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domingo, 19 de febrero de 2012

Non è giusto - Antonietta De Lillo (2001)

TÍTULO ORIGINAL 
Non è giusto
AÑO 
2001
IDIOMA 
Italiano
SUBTITULOS 
Italiano e Inglés (Separados) 
DURACIÓN 
100 min. 
DIRECTOR 
Antonietta de Lillo
GUIÓN 
Antonietta de Lillo, Mattia Betti 
MÚSICA 
Antonio Fresa
FOTOGRAFÍA 
Cesare Accetta
REPARTO 
Maddalena Polistina, Daniel Prodomo, Valerio Binasco, Nadia Carlomagno, Rosa Di Brigida, Antonio Manzini, Raffaele Maresca, Monica Nappo, Lucia Ragni, Antonella Stefanucci
PRODUCTORA 
Bianca Film / Mikado Film / Megaris
GÉNERO 
Drama. Comedia

Sinópsis
Sofía y Valerio se encuentran casualmente en una soleada pero desierta Nápoles, ambos con la ausencia absoluta de las madres. Sus padres son dos hombres solitarios, cuarentones y separados, que recurren a las mentiras para que sus hijos sientan un poco de seguridad y estabilidad dentro de la situación familiar. Sofía y Valerio pronto convertirán su amistad en la seguridad que buscaban, y a Nápoles en su territorio de juego y experimentación. (FILMAFFINITY)
 
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Antonietta De Lillo descrive il suo film "Non è Giusto"
prodotto da Megaris - Mikado in collaborazione con Tele+.

Sofia, undici anni, e Valerio, dodici anni, sono i protagonisti del film “Non è giusto”. La realtà è osservata attraverso i loro occhi, il loro sguardo si poggia sulle vicende del mondo dei “grandi”, spostandosi gradualmente verso la comprensione delle loro paure e dei loro desideri. Il mondo degli adulti è come un castello di sabbia, le cui fondamenta si reggono a malapena. Quali spazi si offrono ai bambini, perché possano conservare l’integrità della loro esistenza?
Quali opportunità vengono loro concesse per il controllo delle proprie vite? Quali possibilità sopravvivono all’inconsapevole prevaricazione degli adulti?
Le domande si susseguono, cercando di far luce su un territorio, quello dell’infanzia, ove comunemente approdano i dubbi e le incertezze della maturità.
Il mito della crescita, della consapevolezza, non prevede inversioni di rotta, fuggendo senza pause dall’infanzia all’adolescenza, dalla maturità alla vecchiaia: il pericolo è quello di arenarsi o che la rotta subisca deviazioni involontarie e irreversibili che tradiscono i desideri, oppure che questo percorso non corrisponda nei fatti alla nostra volontà.
Esprimere questa volontà, dunque esercitarla, è la vera possibilità che rimane ai nostri bambini, una possibilità inalienabile e che la storia di Valerio e Sofia vorrebbe sopratutto affermare, prima ancora dell’effettiva capacità di metterla in pratica. Ritengo che in ciò risieda una delle motivazioni - forse per me la più importante - del film: il desiderio di restituire all’infanzia ciò che le è stato sottratto dal mondo degli adulti.
“Non è giusto” racconta una storia di crescita, di amicizia e di coraggio; una storia capace di sfiorare, in taluni momenti, anche toni fiabeschi, pur mantenendosi nei limiti di un rigoroso realismo, imposto dai suoi personaggi e dalla quotidianità di cui si nutrono.
Di qui, la scelta di realizzare il film su supporto digitale, quale mezzo capace di aderire alla realtà circostante con più naturale prontezza rispetto a tecnologie più tradizionali e “pesanti”.
Il mondo dei bambini necessita di mobilità, flessibilità e discrezione: qualità che fanno del mezzo digitale il sistema più adatto a raccontare una storia come quella di “Non è giusto” che desidera posare lo sguardo con leggerezza, sul caos e l’instabilità che circonda noi e i nostri figli.


Sofia (Maddalena Polistina) e Valerio (Daniel Prodromo) due giovanissimi ragazzini, (rispettivamente di undici e di dodici anni) si incontrano, per caso, in una Napoli afosa, assolata e semideserta e stringono, immediatamente, una sincera amicizia. Nel confidarsi, scoprono di essere entrambi figli di genitori quarantenni, separati.
Giacomo, il papà di Sofia è un avvocato che non sa mettere ordine nella propria vita sentimentale; in perenne rotta di collisione con la sua ex moglie, ha avuto un figlio da un'altra compagna ed ha, attualmente,  una relazione sentimentale con una donna che non ama e dalla quale aspetta un figlio che non vuole riconoscere.
Matteo, il papà di Valerio è, invece, sempre in bolletta ed incapace di crescere e di assumersi le proprie responsabilità. Simpatico, ma attratto fatalmente dalle bevande alcoliche, ha un pessimo rapporto con la sua ex moglie ed ha una disinvolta relazione amorosa con una collega di lavoro. Sofia e Valerio trascorreranno le vacanze insieme, permettendo, così, ai rispettivi genitori di fare i conti con il difficile mestiere dei genitore. “I bambini ci guardano” era il titolo di un vecchio film, girato nel 1943, da Vittorio De Sica e narrava la storia di Pricò, un bambino di sette anni, costretto ad assistere ai continui litigi dei propri genitori. Circa quarant’anni dopo Antonietta De Lillo, giovane regista napoletana, ripropone un’altra toccante immersione nel mondo dei bambini. Protagonisti della vicenda sono Sofia e Valerio, due ragazzini provati precocemente dalla separazione dei propri genitori. Che la regista faccia il tifo per loro, appare evidente sin dalle prime battute e con il suo sguardo, attento e partecipe, li in-segue per tutto il film, per poter meglio documentare la loro confusione e smarrimento. Giacomo e Matteo, i loro giovani papà, incapaci di dipanare i più elementari intrecci amorosi, non sono altro che degli inguaribili bugiardi e degli eterni pasticcioni; le loro ex mogli, invece,  emotivamente assenti, sono, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Da queste premesse narrative si potrebbe pensare ad un film schierato e di parte, con velleità di stampo sociologico, moralistico o di denuncia sociale. Niente di tutto questo. La regista, con garbo e con tocco leggero, vuole proporci uno spazio di riflessione sugli inevitabili scompensi emotivi e relazionali che si vengono a creare nelle famiglie di genitori separati.  In tutto il film Sofia e Valerio braccano, costantemente, con i loro sguardi i loro genitori; li ascoltano, li respirano, si nutrono dei loro gesti, delle loro risposte, delle loro pietose bugie, dei loro scatti emotivi e dei loro interminabili ed incomprensibili silenzi. Ed anche se (spesso) deprivati di uno spazio di contenimento affettivo, i piccoli protagonisti non giudicano, non criticano, non attaccano ma, all’opposto, sostengono, comprendono e si mostrano indulgenti e protettivi nei confronti dei loro “impresentabili” genitori. De Lillo è indulgente (forse fin troppo) nei confronti del mondo degli adulti e sembra volerci ricordare come il mestiere di genitore, già di per sé ricco di insidie e di pericoli, diventi maledettamente più difficile quando una coppia viene scompaginata. La regista sceglie un tema difficile, non banale e ci mette dentro l’anima ed il cuore. Per rendere ancora più digeribile la narrazione, la regista, qua e là, dopo l’ennesimo litigio tra i gli ex genitori, edulcora ed alleggerisce la trama, inserendo nel testo, dei tocchi dal sapore fiabesco e fantastico.
De Lillo non condanna, non giudica, non fornisce risposte ma sembra voglia rimandare lo spettatore allo svolgimento dei temi proposti. Lo stesso titolo del film sembra voler essere un grido d’allarme affinchè gli adulti non sottovalutino la difficile condizione nella quale certi bambini sono costretti a crescere e ad affrontare gli urti della vita.
Recensione pubblicata sulla Rivista "Friendly" Numero 7- Luglio 2005
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/non%20%C3%A8%20giusto%20antonietta%20de%20lillo.htm

10 comentarios:

  1. Cinema napoletano !

    Vi ringrazio molto.

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  2. no funcionan los enlaces de descargas,la podrian poner en linea.

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  3. podrias por fabor poner los enlaces de descarga en el archivo rar att.. 16 de diciembre de 2012 08:44

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  4. Los enlaces asi estan bien, si no los quieres cambiar,pero solamente sirbe el primero podrias checarlos Amarcord.

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  5. Acabo de probarlos y funcionan bien.

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    Respuestas
    1. Charros...entonses no se que pasa tengo la parte dos pero no corre el video. att..16 de diciembre de 2012 16:05

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  6. Ciao potresti riattivare anche questo.
    Grazie
    Marco

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