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viernes, 13 de septiembre de 2013

Ma non è una cosa seria - Mario Camerini (1936)


TITULO ORIGINAL Ma non è una cosa seria
AÑO 1936
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 78 min.
DIRECCION Mario Camerini
ARGUMENTO Comedia de Luigi Pirandello (1918)
GUION Mario Soldati, Ercole Patti
REPARTO Pio Campa, Umberto Casilini, Elisa Cegani, Guido Celano, Antonio Centa, Ugo Ceseri, Carlo Chertier, Vivien Diesca, Elsa De Giorgi, Vittorio De Sica, Giovanni Ferrari, Mario Ferrari, Claudio Ermelli, Giuliana Gianni, Zoe Incrocci, Alfredo Martinelli, Maria Arcione, Renzo Brunori, Jole Capodaglio, Celeste Calza Almieri
FOTOGRAFIA Massimo Terzano
MONTAJE Fernando Tropea
MUSICA Gianluca Tocchi
PRODUCCION Colombo Film S.A.
GENERO Comedia

SINOPSIS Ritratto di Memmo Speranza, giovanotto poco serio costretto a diventarlo: per evitare un matrimonio vero, sposa per burla l'insignificante proprietaria di una piccola pensione. Dalla commedia omonima (1918) di Luigi Pirandello, derivata da una novella (1910), e già filmata nel 1921 da Augusto Camerini, suo fratello maggiore. Il regista ne fece un rifacimento in Germania (1938): Der Mann, der nicht nein sagen kann. Adattata da Ercole Patti e Mario Soldati, la commedia stempera il grottesco, si raccomanda per il nitore della confezione, dà filo da torcere ai critici che vorrebbero distinguere quanto in essa c'è di Pirandello e quanto di Camerini.(Il Morandini)

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Subtítulos (Español)


TRAMA
Memmo Speranza è un giovane ricco e galante che si trova spesso impegnato a sposare qualche sua giovane amica e riesce solo all'ultimo momento a salvare la propria libertà fuggendo. L'ultima avventura però non gli riesce tanto facilmente perché il fratello della fidanzata lo scova in una pensioncina dove egli si era rifugiato e lo ferisce con una revolverata. Memmo Speranza viene ospitato in clinica dove è assistito da tutte le sue ammiratrici e dove ancora si lascia sfuggire promesse matrimoniali. Vedendosi vicina anche la proprietaria della pensione in cui fu ferito decide di sposarla per impedire in avvenire di fidanzarsi a ripetizione. Questo matrimonio che non doveva essere una cosa seria finisce invece per far comprendere al giovane la vacuità della propria esistenza e la nascosta purezza della piccola e remissiva proprietaria della pensione. Egli se ne innamora seriamente e seriamente diviene suo marito.

NOTE
(SCENEGG. PRECEDENTE DI: AKOS TOLNAY RESPINTA DA PIRANDELLO) COSTUMI: MONTORSI.FONICO: VITTORIO TRENTINO.AIUTO REGIA: L. SOLAROLI, M. DI LAURINO.REMAKE: "DER MANN, DER NICHT NEIN SAGEN KANN" (1938)MONTAGGIO NON ACCREDITATO: FERNANDO TROPEA.


SODALIZIO DE SICA – CAMERINI

Vittorio De Sica inizia la sua carriera di attore cinematografico diretto dal regista Mario Camerini nel 1932 (la bellezza di 81 anni or sono) con il film “Gli uomini, che mascalzoni” il cui titolo provvisorio era “Taxi”.

In esso la validità maggiore rimane la capacità di trasformarsi in una metafora tutt’altro che unilaterale di un momento di ristrutturazione del capitalismo italiano. Ambientato a Milano, il film ruota attorno al primo incontro tra Mariuccia (Lia Franca), figlia del tassista Tadino, e Bruno (Vittorio De Sica). Lei commessa in uno stand presso la Fiera Campionaria di Milano, lui rimasto da poco privo di lavoro. La ragazza accetta dal suo padrone nuovo un passaggio in macchina mentre lui è intento a corteggiare una ex-collega di lavoro. Bruno, in seguito, troverà lavoro alla Fiera ed offrirà un ballo all’altra corteggiatrice ma inseguirà di nuovo Mariuccia che, dopo averle detto per ben due volte se lo considera un bravo ragazzo, lo invita a bere al bar per riprendere poi il taxi. Tornato a casa, Bruno sarà presentato dal tassista Tadino come il futuro genero. Presentato alla prima Mostra del Cinema di Venezia, il film è noto anche per la canzone, successivamente divenuta un classico della musica leggera italiana tanto da essere ripresa negli anni ’70 dal cantante Mal, “Parlami d’amore Mariù”. 

Nel 1953 il regista Glauco Pellegrini dirige un remake del film in cui Bruno e Mariuccia sono interpretati da Walter Chiari ed Antonella Lualdi. Il secondo film diretto da Mario Camerini con Vittorio De Sica è nel 1935 “Darò un milione” in cui è affiancato da Assia Noris e che inaugura la collaborazione tra il regista e Cesare Zavattini il quale in seguito sarà sceneggiatore e soggettista di quasi l’intera opera cinematografica di Vittorio De Sica regista appartenente prevalentemente al filone cinematografico del “Neorealismo”. Tornando a questo film esso fu al centro di una polemica tra Zavattini che proponeva “una comicità ancorata al realismo” ed il regista che parlava invece di “surrealismo da cartone animato”. 

Il 1936 è l’anno in cui l’attore ricopre il ruolo di Memmo Speranza, un “ragazzo poco responsabile costretto a diventare serio” nel rifacimento dell’opera pirandelliana “Ma non è una cosa seria”. 

Nel 1937 e 1939 abbiamo gli ultimi due film diretti dal regista di cui Vittorio De Sica è protagonista “Il Signor Max” e “I grandi magazzini” che in un certo qual senso anticipano il successivo genere cinematografico che spopolerà negli anni ’60 della commedia all’italiana. Il primo film vede un ritorno dell’attore e regista nativo di Sora al teatro grazie al personaggio, che vent’anni dopo ritroveremo nel “Il Conte Max” diretto da Giorgio Bianchi, del conte Max Varaldo mentre il secondo, prodotto da Peppino Amato, esalta il fascino visivo del film. Lauretta e Bruno, commessa ed autista, non s’incontrano in un profilmico aggettivo come quello della Fiera, bensì in quello ricostruito in uno studio dei magazzini. 

De Sica e Camerini, nel 1955, tornano a lavorare insieme nel film “La bella mugnaia” in cui il primo interpreta il governatore Don Teofilo. Si dice che durante le riprese egli abbia estremizzato le proprie origini proletarie, dato che la sua controfigura si addormentava spesso, egli faceva, secondo il racconto di Camerini, la controfigura della propria controfigura. 

Due anni dopo De Sica è nel cast del film, che inaugura il filone della commedia all’italiana d’impostazione vacanziera, “Vacanze ad Ischia”, nato inizialmente come operazione pubblicitaria di Rizzoli per la sua Ischia, con l’albergo e i bagni termali di Lacco Ameno. De Sica, in esso, interpreta il ruolo dell’ingegnere Occhipinti a cui un gruppo di giovani per scherzo insinua il dubbio, che lo tormenterà fino al chiarimento finale, che sua moglie sia stata messa incinta dal giovane Cifariello.

Nel 1971 avviene l’ultimo incontro tra De Sica e Camerini nel remake del film diretto 11 anni prima dallo stesso regista “Crimen”, “Io non vedo, tu non parli, lui non sente” il cui titolo provvisorio è “Un morto in vacanza”. L’attore interpreta il giocatore al Casinò di Venezia ed accettò la parte per un compenso molto inferiore a quelli che allora percepiva, perdendolo poi abbondantemente al Casinò, per venire al quale (oltre che per amicizia) aveva accettato (1). 
Gabriele Mattacola

(1) Sergio Germani Mario Camerini Il Castoro cinema La Nuova Italia 1981.

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