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jueves, 5 de septiembre de 2013

Romanzo popolare - Mario Monicelli (1974)


TITULO ORIGINAL 
Romanzo popolare
AÑO 
 1974
IDIOMA 
 Italiano
SUBTITULOS  
Español e inglés (Separados)
DURACION  
102 min.
DIRECCION  
Mario Monicelli
GUION  
Agenore Incrocci, Mario Monicelli, Furio Scarpelli
MUSICA 
Enzo Jannacci
MONTAJE  
Ruggero Mastroianni
FOTOGRAFIA 
 Luigi Kuveiller
REPARTO  
Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido, Pippo Starnazza, Franco Mazzieri, Vincenzo Crocitti, Gaetano Cuomo, Gennaro Cuomo, Nicolina Papetti
PRODUCTORA  
Capitolina Produzioni Cinematografiche
GENERO  
Comedia. Drama
 
Sinópsis
Un hombre de 50 años, Giulio (Tognazzi), y su ahijada de 17, Vincenzina (Muti), están perdidamente enamorados el uno del otro y deciden casarse. A la vuelta de un viaje, Giulio encuentra a un amigo suyo con Vincenzina en el dormitorio y decide echarla de casa. Los años pasan y Giulio intenta reanudar el romance con la joven. (FILMAFFINITY)
 
Premios
1974: Premios David di Donatello: Mejor guión

3 

TRAMA: 
L'attempato e scapolo operaio milanese Giulio Basletti sposa Vincenzina Rotunno, sua figlioccia poiché l'ha tenuta a battesimo 18 anni prima nel corso di una fugace trasferta in quel di Montecagnano, in provincia di Avellino. Impegnato nei sindacati e teoricamente aperto alle istanze degli anni '70, il solido lavoratore riesce, col sudore della propria fronte, ad assicurare al piccolo Ciccio e all'appariscente mogliettina meridionale l'appartamento nuovo oltre al frigo, la tv e la 750. Il caso, tuttavia, permette l'ingresso in casa sua del poliziotto Giovanni Pizzuto che con Vincenzina, oltre alla mentalità sudista, ha in comune l'effervescenza dell'età. La simpatia tra i due è inevitabile e l'adulterio scatta puntuale come una cambiale. La gelosia di Giulio esplode nonostante gli anni '70. Una lettera anonima dello stesso Pizzuto lo sconvolge sino ad indurlo a cacciare di casa l'adultera pentita: l'operaio andrà in pensione semiscapolo; il poliziotto formerà una sua famiglia; Vincenzina diverrà un'anonima operaia milanesizzata.

CRITICA: 
"E' un film gradevole, fatto col gusto dello spettacolo che Monicelli possiede sempre, e qua e là fornito di osservazioni intelligenti, ma nell'insieme poco nuovo e di breve scavo." (Giovanni Grazzini - 'Cinema '74').

"Tognazzi è bravissimo nel reinventare di persona la retorica del conformismo linguistico che la sceneggiatura gli porge su un piatto se non d'argento certo di splendido similoro (...). Monicelli, dopo molti film brutti senza rimedio, ritorna alla scioltezza di un tempo: si veda come fa rendere e recitare Ornella Muti, che dimostra qui d'essere non solo graziosa, ma più che bravina." (Claudio G. Fava, 'Rivista del Cinematografo', 1975)
 
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Poco prima di regalarci quel grande capolavoro di comicità che è "Amici miei", Mario Monicelli riprende in mano la macchina da presa con "Romanzo popolare", commedia scritta insieme ad Age e Scarpelli, che divenne un immediato successo degli anni '70.
Giulio Blasetti è un operaio cinquantenne di Milano che si innamora di Vincenzina, giovane ragazza del sud da poco maggiorenne che, diciassette anni prima aveva tenuto a battesimo come padrino. Convolati a nozze e trasferitisi a Milano, i due danno il via alla loro vita coniugale, inaugurata, senza troppo aspettare, con l'arrivo di un bel bambino. Tutto procede per il verso giusto, fino a quando Vincenzina tradisce il marito con Giovanni Pizzullo, agente della celere nonché amico di famiglia. Il tradimento viene scoperto da Giulio, ma come andranno a finire le cose?
Perché "Romanzo popolare" è un film importante, nonostante una storia di certo non nuova (per il cinema e per la commedia all'italiana)? Il primo dato, quello più evidente ed apprezzabile anche ad una visione disattenta, è la regia di Monicelli, solida e capace di tenere le redini della pellicola, ma anche - per certi versi - innovativa ed originale nel raccontare la storia della crisi di una coppia.
I momenti più originali sono certamente le moviole con cui il protagonista Giulio si rivolge direttamente a sé stesso (a noi spettatori) ed analizza i suoi gesti, le sue parole con termini presi a piene mani dalle telecronache calcistiche.
Anche la struttura generale della pellicola è interessante: si apre con Giulio dall'estetista che ci racconta la sua storia. Il film è quindi un lungo flash-back, percorso da ulteriori sguardi al passato utilizzati, come nella scena della scoperta del tradimento di Vincenzina, per creare una notevole tensione narrativa.
Il secondo punto a favore della pellicola è la straordinaria performance attoriale di Ugo Tognazzi che, rafforzato dall'esperienza con Marco Ferreri, porta sul grande schermo un personaggio complesso e dalla psicologia sottile. E' indubbio che Giulio sia una persona dal carattere deciso, com'è indubbio che, nonostante il suo carattere un po' brusco e terra terra, sia profondamente innamorato di Vincenzina. Durante la sequenza in cui il tradimento viene scoperto, Tognazzi percorre con il suo personaggio uno spettro emotivo ampio e dettagliato, che va dalla rabbia alla delusione, dal dolore alla tristezza, dalla disperazione ad una dichiarazione d'amore sentita e commovente. Al suo fianco, i pur bravi Michele Placido e Ornella Muti dimostrano di essere dei buoni comprimari, ma senza brillare particolarmente.
Arricchisce infine la pellicola la colonna sonora firmata da Enzo Jannacci (che, insieme a Beppe Viola, ha anche curato i dialoghi in milanese di Tognazzi), sostenuta dalla bellissima canzone Vincenzina e la fabbrica.
Dice Mario Monicelli “Con Romanzo popolare ebbi molte soddisfazioni, perché in tutti i dibattiti che si fecero sul film, a Milano o a Torino, i partecipanti dicevano sempre: 'Finalmente nel cinema italiano si vede un operaio com’è veramente, con dei lati anche divertenti, con una cordialità: degli operai che fanno l’amore, che litigano, che hanno anche i loro problemi da risolvere sul piano sindacale'. Naturalmente mi ero rifatto un po’ a I compagni”.
Romanzo popolare è rimasto nella storia anche per la colonna sonora di Jannacci, in particolare per quel suo brano dolcissimo e struggente, "Vincenzina e la fabbrica" mentre la genialità della sceneggiatura risiede soprattutto nei dialoghi, scritti con la collaborazione di Beppe Viola ed Enzo Jannacci: il politichese di Tognazzi, con il suo accento lombardo pieno di metafore calcistiche, si contrappone al linguaggio da fotoromanzo di Vincenzina e alle pesanti inflessioni meridionali di Giovanni.
Scrive Stefano della Casa su Il Castoro (agosto 19986) A livello tematico agiscono più spunti: l'emancipazione nei rapporti uomo-donna;l'omologazione nei comportamenti proletari; l'impatto nord-sud quindici anni dopo la grande emigrazione. Come nei soggetti più riusciti del trio Age-Scarpelli-Monicelli, l'amalgama è perfetto, e soprattutto non nuoce al tono generale di commedia che consente al film l'ormai abituale successo di pubblico. In questo caso, inoltre, non si èfatta una scelta di realismo perché i toni sono quelli, appunto, di un melodramma (come del resto denuncia lo stesso titolo e la canzone di Rosanna Fratello in funzione di leitmotiv): il realismo, se mai, è affidato ancora una volta a quella sorta di koiné linguistica usata dai protagonisti, chemescola cadenze lombarde,influssi meridionali, gerghi calcistico-sportivi. Non a caso, questo complesso linguaggio è stato creato con la consulenza di Beppe Viola e di Enzo Jannacci.
La Muti è «lanciata» come attrice di commedia, ruolo che la condurrà al definitivo successo, mentre Michele Placido rimane fisso nella sua parte di immigrato meridionale un po' animalesco. Quanto a Tognazzi (il film era originariamente ambientato a Roma e pensato per Manfredi: la scelta di Tognazzí ha fatto sì che l'azione venisse spostata a Milano), Romanzo popolare cade all'apogeo della sua carriera, dopo che i personaggi dei film di Ferreri lo hanno fatto definitivamente accettare dalla critica. l'affresco di una classe operaia che esce dalla retorica (anche di sinistra) e che si avvia sulla strada dell'omologazione - come Pasolini va scrivendo proprio in quel periodo - è erfettamente riuscito. Monicelli ritrova la freschezza delle sue opere migliori, e quella matrice «nazionale» e «popolare» che lo caratterizza più di ogni altro regista italiano.
VALTER MARCONE


                              – Ma prima cos’avevate fatto? 
                              – Prima quando? 
                              – Prima, dopo, lì, nel pied à terre della ferrovia.
                              – Te lo dico se sarai generoso, comprensivo e degli anni Settanta.

Il Basletti, “Prima Super della Innocenti” (qualsiasi cosa significhi), non aveva messo in conto il tradimento; né la gelosia, né la disperazione. Giulio Basletti, dinamico metalmeccanico over 50, sindacalista, milanista, brillante e moderno, uno degli anni Settanta insomma, non aveva messo in conto nemmeno di innamorarsi così tanto e di soffrire per amore.
Poi un giorno, davanti alla fabbrica, gli piomba davanti questa Vincenzina tenuta a battesimo quindici anni prima a Montecagnano e sei mesi dopo sono marito e moglie:, segue felicità, segue casètta, segue fiulin. Perfetto, no?
No, perfetto un’ostia, direbbe il Basletti. Perché lui stesso (causa accomodamento scontro sportivo e solidarietà proletaria) si porta in casa il Giovanni, anzi l’Agente Pizzullo Giovanni (XII Celere), il quale presto insidia la Vincenzina, la quale cede alla passione (sulle note di “Sono una donna, non sono una santa”), viene scoperta e confessa (con dovizia di dettagli). Va bene, Basletti, stiamo calmi, ma siamo o non siamo negli anni Settanta? Com’è che invece uno come te “sano di mente, socialmente impegnato, insomma uno regolare, diventa un pagliaccio?”
Tradimento e passione, nord e sud, classe operaia ed emancipazione femminile nella Milano di quarant’anni fa, raccontati in un gergo indimenticabile in cui il pathos da fotoromanzo si fonde con le immagini e i toni delle cronache sportive, sul contrappunto delle voci fuoricampo, che ricordano e ricostruiscono il romanzo popolare del Basletti. Nota bene: ai dialoghi (sceneggiatura di Age, Scarpelli e Monicelli) collaborarono Beppe Viola ed Enzo Jannacci, autore delle musiche (“Vincenzina e la fabbrica”).
Da guardare in tuta blu.

"Le corna sono come i vampiri: lo specchio non le riflette, ma ti succhiano la vita"
 
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COSA MI E' PIACIUTO: pur avendo un fondo di malinconia che emerge poco alla volta, è un film spassosissimo, principalmente grazie all'effervescenza dei dialoghi, che sono ricchi di salaci dialettismi. Quelli milanesi sono frutto della collaborazione di Enzo Jannacci e Beppe Viola, il quale compare anche come maschera di un cinema, impegnato in un serrato battibecco con Giulio (Tognazzi). A Beppe Viola certamente si devono le frequenti espressioni mutuate dal linguaggio "standard" del giornalismo sportivo: mentre si recano allo stadio in macchina, Salvatore (Pippo Starnazza, bravissimo) esclama: "Ma cosa ti fermi a fare che magari c'è già stato il gol a freddo"; Giulio parlando col suo principale denuncia "problemi di erezione in zona-gol", e alla giovane moglie dice che è una "under", pronunciato all'italiana, spiegandole che si dice così perché ha meno di 23 anni, e anche meno di 20 (all'epoca non c'erano le nazionali Under 21, ma le Under 23 e le Under 20). Vi sono anche alcune sequenza con fermi immagine e ripetizioni, sullo stile della moviola calcistica, commentata fuori campo da Tognazzi che ripercorre la sua storia. Altre frasi da ricordare: "Cosa c'è, una fisarmonica con tutti 'sti bottoni? Perché non metti un bel zip?" (Giulio mentre lotta con il corpetto di Vincenzina nel laborioso tentativo si svestirla); "Uno che sta al mondo solo per tenere insieme la peluria" (Salvatore che parla acrimoniosamente del foltocrinito fidanzato della figlia); "Te lo dico se sarai comprensivo, generoso e degli anni '70" (Vincenzina che si appresta a confessare il tradimento). Stupenda la scena dell'inseguimento in tram ("Insegua quel tram"). Il toscanissimo Monicelli straordinariamente a suo agio in un contesto lombardo. Tognazzi eccezionale, ma molto brava anche Ornella Muti, splendida - ça va sans dire - diciottenne. Bella e tristissima la canzone di Jannacci "Vincenzina" (nota anche come "Vincenzina e la fabbrica").




5 comentarios:

  1. Disculpe pero quise bajar está película y se cayeron los enlaces.
    gracias
    saludos
    fabián

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  2. Estupendo film de Monicelli,con la dupla Muti/Tognazzi con una química especial al igual que en Primo Amore y La stanza del vescovo ambas de D.Risi.IMPERDIBLE y BELLÍSIMA ORNELLA.
    GRAZIE TANTE!!!!! Amarcord.

    Un cordial saludo.

    Eddelon

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