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domingo, 16 de diciembre de 2012

Il giardino dei finzi contini - Vittorio De Sica (1970)

TÍTULO ORIGINAL 
Il giardino dei Finzi-Contini
AÑO 
1971
IDIOMA 
Italiano
SUBTITULOS 
Español (Separados)
DURACIÓN 
92 min. 
DIRECTOR 
Vittorio De Sica
GUIÓN 
Ugo Pirro, Vittorio Bonicelli, Elio Katz, Vittorio De Sica (Novela: Giorgio Bassani)
MÚSICA 
Manuel De Sica
FOTOGRAFÍA 
Ennio Guarnieri
REPARTO 
Dominique Sanda, Lino Capolicchio, Helmut Berger, Romolo Valli, Fabio Testi, Camillo Cesarei, Inna Alexeief
PRODUCTORA 
Coproducción Italia-Alemania; Documento Film / Central Cinema Company Film (CCC)
GÉNERO 
Drama | Años 30. II Guerra Mundial 

Sinópsis
Finales de los años treinta, Ferrara (Italia). Los Finzi Contini son una de las familias más influyentes de la ciudad: ricos, aristocráticos y judíos. Sus hijos, ya adultos, Micol y Alberto, tratan de crear un restringido círculo de amistades para poder jugar al tenis y celebrar fiestas, pero viven ajenos al mundo que los rodea. En ese círculo entra Giorgio, un judío de clase media que se enamora de Micol. Ella parece divertirse a su costa; incluso hace el amor con uno de sus amigos cuando sabe que Giorgio los está espiando. Al mismo tiempo que estos juegos sentimentales tienen lugar, importantes acontecimientos políticos afectarán dramáticamente a los Finzi Contini. Drama basado en la novela homónima de Giorgio Bassani. (FILMAFFINITY)

Premios
1971: Oscar: Mejor película de habla no inglesa. 2 nominaciones
1971: Festival de Berlín: Oso de Oro, Premio Interfilm - Otto Dibelius
1970: Premios David di Donatello: Mejor película (ex-aequo)

2 

Siamo a Ferrara, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Un gruppo di giovani gravita attorno alla magnetica figura di Micol Finzi Contini, figlia di un’antica e aristocratica famiglia ebrea della città; i giovani, tra i quali Giorgio, si recano nello splendido parco della villa di proprietà della famiglia per giocare a tennis con Micol e con il fratello di quest’ultima, Alberto, un giovane di salute cagionevole. Mentre al di fuori della cinta di mura della villa il mondo sembra precipitare nella follia, il gruppo dei ragazzi si muove pigramente in una vita quasi dorata, sospesa in un limbo in cui la percezione della tragedia imminente è minima. I giovani non sembrano credere al pericolo rappresentato dalle leggi razziali, così come la famiglia Finzi Contini, che continua nella sua algida e defilata vita, vissuta con aristocratico distacco dal resto della comunità ebraica.
Attraverso i flashback dei ricordi di Giorgio, assistiamo alla rievocazione dei primi incontri in sinagoga tra Micol e Giorgio stesso, la loro amicizia, che con il passare degli anni si trasforma, per il giovane, in amore.
Un amore non corrisposto dalla enigmatica Micol, che vede nel giovane solamente un amico e confidente; nel frattempo il tempo scorre e gli avvenimenti si accavallano. La famiglia di Giorgio, sopratutto suo padre, è la prima a rendersi conto che le cose stanno cambiando; un fratello di Giorgio viene mandato in Francia a studiare, mentre lo stesso Giorgio inizia a capire che le cose stanno avviandosi verso una china pericolosa. Nel frattempo il gruppo di amici continua a vedersi nell’ameno giardino dei Finzi Contini, ma gli eventi precipitano. Alberto si indebolisce sempre di più, mentre all’esterno vengono inasprite le leggi razziali, che portano ad una riduzione delle libertà personali dei vari protagonisti. Un giorno Micol parte per Venezia, subito dopo una giornata rivelatrice vissuta con Giorgio; durante un temporale estivo i due giovani si rifugiano in un padiglione della villa,e Giorgio tenta di baciare Micol, che però reagisce scansandosi. Da quel momento il rapporto tra i due giovani cambia irreversibilmente; con la partenza di Micol, Giorgio riprende a studiare, frequentando la biblioteca dei Finzi Contini e di conseguenza Alberto e il di lui amico Giampaolo, un giovane di idee comuniste. Il ritorno di Micol dal viaggio è per Giorgio la delusione definitiva; la donna rifiuta le sue offerte amorose, e lo invita a non frequentare più casa Finzi Contini. Nel frattempo la vita parallela della società, del mondo è andata avanti, e si vedono le conseguenze dell’entrata in guerra dell’Italia e della promulgazione di nuove leggi razziali. Un amico di Giorgio, ebreo, viene arrestato, mentre Alberto, consumato dal suo male, muore e viene tumulato in una delle sequenze più commoventi del film. Il mondo dorato in cui vivevano i giovani si è ormai dissolto,e una sera Giorgio riceve l’ultima e definitiva delusione: guardando aldilà della cinta di mura di villa Finzi Contini, vede Micol intrattenersi in un amplesso proprio con il suo amico Giampaolo. La delusione subita è fortissima, ed è appena mitigata dal franco colloquio che il giovane ha con suo padre, che lo riconcilia con l’uomo, dal quale era diviso da profonde divergenze sul come affrontare la loro situazione di ebrei in un paese che stava avviandosi sulla china abominevole del razzismo. La guerra, la vita, spazzano via anche gli ultimi residui della giovinezza dei protagonisti; Giampaolo, inviato in Russia, cade combattendo e Giorgio resta in pratica l’unico superstite del gruppo di amici, perché un giorno la polizia fascista arresta tutta la famiglia Finzi Contini, inclusa Micol. Nella scuola dove ha studiato, nella stessa classe in cui la ragazza fieramente prima del suo gruppo aveva vissuto un’infanzia e un’adolescenza dorata, si conclude la storia personale di Micol; con altri poveri sventurati, aspetta la sua destinazione finale, che non viene rivelata, ma suggerita, il campo di concentramento. Troverà però un insperato appoggio nel padre di Giorgio, che è riuscito a mettere in salvo la sua famiglia, ma non se stesso. Il cerchio si chiude: Micol ha ritrovato parte delle sue radici e il destino di tutti si compie, anche se non viene esplicitamente rivelato.
Diretto da Vittorio De Sica, Il giardino dei Finzi Contini diverge in molti punti dal romanzo di Bassani, e non poteva essere altrimenti. Spariscono i dettagli di tutti i discorsi tra i giovani, non c’è la storia della famiglia Finzi Contini, manca tutta la parte relativa alla vita di Giorgio dopo la partenza di Micol per Venezia, e sopratutto manca la degradante esperienza fatta in un bordello dal giovane. Motivo per il quale Bassani litigò con De Sica, fino a togliere il suo nome dalla sceneggiatura. De Sica costruisce comunque un ottimo prodotto, rendendo con una luce soffusa, quasi flou, l’atmosfera pigramente indolente del gruppo di giovani, limitandosi però a sfiorare l’ossatura del romanzo per forza di cose. Il prodotto finale è di gran levatura, grazie all’enorme mestiere del regista, e si lascia apprezzare, a patto di non tracciare parallelismi con il romanzo. Il film è un’opera a se stante, basata sul complesso rapporto che si viene a creare tra Micol e Giorgio, anche se va detto che la figura della ragazza rimane alla fine misteriosa ed enigmatica. Solo sfiorate le figure di Alberto con qualche allusione maliziosa alla vera natura del suo rapporto di amicizia con Giampaolo, con una pesante allusione anche ad un rapporto morboso tra i due fratelli. Un film ben fatto, carico di atmosfera, dai ritmi lenti e sognanti fino ad un punto; splendida la parte finale, sopratutto quella incentrata sul funerale di Alberto e sul rastrellamento in casa Finzi Contini. Gli attori fanno la loro parte, con dignità e professionalità: bene Dominique Sanda, che rende imperscrutabile il personaggio di Micol, così come era nelle intenzioni del regista, bene Lino Capolicchio, il giovane e tormentato Giorgio. Discreta la prova di Fabio Testi nel ruolo di Giampaolo, mentre sicuramente resa in maniera ambigua, come suo solito, quella di Alberto da parte di Helmut Berger. Ottimo Romolo Valli nel ruolo del padre di Giorgio. Il film vinse l’Oscar come miglior film straniero nel 1971, anche se ebbe recensioni non entusiastiche da parte della critica.
Paul Bari
http://www.rapportoconfidenziale.org/?p=5847
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Es curioso como en cine hay que temas, quizás por repetición, parecen provocar un cierto rechazo a veces casi instantáneo. Así sucede con el nazismo y el Holocausto, seguramente el ejemplo más sangrante; particularmente a mí me suele dar un poco de pereza ver una película dedicada a ello si el enfoque no tiene ningún aporte de originalidad. Este es el caso de "El jardín de los Finzi Contini", un afectado romance de trasfondo histórico teñido de solemnidad y seriedad. A pesar de que fue galardonada con el Oscar a mejor película extranjera y el Oso de Oro en Berlín, su perduración en el tiempo ha sido más bien discreta. Entre otras cosas, por el hecho de que Vittorio De Sica, eminente maestro del neorrealismo, es mucho mejor recordado por otros filmes, y de hecho “El jardín de los Finzi Contini” tiene aspecto de encargo (es una adaptación de un novelón de Giorgio Bassani) y fue realizado en una época de declive para De Sica.
En la ciudad norteña de Ferrara habitan diversas familias judías adineradas, entre ellas los Finzi Contini. La película retrata el auge del fascismo en los albores de la guerra y cómo repercute en los derechos y posición social de los judíos, además de personalmente en los protagonistas. Principalmente dos: Giorgio y Micòl, la hija de los Finzi Contini. En esa turbulenta atmósfera se desarrolla la relación entre ambos jóvenes y algún que otro amigo más.
“El jardín de los Finzi Contini” no es mala película, pero se queda a las puertas de ser una buena. O sea, de destacar, de sorprender, de enganchar, de proporcionar esa originalidad que mencionaba. Su academicismo echa mucho para atrás, todo en ella es bastante predecible y con regusto a conocido, desde la evolución del romance entre Giorgio y Micòl hasta escenas muy concretas, particularmente las que ofrecen esas mini-lecciones de historia sobre el impacto del fascismo (ej: cuando a Giorgio le echan de la biblioteca o a su familia no se le permite tener doncella por ser judíos). Toca decir aquello de que es una película con esqueleto de telefilme, sobre el que hay que poner mucha carne para intentar elevarla. Y hay que decir que De Sica se esfuerza mucho y lo consigue.
Efectivamente, "El jardín de los Finzi Contini" (que pese a todo se deja ver muy bien) cuenta con dos inestimables aportaciones. La primera es la del director de fotografía Ennio Guarnieri, con quien De Sica filma las imágenes envueltas en un aura un tanto irreal, casi mágica, impregnadas de una borrosa neblina e iluminadas por una luz blanquecina y brillante que rescata un poco de personalidad propia para la película. La de la hermosísima Dominique Sanda que da vida a Micòl es la segunda y más importante colaboración y el motivo por el que quería escribir esta entrada (más bien, publicar las imágenes). Su rostro celestial es perfecto para el "mood" triste y bello con el que De Sica rueda en las calles, los salones y los jardines de Ferrara, y aunque quizás es un poco atrevido, un ejemplo de cómo la presencia y los primeros planos de una actriz pueden insuflar tanta sangre al celuloide. "El jardín de los Finzi Contini" es una de esas películas para ver una vez, a pesar de alguna secuencia inusitadamente brillante (las llamadas telefónicas anónimas a la casa de Giorgio mientras la familia canta reunida a la mesa)... salvo, tal vez, por el irresistible sol ardiente que es Dominique Sanda. A ella va dedicado el artículo.
http://marachodvd.blogspot.com.ar/2012/08/vittorio-de-sica-il-giardino-dei-finzi.html

 
A finales de los años treinta en Ferrara, Italia, los Finzi Contini son una de las familias más influyentes. Ricos, aristocráticos, urbanos… y también judíos. Sus hijos, ya adultos, Micol y Alberto, buscan un círculo de amistades para jugar al tenis en Ferrara, Italia, los Finzi Contini son una de las familias más influyentes. Ricos, aristocráticos, urbanos… y también judíos. Sus hijos, ya adultos, Micol y Alberto, buscan un círculo de amistades para jugar al tenis y hacer fiestas, olvidándose del resto del mundo. En ese círculo entra Giorgio, un judío de clase media que se enamora de Micol. Ella parece divertirse a su costa; incluso hace el amor con uno de sus amigos cuando sabe que Giorgio les está espiando. En medio de estos problemas sentimentales aparecerán importantes acontecimientos políticos.
Aguanta bien el tiempo, porque además de la excelente recración de un tiempo -la iconografía cultural, los valores, vestuarios, etc.-, la película está basada en Giorgio Bassani, que, como en “El desierto de los tártaros”, pinta la decadencia y la descomposición de una sociedad a manos de nuevas formas de barbarie, de un modo sutil, sin necesidad de golpes bajos, y dando la sensación de derrumbe, en un clima de agobio, pero no de horror. Las actuaciones seducen en todo momento, porque las presencias de Dominique Sanda -en su mejor momento-, de Fabio Testi, similar la italianidad juvenil, de Helbutjh Berger, que disimula sus limitaciones y los demás, convierten el filme en una buena obra, difícilmente superable en cuanto a un tema tan ya fuera de “moda”.
Premiada, no obstante, con un Oscar a la mejor película extranjera en 1971, De Sica traslada aquí una dura crítica a la incidencia de los integrismos ideológicos en la sociedad. Relato de la libertad personal quebrantada, El jardín de los Finzi Contini se distingue como el bosquejo metafórico de dos estamentos sociales divergentes, condenados a no entenderse. Surgida en un escenario político ficticio, cuyos moradores hacen gala de una hipócrita visión de la diversidad cultural, la lucha de clases surge de una manera un tanto forzada, inducida por una minoría elitista. Estamos en las puertas de la II Guerra Mundial, en un contexto en que las motivaciones de índole económica estimulan la cruzada contra la población judía, presente en toda Europa.
El filme aborda las vivencias de dos familias judías en la Italia de Mussolini; el jardín palatino de una de ellas fomenta el recuerdo de tiempos pasados, crónica de sueños incumplidos, a la usanza de enigmática traslación del espacio vital. Es una metáfora de la lamentable opresión fascista, cuya inexistente condescendencia permite, únicamente, la supervivencia de reductos ideológicos que, sin embargo, se ven abocados a una dolorosa desaparición.
http://www.claqueta.es/1970-1971/el-jardin-de-los-finzi-contini-il-giardino-dei-finzi-contini-2.html

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