Budapest, dove il film è stato girato con dispendio di costumi, comparse e spezzoni, dall’uso inedito: le immagini entrano infatti direttamente “in circolo”, nel tepore prenatale della sala. Forse non tutto il film è all’altezza della sua ipotesi, ma Ferreri trova, procedendo per associazioni libere, o almeno così fingendo, momenti di assoluta libertà visiva, emotiva, espressiva. Ruba l’aureola sacra al nitrato d’argento della celluloide, ma rende leggendarie le platee, moltiplicate nel tempo e nello spazio per aprire un varco alla commozione: per una sala in penombra si può delirare. Socraticamente Ferreri ha fermato gli applausi, lasciando che i giovani venissero a lui: “Conto su di voi, questo film l’ ho fatto per voi”. Ma resta inteso che lo ringraziamo anche noi.
Maurizio Porro
http://www.sentierinelcinema.it/cinema-allo-specchio/nitrato-dargento/
Maurizio Porro
http://www.sentierinelcinema.it/cinema-allo-specchio/nitrato-dargento/
Podrías resubirla, por favor? Gracias!
ResponderEliminarCambiados los enlaces.
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