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jueves, 13 de enero de 2011

La Grande Strada Azzurra - Gillo Pontecorvo (1957)


TÍTULO La grande strada azzurra
AÑO 1957 
SUBTITULOS No
DURACIÓN 103 min.
DIRECTOR Gillo Pontecorvo
GUIÓN Franco Solinas, Gillo Pontecorvo, Ennio de Concini (Novela: Franco Solinas)
MÚSICA Carlo Franci
FOTOGRAFÍA Mario Montuori
REPARTO Yves Montand, Alida Valli, Francisco Rabal, Peter Carsten, Umberto Spadaro, Federica Ranchi, Terence Hill, Ronaldo Bonacchi, Giancarlo Soblone
PRODUCTORA Coproducción Italia-Francia-Alemania
GÉNERO Drama | Drama social

SINOPSIS Un pobre pescador italiano llamado Squarcio (Yves Montand) trata de sacar adelante a su familia (Alida Valli como su esposa) pescando de forma ilegal usando dinamita - lanzando granadas a mano en el océano para capturar el marisco-. Por desgracia para Squarcio, el pueblo de la isla tiene un nuevo jefe de la Guardia Costera, que está decidido a detener tal forma de pesca que supone una violación de la ley. (FILMAFFINITY)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)

Modesto il romanzo breve di Franco Solinas (edizioni Feltrinelli) a cui si è ispirato, modesto è anche il film di Gillo Pontecorvo: che tuttavia, mettendo a frutto la lezione del neorealismo e gli “appunti cinematografici” di realtà italiana colti nei suoi migliori documentari e cortometraggi, è riuscito a esordire con un film pulito, onesto, civile: un risultato al giorno d’oggi non trascurabile. Sostanzialmente fedelissimo alla storia di Solinas – alla vicenda di Squanciò, il pescatore della Maddalena che contro la Finanza e i suoi stessi compagni va a pesca con la dinamite, finché dilaniato da un’esplosione muore fiero e solitario com’è sempre vissuto. Pontecorvo ha sostituito alla prosa del testo, sicura ed essenziale ma un po’ manierata in senso hemingwayano, una prosa più calda e partecipe, una disposizione narrativa più calda e commossa. E al finale è introdotta una modifica importante: prima di morire Squarciò si rende conto dell’inutilità della sua rivolta solitaria, e addita ai figli la via della solidarietà con i loro compagni.


È un finale che avrebbe potuto suonare come retorico e gratuito révirement postumo se Pontecorvo, sviluppando con intelligenza le indicazioni del testo, non avesse saputo in precedenza illuminare con una certa chiarezza – maggiore comunque che nel Solinas – i rapporti del protagonista non solo con le forze dell’ordine (e con quelle della natura) ma anche con gli altri pescatori del villaggio: quelli che consapevoli di essere sfruttati dai grossisti non si ribellano andando a pesca con le bombe, ma cercando di organizzarsi su basi cooperativistiche. Questi uomini, come pure gli operai della cava, assumono un certo peso nel film, anche se soltanto enunciato: mentre nel romanzo i soli veri amici di Squarciò sono gli altri “bombardieri”, Treddenti e Santamaria, con i quali il protagonista si abbandona a lunghe bevute notturne (e i rapporti con la moglie stessa sono di natura esclusivamente sessuale). Pontecorvo non ha dunque interpretato la figura di Squarciò in senso liricizzante-esistenziale, non ha posto in rilievo la sua solitudine, la sua fierezza granitica, il suo alone vagamente mitico: ha cercato di farne un personaggio umanamente contraddittorio, radicato in un mondo preciso.
È innegabile d’altronde che, per una contraddizione curiosa ma in fondo spiegabile, le pagine più felici siano proprio quelle lirico-descrittive, mentre i personaggi e le battute destinate ad ampliare e a precisare criticamente la portata della storia risultano spesso manchevoli, esteriori: e così pure le vicende amorose della figlia di Squarciò, o i problemi del maresciallo che – quasi una macchietta nel romanzo – non riesce a non giustificare umanamente l’illegalità; per non parlare del breve flashback che ci presenta i due protagonisti prima del matrimonio. Fra il linguaggio, tendenzialmente naturalistico ed elegiaco, e le intenzioni “storicistiche” si avverte cosi una frattura, come del resto accade spesso ai giovani registi (pensiamo allo stesso Maselli de Gli sbandati). E oltre alla mancanza di respiro nuocciono al film l’assenza di precisi riferimenti ambientali, la genericità del paesaggio geografico e umano: una maggior veridicità si sarebbe forse ottenuta con un parlato più dialettale e con attori non professionisti.
Guido Fink
Da Cinema Novo, 1957 

6 comentarios:

  1. Gracias por tan bellos momentos de buen cine.

    David.

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  2. David
    Gracias a por tu comentario. Espero que podamos seguir compartiendo el cine italiano que, por lo visto, nos gusta.
    Un abrazo.

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  3. Te pido encarecidamente esta película. La busqué por todos lados y no la encuentro.

    Desde ya, muchas gracias. Un abrazo.

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  4. Disculpa. La copia que te pido, si es posible, es una DUAL que posee una pista de audio en español. Que yo sepa no hay subtítulos en español de esta película con lo cual mi solicitud se corresponde a una versión que pueda verse en español.

    Gracias de antemano.

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    Respuestas
    1. La que tengo está en italiano y subtítulos en inglés (separados).
      ¿Interesa?

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    2. Por el momento no; por lo menos hasta que aparezcan subtítulos en español. Muchas gracias por la atención. Saludos.

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