TÍTULO Brutti, sporchi e cattivi
AÑO 1976
SUBTITULOS Si (Separados)
DURACIÓN 115 min.
DIRECTOR Ettore Scola
GUIÓN Ettore Scola, Ruggero Maccari
MÚSICA Armando Trovaioli
FOTOGRAFÍA Dario Di Palma
REPARTO Nino Manfredi, Francesco Anniballi, Maria Bosco, Franco Merli, Ettore Garofolo, Alfredo D'Ippolito
PRODUCTORA Compagnia Cinematografica Champion
PREMIOS 1976: Cannes: Mejor director
GÉNERO Comedia. Drama | Comedia negra. Pobreza
SINOPSIS El viejo Giacinto vive en los arrabales de una gran ciudad italiana con su esposa, hijos, nueras y nietos. En total casi veinte personas en la misma chabola. Casi todos los miembros de la familia son extremadamente egoístas, y sólo quieren el dinero que guarda afanosamente el padre de familia, un hombre huraño y tan miserable como los demás. Todos tratan de ganarse la vida, aunque algunos necesitan parte del dinero del padre para subsistir. (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Unir con HJ Split)
Subtítulos
Può un film richiamare alla memoria una catena quasi infinita di altre pellicole del passato, eppure mantenere per sé una indiscutibile originalità ? E' questa una delle prime riflessioni che abbiamo fatto a suo tempo nel vedere 'Brutti, sporchi e cattivi' e che ci sembra possa essere riproposta ancora oggi, a distanza di oltre trenta anni dall'uscita del film di Ettore Scola.
Naturalmente i primi riferimenti che vengono subito alla mente sono rivolti a Pasolini, alle sue borgate, alla sua capacità di raccontare il popolo e le sue miserie; e in questo confronto Scola riporta un piccolo vantaggio sul collega per le sue capacità narrative e per la sua tecnica, superiore a quella del regista bolognese, ma deve cedere il passo ad una considerazione che va al di là dell'aspetto squisitamente cinematografico e che invece colpisce sotto l'aspetto emozionale: tanto Pasolini amava i suoi personaggi di borgata e amava raccontarli, quanto Scola sembra prenderne le distanze, ne evidenzia i difetti per sottolinearne le debolezze umane, ma solo in qualche sporadica circostanza mostra partecipazione e comprensione per il loro dramma di miseria.
Ma non è solo a Pasolini che si pensa dopo aver visto questo film; c'è anche il cinema neorealista del dopoguerra da cui sicuramente Scola ha attinto, ma anche qui c'è da fare un doveroso distinguo: i protagonisti non sono più gli umili, i teneri reduci dalla guerra che provavano a ricostruire una vita semplice e dignitosa, bensì una comunità di derelitti che si arrangia alla meglio e già mira non solo al pane quotidiano, ma anche ad un minimo di benessere. Ne sono interpreti evidenti una serie di personaggi che si industriano in tutti i modi per migliorare la propria condizione, dalla mamma che cura il look della bella figlia impegnata a frequentare gente benestante, al giovane che, pur possedendo stimoli sessuali maschili, non esita a battere la strada travestendosi. E sono proprio questi personaggi, già prigionieri di una forma di mentalità piccolo borghese, ad apparire i meno graditi al regista.
Pellicola apparentemente semplice, e invece molto complessa, ha una trama che va comunque almeno brevemente riassunta. In una baraccopoli romana a poca distanza da San Pietro, viviamo il quotidiano di una famiglia allargata che vive in sovraffollamento, promiscuità e scarsissima igiene in una squallida baracca condivisa con topi e sporcizia diffusa. Il capofamiglia si chiama Giacinto, è un ubriacone che sottomette e maltratta tutti, intento a difendere un milione di lire che ha ricevuto come indennizzo per la perdita di un occhio. I suoi familiari non sono meno furfanti e provano in ogni modo a sottrarre il denaro a Giacinto. Questi, che non esita ad avere rapporti con una delle nuore e a fare il filo a due anziane strozzine che gestiscono una sorta di taverna, un bel giorno decide di portare a casa una prostituta e ne impone la presenza a tutta la famiglia. Questo episodio darà luogo ad una serie di reazioni scomposte che culmineranno nell'incendio della baracca.
Una storia grottesca più che realistica dunque, un ritratto appassionante quanto squallido, ironico e disturbante: in parole povere, un film che entra nella storia degli anni settanta, e non solo.
Non è questo il film migliore di Nino Manfredi: ora Geppetto cattivo, ora capitano Achab di un peschereccio alla deriva, c'è troppa gratuita gigioneria nella sua pur notevole interpretazione. Più Nino che Giacinto si potrebbe dire, più l'attore che il personaggio. Ciò non toglie che la sua immagine non si staccherà dalla memoria del cinefilo. Come non si staccherà quella della trovata forse più geniale del film: i bambini delle baracche che vengono rinchiusi a giocare in una enorme gabbia, come dei prigionieri o delle scimmie.
Scola, reduce dal successo di 'C'eravamo tanti amati' avrebbe potuto anche crogiolarsi sugli allori e dirigere un film più lineare, ma evidentemente non era nelle sue ambizioni quella di diventare un regista per famiglie o di aspirare al ruolo di cineasta politico. Troverà i suoi momenti migliori proprio a cavallo degli anni settanta e ottanta, basti pensare che a questo film farà seguito l'ottimo 'Una giornata particolare', ma raggiungerà la piena maturità artistica con un gran capolavoro solo qualche anno dopo con 'La famiglia'.
Naturalmente i primi riferimenti che vengono subito alla mente sono rivolti a Pasolini, alle sue borgate, alla sua capacità di raccontare il popolo e le sue miserie; e in questo confronto Scola riporta un piccolo vantaggio sul collega per le sue capacità narrative e per la sua tecnica, superiore a quella del regista bolognese, ma deve cedere il passo ad una considerazione che va al di là dell'aspetto squisitamente cinematografico e che invece colpisce sotto l'aspetto emozionale: tanto Pasolini amava i suoi personaggi di borgata e amava raccontarli, quanto Scola sembra prenderne le distanze, ne evidenzia i difetti per sottolinearne le debolezze umane, ma solo in qualche sporadica circostanza mostra partecipazione e comprensione per il loro dramma di miseria.
Ma non è solo a Pasolini che si pensa dopo aver visto questo film; c'è anche il cinema neorealista del dopoguerra da cui sicuramente Scola ha attinto, ma anche qui c'è da fare un doveroso distinguo: i protagonisti non sono più gli umili, i teneri reduci dalla guerra che provavano a ricostruire una vita semplice e dignitosa, bensì una comunità di derelitti che si arrangia alla meglio e già mira non solo al pane quotidiano, ma anche ad un minimo di benessere. Ne sono interpreti evidenti una serie di personaggi che si industriano in tutti i modi per migliorare la propria condizione, dalla mamma che cura il look della bella figlia impegnata a frequentare gente benestante, al giovane che, pur possedendo stimoli sessuali maschili, non esita a battere la strada travestendosi. E sono proprio questi personaggi, già prigionieri di una forma di mentalità piccolo borghese, ad apparire i meno graditi al regista.
Pellicola apparentemente semplice, e invece molto complessa, ha una trama che va comunque almeno brevemente riassunta. In una baraccopoli romana a poca distanza da San Pietro, viviamo il quotidiano di una famiglia allargata che vive in sovraffollamento, promiscuità e scarsissima igiene in una squallida baracca condivisa con topi e sporcizia diffusa. Il capofamiglia si chiama Giacinto, è un ubriacone che sottomette e maltratta tutti, intento a difendere un milione di lire che ha ricevuto come indennizzo per la perdita di un occhio. I suoi familiari non sono meno furfanti e provano in ogni modo a sottrarre il denaro a Giacinto. Questi, che non esita ad avere rapporti con una delle nuore e a fare il filo a due anziane strozzine che gestiscono una sorta di taverna, un bel giorno decide di portare a casa una prostituta e ne impone la presenza a tutta la famiglia. Questo episodio darà luogo ad una serie di reazioni scomposte che culmineranno nell'incendio della baracca.
Una storia grottesca più che realistica dunque, un ritratto appassionante quanto squallido, ironico e disturbante: in parole povere, un film che entra nella storia degli anni settanta, e non solo.
Non è questo il film migliore di Nino Manfredi: ora Geppetto cattivo, ora capitano Achab di un peschereccio alla deriva, c'è troppa gratuita gigioneria nella sua pur notevole interpretazione. Più Nino che Giacinto si potrebbe dire, più l'attore che il personaggio. Ciò non toglie che la sua immagine non si staccherà dalla memoria del cinefilo. Come non si staccherà quella della trovata forse più geniale del film: i bambini delle baracche che vengono rinchiusi a giocare in una enorme gabbia, come dei prigionieri o delle scimmie.
Scola, reduce dal successo di 'C'eravamo tanti amati' avrebbe potuto anche crogiolarsi sugli allori e dirigere un film più lineare, ma evidentemente non era nelle sue ambizioni quella di diventare un regista per famiglie o di aspirare al ruolo di cineasta politico. Troverà i suoi momenti migliori proprio a cavallo degli anni settanta e ottanta, basti pensare che a questo film farà seguito l'ottimo 'Una giornata particolare', ma raggiungerà la piena maturità artistica con un gran capolavoro solo qualche anno dopo con 'La famiglia'.
Ernesto Maria Volpe
Hola: Muchas gracias por las películas, tu blog se ha convertido en uno de mis favoritos, gracias también por compartirlas a través del mediafire, ya que el megauploaded y el rapidshare son lentos. Y para terminar,abusando de tu confianza, aquí te envío una pequeña lista con algunas clásicas comedias italianas, que quizá tuvieras a bien compartirlas con un apasionado del Cine Italiano, gracias por anticipado.
ResponderEliminarLo Scapolo (1955)
Un eroe dei nostri tempi (1955)
Poveri ma belli (1957)
I vitelloni (1953)
Un americano a Roma (1954)
Tutti a casa (1960)
Arrangiatevi (1959)
Guardie e ladri (1951)
Una domenica d'agosto (1950)
Gli uomini che mascalzoni (1932)
Il vigile (1960)
Il boom (1963)
L'arte di arrangiarsi (1954)
Gli anni ruggenti (1962)
Lo sceicco bianco (1952)
L'oro di Napoli (1954)
Il federale (1961)
La marcia su Roma (1962)
Il mafioso (1962)
La ragazze di San Frediano (1954)
Quattro passi tra le nuvole (1942)
La voglia matta (1962)
Giorni d'amore (1954)
Il commissario (1962)
L'amore in città (1953)
Due soldi di speranza (1951)
Il signor Max (1937)
La visita (1963)
Il maestro di Vigevano (1963)
Avanti c'è posto (1942)
L'onorevole Angelina (1947)
Amore e chiacchiere (1958)
Abbasso la miseria! (1945)
Bajando ¡Muchas Gracias!
ResponderEliminarEs increíble todas las maravillosas películas que has publicado... muy agradecido nuevamente.
ResponderEliminar