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lunes, 23 de septiembre de 2013

Il frullo del passero - Gianfranco Mingozzi (1988)


TITULO ORIGINAL Il frullo del passero
AÑO 1988
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 95 min.
DIRECCION Gianfranco Mingozzi
GUION Tonino Guerra, Gianfranco Mingozzi, Roberto Roversi
MUSICA Mauro Malavasi
FOTOGRAFIA Luigi Verga
REPARTO Philippe Noiret, Ornella Muti, Nicola Farron, Chiara Argelli, Sabrina Ferilli, Rosa Di Brigida, Claudine Auger, Beppe Chierici, Claudio Del Falco, Miriam Axa, Bruno Rosa
PREMIOS 1988: Premios David di Donatello: Mejor canción
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia; Basic Cinematografica / Reteitalia / Candice Productions / Initial Groupe / TF1 Films Production
GENERO Drama. Romance | Drama romántico

SINOPSIS La tranquila vida de Silvana ha llegado a un punto de inflexión después de la muerte de su amante, que hasta entonces la había mantenido. La chica está a punto de salir cuando el amigo del muerto, el rico viudo Gabriele, le ofrece una vida fácil y cómoda con la condición de que escuche los cuentos de sus amores de juventud. El encanto de la palabra de Gabriel seduce a Silvana. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)

Subtítulos (Español)


TRAMA: 
Morto improvvisamente il suo amante, la bella e giovane Silvana sta per lasciare il piccolo centro della Romagna in cui ha vissuto, mantenuta da lui, quando Gabriele, un facoltoso e attempato vedovo, amico del morto, le propone una situazione vantaggiosa: si prenderà cura di lei, le offrirà una ricca casa e tutto ciò che potrà desiderare, chiedendole in cambio soltanto di ascoltare con attenzione il racconto delle avventure amorose della sua vita. Silvana accetta e Gabriele comincia la sua opera di seduzione: egli incanta la donna, che non ha ancora mai amato, narrando con la sua bella voce, e certamente abbellendoli con la fantasia, amori lontani o abbastanza recenti, le cui vicende lascia però sempre in sospeso, in modo da mantenere morbosamente vivo l'interesse dell'ascoltatrice. Alcune di queste storie si riferiscono al tempo in cui Gabriele era giovane e il loro ricordo si mescola a momenti della vita di Silvana, che, anche perché eccitata dal narratore, ha iniziato un'ardente relazione con un aitante giovanotto incontrato per caso nella città vicina. Ma al momento di decidere se andarsene per sempre con lui, Silvana capisce di amare per la prima volta, ma di amare Gabriele, che fino a quel momento non l'ha neppure baciata, ma ha saputo conquistarla completamente col solo fascino delle sue parole. E perciò resta con lui, decisa a divenire la sua amante, proprio come Gabriele desiderava.

CRITICA: 
"Film insolito, troppo lambiccato perché lo si possa dire pienamente riuscito ma non lontano dal centrare il bersaglio d'un cinema fantasioso e intrigante. Viene da un breve racconto di Tonino Guerra (da 'Il Polverone'), che lui stesso ha sceneggiato insieme con il regista Gianfranco Mingozzi e Roberto Roversi, e vede di fronte, per cominciare, un uomo e una donna. (...) Per Philippe Noiret il film è comunque un'altra vittoria, così ricco di modulazioni è lo spasimo e il rapimento vissuto da Gabriele imprigionando la sua ultima donna con le parole. E Nicola Farron, qui in ruoli diversi, ripaga con il garbo e la freschezza la fiducia che ha riposto in lui il sempre alacre regista Gianfranco Mingozzi chiamandolo a recitare nei suoi tre ultimi film. Musica di Lucio Dalla, non del tutto appropriata, e buona fotografia di Luigi Verga." 
(Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 23 dicembre 1988)

"Il tempo si dilata, restituisce al presente ogni possibile passato, l'uomo e il giovane amante si identificano, i flashback rompono gli equilibri temporali. Troppo spesso il racconto sfugge di mano a Mingozzi. Alcune notazioni appesantiscono una materia di per sé leggera. Gli attori smarriscono le tracce del loro pellegrinare interiore: Noiret se la cava con l'usuale classe e Ornella Muti, sempre più eterea e incorporea, vive pericolosi momenti di assenza totale. La musica di Lucio Dalla entra in sintonia con il film solo quando si limita a sonorizzare le immagini. L'afflato poetico desiderato, per questa volta, si arrende di fronte ad un realismo duro a morire e, probabilmente, ad eccessi troppo frenati e controllati." 
(Fabio Bo, 'Il Messaggero', 23 dicembre 1988)

"Equilibri difficili e giochi delicati di apparenze tenute volutamente ai margini dell'indefinito. Il film li affronta con coraggio ma, se nella prima parte convince, perché riesce a rileggerne tutti gli spunti realistici (in una dimessa cornice provinciale emiliana) con modi finissimi di rappresentazione, tempi abilmente trattenuti, risvolti narrativi seguiti con garbo, caratteri disegnati con accenti sottili, nella seconda, quando si fa avanti la visionarietà, perde di vista quasi tutti gli effetti cui il testo letterario aspirava, confonde l'ambiguità con il trompe-l'oeil e privilegia inutilmente l'oscuro. L'impresa indubbiamente era ardua; forse però per approdare a risultati compiuti si poteva privilegiare meglio e di più la poetica dell'ambivalenza. La si cerca, ovviamente, ma si stenta a raggiungerla. Nonostante la sceneggiatura di Guerra. Philippe Noiret e Ornella Muti protagonisti: entrambi, pur tra le pieghe del reale, sapientemente enigmatici." 
(Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 23 dicembre 1988)

NOTE: 
- PREMIO DAVID 1989 PER MIGLIORE CANZONE ORIGINALE A LUCIO DALLA E MAURO MALAVASI.


TRAMA
Realtà e sogni d’amore si confondono in una sorta di educazione sentimentale che una giovane donna, Silvana, si trova inaspettatamente a vivere dopo anni di solitudine passati da mantenuta.
Dal paesino natale, morto l’uomo che provvedeva a i suoi bisogni, la ragazza va a vivere in una grande città nella quale incontra un uomo maturo che desidera nient’altro che raccontargli le proprie avventure d’amore in cambio di denaro. E’ così che Silvana si lega nuovamente ad un uomo molto più anziano di lei.
Per caso qualche tempo dopo incontra un ragazzo di cui s’innamora. Questo però non le impedisce di continuare a vivere con il vecchio, al quale non confida l’avventura sentimentale appena vissuta che però, come in un gioco di specchi, gli viene raccontata nei dettagli, a posteriori, dal suo attempato amico. 
Lo strano fenomeno si ripete durante la rievocazione, fatta dall’anziano, di una telefonata d’amore: ora Silvana non sa più se stia vivendo una vita propria o se sia in balia dei ricordi del vecchio.
“Il frullo del passero” ha ricevuto il David Donatello 1988/89 per la miglior canzone originale (Dalla, Malavasi).

Marchigianità : 

Il film, che ha partecipato ai Festival di Istanbul, Madra e Il Cairo, è stato girato, nella primavera dell’ 86, a Novafeltria (PU), a S.Leo (PU): (Chiesa e Convento di S.Igne) e lungo il fiume Marecchia in località Maioletto (PU) e nei pressi del ponte “8 Martiri”.
In un’intervista rilasciata a “Cinemasessanta” il regista G. Mingozzi, a proposito della scelta dei set, diceva: “E’ un film in cui l’immagine è sempre un pochino sopra le righe, anche la scenografia, l’ambientazione è importante perché riflette l’abnormità dei personaggi che non sono realistici. In un certo senso è una favola.
Anche i paesaggi sono in questa chiave: la natura un po’ selvaggia, la chiesa abbandonata, lo sfascio del paesaggio, le vallate ferite da cave, questi paesi in bilico, spesso sul punto di cadere, il mare, ...Insomma, il film è tutto in questa chiave visiva”.

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