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lunes, 17 de diciembre de 2012

Honolulu baby - Maurizio Nichetti (2001)


TÍTULO ORIGINAL Honolulu Baby
AÑO 2001 
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACIÓN 89 min. 
DIRECTOR Maurizio Nichetti
GUIÓN Giovanna Carrassi, Richard Clement Haber, Maurizio Nichetti
MÚSICA Carlo Siliotto
FOTOGRAFÍA Saverio Guarna
REPARTO Maurizio Nichetti, Maria de Medeiros, Jean Rochefort, Paulina Gálvez, Dorotea Brandin, Marián Aguilera
PRODUCTORA CIDIF / RAI Cinemafiction
GÉNERO Comedia. Drama 

SINOPSIS Esta comedia de Mauricio Nichetti retoma el personaje protagonista de su celebrada realización “Rataplan”. Aquí, el ingeniero petrolero Colombo (Maurizio Nichetti) casado con Margarita (María de Medeiros), una mujer de carrera. Su matrimonio es muy monótono, ella no quiere un hijo y él se resigna ante la decisión de su esposa. Un día, el ingeniero es llamado por su jefe en la compañía multinacional donde trabaja y allí le comunican que será enviado a una (inútil) misión en el extranjero. En realidad, el jefe quiere quitárselo de encima y no sabe cómo, por lo que decide enviarlo a un lugar llamado Melancias, que resultará ser un pueblo habitado por mujeres, que se disputan los pocos hombres que existen, mantenidos en condiciones miserables. (FILMAFFINITY)


Synopsis
Alberto Colombo è un ingegnere petrolifero sposato con Margherita, donna in carriera. La loro vita è monotona, lei non vuole figli, lui non si rassegna. Un giorno Alberto è chiamato dal suo capo: viene inviato all'estero per una missione inutile, l'anticamera di un vero e proprio licenziamento. Alberto, lasciandosi alle spalle una moglie insoddisfatta, parte tutto solo per Melancias, un paese sperduto che, in un recente passato, ha già ingoiato molti suoi colleghi ...
In realtà Melancias nasconde qualche segreto più o meno gradevole che sarà svelato ad Alberto Colombo da Christian, unico uomo sopravvissuto in quel luogo ai confini del mondo.La moglie, in Italia, ha tempo di scoprire l'inutilità del carrierismo, di accettare avances di un collega intraprendente, di rivalutare il rapporto col marito, che credeva inaridito. Passano nove lunghi mesi durante i quali Alberto Colombo riuscirà a portare a termine più di un'impresa clamorosa...
Nove mesi sono lunghi, possono far nascere una vita, possono contribuire a cambiarla radicalmente. Al ritorno in Italia Alberto troverà più di una sorpresa.
La più importante di tutte una moglie innamorata che ora è disposta anche a seguirlo in capo al mondo. Proprio a Melancias, terra benedetta, dove Alberto viene rispedito con uno stipendio triplicato e onori da trionfatore.
Solo all'idea di tornare laggiù Colombo si sente svenire... Margherita lo incoraggia, ancora una volta lo convince, ma per loro le sorprese di Melancias non sono ancora finite ... Una favola sempre a cavallo tra fantasia e realtà. Un sogno per evadere da una cronaca quotidiana che troppo spesso rischia di soffocarci.

Nota di regia
Vent'anni dopo RATATAPLAN ecco tornare sullo schermo un'avventura dell'ingegner Colombo. Allora il film cominciava con uno strano test attitudinale che impediva all'ingegner Colombo di venire assunto in una multinazionale che già parlava inglese. A quei tempi Colombo poteva ancora vivere ai margini di una grande città, permettendosi un orgoglioso mutismo in una dimensione di sana creatività.
Oggi, finalmente assunto da quella famosa multinazionale, sposato a una donna in carriera, circondato da nuove tecnologie di comunicazione, non può sottrarsi all'uso dell'odiato inglese.
Anzi, proprio un uso elementare di questa lingua lo porterà a vivere lontano dall'Italia la sua più incredibile avventura. In un mondo che si chiama mercato globale, dove le distanze si sono accorciate, le ambizioni si sono allargate, i sogni si possono realizzare nelle circostanze più pazze anche dall'altra parte del mondo.
Honolulu BABY è un'altra epoca della vita di Colombo, un'epoca in cui, abbandonate le velleità e le illusioni di una precarietà creativa, ci si trova quotidianamente alle prese con il montaggio di un mobile Ikea, con un hamburger di Mc Donald, con l'obbligo e l'incubo di un'inglesizzazione del quotidiano, senza la quale non si può accedere al computer, leggere un inserto di giornale o anche semplicemente giocare.
L'idea che mi ha semplicemente affascinato è che questa lotta quotidiana con una lingua diversa dalla nostra è comune a tutti i paesi del mondo non anglosassoni.
Un francese, uno spagnolo o un tedesco hanno gli stessi mobili Ikea, mangiano gli stessi hamburger Mc Donald, hanno gli stessi problemi di decifrare un errore di tipo 2 sul computer che chiude inaspettatamente tutti i file in lavorazione...
Vent'anni dopo RATATAPLAN, vivere senza parlare è un lusso che non ci possiamo più permettere e se siamo proprio obbligati a parlare non si può non parlare inglese !
http://www.nichetti.it/honolulubaby/
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Nichetti: la fuga, le lingue e il digitale
Quattro chiacchiere con Maurizio Nichetti
Incontro con l’attore e regista milanese in occasione dell’anteprima fiorentina di Honolulu baby

In “Honolulu Baby” si parlano un po’ tutte le lingue, soprattutto l’inglese. E non ci sono sottotitoli...
Non credo che le battute in lingue diverse dalla nostra arrivino a penalizzare il pubblico, d’altra parte non capire qualcosa fa parte del gioco, oggi è così: conviviamo con diverse culture, viaggiamo di più, e siamo costretti ad arrangiarci.

In “Honolulu Baby” torna l’ingegner Colombo vent’anni dopo...
Nel film l’ingegner Colombo, innamorato della moglie ma da lei trascurato, va a Melancias e non sa cosa troverà, né la fine che hanno fatto i colleghi che l’hanno preceduto: lui arriva in questo posto e scopre pian piano la particolarità locale, ma non ha nessun tipo di malizia su questa situazione. Fino a quando non viene sedotto per la prima volta in una fattoria non ha neppure collegato il fatto che tutte le donne che incontra possano costituire un oggetto sessuale: in questo è molto infantile. Come una persona ingenua che viene sedotta, a questo punto perde la testa, accorgendosi che a Melancias ci sono 320 possibilità d’avventura.

Ma non si tratta di un film sul classico harem: come è nata l’idea?
Sette anni fa due ragazzi, co-sceneggiatori del film con me, sono venuti da me a Milano a portarmi un soggetto. Non mi piaceva, ma loro erano simpatici e scrivevano bene, allora li ho invitati a scrivere una storia per me, magari su uno che va in una città delle donne. L’ho detto un po’ per scherzo, un po’ per provocarli: cercavo di fargli capire che avevo bisogno di una stranezza. Loro sapevano che avevo girato Ratataplan con un ingegnere assunto da una multinazionale ed uno di loro, che è brasiliano, ha pensato che nel suo paese ci sono città molto povere dove tutti gli uomini emigrano per cercare lavoro lasciando le donne a casa. Un presupposto molto realistico: son tornati dopo un mese con tre paginette in cui c’era scritto che un ingegnere veniva mandato a cercare petrolio in un paese molto povero che si chiamava Melancias ed esisteva davvero nel Nord Est del Brasile. Da quel momento lì a quando è stato fatto il film sono passati sei anni e per almeno quattro abbiamo lavorato a non farlo sembrare un film maschilista.

Dev’essere stata dura girare nel deserto con un cast così numeroso.
Girare nel deserto con 320 donne non è stata certo una cosa divertente, perché avevamo grosse difficoltà logistiche: in mezzo al deserto, con un vento pazzesco, prima di tornare in albergo la troupe e gli attori erano costretti a passare davanti ad un compressore per tirar via tutta la polvere accumulata con l’aria compressa. Le riprese, compresi gli spostamenti, sono durate in tutto dieci settimane. E poi si tratta di un film complicatissimo, perché ci sono 1.200 inquadrature in un’ora e mezzo di durata, il ritmo del film è di un’inquadratura ogni quattro secondi.

Quali sono le innovazioni tecniche utilizzate per “Honolulu Baby”?
Il film è stato girato in full frame e quindi lavorato in digitale per ottenere un effetto cinemascope: sono quegli effetti speciali che non si vedono ma cambiano il modo di fare cinema. E’ lo stesso sistema adottato dai fratelli Coen in Fratello dove sei? e da Sodenbergh in Traffic: in pratica gli effetti speciali diventano utilizzabili anche per il cinema d’autore. Un discorso a parte riguarda la post-produzione in digitale: noi l’abbiamo fatta con la curiosità, lo stupore e il fascino della prima volta. Abbiamo fatto quasi una campionatura di possibilità, non è che abbiamo scritto il film sapendo tutte le cose che avremmo potuto fare: ma adesso che l’abbiamo imparato nelle prossime sceneggiature ci potremo permettere delle grandissime libertà.
Paolo Boschi
http://www.scanner.it/cinema/nichetti222.php

A più di vent'anni da Ratataplan, il suo sorprendente esordio registico, Maurizio Nichetti in Honolulu baby torna a vestire i panni dell'ingegner Colombo, finalmente assunto da una multinazionale in cui l'amministratore delegato vigila come un Big Brother virtuale sulla perfetta inglesizzazione dei suoi dipendenti. Nonostante il protagonista sia innamorato della moglie, nel momento per la consorte i figli sono un lusso da sacrificare sull'altare di una carriera da McDonald, in più la falce dei tagli aziendali si abbatte su Colombo affidandogli un incarico dal quale nessuno dei colleghi che l'hanno preceduto ha mai fatto ritorno: una trasferta brasiliana nella sperduta Melancias, alla ricerca di un fantomatico giacimento di petrolio, in pratica l'anticamera di un sicuro licenziamento. Partito a malincuore da Milano, Colombo arriva in un paesino abitato da oltre trecento donne e può contare solo sull'aiuto di Cri Cri, un anziano francese ricco di joie de vivre che a Melancias si è ambientato a meraviglia. Diventato il palese oggetto del desiderio del personale della pensione (per tacere del resto dell'abitato), dopo il primo estemporaneo e casuale assalto erotico Colombo si lascia contagiare dalla situazione e chiede più tempo al suo principale afferrmando di aver forse trovato l'oro nero. In breve si scoprirà futuro padre di sette creature da rispettive sei compagne, arriveranno migliaia di chilometri di tubi, utlizzati non per un oleodotto ma per un utlile acquedotto che risolleverà le sorti del paese. Nonostante tutto, l'ottimismo del protagonista gli procurerà inaspettate soddisfazioni professionali, in vista del ritorno con sorpresa a Melancias. E' Honolulu baby, l'ultimo film di Maurizio Nichetti, una commedia intelligente, intrigante e ricca di fantasia: a partire dal titolo, che richiama l'omonima canzone interpretata da Laurel & Hardy ne I figli del deserto. Funziona più o meno tutto, e risulta ottima l'idea dell'imperante inglesizzazione circolante nei dialoghi del cast, molto aperta a libere contaminazioni con l'italiano, il francese e lo spagnolo - e peraltro quasi mai ardua da seguire nello sviluppo del plot -. La storia è semplice, quasi esile, ma risulta allo stesso tempo ricca di spunti e d'ironia: è quasi un miracolo che non perda coesione fino ai titoli di coda (anche questi da non perdere, come gli spostamenti continentali in chiave cartoon), ma arriva dritta all'obiettivo anche grazie ad una serie di siparietti comici, a personaggi 'strani' ed a sprazzi di surrealismo. Rispetto ai compartimenti stagni del cinema nazionale Nichetti si conferma dunque un autore 'a parte' con una commedia a tratti deliziosa e fragile come un fiocco di neve nel deserto: un film vivace che riesce a parlare di donne e di femminilità con delicatezza e realismo, senza riproporre il classico stereotipo italiota del protagonista maschile perso nei meandri di uno villaggio-harem. Una piccola anomalia insomma, ma di quelle che arrivano a segno e smuovono i sentimenti del pubblico con fantasia: non c'è che da augurarle la miglior fortuna.
Paolo Boschi
http://www.scanner.it/cinema/honolulu221.php

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