TÍTULO Baciami ancora
AÑO 2009
SUBTITULOS No
DURACIÓN 139 min.
DIRECTOR Gabriele Muccino
GUIÓN Gabriele Muccino
MÚSICA Paolo Buonvino
FOTOGRAFÍA Arnaldo Catinari
REPARTO Pierfrancesco Favino, Valeria Bruni Tedeschi, Stefano Accorsi, Adriano Giannini, Vittoria Puccini, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Sabrina Impacciatore, Marco Cocci, Primo Reggiani, Daniela Piazza, Alexia Murray
PRODUCTORA Fandango / Medusa Film
WEB OFICIAL http://specials.it.msn.com/baciamiancora/
GÉNERO Drama. Romance | Drama romántico. Secuela
SINOPSIS Secuela de "El último beso" (2001). En Baciami ancora, Carlo y Giulia se han separado y están a la espera del divorcio, aunque se vean con frecuencia a causa de su hija Sveva. Carlo se da cuenta de estar aún profundamente enamorado de su ex e intenta reconquistarla. Marco (Pierfrancesco Favino) siente en cambio que se está distanciando de su esposa, que durante años ha deseado en vano un hijo. Adriano (Giorgio Pasotti) vuelve tras diez años de ausencia, de los cuales dos en una cárcel de Colombia por droga, y lo que más desea es volver a estar con el hijo que abandonó recién nacido. La madre del niño, Livia (Sabrina Impacciatore), ha empezado hace poco una relación con Paolo (Claudio Santamaria), el perdedor del grupo, devorado por una depresión que le separa de todos. Alberto (Marco Cocci), por el contrario, es el único que aún busca una vida fuera de los esquemas, al margen de la rutina. Estas historias, hechas de pequeñas heridas, se enredan y desenredan a lo largo de las dos horas y veinte minutos de metraje, en los cuales crece progresivamente la angustia de los protagonistas, hasta llegar, no sin dramas y traumas, al ordenado micro-universo de una generación desorientada y trastornada que se caracteriza por la fragilidad de sus vínculos. Lo que el filósofo polaco Zygmunt Bauman denomina “amor líquido”. (FILMAFFINITY)
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Per i trentenni, portati da Gabriele Muccino ne «L'ultimo bacio» a un successo che nel cinema ha fatto data, sono passati quasi dieci anni ed eccoli di nuovo, in «Baciami ancora», tutti e cinque, Carlo, Marco, Paolo, Adriano, Alberto: sempre più alle prese con questioni sentimentali (adesso anche coniugali), avendo tutti più o meno sistemate quelle professionali negli agiati ambienti borghesi da cui provengono.
Uno così sta divorziando mentre la moglie si è già messa con un altro, un altro ha un pessimo rapporto con la moglie aggravato da mia sua ossessiva gelosia, un altro ancora quando suo figlio aveva appena un anno se n'è andato lontano, finendo, addirittura in prigione, e ora sua moglie si è legata a uno dei cinque che però soggiace a forti depressioni, vive di farmaci e sembra sempre alle soglie di terribili crisi.
Muccino, con equilibrio sicuro fra le cronaca e il dramma, ci fa seguire da vicino, quasi dal di dentro, tutte queste storie. Segna con forti sfumature i vari caratteri, andando a fondo tra le loro pieghe, alterna con saldo impatto narrativo le situazioni che via via li hanno al centro e in più momenti spinge intenzionalmente fino al diapason dell'esasperazione i tanti scontri in cui i singoli personaggi vengono coinvolti, specie nell' ambito delle controversie di coppia. Ora tenendo saldamente in primo piano i rapporti d'amicizia, se pur con contrasti, ora privilegiando quelli sentimentali con accenti che, pur accettando note romantiche, riesce sempre a mantenere asciutti e risentiti, anche nelle pagine più inclini all'emozione. In una Roma, ora solo quotidiana ora anche architettonica, ma senza compiacimenti, che sa farsi sempre cornice quieta a quei drammi anche i più laceranti.
Vi danno colore e calore non solo la canzone di Jovanotti con cui si conclude (come quella di Carmen Consoli ne «L'ultimo bacio») ma molte altre, cantate anche da Mina, da Jacques Brel, da Ornella Vanoni, felicemente coordinate dalle musiche di Paolo Buonvino.
Fra i pregi, l'interpretazione. Stefano Accorsi, che è sempre Carlo, si impone con classe e autorità, ben affiancato da Vittoria Puccini, la moglie, e da tutti gli altri amici, da Pierfrancesco Favino, a Claudio Santamaria, a Giorgio Pasotti, a Marco Cocci. Più maturati e sicuri, anche artisticamente, rispetto all'altro film.
Gian Luigi Rondi
Da Il Tempo, 27 gennaio 2010
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